Epilogo: il tuo primo vero ti amo

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1 settembre.
Era una data molto importante sia per Jungkook sia per Jimin.

Jungkook finalmente compiva gli anni, crescendo giorno dopo giorno sempre di più. In quei mesi era maturato molto e una delle tante cause fu sicuramente l'allontanamento di Jimin dalla sua vita. Beh, sicuramente non gli fece bene [per niente], ma grazie a quella separazione riuscì a capire meglio quello che provasse nei confronti del suo hyung.

Gli voleva tanto bene, veramente tanto, a tratti anche troppo da sembrare solo amicizia. Quel bene era nientemeno che un sentimento più forte, era la maschera che impediva la dimostrazione di amore nei confronti del maggiore.

Di certo non era necessario andare ogni sera a dormire nella stanza di Jimin, alzandosi prima alla mattina per farsi trovare nel proprio letto. Durante la notte non doveva necessitare per forza Jimin accanto a sé, non doveva sentirsi felice quando l'ex biondo lo prendeva per un braccio per dormire meglio. E dal momento che provava solo del bene per il suo hyung, non doveva desiderare di baciare quelle sue labbra carnose.

Eppure capì quanto queste piccole cose non fossero tanto inutili; capì che ci fosse nelle piccole cose una dimostrazione di affetto e quello sicuramente non era solo bene fraterno. Volerlo abbracciare sempre, voler stare con lui, volerlo vedere sorridere e specialmente non sopportare di vederlo con Mark: doveva capire prima quanto importante fosse.

Quella sera gli unici sentimenti che provò erano amore nei confronti del proprio ragazzo e felicità nel passare il compleanno con lui [e i suoi hyung ovviamente]. Aveva trascorso quello in precedenza in aula al mattino, in ufficio nel pomeriggio e in un ristorante lussuoso con il padre [per impegni lavorativi] la sera, senza ricevere messaggi da Jimin.

Jimin era altrettanto felice di poter festeggiare il compleanno di Jungkook insieme. L'anno precedente dovette fare molti sforzi per non scrivergli; se fosse stato per il suo cuore avrebbe avuto il telefono tra le mani da tempo, ma la sua testa [in quel momento] ebbe la meglio. Doveva star bene e l'unico modo per esserlo era quello di lasciare da parte tutti i ricordi legati al minore.

Quel giorno in università fu molto lungo da affrontare, non solo perché avesse avuto un'ora di storia, ma specialmente perché parlarono di compleanni. Non aveva voglia di ascoltare e tantomeno di parlare; neanche Jackson riuscì a fargli apparire un sorriso sul volto, non comprendendo però il perché di quel mutismo.

Quella serata al «LoveYourself» gli sembrò quasi inverosimile: stava festeggiando il compleanno di Jungkook con lui e non poté esserne più che felice. Si stava divertendo molto lì, ma non vedeva l'ora di tornare a casa per mostrare il suo regalo al minore.

Era tra le sue braccia quando grazie all'orologio vide l'orario: era appena scattata la mezzanotte. Si staccò leggermente dal castano, posando poi le proprie labbra sulle opposte. Era felice, lo era e mai avrebbe smesso di esserlo.

Sentì in minore ricambiare in un nanosecondo, per poi approfondire il bacio; cercò in tutti i modi di avvicinarsi ancora di più, senza però pensare che più di così non potesse fare. Una volta staccati Jimin gli augurò un buon compleanno, vedendo poi l'opposto sorridere e parlare.

«Ti va di andare a casa?» sussurrò sulle labbra carnose del rosato.

«Ma è appena mezzanotte e gli altri vorrebbero festeggiare il tuo compleanno.. come mai vuoi già andare via?» domandò confuso.

«Jiminie, per favore..» sussurrò un'altra volta, pregandolo con lo sguardo.

«Va bene, andiamo a casa allora. Ma prima passiamo dagli hyung a salutarli o ci daranno per dispersi.» rispose ridendo.

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