Capitolo 8

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Intento a guardarmi nello specchio di casa mia, pensavo di star per fare una cazzata

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Intento a guardarmi nello specchio di casa mia, pensavo di star per fare una cazzata. Mio padre aveva costretto me e mio fratello ad andare ad una cena di lavoro, come se a me fottesse qualcosa di passare del tempo con lui e fingere di essere la famiglia bella che eravamo un tempo. Non lo eravamo, il tempo delle mele era finito da un pezzo.

Avevo deciso di indossare una maglietta bianca semplice e un paio di jeans. Scesi in cucina dove trovai mio padre seduto sul divano che aspettava me e mio fratello.

«Siete pronti?» domandò dandomi un'occhiata. Lo conoscevo quello sguardo: mi stava giudicando.
«Io si, Jeremy non lo so.» risposi tirando fuori dalla mia tasca un pacco di sigarette.
«Potevi almeno mettere una camicia.» ed eccola qui la critica. Sapevo che sarebbe arrivata prima o poi. Lo avevo capito dal suo sguardo languido.
«Non mi rompere, papà.» sbuffai il fumo dopo aver accesso la sigaretta.

«Non fumare in casa».
Sbuffai di nuovo. Era un continuo sbuffare quando mi rivolgeva la parola. Mi faceva girare i coglioni.
«Non vedo l'ora di andare a casa della mamma.» ammisi sincero.

Avendo i genitori separati era un continuo spostarsi da una casa all'altra ogni settimana. L'aveva stabilito il giudice anni fa, quando decretò che io e mio fratello avremmo dovuto dividerci le settimane per ciascun genitore. E sicuramente stare da mia madre era meno stressante di stare qui, anche se anche lei metteva anche del suo per rompermi i coglioni.

«Certo, lei ti fa fare il cazzo che vuoi.» disse volgare. Lui non era solito a usare un linguaggio sporco con noi, ma quando si arrabbiava capitava che uscisse qualche parola di troppo.

Forse era vero, mia mamma non era tipo che mi comandava a bacchetta, ma se sbagliavo me lo diceva.

Lo ignorai e continuai a fumare la mia sigaretta senza degnarlo di una risposta. Ispirai la nicotina per calmarmi e quando la sentii nei polmoni, la soffiai via. Avevo preso il vizio di fumare a dodici anni, un po' precocemente, ma io, Dylan, Tyler e Brandon avevamo voglia di sentirci grandi e provare cose nuove. Adesso sapevo bene che non si era grandi fumando, ma a dodici anni cosa ne potevo capire io?

Quando mio fratello scese le scale per raggiungerci spensi la mia sigaretta. Jeremy indossava un jeans nero e una camicia sbottonata all'inizio. Lui era sicuramente l'orgoglio di papà, io no, ma a me andava bene così.

Mio padre si alzò dal divano e sistemò i polsini della sua camicia. «Mi raccomando, ragazzi, non mi fate fare brutta figura. Pacifici ed educati.» ci raccomandò nostro padre prima di incamminarsi verso la porta ed uscire fuori.

Io e Jeremy ci guardammo perplessi, ma lo seguimmo a ruota. Come al solito stavo per raggiungere la macchina di mio padre, ma lui scosse il capo.

«Non dobbiamo andare con la macchina.» mi informò e io a quel punto aggrottai le sopracciglia confuso.
«Come no?» chiese perplesso Jeremy. Era la domanda che volevo fare io.
«La casa in cui siamo ospiti è quella lì.» puntò il dito proprio verso la casa dei Lawrance e a me venne da scoppiare a ridere. Era uno cazzo di scherzo, vero?

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