Capitolo Cinque: Gente come me

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Capitolo Cinque.
Gente come me

Non mi capacitavo di quello che avevo ascoltato, non riuscivo ben a elaborare la nuova puntata di Purple Abyss, tanto che avevo chiesto aiuto ai miei compagni, finite le registrazioni della nuova musica, c'eravamo divisi, per portare a termine tut...

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Non mi capacitavo di quello che avevo ascoltato, non riuscivo ben a elaborare la nuova puntata di Purple Abyss, tanto che avevo chiesto aiuto ai miei compagni, finite le registrazioni della nuova musica, c'eravamo divisi, per portare a termine tutti gli impegni privati a noi rimasti.

Tutto ciò che mi era rimasto da fare, era recarmi dal mio terapista, così ero andato ad affrontare la mia ora di sproloqui, avevo esternato le mie preoccupazioni, avevo parlato anche di lei per la prima volta, ricevendo consigli d'amore non richiesti, ma forse affidabili.

Lo psicologo aveva puntato l'accento sulla mia preoccupazione, non definendola immotivata, ma relegandola a qualche sentimento di affezione, ne aveva parlato in modo normale e tranquillo cosa che mi fece presagire non considerasse la mia cotta un problema.

Forse c'entrava il fatto che avessi parlato di lei come una persona presente in carne e ossa, che mi riferiva le sue turbe giornaliere e non come la conduttrice di un podcast home made senza volto.

Mi aveva spronato a continuare sulla mia strada, di fare il primo passo, di confortarla e allo stesso tempo suggerirle una via più professionale, in modo che potesse essere aiutata. Avessi potuto interagire veramente in quel modo con lei, l'avrei fatto, ma ero solo un inerme ascoltatore, questo però lui non lo sapeva.

«Signor Kim lei potrebbe essere ciò di cui la sua amica ha bisogno, ma non deve farsi carico di tutte le sue emozioni, alcune volte può essere più dura elaborare i sentimenti di chi amiamo, rispetto ai nostri», aveva aggiunto prima di lasciarmi andare.

Era un monito a non trattenermi più, allo sfogarmi anche uscendo dalla solita linea di dialogo, non ero sicuro l'avrei fatto di nuovo, sembrava strano parlare di lei in quel modo, mi sentivo come se mi stessi appropriando in modo fraudolento del suo dolore.

Volevo evitare diventasse il centro delle mie sedute, consapevole non fosse giusto, anche se influente sulla sua vita, parlarne in modo così minuzioso al mio psicologo.

Mentre mi dirigevo verso casa, un senso di colpa mi pervase, come se le parole che lei aveva affidato al mondo, fossero veramente solo mie e parlandone con lo psicologo, avessi infranto una promessa, rovinando la sua fiducia in me.

Scossi la testa, allottando almeno quel pensiero, non c'era e non doveva esserci spazio per del senso di colpa artificiale, non avevo fatto nulla di male, non avevo tradito nessuno.

La giornata sembrava procedere su binari tranquilli, come il resto della settimana che mi stavo lasciando alle spalle e invece, le parole di Purple Abyss, mi avevano leggermente turbato, facendomi preoccupare per lei e il suo stato.

Sentivo sempre più il bisogno di sapere altro su di lei, di dove fosse, come stesse vivendo, se quei pensieri fossero un sunto del passato o realmente attuali, avrei preferito fossero i pensieri di una scrittrice, che amplificava alcuni dei suoi stati d'animo per essere più di impatto, ma il suo anonimato e l'assenza di pubblicità al suo podcast, faceva presagire fosse tutto reale.

Podcast || Kim SeokjinWhere stories live. Discover now