Capitolo 49

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Alaska.

Uno dei valori più sacri della tribù, in cui io e i miei fratelli siamo cresciuti, è la famiglia. 

Il senso di appartenenza e di aggregazione è profondamente radicato a La Push. Le nostre tradizioni sono sopravvissute fino ad oggi proprio grazie all'importanza che si è data alla nostra congrega. E se questo sentimento è vivo nella tribù, nei cuori del branco arde più che mai. 

Il senso di responsabilità e di protezione verso l'intero villaggio, porta ognuno di noi a farsi carico della conservazione della nostra specie. Ed è vitale che sopravviva, è l'unica arma di protezione che i nostri cari hanno contro il mondo.

Mi rendo conto che, a differenza di quanto ritengano gli anziani, il gene del lupo non si sviluppa solo in chi può garantirne la riproduzione. Dopo mia sorella, Embry ne è l'esempio lampante. 

Preso dai miei pensieri, alzo lo sguardo per osservarlo seduto di fronte a Jake. Embry rimbalza gli occhi come fossero palline da ping pong ovunque, non sa proprio dove guardare. 

Jake è rigido. È seduto con le gambe leggermente divaricate e le braccia conserte. Il capo è chinato leggermente di lato, gli occhi sono seri, ma intravedo un velo di comprensione. 

Il tavolo tondo del bar a cui siamo seduti ci rende equidistanti gli uni dagli altri in un triangolo equilatero. Incredibile dove di porti la mente quando non sai che pensare.

Io sono basito, credo. Non trovo altra parola per spiegare come io mi senta in questo momento. Confuso, forse. 

Embry non è mai stato un donnaiolo. In realtà, non ricordo di averlo mai visto con in giro con una ragazza, ma non avrei mai sospettato che potesse essere gay. 

Mi sento male per lui, al pensiero di quanto tempo ed energie abbia investito per nascondere al mondo il suo segreto.

«Non è come sembra.» Le parole escono dalla bocca di Embry tese e timorose, come se fosse in attesa di una tempesta.

«Cosa non è come sembra?» Chiede Jake calmo.

«Non provo niente per Josh, a me piacciono le donne.» Avverto il suo tentativo di apparire fermo e deciso nella sua affermazione, ma è un tentativo troppo debole. 

«Non sarebbe un problema.» Intervengo comprensivo, ma le mie parole hanno effetto opposto a quello sperato. Gli occhi di Embry si incendiano.

«NON SAREBBE UN PROBLEMA?! SCHERZI VERO?! SE, E SOTTOLINEO IL "SE", FOSSI GAY ... SAREI CONTRONATURA!» 

«La tua visione delle cose è distorta, nessuno vede più l'omosessualità come un abominio. Sono persone diverse, non malate.» Tento di rimanere pacato, e di trasmettergli tutto il mio supporto, ma non riesco nel mio intento.

«Davvero? E gli anziani? Loro non avrebbero niente da dire?» Chiede sarcastico. Il suo sguardo si posa su Jake. So che entrambi stanno pensando a Billy Black.

«Comprendo la tua apprensione per i membri più anziani. Le vecchie generazioni, forse, sono ancora in parte influenzate dalle dicerie del passato. Ma non ti permetto di parlare così di lui, mio padre non esilierebbe mai un membro del branco per il suo orientamento sessuale. Su questo, non ho dubbi.»

Le parole di Jake sono ferme e decise, cariche del loro significato. Sono sicuro che ciò che ha asserito corrisponde al vero. Billy Black è un uomo giusto. Il discorso del figlio, però, non sembra convincere Embry.

«Perché ti sei tenuto tutto dentro?» La domanda mi sfugge dalle labbra prima che possa fermarla, ed è subito l'inferno.

«Non potrei mai anche solo considerare di essere gay. La mia famiglia, il branco ... Tutto sarebbe diverso. Tutti mi guarderebbero diversamente, mi tratterebbero diversamente.»

«Che male c'è nell'essere diverso?» Cerco di indagare più a fondo, ma Jake mi lancia uno sguardo ammonitore.

