Capitolo 13

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⚠️ATTENZIONE⚠️
Alto livello di tensione sessuale.
Se siete deboli di 🥔, passate avanti.🤚🏻🦋

Canzone consigliata: Sweater Heather dei The Neighbourhood

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Canzone consigliata:
Sweater Heather dei The Neighbourhood

«Scacco matto, Ariel» con la mano intorno al suo collo la guardavo dimenarsi sotto la mia presa.

Avevo alcune ciocche di capelli sul viso, gli occhi verdi marcati da una matita nera e le guance rosse a causa dell'alcool assunto.

L'avevo vista, cinque minuti fa, fissarmi mentre mi divertivo con Destiny e Dylan. L'avevo insultata poco prima e lei mi aveva dato un calcio, ma nessuno di noi due ero riuscito a spegnere il fuoco che ardeva tra i nostri corpi. O almeno, questo era quello che credevo io.

Ma nonostante ciò mi sarei vendicato di quel calcio.

La vendetta era una delle mie qualità, e io pur di vendicarmi avevo rinunciato ad una scopata a tre con Destiny e il mio migliore amico. Sapevo però che non sarebbero mancate altre occasioni del genere.

«Tu mi hai rotto il cazzo, stupida ragazzina imperti-» non riuscii a terminare la frase perché lei aprì subito bocca per contraccambiare: «Letteralmente.» puntualizzò facendo riferimento al calcio nei coglioni che mi aveva dato un'ora fa.

Scossi il capo e le strinsi più forte il collo.

«Ora tu verrai con me.» lasciai la presa al suo collo e feci scivolare le mie dita intorno al suo esile polso. Lo strinsi saldamente così da avere la certezza che non sarebbe scappata e la trascinai via da lì, mentre cercava in tutti modi di scappare.

«Lasciami stare! Dove pensi di potarmi?!» urlò come una forsennata e si mise anche a chiedere aiuto.

Inutile dire che nessuno le aveva dato ascolto, erano tutti troppo ubriachi e fatti per dare ascolto a lei. La trascinai con forza dietro vicoli stretti e bui.

Prima di arrivare qua parlai con un tizio losco, mi era bastato guardarlo per capire quanto fosse fatto e cercare di chiedergli dove avesse preso l'erba che cercavo. Mi aveva spiegato che c'era un tizio, un certo Jonathan, che a un chilometro dalla discoteca vendeva erba e droga in un parco al buio totale.

Io e i miei amici ne avevamo bisogno, ma avrei fatto fare il lavoro sporco a Eve. Non era una vendetta succulente come quella del calcio, la sapevo che si sarebbe spaventata di un pusher facilmente. Ci sarebbe andata con la coda tra le gambe tutta tremante e io l'avrei guardata ridendo.

Avevamo già percorso qualche metro, forse trecento, quando lei si bloccò di colpo.

«Dove. cazzo. mi. stai. portando.» scandii ogni parola, ma la frase non le era uscita sotto forma di domanda.

PROHIBITEDWhere stories live. Discover now