Rotta di collisione

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E alzai lo sguardo verso le stelle, sapendo che li, al sicuro, da qualche parte, giaceva la versione più piccola di me, quella che non ero riuscita a proteggere.

Quando mio padre e Margareth tornarono a casa noi eravamo già pronti per andare a scuola.
Ero felice che fossero tornati sani e salvi ma pultroppo Brian mi aveva visto in quel momento di fragilità.

Ero abituata al panico ingiustificato, ai deliri di agitazione improvvisi, alla sensazione disorientante che mi chiudeva in bolle soffocanti.


Una frase di troppo mi generava ansie incontrollate, una frase di meno alimentava mostruosamente le mie insicurezze.
A volte mi svegliavano di notte e non riuscivo più a dormire.
Rivivevo negli incubi un malessere che avevo sperato di dimenticare, ma inutilmente. Si era radicato in me, nascosto nel profondo, e aspettava i momenti giusti per snudare le mie fragilità.

Dovevo nasconderle.
Nascondermi.
Apparire perfetta perché solo così Margareth mi avrebbe scelta. Solo così sarei fuggita dal passato, solo così avrei avuto una famiglia, solo così avrei avuto un’altra occasione…

Brian mi destabilizzava.
Per due giorni non riuscii a togliermi quella sensazione di dosso.
La sensazione di sentirlo mescolato al sangue. Certe volte ero certa di sapere tutto di lui. Altre, le zone d’ombra che lo costellavano erano talmente tante da convincermi del contrario.

Escluso il mio rapporto con lui, non potevo dire che le cose non andassero bene. Adoravo la mia nuova famiglia. Mio padre aveva una dolcezza impacciata con lei, e Margareth sembrava ogni giorno di più il sogno su cui avevo fantasticato tante volte da bambina.
Era materna, accorta, attenta, e si preoccupava sempre che mangiassi e che stessi bene.
Sapevo di essere molto magra, di non avere il colorito roseo e nutrito che avevano le altre ragazze della mia età, tuttavia non ero abituata a ricevere quelle attenzioni. Era una vera mamma e, anche se non avevo il coraggio di farglielo sapere, mi stavo affezionando a lei come se fosse già “mia”.

Quella mattina entria di corsa a scuola facendo un leggero ritardo per colpa della pioggia e del mal tempo che non si decideva a cessare da ormai due giorni.
Quando entria in classe Selene mi sveltolò una mano in aria segno che dovessi sedermi vicinoa  lei e così feci.

-Attenzione ragazzi perfavore- Abbaiò il professore battendo il suo metro sulla cattedra.
-Allora prima di inziaire la lezione di oggi il nostro presidente del comitato studentesco deve dire qualcosa di "molto" importante- Disse  con la voce smorta e improvvisamente Selene si alzò tutta pimpante e raggiunse la cattedra.

-Grazie professor Kryll. Allora sono felice di annunciarvi miei cari compagni che quest'anno sarà riaperto il ballo d'inverno!- Disse tutta pimpante e la classe esplose in un euforia generale. -Quindi per chi si vuole candidare per distribuirli gli elenchi sono aperti-

Enunciò e mi chiesi che cosa fosse questa ventita dei dolci di Natale che aveva scatento così tanta euforia nella gente.
Mi strinsi un pó e in quel momento qulacuno parlò.
-Andiamo è una tradizione stupidissima carotina vuoi davvero continuare a vestirti da albero di Natale?-
Disse uma voce e mi girai di scatto. Er ala biondina dell'altra volta... Vanessa se non mi sbaglio si chiamava così.
Aveva le braccia incrociate e lo sguardo disso su Selene un pó divertito.

Selene alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
-Per tua informazione a molta gente importa ed interessa, e lo faccio per loro-
-E per quelli a cui non frega un cazzo?-
Disse con totno divertito e la classe inizio a ridere a crepa pelle, tutti tranne Selene che era rimasta li con uno sguardo d'odio e il professor Kryll.
-Ma insomma signorina Lodge!-
Urlò il professore e a me sembrò di averlo già sentito quel nome.
-Questo suo linguaggio da lei non me lo sarei mai aspettato, davvero!-

Lonely HeartsWhere stories live. Discover now