XXVI- L'appartenersi

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Mamma, non leggere questo capitolo. :)
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Quasi non mi sembra vero di essere riuscita a convincere mio fratello. O meglio, che Kermes ci sia riuscito.
Aurel è una delle persone più testarde ed egoiste che io abbia mai conosciuto e mi sembra totalmente surreale ciò che è appena successo. In presenza di qualcuno, tra l'altro. Trovo fantastico il fatto che per la prima volta abbia messo da parte il nutrire amore solo per se stesso. È così strano dirlo, ma sembra che la vicinanza di Kermes renda tutti un po' più umani.
Mio fratello chiude la chiamata che già da qualche minuto andava avanti e mi fa cenno di avvicinarmi a lui. Così faccio, lanciando uno sguardo al ragazzo accanto a me, rimasto in silenzio per tutto il tempo della conversazione.
«Dimmi.» Lo incinto a parlare una volta accanto.
«Era una chiamata di lavoro, una di quelle importanti. Devo correre nuovamente in agenzia, ti prego di stare attenta.» Indica Kerm con lo sguardo. «Per favore.» Continua poi. Leggo nei suoi ancora un po' di rabbia nonostante abbiano nuovamente preso il colore della senape.
«Stai tranquillo, non mi farà del male.» Lo rassicuro, accarezzandogli la spalla muscolosa.
«Lo spero davvero. A dopo.» Si limita a dire, scomparendo e lasciando la mia mano in bilico nell'aria.
Torno da Kermes, che per lasciarci il nostro spazio ha indietreggiato di qualche metro, forse un paio. I suoi occhi neri mi fissano ed io non possono fare a meno di ricambiare. Sento di essere così dannatamente attratta dalle sue iridi scure.
«Se n'è andato.» Gli comunico, poggiando le braccia attorno al suo collo. Lui posa delicatamente le mani sulla mia vita, tirandomi a se. I nostri petti sono uniti e le nostre labbra sono così vicine.
«Confesso che non vedevo l'ora.» Sorride, annullando la distanza tra i nostri volti.
La delicatezza di sempre si trasforma, coinvolgendoci in un bacio pieno di passione, diverso da quelli precedenti. Le mie mani raggiungono i suoi capelli, abbastanza lunghi da permettermi di avvolgerli attorno alle mie dita in tre o quattro giri.
Lui afferra i miei tirandoli leggermente, facendo staccare le nostre labbra unite ormai da tempo, passando a stamparmi delicati baci sul collo.
Alzo la testa puntando lo sguardo al soffitto permettendogli di muoversi più liberamente. Lo ammetto: non vedevo l'ora.
Le sua labbra a contatto col mio collo mi fanno spuntare la pelle d'oca.
Sento il mio corpo interamente ricoperto da brividi.
Si stacca da me notando questo particolare e rimane a guardarmi per qualche secondo. I miei occhi sono persi in ogni parte di lui.
«Guardami sempre così.» Quasi mi prega con lo sguardo.
«Così come?»
«Come se fossi l'unico uomo sulla terra.»
Sorrido ed istintivamente lo spingo a me, creando la stessa situazione di poco prima.
Per me è così. Per me lui è l'unico uomo sulla terra in questo momento.
Le sue labbra sulle mie premono in modo pieno di passione, finche non decide di mordermi delicatamente il labbro inferiore. I suoi occhi incontrano i miei mentre lo fa e mi lascio scappare un sorriso. Ho già provato sensazioni del genere nelle mia vita, ma solo con degli umani. Tutti i vampiri che ho conosciuto nella mia esistenza, purtroppo, avevano già scoperto l'altra metà della loro ormai assente anima. Ma queste sensazioni, con lui, sembra essere la prima che le provo. È come se Kermes fosse in grado di controllare a pieno i miei ormoni.
Si stacca poggiandosi al muro dinnanzi a me ed allunga il braccio nella mia direzione. Quando mi avvicino lui mi supera, afferrandomi dai jeans e tirandomi con violenza sul suo corpo.
Porgo in avanti le mani per impedirmi di cadere e lo guardo di nuovo, mentre la sua mano si posa sul mio collo, stringendolo. Il suo dito passa sull'elastico dei miei slip ed io sussulto. Sento il mio corpo arrivare ad una temperatura che non credevo potesse sopportare. Per la prima volta nella mia vita necessito il contatto fisico. Ne ho bisogno.
«Kerm...» Balbetto.
