44. Ho sempre creduto in noi

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Tranquillità.

Uno stato di assoluta assenza di preoccupazioni o turbamenti dovuti a una successione di fatti. Trovare un momento per potersi rilassare, per staccare la spina dalla confusione giornaliera che circonda le persone; un posto tranquillo per riposare oppure per leggere un libro o ancora per fare un bagno in vasca.

È semplicemente uno stato di pace in cui le persone possono prendersi cura di sé stesse, lasciando da parte i problemi. Questo è quello che Jimin provava in quel momento, circondato dalla sua famiglia e dalla sua casa.

Dopo la giornata passata con Jungkook e i suoi amici, decise di passare tre giorni a Busan con la sua famiglia, non dovendo così preoccuparsi di pagare un alloggio in un hotel. Ormai erano le ultime ore che avrebbe passato nella sua città natale e presto sarebbe ritornato a Seoul, in particolar modo in casa del corvino.

Passò la mattinata insieme a loro e nel primo pomeriggio ritornò in città in macchina. Salutò i suoi genitori, suo fratello e si mise in auto, scrivendo prima un messaggio a Jungkook. Quando sarebbe arrivato non lo avrebbe trovato a casa perché a lavoro, ma gli aveva lasciato un paio di chiavi in caso fosse arrivato per primo.

Ma così non fu, perché una volta arrivato la porta venne aperta ancor prima che potesse inserire la chiave nella toppa. Erano passati solo tre giorni, ma gli era mancato vedere il suo sorriso. Non riuscì neanche a salutarlo che in un battibaleno si trovò le labbra del minore sulle proprie. E cosa avrebbe potuto fare se non ricambiare quel bacio?

Jimin doveva fare una cosa come promesso a suo fratello e doveva farla subito, altrimenti non avrebbe avuto altro tempo visto la cena con il suo ragazzo. Glielo aveva detto prima di partire, così da farlo organizzare in anticipo. Il primo a staccarsi da quel bacio fu proprio lui per poi entrare in casa dopo il padrone stesso.

«Vai a prepararti Jimin-ssi, mi raccomando però, questa volta niente di trasparente.» disse circondando la sua vita con le braccia.

«Non prometto niente Kookie.» rispose ridendo e baciandolo subito dopo.

Dopo un ultimo abbraccio e bacio a stampo, Jimin si diresse nella stanza del corvino e si mise all'opera. Prese la tinta dal borsone, i giusti strumenti e si preparò al cambio di colore; non lo voleva più il biondo, erano passati tanti mesi ormai e voleva cambiare. Non sapeva se quel colore gli sarebbe stato bene, ma lo avrebbe applicato al meglio.

Dopo pochi minuti la tinta era pronta, doveva solo aspettare il giusto tempo per far attacchire il colore; nel frattempo si cambiò, ovviamente non seguendo il consiglio del suo ragazzo, optando quindi per un pantalone nero e una camicia bianca leggermente trasparente. Non volendo che Jungkook entrasse in bagno e lo vedesse prima del tempo, chiuse la porta a chiave e lavò i capelli.

Sentì dopo pochi minuti il minore chiedere perché stesse impiegando così tanto tempo e se andasse tutto bene; il biondo rispose dicendo che stesse bene e che in pochi minuti sarebbe uscito. Jungkook annuì da dietro la porta, uscendo poco dopo dalla sua stanza; lui era già pronto e avendo ancora del tempo, decise di fare una telefonata.

Quella sera doveva essere perfetta, nulla doveva andare storto e avrebbe fatto di tutto per farlo star bene. In quei giorni aveva preparato una sorpresa a Jimin e quella serata gliel'avrebbe mostrata. Dopo pochi minuti, vedendo la porta del bagno aperta, raggiunse il biondo, ma non si sarebbe aspettato di vederlo così.

«Jiminie, hai finito di prepa-»

Non aveva parole, non sapeva cosa dire. Era molto stupito e non pensava che sarebbe riuscito a tingersi i capelli solo in quel poco tempo. Era molto bello con i capelli biondi e lo faceva impazzire; quel colore però lo rendeva tremendamente sensuale. Lo guardò dalla testa ai piedi e viceversa, soffermandosi ogni secondo sul colore dei suoi capelli: rosa.

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