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21. Stai mentendo a te stesso

Dal momento che non credo che la settimana prossima possa pubblicare, tra poco potrete leggere anche il capitolo 22🐰🐥

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New York è sempre stata perfetta per allontanarsi dalla quotidianità della propria città, ha sempre rappresentato il punto di riferimento delle persone che volevano trovare un rifugio all'infuori di sé stesse. La città è perfetta per una vita fuori dalle righe, senza regole da seguire o problematiche da affrontare.

È sempre stata sin dell'eternità la città nella quale riporre il desiderio di lasciare tutto e trasferirsi lì, allontanandosi da tutto ciò che fa star male o ciò che non si vuole. Il solo pensiero di potersi distaccare da una realtà indesiderata nella quale non ci si sente parte, fa scaturire il desiderio di lasciare tutto e non tornare più.

Il desiderio di scappare a New York nasce improvvisamente a causa di un litigio, a causa di un pianto silenzioso trattenuto a lungo, a causa di una crisi o ancora peggio perché ci si vuole liberare da una catena invisibile.

La Grande Mela risponde a tutte le chiamate delle persone, dando il benvenuto con un caloroso abbraccio. In qualsiasi periodo dell'anno si può trovare sia pace sia confusione, a qualsiasi ora di qualsiasi giorno.

Le giornate estive donano il giusto tocco di calore che serve per poter recuperare le forze dei mesi precedenti; le giornate autunnali invece rendono ancora più bello il momento di una passeggiata, che grazie agli alberi spogli e alla pavimentazione stradale debordata con foglie, rende il tutto più accogliente.

L'inverno invece regala una delle festività più belle da passare in compagnia delle persone care, il Natale, migliorandone il divertimento anche con la caduta della neve.

Infine le giornate primaverili: alberi in fiori, cielo azzurro senza nuvole e vacanze dallo studio. Nelle università il periodo di sosta dagli studi è importante sia per docenti sia per studenti; normalmente si dovrebbe studiare per continuare l'anno accademico e proseguire con gli esami, ma molti ragazzi preferiscono prendersi una paura e rilassarsi, cosa che male non fa.

Quella mattinata Jimin si era svegliato a causa di Taehyung che cantando a squarciagola sotto la doccia, aveva interrotto il dolce riposo del biondo ancor prima del suono della sveglia. Avevano deciso di preparare una piccola colazione prima di uscire e dirigersi verso l'università; nel campus erano due dei pochi che avevano quella possibilità e per entrambi rappresentava un peso in meno.

Era già abituato a convivere con Taehyung, ma stargli accanto tutte le ore di tutti i giorni era molto diverso ⎯ ovviamente tranne durante le lezioni universitarie che non sempre avevano in comune. Nonostante tutto era fortunato ad averlo come compagno di camera.

Nonostante fosse sveglio da più di mezz'ora, Jimin arrivò in ritardo a lezione e dovette seguirla ormai già iniziata ⎯ tutto per merito di Taehyung e il suo essere perfetto. Terminata la lezione del docente, sistemarono tutti le proprie cose e nel momento in cui Jimin uscì, venne interrotto da una voce.

«Passi qua la settimana festiva e verrai alla festa o ritornerai a Seoul?» chiese Mark, avvicinandosi e guardandolo.

Seoul, casa sua, lasciata più di 7 mesi prima. Non avrebbe mai immaginato che potesse mancargli così tanto: le mattinate rumorose a causa dei suoi hyung, le canzoni che cantavano mentre andavano in università, le giornate passate o a studiare o a divertirsi, le serate passate a guardare il cielo stellato insieme a Jungkook.

Seoul, dove c'erano i suoi amici nonché suoi hyung. Sin dal primo istante in America gli cominciarono a mancare: dal sorriso di Hoseok alle risate di Seokjin e ancora dalla tranquillità di Yoongi all'irrequietezza degli altri due. Ciò che gli mancava più di tutto era la cucina di Seokjin, una tra le più buone della città. Gli mancava girare per l'università con loro, passare l'orario di cena a tavola con davanti il tramonto e guardare insieme a Jungkook l'alba.