Capitolo 3

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La luce accecante che fletteva dalle tende della mia stanza mi svegliò di soprassalto

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La luce accecante che fletteva dalle tende della mia stanza mi svegliò di soprassalto. La sera prima non avevo fumato solo una semplice canna come invece aveva proposto Tyler, ma ben tre. Il bagno nel fiume infatti fu quasi ghiacciante, ma rinfrescante. Ero davvero fatto tanto da dimenticarmi di chiudere la serranda della mia finestra.

Quella mattina mi alzai dal mio letto con nessuna voglia di fare nulla, ma una cosa era certa: non sarei rimasto a casa. Sarei uscito anche per prendere una boccata d'aria, ma non mi sarei fatto opprimere da quelle quattro mura. Da un anno a questa parte ero quasi diventato claustrofobico.

I pensieri vennero messi a tacere dall'arrivo di mio fratello in stanza. «Buongiorno.» mi salutò sedendosi sul bordo del letto.
Avevamo un bel legame io e mio fratello, che si era consolidato di più dopo il mio arresto.
«Ehi.» ricambiai io. Mi alzai dal letto e presi dal comodino il pacchetto della mie sigarette, ne estrassi una e diedi vita alla mia dipenda. Dopodiché allungai una mano verso di lui per offrirgliene una e lui la prese subito.

«Grazie.» accennò un sorriso e io alzai il mento «Dove sei stato ieri?» mi chiese accendendo la sigaretta. Io aprii la finestra e soffiai via il fumo.
«Al fiume al North Side.» mi limitai a dire.

Lui abbozzò una risata aspra «Quello che ne è rimasto del North Side.» mi ricordò. Era senz'altro un giudizio, anche se mi appoggiava di certo non gli piaceva quello che avevo fatto.
«Ero obbligato.» ringhiai già nervoso.

Jeremy alzò le mani in segno di difesa con la sigaretta incastrata in mezzo alle labbra carnose. «Era una battuta.»
«Tienitele per te, già nostro padre rompe il cazzo con queste frecciatine velate, non mettertici pure tu.» sbuffai buttando fuori la nuvoletta grigia. Ero seriamente dipendente da questa merda, ma non riuscivo a smettere neanche un attimo.
«Scusami...» borbottò abbassando il capo «È che mi sento il peso addosso come se lui si aspettasse da me nessuna delusione.»

Si avvicinò a me e poggiò il sedere sul davanzale della finestra. Fuori il sole splendeva sul cielo blu e l'aria era fresca. Settembre stava per finire, infatti l'autunno si stava cominciando ad insinuare.

«Jeremy, fregatene di quello che dice lui. A papà interessa più quello che pensano gli altri su di noi, che di noi proprio.»

Niente di più vero uscì mai dalle mie labbra, mio fratello se ne rese conto, abbassò il capo e annuì. Lo sapeva che avevo ragione, ma era davvero legato a nostro padre, io anche, ma di più al ricordo che avevo di lui di qualche anno fa.

«Comunque, che hai intenzione di fare sta sera?» cambiai discorso sbuffando il fumo fuori dalla finestra.
«Voglio venire alla festa di sta sera con i miei ami-» si bloccò subito, lo sguardo di mio fratello si posò sulla finestra della casa di fronte a noi. Seguii la traiettoria del suo sguardo e guardai il punto che stava ammirando lui.

Dalla finestra dei nuovi arrivati in città, due ragazze entrambi con i capelli rossi si stavano litigando tenendo stretta tra le mani una maglietta bianca.

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