Capitolo 41

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La Push.

«Aaaaaargh!» Le urla dolorose di Rachel travolgono le mie orecchie, fino ad avvolgersi in una stretta ferrea intorno al mio cuore.

Carlisle la guida nel travaglio, con la sua pacata esperienza che infonde sicurezza.

Gli occhi della mamma sono sgranati dagli sforzi del corpo in trasformazione. La sua schiena spinge contro la testiera del letto, mentre il viso è rivolto in tensione verso l'alto, quasi come se fosse in preghiera.

La sua mano è stretta in quella di Paul che sta concentrando tutte le sue forze per non svenire. Ricordo di aver letto che sono molti i papà a finire a terra in questo frangente. Mi lascia un po' interdetta il suo volto dolorante ... Ma dolorante di che?! Rachel sta facendo tutto il lavoro ...

«Non ce la faccio più.» Mormora sfinita.

«Non demordere Rachel, il tuo bambino ha bisogno di te. Non ce la fa ad uscire da solo.» Il Dottore la incoraggia a non mollare.

Sembra ormai priva di forze, scuote la testa intontita dal dolore e dalla fatica, mentre singhiozza piano piano, come se volesse tenerlo per sé. Non vuole mostrare debolezza, ma io non ho mai visto tanta forza!

Vederla così, in preda alla disperazione mi spinge a farmi avanti e ad affiancarla al letto, mentre Paul mi guarda guardingo.

Vorrei dirgli che la sua famiglia non corre alcun rischio con me. Il sangue è l'ultimo dei miei pensieri.

La osservo meglio da vicino.

Noto che dalla sua fronte colano delle gocce di sudore, che seguono la linea del suo viso bellissimo. Molti dei suoi capelli corvini aderiscono al suo collo bagnati, quasi fossero incollati ad esso.

Anche la sua camicia da notte è pregna di sudore, tempestata da chiazze in netto contrasto con i fiorellini gialli disegnati sul cotone morbido. La gonna della sua tunica è ripiegata sul pancione in fermento, qualche macchia di sangue si è fatta strada su alcuni angoli del tessuto.

Le gambe divaricate tremano con i muscoli tesi, spinte dal loro istinto di conservazione verso la chiusura, in cerca di sollievo.

Le dita dei piedi  si contraggono esattamente come quelle delle mani. Tuttavia, queste ultime stringono dentro di loro lembi delle lenzuola grinzose che riposano sotto il corpo di Rachel.

Il suo smalto nero, prima impeccabile, ora decora le sue unghie seguendo disegni informi e lasciandone addirittura qualcuna completamente scoperta.

«Aaaaaargh!» Un altro urlo. Un'altra contrazione. Un'altra spinta.

Vedo Carlisle guardare la dilatazione della sua paziente e un'ombra pensierosa passa fulminea sul suo volto.

«Il bambino ha bisogno di aiuto.» Constata dopo pochi secondi.

«E allora, lo aiuti, Dottore.» Sputa tra i denti Paul, in questo momento mi ricorda proprio un lupo.
«Il battito del bambino è irregolare.» Mi comunica, il tono di voce è così basso che perfino io devo prestare attenzione.
«Temi un prolasso del cordone ombelicale?» Chiedo adeguandomi al volume della conversazione. Si limita ad annuire.
«Devo entrare dentro di lei per accompagnare il bambino verso l'uscita. Non possiamo rischiare che esca prima il cordone.» Afferma deciso Carlisle.
Mi figuro la mano del Dottore entrare nel canale uterino della paziente, impallidisco al dolore che le causerà l'operazione.
«Le puoi dare qualcosa per darle sollievo?» Suggerisco, in parte turbata dai lamenti di Rachel.
«Ha già fatto l'epidurale.» Mi risponde fermo il Dottore.
«Non sembra fare effetto.» Si intromette Paul, ma noi lo ignoriamo. La nostra priorità sono il bambino e la mamma. Il papà e la sua arroganza possono aspettare.

Sunrise: l'alba di un nuovo inizio.Where stories live. Discover now