Nonostante la confidenza che oramai non scarseggia, provo ancora vergogna nel parlare di alcune argomenti; questo è uno di quelli.
«Dimmi che sei mia, ti prego.» Mi supplica sussurrando con il tono più attraente che potesse uscirgli dalle labbra.
Non riesco a parlare, sento come se fossi immobilizzata dal suo tocco. L'appartenersi... l'essere talmente dipendenti da qualcuno da volerlo avere con sé per tutta la vita. Non so se voglio passare la mia intera esistenza in compagnia di Kermes, ma la cosa certa è che in questo momento non riesco a stargli lontana.
«Sono tua.» Ammetto.
Non faccio in tempo a sorridere che sento nuovamente la sua bocca sulla mia, con la stessa foga di poco prima.
La mia mente ha del tutto perso il controllo, non ho alcun pensiero in testa se non lui e quello che sta accadendo.
Mi sento su una stella.
Senza staccare le nostre labbra, in un modo ancora a me sconosciuto, riusciamo ad arrivare nella mia camera. Come se la piccola scalinata che separa quest'ultima dalla sala da pranzo fosse totalmente sparita; abbiamo salito gradino per gradino senza nemmeno accorgercene.
Passa una mano all'interno della mia felpa crop, chiedendomi per permesso per togliermela di dosso. Ovviamente, glielo concedo, cercando di fare lo stesso con la sua maglia color lillà, finché non mi spinge sul letto, sdraiandomi. Si toglie la maglia ed io rimango a guardare il suo petto che privo di vestiti sembra meno snello; riesco a vedere un lieve accenno di pettorale.
Si sdraia su di me e mi bacia nuovamente il collo mentre la sua mano scivola sulla mia schiena e mi slaccia il reggiseno. Me lo sfila delicatamente e scende a baciarmi il seno, prendendone uno tra le labbra.
La voglia di lui si fa sempre più forte.
Delicatamente, scende verso la pancia e mi slaccia i jeans, abbassandoli senza sfilarli del tutto.
Il suo viso è accanto alla mia intimità e con gli occhi mi chiede il permesso di proseguire. Senza esitare glielo concedo e lui infila una mano nei miei slip, iniziando a disegnare dei perfetti cerchi con due dita. Guarda il mio viso totalmente innamorato della situazione ed afferra il mio intimo, abbassandolo, avvicinando sempre di più il viso ad esso.
Mi bacia l'interno coscia ed io mi sento viva, di nuovo. Voglio le sue labbra in ogni parte del mio corpo. Gli afferro la testa infilandogli la mano tra i capelli neri, spingendolo verso la mia intimità. Mi guarda ancora, posando la bocca su essa. Mi mordo le labbra trattenendo un gemito ed irrigidisco tutti i muscoli quando la sua lingua sfiora il mio punto sensibile. Con una mano mi afferra un seno, stringendolo, e con l'altra mi tiene la coscia mentre stringo i suoi capelli di più, tirandoli leggermente.
Stacca la lingua dalla mia pelle e mi infila un dito dentro, forse due per il piacere che sto provando.
Ansimo il suo nome, afferrando le coperte ancora perfettamente intatte sotto di me, perdendo totalmente il controllo delle mie gambe. Tremano e non c'è alcun modo di fermarle. Non voglio minimamente pensare a tutte le aspressioni che stanno prendendo possesso del mio volto, morirei dalla vergogna. Quando un gemito più forte di quelli precedenti mi esce dalla labbra, lui sfila le dita e si avvicina baciandomi, facendomi sentire il mio sapore. Sospiro calmandomi, mentre lui ancora sopra di me sfila dalla tasca dei suoi jeans una piccola bustina quadrata e azzurra di mia conoscenza. Il mio corpo non vede l'ora.
Porta la confezione ai denti e ne strappa un piccolo pezzo, aprendola.
«Sei sicura? Non devi farlo se non vuoi.» Sussurra serio accanto al mio orecchio, procurandomi nuovamente quei brividi.
Io annuisco. «Voglio che tu lo faccia.» Confesso, facendo comparire sul suo volto un sorriso di felicità che non gli avevo mai visto spuntare, e prima che io me ne possa accorgere, entra in me.
Rimango ferma facendomi inebriare da sensazioni di piacere di ogni tipo, osservando il ragazzo del corridoio, seminudo sopra di me, che mi provoca un piacere che da tempo al mio corpo mancava.

Flame And Secrets [Vampiri]Where stories live. Discover now