Capitolo Venti: L'esigenza di essere tristi

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Capitolo Venti.
L'esigenza di essere tristi.

Luglio non era tra i miei mesi preferiti, di solito racchiudeva un tour iniziato o il nulla cosmico e al momento ci trovavamo nella seconda opzioni, dopo un fine giugno pieno di impegni, c'eravamo ritrovati ad iniziare luglio con ben tre giorni di...

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Luglio non era tra i miei mesi preferiti, di solito racchiudeva un tour iniziato o il nulla cosmico e al momento ci trovavamo nella seconda opzioni, dopo un fine giugno pieno di impegni, c'eravamo ritrovati ad iniziare luglio con ben tre giorni di buco e una settimana di vacanza per via di alcuni dipendenti con il covid.

Tolsi la mascherina rientrando in casa, quella nuova situazione di stallo mi aveva reso ancora una volta nervoso, come se la mia vita fosse pronta ad andare a rotoli, così avevo chiesto un urgente appuntamento dallo psicologo, che con una professionalità invidiabile, mi fece capire quanto fossi coglione.

Ovviamente lui non si era riferito a me in certi termini, ne aveva sottinteso fossi stupido, ma il sunto era quello, una situazione di stallo o degli imprevisti non creavano cataclismi irreparabili o il declino del mio lavoro, avevo dovuto sborsare 100.000 won per apprendere l'ovvio.

Mi divertiva sempre analizzare le mie reazioni cicliche, spesso portate dalla stessa paura, che stavo faticando ad esorcizzare, ogni volta come fosse la prima, pensavo fosse un problema mio, un qualche malfunzionamento dell'apprendimento.

Lo psicologo mi aveva rincuorato, analizzando il problema e facendomi arrivare alla conclusione che, capire qualcosa, non significava superarla, ma semplicemente essere consapevoli di dove andare a intervenire, peccato che dopo mesi ricadessi ancora nella paura che una pausa significasse una fine inesorabile.

L'appartamento era vuoto, come ormai di consuetudine, avevano tutti impegni che prediligiamo la loro vita privata, quindi aveva poco senso tornare qui, in realtà iniziava a diventare obsoleto anche per me, ma faticavo a distaccarmene.

Lo psicologo aveva chiesto di darmi tempo anche su questo, così da poter metabolizzare meglio il cambiamento che stava avvenendo nel gruppo, a sua detta però stavo vivendo la fase di distacco in modo eccellente... gli credevo sulla parola.

La verità era, che avevo appreso ciò che tutti gli altri stavano vivendo e questo comportava volere più privacy, maggior tempo con se stessi e la propria famiglia o quella che presto la diventerà.

Anche Jimin sembrava aver trovato un suo equilibrio, tra la voglia di rimanere uno scapolo e quella di voler creare dei legami indissolubili, con qualcuno di differente dal gruppo, aveva raggiunto la sua meta di vita, ma ancora speravo che qualcuno potesse emotivamente rapirlo.

Non riuscivo a concepire un Jimin sentimentalmente solo, per quanto sia stato abituato alla sua mentalità libera.

Jungkook aveva preso coraggio e deciso di approfittare della piccola pausa, per intraprendere un viaggio verso Jeju, così da affrontare una volta per tutte la madre di Jungwoo, prima di prendere una decisione definitiva sul da farsi.

Taehyung continuava a importunare il povero Bi, che cercava in tutti i modi di rimanere professionale, anche quando il moro lo metteva a dura prova, abusando del contatto fisico e facendo allusioni, che era difficile non cogliere.

Podcast || Kim SeokjinOnde as histórias ganham vida. Descobre agora