XI - Migliore amico

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Ritiro! Ritiro tutto quello che ho detto su di lui. Che Dio mi faccia vivere in un mondo circondato da aglio se mi fiderò nuovamente di qualcuno. I vampiri sono così, per quanto io possa negarlo. Sono meschini e spudoratamente falsi. Sia Peter che Kermes ne sono la prova. Anzi, inizio a trovare Peter meno urtante dopo quello che è appena successo.
La voglia di entrare a lezione è completamente a zero, ma purtroppo non posso mancare, è uno degli ultimi giorni di quest'ultimo anno. Cavolo, c'è voluto davvero poco per rovinarmi la giornata. Entro in classe seguita da Megan che non riesce a stare al mio passo e poso con furia lo zaino a terra, sedendomi.
«Dimmi che scherzi. Ti prego, non ci credo.» Sbraita lei sedendosi accanto a me, ricollegando pezzo per pezzo ciò che le ho raccontato.
«Non voglio parlarne. Al Diavolo te e tutte le cose assurde che mi metti in testa.»
«Mi dispiace, Ada. Pensavo davvero che avesse una cotta per te.»
«Beh le tue sicurezze a quanto pare non erano così sicure! Dio! Che figura!»
«Non la definirei proprio una figura di merda, in realtà. Ma se è così che la vuoi vedere, fallo pure.»
Alzo gli occhi al cielo e mi porto le mani al viso, sospirando. Non ricordavo che fosse così facile affezionarsi a qualcuno, era da tempo che la mia fiducia si riponeva solamente in Megan, e forse, è così che doveva rimanere. La porta lascia entrare Peter, che subito corre a sedersi nel banco libero accanto a me.
«Buongiorno dolce psico.» Mi saluta avvicinandosi e stampandomi un bacio sulla guancia. Ok, ammetto che è meglio di quel che pensavo.
«Anche a te!» Ricambio il saluto, sorridendo. Al contrario di ciò che pensavo, sembra essere davvero interessato a me e non solo per l'aspetto fisico, come molti altri.
«Sei più sexy del solito con la maglia attillata.» Ok, cavolo, come non detto. Scherzavo, universo. Chiaro il concetto.
Sorrido nuovamente. «Grazie, Pet!»
Meg mi colpisce piano il gomito. «Devi dirgli della partita di Lacrosse di sta sera.» Sussurra.
Cavolo, è vero. Me ne ero dimenticata.
«Oh, giusto. Peter... Ho incrociato Christopher prima, nel parcheggio. Mi ha detto di chiederti se questa sera vuoi partecipare ad una partita di Lacrosse.»
Senza nemmeno pensarci un'attimo, accetta. «Ovvio. Amo il Lacrosse, non mi tiro certo indietro. Tu verrai?»
Una partita di Lacrosse nel campo della scuola, circondata da milioni di adolescenti urlanti e che si spingono a vicenda. Non credo sia una buona idea. Anzi, ora che ci penso, non è stata buona nemmeno l'idea di dirlo a Peter. Cazzo. Ciò che vale per me vale anche per lui. Potrebbe davvero accadere un putiferio. Devo trovare un modo per evitare di farlo giocare, anzi, per evitare di farlo andare.
«Oh, io emh- Direi di no. Ti andrebbe, invece di andare alla partita, di uscire insieme?» Sputo senza pensare.
Mi guarda e scoppia a ridere, lasciandomi perplessa. «Ada, ti prego. Si, mi piaci, ma non sei più importante di una partita di Lacrosse. Andiamo, non scherzare.»
È la seconda volta in poco meno di un ora che sento la stessa cosa. Questa situazione inizia a darmi sui nervi.
Mi volto e non rispondo, pregando che gli istinti violenti non prendano possesso di me. Megan invece, ride della situazione. Credo proprio di dover staccare la spina per qualche minuto, via da Peter, via da Kermes.

