XX- Tutte scuse

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Aurel, per quanto mi dispiaccia ammetterlo, non è affatto un tipo espansivo e pronto a fare nuove conoscenze. Ha questa stupida mania di indagare sul passato di ogni vampiro che si presenti nella sua vita, o anche solamente che sente nominare. Nel caso di Kermes, non ho idea di come sia arrivato a lui non conoscendo né il suo cognome, né nessun altro dato personale oltre il colore delle sue iridi, tutto quello che so è che sottovalutavo questo lato di mio fratello. È più in gamba del privisto, nonostante io sappia per certo che nutre della naturale paura nei confronti di Kerm, dovuta forse alla sua età e all'essere totalmente più istruito ed acculturato di lui. Niente da dire; Kermes è migliore di Aurel.
«Dobbiamo parlare.» Mi ordina quest'ultimo non appena metto piede in casa nostra.
Mio Dio, nemmeno il tempo di togliere la chiave dalla serratura che parte di nuovo mettendo la quarta.
«Ti prego, abbiamo parlato abbastanza a casa di Megan.» Sbraito dirigendomi nella mia camera, ignorandolo.
Si palesa davanti a me nel bel mezzo delle scale. «Ho detto, che dobbiamo parlare.» Ripete.
«Ho detto, che lo abbiamo già fatto.» Continuo a mia volta, superandolo. La mia pazienza ha un limite, ed oggi, è stato nettamente superato. Non ho intenzione di sentire altre fesserie per rovinarmi la giornata, ne ho abbastanza.
Guarda in alzo mordendosi il labbro in segno di irritazione e mi lascia camminare, non tentando di fermarmi questa volta. Ci sarebbe mancato solo quello.
*
Sono stesa sul divano con un libro tra le mani che ho intenzione di leggere per l'ennesima volta, alternando pagina per pagina con un veloce sguardo al mio bonsai, le cui foglie sono in procinto di cadere a terra. Come previsto, una di quelle tocca il suolo. Sospiro. Ho sinceramente sperato per qualche secondo nel mio pollice verde, nonostante io sappia per certo di averlo freddo e bianco come il latte. E no, non per modo di dire.
Il divano in pelle mi trasmette una sensazione di fresco che fa piacere, quasi riesce ad avvicinarsi ai miei gradi corporei -che decisamente non superano i trenta- e il che mi fa sentire come se fossi avvinghiata a qualcuno della mia stessa specie, cosa che da tempo non succede. Aurel non dimostra mai affetto nei gesti, sono anni che non ricevo un sincero abbraccio da lui. L'unico che è riuscito a farmi provare nuovamente questa sensazione è stato Kermes e mi domando come sia possibile che ogni mio pensiero finisca a lui. Da un paio di giorni a questa parte è alla fine di ogni mio discorso.
Il cellulare poggiato sulle mie cosce nude vibra per qualche secondo ed io lo afferro non staccando gli occhi dal romanzo rosa tra le mie mani. Lo porto all'orecchio senza nemmeno leggere il nome della persona che mi sta chiamando.
«Pronto?»
La voce dall'altra parte della cornetta mi congela il corpo. «Ehi dolce psico.»
Scaravento a terra il libro e mi alzo a sedere. «Emh, ehi Peter!» Balbetto, grattandomi la testa.
«Possiamo parlare?»
«O mio Dio, anche tu? Basta!» Sospiro esausta. Questa giornata si sta rivelando più pesante del previsto. Tutti hanno qualcosa da dirmi.
«Che cosa?» Domanda confuso.
«Niente, lascia stare. Di cosa vuoi parlare?»
«Ok, bene. Sarò chiaro e preciso. Dimmi cos'è successo ieri sera.»
Tutti i muscoli presenti nel mio corpo sembrano bloccarsi totalmente, compresi quelli presenti del mio cervello. Non so cosa pensare, non so cosa dire, non so cosa rispondere. Merda.
«Emh, cosa? Che intendi dire?»
«Sai bene cosa intendo dire.»
In realtà, non so a cosa si riferisca di preciso. Non so se intenda Aurel, se il mio essere scappata alla vista di Daniel a terra o se tutt'altra cosa. L'unica cosa che so è che si riferisce alla partita di ieri.
«Puoi essere un po' preciso? Per favore.»
Tace per qualche secondo, sbuffando.
«Ada basta, non sono l'idiota che credi che io sia. So che c'è qualcosa tra te e quel bastardo che ti gira sempre intorno. Ieri vi ho visti andarvene insieme.»
Mi lascio scappare un sospiro silenzioso, nonostante l'appellativo usato per descrivere Kermes mi irriti e non poco. Però, parte della mia preoccupazione svanisce.
«Oh, emh- Tra me e Kermes, dici?»
«Si, tra te e Kermes.» Pronuncia il suo nome con disgusto e ciò mi infastidisce doppiamente.
Per quanto io ami mio fratello, non posso continuare a sedurre Peter, non con del sentimento reciproco tra me e Kerm.
«Ok, sarò sincera, Pet. Provo qualcosa per lui.» Dico tutto d'un fiato, sperando che la sua risposta non sia del tutto offensiva. Secondi di silenzio scorrono dall'altra parte della cornetta, finché non chiude la chiamata, non degnandomi di una risposta. Oh, ottimo direi.
Peter non è affatto il bravo ragazzo che mi vuole far credere di essere, ma credo di averlo deluso, almeno un po'. Odio far star male le persone, non è da me e mi fa sentire dannatamente in colpa, proprio come in questo momento. Lunedì, a scuola, cercherò di parlare con lui e di spiegargli non so nemmeno io cosa. Dovrò inventarmi come l'attrazione verso di lui sia magicamente sparita da un momento all'altro. La verità è che non sono brava a mentire; so bene che detto da un vampiro può sembrare preoccupante, ma è così, non riesco a mentire senza impacciamenti o balbettii. Spero che, nel corso della mia eterna vita, questa situazione migliori.

Flame And Secrets [Vampiri]Where stories live. Discover now