Capitolo 11

42.6K 1.6K 3.2K
                                    

«Hai preso tutto, Jared?» la voce squillante di mia mamma riecheggiava dalla cucina di casa sua, o mia, o nostra

ओह! यह छवि हमारे सामग्री दिशानिर्देशों का पालन नहीं करती है। प्रकाशन जारी रखने के लिए, कृपया इसे हटा दें या कोई भिन्न छवि अपलोड करें।

«Hai preso tutto, Jared?» la voce squillante di mia mamma riecheggiava dalla cucina di casa sua, o mia, o nostra. Non sapevo mai come definirla.

«Si, tutto pronto.» urlai di rimando chiudendo la mia valigia.

Ormai stavo da lei da una settimana. Mi alternavo sempre da un genitore all'altro, come se fossi un pacco Amazon, ma ormai ci avevo fatto l'abitudine.

La raggiunsi in cucina. Era in piedi davanti ai fornelli di casa con un completo elegante e i capelli castani ramati come i miei che le ricadevano sulle spalle. Erano perfettamente lisci e in ordine proprio come il suo trucco.

Georgia Allen era una bellissima donna di quarant'anni alle prese con due adolescenti problematici, eppure, gestiva la sua vita tranquillamente tra impegni lavorati, cura del benessere e sport.

Non aveva avuto nessun uomo stabile dopo il divorzio con mio padre, e questo le stava più che bene. Mia mamma era il fottuto esempio che per essere felice non bisogna avere un uomo accanto.

Era un'impiegata bancaria e da qui si poteva spiegare il suo decoro per ogni mattina.

«Vuoi del caffè, tesoro?» mi chiese gentile con la sua tazzina stretta tra le esili dita.

«Si, grazie.» accennai un sorriso breve e lei annuì.

Mia madre era cosi diversa da mio padre. Capivo anche perché si fossero separati. Lei non mi giudicava per i miei errori passati, lei mi accettava.

«Nella vita, soprattutto da giovani, si commettono grossi errori, ciò non significa che non possono essere riparati o che non ci si possa redimere, Jared.» mi disse una volta spostandomi una ciocca di capelli dalla fronte.

Sapeva bene che ero molto ribelle, che facevo cose sbagliate e che talvolta ero anche prepotente, ma diceva che era solo una fase adolescenziale e che prima o poi mi sarei calmato.

Di certo non mi puntava il dito contro come faceva mio padre.

Mi diede la tazzina e io ne bevvi piano piano un sorso.

«Contro chi giocate?» chiese curiosa e interessata.

«La squadra del West Chester, non so come diavolo si chiami e non m'importa perché tanto gli faremo il culo.» dissi convinto delle nostre capacità.

«Il linguaggio, Jar.» mi ammonì mia mamma puntandomi un dito contro.

Alzai gli occhi al cielo. «Ho diciannove anni, mamma, ho dato fuoco a mezza città e tu mi rimproveri per il linguaggio?».

«Si, esattamente. E vedi di non fare tardi, chiama tuo fratello, accompagnalo a scuola e salutami prima di partire per sempre.» posò la tazzina sul lavandino cominciando a lavarla.

«Per sempre? Mancherò fino a domenica sera.»

«È troppo.» piagnucolò nostalgica.

Una cosa era certa: mia mamma stravedeva per noi.

PROHIBITEDजहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें