Capitolo Quinidici: La speranza di Jimin.

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Capitolo Quindici.
La speranza di Jimin.

Erano passati dodici giorni, da quando avevo deciso che avrei detto a Danbi che mi piaceva, dodici giorni in cui provavo a sistemare le mie idee nelle note

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Erano passati dodici giorni, da quando avevo deciso che avrei detto a Danbi che mi piaceva, dodici giorni in cui provavo a sistemare le mie idee nelle note. Nulla si era mosso, nonostante parlassimo per messaggio, da quando la sera dopo averle inviato la mail con il mio numero, lei mi aveva scritto un messaggio per tranquillizzarmi sul mio voler mantenere l'anonimato.

Ci scrivevamo ogni giorno, dandoci il buongiorno e augurandoci un sonno tranquillo, il tutto tenendo conto dei nostri fusi orari, cosa che rendeva un po' difficile mantenere i ritmi.

Si era evitato qualsiasi pensiero troppo complesso, prediligendo delle chicchere focalizzate sulle nostre giornate, sullo stress lavorativo e li caldo sempre più asfissiante, quegli scambi mi rendevano più rilassato, mi aiutavano a vedere in modo meno negativo alcuni avvenimenti della settimana.

Avevo provato a introdurre l'argomento Lorenzo, cercando di capire cosa fossero, ma non avevo risposte e di chiedere in modo diretto, non me la sentivo.

Sprofondai sulla sedia, mentre osservavo il suo ultimo messaggio, inviato mentre dormivo e da lei erano le nove di sera, dove diceva di sentire di nuovo quel vuoto, di cui avevamo parlato, che di solito si faceva presente quando pensava troppo o delle scelte importanti la attanagliavano.

Il messaggio era seguito da un file audio pre registrato, di una durata significativa, sembrava una puntata del suo podcast e l'ultimo messaggio dopo il file faceva presagire avessi ragione.

"Volevo fossi il primo a sentirlo"

Non era la prima volta, che mi dava una tale importanza e più parlavamo insieme, più entrambi davamo la priorità all'altro su notizie importanti di qualsiasi genere. Stava diventando un'abitudine difficile da giustificare a noi stessi, mi stupiva che lei non mi avesse chiesto chiarimenti sulla nostra relazione, ma sapevo anche che, per una donna era più semplice instaurare rapporti intimi, senza coinvolgimento di sentimenti romantici.

Probabilmente ero l'unico dei due che non sopportava quella precarietà, il non sapere, cosa frullasse nella sua testa e come espormi a lei, mi piaceva così tanto da sentirmi in sofferenza nel procrastinare la mia confessione, ma allo stesso tempo, temevo che questa nostra intimità svanisse.

Avevo bisogno di tutto ciò, tanto quanto avevo bisogno di lei, l'idea che presto sarebbe sbarcata a Seoul mi rendeva ancora più nervoso, volevo sapesse la mia identità, ma temevo la sua reazione, avrei preferito che gli altri avessero già vissuto tutto ciò, così da potermi consigliare in modo più preciso.

Anche la mia malsana voglia di confrontarmi con i drama, in quell'occasione scemò, consapevole che in situazioni similari, era probabile che la parte all'oscuro della verità si sentisse così mortificata da abbandonare il protagonista.

Podcast || Kim SeokjinWhere stories live. Discover now