Dai suoi occhi

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L'amore è sempre stato
Un sentimento strano

-Torneremo in giornata-
Mi informò mio padre proprio prima di ppartire mentre Margarethprendeva le ultime cose.
-Il volo è di un’ora e mezza. Saremo a casa dopo cena di domani, probabilmente intorno a mezzanotte. Il tuo cellulare funziona bene, vero? Hai avuto problemi a chiamare? Per qualsiasi cosa…-
-Staremo bene- Lo rassicurai con uno dei libri che avevo preso l'altro giorno in biblioteca.
-Sappiamo cavarcela-

-Siamo pronti», esordì la voce di Margareth. I'ora della partenza era arrivato troppo presto, e mentre posavo il borsone ai piedi delle scale provai un senso di dispiacere strano e inesprimibile.
Incrociai lo sguardo di Margareth e seppi che il motivo era la consapevolezza che non l’avrei rivista fino a tardi. Anche se capivo il mio eccessivo attaccamento, vederli andare via mi provocava uno strano senso di abbandono che mi faceva sentire ancora bambina.
-Starete bene?- domandò lei preoccupata. Il pensiero di lasciarci un giorno intero da soli la turbava, soprattutto per la fase delicata in cui ci trovavamo.

-Vi chiamiamo quando atterriamo- Si sistemò il foulard e io annuii cercando di sorridere. Brian era poco dietro di me. La mano di Margareth strinse una spalla a Brian mentre alzava lo sguardo su di me. Mi sorrise, portandomi una ciocca dietro l’orecchio. -Ci vediamo domani sera- disse delicata.
Rimasi lì quando si avviarono verso la porta. Restai in piedi vicino alle scale e feci loro “ciao ciao” con la mano prima che uscissero. Lo scatto della serratura risuonò nel silenzio della casa. Pochi attimi dopo sentii alle mie spalle un rumore di passi, ma feci solo in tempo a scorgere la schiena di Brian svanire su per le scale. Se ne andò.

Fissai il punto in cui era sparito prima di voltarmi: osservai la porta d’entrata e un piccolo sospiro mi svuotò i polmoni. Sarebbero tornati presto…
Restai davanti all’ingresso come se potessero ricomparire da un momento all’altro. Mi ritrovai seduta a terra a gambe incrociate senza nemmeno sapere come. Tamburellai le dita sul pavimento, seguendo un solco nel legno.

Optai per farmi una doccia, poi raccattai il libro che avevo preso l'altro giorno in biblioteca e scesi di sotto, dove feci colazione.
Volevo assolutamente inziare a leggere un pó e sfogliare quello che sarebbe stato il programma dell'ultimo anno.
Nona vevo mai frequqntato questo tipo di corso ma il professori Bringly mi disse che non c'era problema.
Gli altro avrebbero saputo sicuramente più di me e io intamto volevo asskcurarmi che le cose che avremmo fatto fossero state semplici.

E tra le pagine travai persino l'alfabeto morse ed improvvisamente mi venne in mente mia madre.

La cittadina dove vivevo priam di trasferirmi a Boston era piccola, remota e desolata, un guscio di ghianda incagliato tra le montagne.
Era una cittadina chiusa e fredda, ma la gente che ci viveva lo era ancora di più. Lei non era come loro.
Non lo era mai stato. Salutava chiunque, rideva raggiante e aveva un sorriso sempre per tutti. Nessuno sapeva da cosa scappava. Nessuno sapeva chi era in realtà. Mamma aveva il sole nel cuore e un passato burrascoso, ma forse proprio per questo era l’arcobaleno più bello che avessi mai visto.

-Come mai ti guardano così?-
-Così come?-
-Ti guardano sempre… così. Tutti quanti-
-Forse perché sono bellissima-
La me di otto anni aggrottò la fronte. Allungai una manina e le toccai il sorriso scanzonato. La trovavo buffa, simpatica, col naso sempre arrossato. Ma bella?
-È per questo che ci guardano così? Perché siamo belli?
-Bellissimi- sussurrò mamma, con una semplicità che mi convinse. Lo guardai con i miei occhioni e lui mi rivolse quel sorriso sincero.
-Stasera ti va di guardare le stelle?-

Conosceva le costellazioni, le leggi dei numeri, i linguaggi nascosti nelle sequenze cifrate. Mi insegnava cose che gli altri bambini nemmeno sognavano, e io vedevo in lui una magia invisibile a tutti. Avrei voluto che anche loro lo vedessero così.
Avrei voluto che capissero quanto era speciale. Ma a volte per vedere qualcosa ci vuole più di un paio d’occhi. A volte serve un cuore. In grado di guardare.

Lonely HeartsWhere stories live. Discover now