Embry esplode in una risata sarcastica e mi guarda con derisione.

«Cosa c'è di male nell'essere diverso?! E me lo chiedi tu, che sei il palestrato che sta con la biondina con le gambe di due metri?» 

Un ringhio risale lungo la mia gola, mentre Jake di mette in mezzo.

«Non parlare così di Dafne, lei non c'entra niente. Non metterla in mezzo.»

«Sei il cliché più scontato della letteratura da quattro soldi.» Ghigna cattivo.

Scatto verso di lui, per attaccarlo. Le mie mani si legano al suo collo senza che io me ne renda conto. Vedo le mie dita prima arrossarsi, e poi sbiancarsi, mentre gli occhi di Embry, piano piano, sono sempre più sereni e grati del mio attacco d'ira.

«Seth, lascialo subito.» La voce ferma di Jacob mi allontana di scatto da Embry, ma voglio pensare che l'avrei fatto anche senza il timbro di alfa del mio capobranco. 

«Perché cerchi la morte Embry? Se non sei gay, cosa hai da temere tanto da preferire la resa finale?» Chiedo beffardo. Se l'è cercata.

Lui mi guarda offeso, con occhi che trasudano disprezzo.

«Non scaricare il tuo problema di gestione della rabbia su di me, Seth.» 

«Ora basta.» Interviene Jake «Avrai bisogno dei tuoi fratelli, Embry. Non disprezzarci solo perché attraversi un momento di difficoltà. Se lo vorrai, noi ti aiuteremo.» 

«Io non ho bisogno del vostro aiuto e non ho bisogno di Joshua. Se domani morisse, per me non farebbe differenza.»

Un caffè take away tocca terra, catturando la nostra attenzione. 

Quando ci voltiamo, trovo i miei occhi color oceano preferiti, in preda ad una tempesta. 

Io gli sorrido, ma le sue labbra sono tese in una linea dura, mentre le sue narici si dilatano leggermente. È arrabbiata e stringe tra le sue mani un bicchiere di quello che credo essere il suo amato caffè. 

Solo in un secondo momento, mi rendo conto che non è sua la bevanda versata. Ed è così che noto Josh di fianco a lei. 

Ha gli occhi pesanti e gonfi, contornati di occhiaie. Sono sgranati, che fissano Embry come un assetato fissa una sorgente d'acqua. Una lacrima riga la sua guancia. La sensazione deve risvegliarlo, poiché sbatte confuso gli occhi e se li strofina imbarazzato. Poi china il capo e fugge nella direzione opposta al nostro tavolo.

La mia Dafne si volta verso di lui e fa per seguirlo, poi si volta verso di noi. Fissa con occhi di sfida Embry e si avvicina a lui con passi felpati, come se fosse a caccia. Si china ad un orecchio di Embry per sussurrargli poche parole che lo tramortiscono in pieno.

 «E se fossi tu a morire, e Josh non si prendesse la briga nemmeno di provare neanche un accenno di dispiacere per te? Tu come ti sentiresti? Come ti sentiresti se, ad essere insignificante, fossi tu?» 

Ed eccola, la  mia piccola, che azzanna la sua preda alla gola.

Embry trattiene il respiro e sembra riflettere sulle parole della mia ragazza. 

«So che siete istintivi, tutti voi. Ma le parole hanno un peso Embry. Alcune più di altre. Ti consiglio di tenerlo a mente, perché a volte rimangono incise nel cuore e nella mente come nella pietra, e allora non puoi più tornare indietro.»

--- fine ---

Commento dell'autrice:

Ehy G&Gs 🌹!!

È il turno di Embry, che sostiene di non essere gay. Ma sarà effettivamente così? Il bacio con Josh è una parentesi dovuta all'alcol, oppure cela sentimenti ben più profondi? 

Intanto Dafne lo invita alla cautela, perché a volte ci si rovina con le proprie mani senza nemmeno accorgersene. 

Voi che ne pensate?

Aggiornerò presto, voi lasciate una stellina e dei commenti se vi va!

Grazie a tutt*

Parolealvento26


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