29. Tu non dovresti mancarmi

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Una cosa era certa, d'ora in avanti non avrebbe più guidato Jimin. Perché? Semplicemente perché sapeva che avrebbe potuto fare un incidente. E non voleva.

Non appena Jimin accettò di andare in un posto con il minore, si diressero verso la macchina del primo. Ovviamente sul volto di Jungkook, non appena vide il biondo salire dalla parte del guidatore, apparve una smorfia: davvero avrebbe guidato lui? Non che gli dispiacesse per una volta essere dalla parte del passeggero, ma preferiva mille volte guidare e principalmente voleva vivere.

Jimin guidava molto bene, lì in America come a Seoul e tutti lo sapevano, ma in quel momento, con il minore vicino, non stava dando il meglio di sé. Passarono vari minuti in cui la sua attenzione venne messa alla prova; doveva capirlo dall'inizio che avrebbe dovuto dare le chiavi della macchina a Jungkook.. come ha potuto pensare di guidare con lui vicino? Come pensava di dare alla strada l'attenzione che chiedeva?

Pochi minuti dopo finalmente la macchina si fermò nel punto indicato dal minore, ma non appena il biondo mise piede fuori dall'auto, non capì dove fossero: cosa era quel posto? Perché Jungkook sapeva come arrivarci se non conosceva la città? E perché lo portò lì?

«Com'è possibile che tu conosca questo posto? È la prima volta che io lo vedo.. è bellissimo.» disse affiancando il minore.

«Ho i miei metodi. Vieni, c'è un posto ancor più bello e penso ti possa piacere. È rilassante.» e prese per mano il biondo, che sorrise al vedere finalmente le loro mani unite.

Era fantastico, sentire di nuovo quel sentimento era fantastico. Stava bene, era completo e sapeva che in fin dei conti sempre lo sarebbe stato con lui. Scappare non l'avrebbe portato da nessuna parte perché in qualsiasi strada scelta, avrebbe sempre ritrovato il minore.

Non poteva che sorridere in quel momento, veniva spontaneo farlo grazie e con Jungkook. Era sempre riuscito a far apparire sul proprio volto un sorriso anche quando non si sentiva bene; con una frase o con un gesto o con una stupidaggine ⎯ Jungkook sarebbe sempre stato una delle ragioni del suo sorriso.

I suoi pensieri vennero interrotti dal principale soggetto di essi, fermo davanti a una panchina circondata da alberi. Era un posto veramente bello: nel centro di quel piccolo spazio vi era un grande albero, circondato da varie panchine che avrebbero fatto accomodare varie persone.

Amava quel posto, ma non capiva perché Jungkook lo conoscesse. Mentre si guardava intorno, notò con piacere che l'opposto si fosse seduto, aspettando che egli lo imitasse. Si avvicinò, ma preferì rimanere in piedi.

«Saresti ritornato a Seoul se.. se non avessi aperto quella porta?» domandò Jimin, non guardandolo direttamente negli occhi.

«No Jimin-ssi, avrei fatto di tutto pur di parlarti. Sono venuto qua con uno scopo e finché non lo raggiungo, non me ne andrò. Noi dobbiamo parlare e questa volta me lo lascerai fare, senza scappare come fai sempre. Quella serata, quando sei entrato in quel taxi, ho veramente avuto paura di perderti come mai prima d'ora. È un sentimento che non ho quasi mai provato visto che eri sempre vicino a me, ma quando sei partito ho capito cosa avessi perso. Inoltre da quel giorno non faccio altro che pensare a ciò che hai detto pochi secondi prima di lasciare tutto. "È meglio così, sia per me sia per te." Tu puoi sapere cosa sia meglio per te, ma non per me. Sei partito a causa mia dicendo che sarebbe stato meglio anche per me, ma come fai a sapere cosa sia il meglio per me? Non mi hai dato neanche la possibilità di rispondere Jimin-ssi; non avevo pensato che quella sera si potesse trasformare in un addio. Avevo in mente di dirti una cosa, ma quando hai detto "addio" mi è sembrato tutto surreale e mi sono bloccato. Per quanto ti abbia fatto soffrire o abbia sbagliato, non meritavo di venire a conoscenza per ultimo della tua partenza. Ultimo Jimin-ssi, ultimo perché mentre stavi parlando con me, Taehyungie stava raccontando tutti ai nostri hyung. Come ho detto, per quanto abbia sbagliato, non è stato corretto; hai continuato a credere che io ti vedessi come un gioco, ma posso assicurarti che se fosse così, non spenderei tempo a parlare con te. Tu sei importante per me, molto più di quanto pensi e non sto perdendo tempo. Te l'ho detto ieri, non sarei stato sotto un pioggia torrenziale se non mi fosse importato di te o dei tuoi sentimenti. Hai detto che mi avresti dato una possibilità, ma da quel che vedo non mi sembri convinto.»

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