III - Su tutte le furie

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Arriviamo poco dopo a casa mia ed il discorso da fare ad Aurel è già pronto nella mia testa. Spero solo che non dia di matto anche solamente per la presenza di Megan durante esso, detesta mischiare gli umani nei nostri problemi.
Scendo dall'auto e vado verso il cancello seguita da Meg, che per poco non inciampa su un ramo caduto a terra. Imbranata come sempre!
Afferro le chiavi dalla tasca ed entro, la porta d'ingresso è come sempre già aperta.
«Aurel!» Lo chiamo senza nemmeno alzare la voce, riesce a sentirmi lo stesso se si trova nel raggio di qualche decina di metri. Entriamo nella sala ed invito lei a togliersi la giacca e a postarla sull'appendiabiti inutilizzato da quando è uscito dalla fabbrica.
Sobbalzo e quasi grido per lo spavento quando Aurel si materializza accanto a me. Megan fa lo stesso, anche lei con un lieve sobbalzo annesso.
«Ciao sorellina. Ciao anna dai capelli rossi. Che ci fa l'umana qui?»
«Emh, mi chiamo Megan.» Lo corregge lei, mentre lui si getta indelicatamente sulla poltrona color carbone accanto a noi.
«Mi ha accompagnata a casa, dato che ti sei appropriato della mia auto!»
«Oh, giusto! Avessi un raggio di teletrasporto più lungo eviterei... Posso offrirti qualcosa, Megan? AB+, AB-? Ho anche del buonissimo 0+!» Ride divertito notando l'espressione schifata di Meg.
«Senti Aurel, devo parlarti.» Annuncio.
«Va bene. Dimmi.» Risponde impugnando il telecomando e puntandolo verso la tv.
Glielo sfilo dalle mani, ricevendo in risposta da lui uno sguardo confuso.
«È una cosa seria.» Dichiaro.
Sbuffa e si alza, superandomi come sempre di una decina di centimetri.
«Dimmi.» Ripete.
«Forse è il caso che tu ti sieda.»
«Bambina, sono un vampiro. Non rischio il collasso.»
«Ok, come vuoi.» Mi preparo, spingendo la mia migliore amica dietro di me con una mano. «Oggi a scuola si è presentato un nuovo alunno... ed è come noi.»
La sua espressione cambia totalmente.
«Che cosa?» Domanda con fare da "spero di aver capito male".
«Ha la nostra stessa pelle bianca, priva di sangue e non ho sentito il suo odore. Nemmeno i miei pensieri sono riusciti ad individuarlo.»
Riesco a percepire il suo fastidio alle mie parole, ma non è nemmeno la parte peggiore.
«Ma purtroppo non è questa la parte importante.» Continuo, pronta a difendere Megan per qualsiasi scatto malato di mio fratello. «È un novello e non porta le lenti a contatto.» Confesso infine.
Se avessimo del sangue in corpo, in questo momento potrebbe mimetizzarsi in un campo di peperoni per la rabbia che prova, riesco a percepirla.
«Dimmi il nome.» Ringhia, sgranando gli occhi della rabbia.
«Non lo so. Si chiama Peter e viene da Los Angeles, so solo questo.»
«Non basta. Trovami il suo cognome. È un grande pericolo per quelli della nostra specie, potrebbe farci uccidere tutti o mordere qualcuno e riempire la città di insulsi novelli creando uno schifoso circolo vizioso.» Strilla girando attorno alla stanza senza un senso logico.
«Lo so, per questo te ne ho parlato.»
«Cercalo. Usa internet, elenchi telefonici, chiama la segreteria dell'istituto. Trovalo, Ada. E se non riuscirai a trovarlo oggi, domani dovrai entare negli archivi elettronici contenuti nel computer del preside e leggere i nomi dei nuovi arrivati. Se è davvero un novello e non sa controllarsi dobbiamo trovarlo il più in fretta possibile.»
Annuisco. «Inizio a cercare.» Dichiaro facendo cenno a Megan di seguirmi al piano di sopra.
Apro il mio portatile da sempre riposto sopra la scrivania color frassino e lo accendo, cercando in ogni singola parte del web qualcosa che possa ricondurmi a lui, ma niente da fare, sembra non esistere.
Passa qualche ora e ancora nessuna traccia di Peter. Inizierei a pensare che sia stato solo frutto della mia fantasia se non fosse per Megan. Aurel è poggiato alla porta aspettando notizie, mentre io e lei ci diamo da fare online, cercandolo su ogni social network di nostra conoscenza.
«Niente da fare, sembra inesistente!» Comunico a mio fratello che a braccia conserte si avvicina a me.
«L'unico modo è leggere gli archivi della scuola e dovrai farlo tu. La sorveglianza non mi permetterebbe di entrare.»
«Non puoi fare quella cosa del teletrasporto e cercarlo tu?» Domanda la mia migliore amica, ormai esausta.
«Si, potrei. Se non fosse che la scuola è piena di professori, alunni, spazzini, cuochi, preside, vicepreside, segretari... Voi darete meno nell'occhio.»
Non ha tutti i torti. In quell'istituto c'è sempre un costante via vai di persone, lo vedrebbero al centro per cento.
«Ha ragione. Lo faremo noi.»
«Aspetta. Noi?» Sgrana gli occhi Meg.
«Si, per favore. Non posso farlo da sola, dovrei controllare che non arrivi nessuno e nello stesso momento sbirciare i file.»
Megan si lascia scappare uno sbuffo di lamento. So bene quando per lei e per i suoi genitori sia importante la scuola, ma da sola davvero non ce la farei, anche con i miei poteri attivi.
Aurel le s'avvicina. «Per favore, Meg. Fallo per me.» Le chiede aggiungendo del seducente nel tono di voce. Il suo solito trucchetto!
L'espressione di lei cambia totalmente. Per l'appunto. «Va bene. Ma non è giusto che tu me lo chieda così sapendo che ho un debole per te!» Dice incrociando le braccia al petto, facendo scappare a lui una risata divertita.
«È sempre così facile con voi umane!» Commenta roteando gli occhi.
«Bene. Non ci resta che aspettare domani!» Comunico sbattendo le mani sulle mie ginocchia, alzandomi della sedia.
«Direi proprio di sì. Porta via l'umana, draculina.» Mi accarezza la testa e scende al piano di sotto.
«Incredibile come passo dall'essere "Megan" a "l'umana" solo per i suoi comodi!» Ride infastidita.
È tipico di mio fratello.
«Ricordati che stai parlando di Aurel!»
«Già. Come dimenticarlo!»
Accompagno Meg alla porta e la saluto, ringraziandola della pazienza avuta oggi.
Non mi sono mai trovata in una situazione del genere e mi domando cosa Aurel voglia fare a Peter. È un novello, si, ma non credo affatto abbia cattive intenzioni. Semplicemente, si trova in un mondo totalmente nuovo. Le uniche cose rimaste nel suo corpo sono muscoli ed ossa, tra l'altro, ossa facilmente riparabili. Niente più cellule, niente più sangue. Niente più dolore. Niente di niente. Nemmeno la necessità di respirare per sopravvivere. Nessun segno di sonno o stanchezza mentale. Zero fame, zero sete. Solo una strana debolezza che ci avverte che, forse, è arrivato il momento di nutrirci. L'unica cosa a farci gola è qualsiasi essere vivente con sangue in corpo. Animali addirittura. Cervi nei boschi, caprioli, orsi. Capisco che non sia affatto facile, ho avuto bisogno di mesi per abituarmi a tutto ciò e se dovrò aiutarlo, lo farò.

Flame And Secrets [Vampiri]Where stories live. Discover now