Capitolo Sedici: Un bicchierino di soju.

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Capitolo Sedici.
Un bicchierino di soju.

Alla fine Danbi non aveva pubblicato quel pensiero, all'inizio voleva eliminare e riscrivere la parte finale, per renderlo fruibile a tutti, successivamente aveva capito, di averlo registrato solo per me e che non voleva condividerlo con nessun altro

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Alla fine Danbi non aveva pubblicato quel pensiero, all'inizio voleva eliminare e riscrivere la parte finale, per renderlo fruibile a tutti, successivamente aveva capito, di averlo registrato solo per me e che non voleva condividerlo con nessun altro.

Aveva riflettuto e si era confrontata con me, trattando la puntata come fosse qualcosa di non suo, pretendendo della critica oggettiva e aggiungendo solo alla fine della valutazione il suo pensiero personale.

In tutto quel trambusto di idee e pareri, avevo tardato a rispondere realmente a quel messaggio timoroso, mi ero spinto a inviargli un vocale, dove dicevo semplicemente:

«Mi piaci anche tu», molto patetico e impersonale, così imbarazzante, da sembrare un insulto alla sua confessione.

Il tutto con una voce poco chiara, a distanza significativa dal microfono e un senso di aver fatto qualcosa di sbagliato, non nell'inviarle l'audio quanto di averlo fatto in quel modo e con quelle parole.

Avevo scritto piccole frasi per messaggio, in modo da farle capire, che non avevo dimenticato tutto ciò che veniva prima della confessione, ma che avevo bisogno di tempo per risponderle, che avevo troppo lavoro per scriverle qualcosa di giusto.

Mi trovavo in uno di quei momenti, in cui il mio lavoro veniva prima, prosciugandomi ogni attenzione, togliendola alle persone che mi circondavano, uno dei tanti motivi per cui temevo di legarmi con qualcuno:

Il non poterci essere nei momenti peggiori.

Lei aveva risposto che, qualsiasi cosa venisse da me, sarebbe stata giusta e questo mi spinse a scrivere di getto, a farlo senza guardare indietro al mio flusso di pensieri.

Al sorgere del giorno successivo già non ricordavo cosa avevo scritto, non sentivo nemmeno la necessita di rileggere ciò che avevo inviato, percepivo un senso di liberazione e malessere, come se la mail mi avesse dato e tolto un peso, legato allo sfogo di Danbi.

Ero così pieno di emozioni da sentirmi confuso, in una giornata e mezzo avevo ricevuto una confessione di malessere e d'amore ed io avevo inviato una mail di positività moderata, un audio strano per confessare un abbozzo dei miei sentimenti e senza aggiungere altro, non avevo risposto al suo buongiorno.

Era un accozzaglia strana di cose, senza senso logico, come qualsiasi cosa mi comprendesse.

Avevo evitato di augurale una buona notte e lei non aveva aggiunto nulla al mio audio, era una situazione strana, che forse aveva bisogno di una meditazione più profonda, prima di riprendere a parlare senza imbarazzi.

Ma quel silenzio non mi piaceva, aumentava quella sensazione di mancanza perenne, che mi dava il suo essere dall'altra parte del mondo.

Guardare lo schermo del telefono era diventato un movimento automatico, ripetitivo, quasi morboso, come se quel gesto potesse essere recepito da Danbi, in realtà mi dava solo l'aspetto di qualcuno con una grave dipendenza da cellulare.

Podcast || Kim SeokjinWhere stories live. Discover now