«È paricoloso, Ada.» Ringhia Megan seguendomi verso la mensa, dopo le mie suppliche di accompagnarmi alla partita di questa sera. Ho pensato per quasi tutte le tre ore scolastiche appena concluse ed ho capito, a mio sfavore, che la scelta migliore è quella di essere presente. La mia presenza lì diminuirebbe le probabilità di spargimenti di sangue per colpa di Peter. Devo solo trovare un modo per ricavare i biglietti, che spero non siano terminati.
«So che è pericoloso. Il Lacrosse si basa sulla violenza e c'è un'alta probabilità che qualcuno si faccia del male, che perda sangue. Dovrò essere lì per evitare che Peter commetta qualche cazzata, Meg. Potrebbe mettere in pericolo tutti.»
«Ok. Ed hai pensato a cosa potrebbe succedere se tu non riuscissi a controllarti? E se Kermes non riuscisse a controllarsi? Magari ti ha mentito anche in questo.»
«Riuscirò a controllarmi ed anche Kermes ce la farà. Non credo mi abbia mentito su questo.»
Sbuffa irritata, passandosi una mano tra i capelli. «Ok, va bene. Allora andiamo a questa stupida partita.»
Sorrido compiaciuta. Da bambina ho sempre guardato il lacrosse in tv, insieme a mio padre. Non ho mai avuto l'occasione di vederlo dal vivo ed un po' mi fa piacere, nonostante la paura. La cosa importante, però, è fare in modo che Aurel non venga a conoscenza di questa storia, non mi permetterebbe di partecipare. Darebbe di matto.
Ci sediamo al solito tavolo rimasto libero, in fondo all'aula. Sono cinque anni che studio in questa scuola e davvero non ho ancora capito perché i banchi più vicini al banco del cibo sono quelli meno desiderati dagli alunni. In ogni scuola precedente in cui ho studiato la situazione era l'esatto opposto. Credo che questa scuola rimarrà sia nel mio cuore che nella mia mente per molto tempo.
“Bene. Dobbiamo trovare il modo per ottenere due biglietti.» Dichiaro mentre Meg tira fuori il pranzo dal suo zaino, che come ogni giorno è il solito panino con la frittata. L'odore mi entra nelle narici e mi provoca una sensazione di rigurgito. Non mangiavo questa schifezza nemmeno quando ero ancora in vita, figuriamoci ora.
Addenta il suo panino prima di rispondermi. «Non preoccuparti, ci penso io.» Comunica tra un morso e l'altro, facendomi ridere. Sembra che non mangi da un secolo per la fame che ha. Mi ricorda un po' la me umana, nonostante mangiassi sempre come un'ingorda il mio metabolismo non mi faceva metter su nemmeno un chilo. Uno dei miei pregi umani, che ad ora non mi servono più.
«Ciao ragazze!» Ci saluta una voce familiare, sedendosi accanto a noi. È Daniel, il migliore amico di Kermes, che posa il vassoio con il pranzo sul nostro tavolo e si siede accanto a Meg, davanti a me. Io e quest'ultima ci rivolgiamo a vicenda uno sguardo confuso, non siamo abituate ad altre presenze nell'ora del pranzo, soprattutto io.
«Novità?» Domanda, addentando una carota.
«Tutto come sempre, credo.» Risponde Megan, con tono sempre più confuso.
«Avete visto Kermes?» Domanda ancora Daniel. Tra me e lei fuggono dei veloci sguardi. «No e non voglio vederlo.» Rispondo secca.
«Cos'è successo? Che ha combinato questa volta?»
«Niente. È semplicemente stato sincero.»
«E allora perché non vuoi vederlo?»
Aspetto qualche secondo prima di rispondere. Non mi ha ferita quello che ha detto, ma il modo in cui ne ha parlato.
«Perché lo è stato in modo fin troppo schietto per i miei gusti. Poteva risparmiarselo.»
«Oh no, non dirmi che se ne è uscito con il volerti portare a letto!»
Cosa? Mio dio, l'avrei ucciso con le mie mani se avesse detto una cosa del genere.
«Cristo, no, ci mancherebbe. Mi ha detto esattamente il contrario.»
«No, aspetta. Credo ci sia stato un malinteso. Cosa ti ha detto esattamente?»
«Che mi prestava attenzioni solo per alcune cose che abbiamo in comune, che non gli interessa nulla di me e che cado dalle nubi, praticamente.»
La sua espressione in questo momento è un misto tra confuso e imbarazzato.
«Continuo a dire che si sarà trattato di un malinteso. Anzi, ora ce lo facciamo dire da lui.»
Alza la mano guardando dietro di me ed io congelo. Mi volto lentamente e noto Kermes parlare con un gruppo di ragazzi, prima di voltarsi verso di noi, raggiungendoci. Diavolo, no.
Si posiziona in piedi accanto a Daniel, non degnandoci di uno sguardo.
«Dimmi.» Chiede serio a lui di parlare, ignorando completamente me e Meg.
«Siediti con noi, no?»
Sorride divertito. «No, grazie. Ciao Megan.» La saluta, tornando dove già si trovava poco prima.
«Beh, si. Un bel malinteso.» Commento alzandomi e dirigendomi verso il bagno. Credo di averne abbastanza da lui per oggi.

Flame And Secrets [Vampiri]Where stories live. Discover now