A volte basterebbe parlare
Dei propri silenzi per
Sbarazzarsi dei demoni
Che abbiamoLe risate mi entravano nel orecchio e non uscivano più
Ero a terra sfinita, con le braccia tremolanti che mi reggevano a mala pena e un occhio neroRespiravo affannosamente, sentivo il sapore del sangue sulle mie labbra
Un ragazzo si avvicinó con passo felpato e deciso
-perché non uccidi pure me? Come hai fatto con tua madre-
Alzai immediatamente la testa verso di lui e lo guardai negli occhiLo seguirono risate dai ragzzi che erano intorno a me
Li guardai smarrita uno ad uno
Le loro facce sorridemti mentre mi guardavano li a terre impotente su qualsiasi cosaProvai a steisciare verso la mia sedia ma mi arrivo un altro calcio, precisamente nelle costole che mi buttò giù
-non è colpa mia lo giuro-
Mormorai tremolante ormai con il fiato corto
Alzai il mio sguardo di nuovo verso il ragazzo che mi aveva dato un calcio, butto indietro la testa e scoppio a ridereNon volevano ascoltarmi, per loro non ero niente se non una stupida ragazzina diversa da loro, con un passato che l'aveva etichettata per sempre
Per loro sarei sempre stata "la bambina che ha ucciso sua madre"
Odiavo quel etichetta attaccata a me
Avrei voluto toglierla strattonarla e distruggerla, ma ormai faceva parte di meMi arrivo un altro calcio alle costole e il dolore lancinante proprio sulla mia cicatrice
Strinsi gli occhi
Non volevo piangere non davanti a loro ma le lacrime ebberò vinta e piccole calde goccioline mi rigarono le guanceInfilsai le dita dentro i palmi delle mie mani e trattenni il respiro
Vedevo i graffi sulle mie braccia, quei piccoli graffietti che sarebbero rimesti per sempre-sempre con il sorriso-
Ripetei pianocon la voce affaticata e tremolante
Mi alzai con le braccia mentre provavo a raggiungere la mia sedia ma mi arrico un altro calcio dritto al braccioCaddi per terre ormai sfinita
Il dolore era più sopportabile di tutte quelle risate che mi circondavanoUn pugno che mi colpi la guancia mia fece battere la testa per terra e per un momento non ci vidi più
Sentivo i suoni offuscati da un altro rumore interno
Come se avessi le orecchie tappate, come se fossi sott'acqua senza respiroRimasi ferma senza reagire ai loro calci e ai loro pugni
Non è colpa mia
Mi ripetevo nella testa
Non è colpa mia non l'ho uccisa io
Cercavo di convincermi mentre i calci mi arrivavano alle costoleNon piangevo non reagivo non facevo nulla, mi ero lasciata a me stessa aspettando che quella tortura finisse
-non è colpa mia-
Mormorai ma sembrava che loro non mi sentissero-Ehi!-
Urlò una voce da lontano
Immediatamente i calci cessarono e pian piano aprii gli occhi
Guardai la figuara in lontananza che si avvicinava sempre più fino a distinguere i suoi tratti somaticiAveva lungho capelli rossi due occhi piccoli e celesti
Sembrava più grande di me almeno di uno o due anniI ragazzi la guardarono incuriositi cessando le loro torture
-lasciatela stare!-
Gridò con una voce da ragazzina un pó stridula
-perché se no che succede-
Biascicò uno di loro con un tono di sfida
CITEȘTI
Lonely Hearts
DragosteBoston la città in cui Elizabeth è cresciuta, dove custodisce il suo più grande segreto che la tormenta nei sogni, è il posto che chiama casa. Ma tutto cambia quando suo padre Dave Parker decide finalmente dopo dieci anni di risposarsi, e quindi arr...