𝟒. 𝐈𝐧𝐜𝐮𝐛𝐢

73 24 94
                                    

Era un nuovo giorno, in genere si utilizzava dire «Finalmente» , perché la settimana si accorcia e potresti goderti il weekend. Altre volte si affermava un «Grazie a Dio» che in fondo al termine di alcune giornate ci starebbe. Un altro giorno che passa e fortunatamente anche in questo volge tutto alla normalità, anche se non è da tutti.
Ma si doveva assolutamente dire che per Snezhana le giornate era da un po' che iniziavano come un buongior-No e si portava avanti per tutta la giornata ormai, quel «Ma sempre tutto a me deve capitare?».
Insomma, lei era una di quelle ragazze insaziabili, forse un po' come ogni adolescente: hai una vita tranquilla e serena (con il grande stress della scuola e dei professori). Cosa c'è di meglio?
Ed invece... ne desideri un'altra più movimentata, con qualcosa di superbo da raccontare, in modo che anche tu possa scrivere qualcosa, un libro della tua vita.
Poi un giorno ti svegli e quella cosa accade ed ecco che inizi sempre la giornata con «Madonna mia, ma tra tutte le persone a cui doveva capitare proprio a me?», «Onestamente, non c'ho la testa di vivere le avventure», «Io aspetto solo di dormire», alla fine forse è proprio in quei momenti in cui non vuoi fare altro che piangere che inizi a desiderare le interrogazioni e i professori che ti inseguono.

Così era Snezhana, tutte le avventure possibili e non riuscivi ad accontentarla.
Inoltre una vita piuttosto sfrenata ci sarebbe stata, l'avrebbe apprezzata, ma non una vita scombussolata. Sono due cose diverse.
Ma la sua adesso era diventata più simile al secondo aggettivo.

Perché è proprio quando forse inizi a rassegnarti ed accetti il tuo destino ed il tuo futuro fatto di una vita mediocre e noiosa che... ti svegli ancora una volta e dove ti trovi?
A dormire in un giardino.

Per di più era un giardino molto curato, così che sarebbe stato più facile aspettarsi una bella sgridata da parte di qualcuno che le avrebbe rammentato di non schiacciare i suoi fiori con il peso del suo corpo.

Snezhana Kuznetsova

Giustamente.
Vado a dormire in un corpo e mi sveglio in un altro.
Vado a dormire sopra un letto e mi sveglio su un prato.

Che pesantezza, la vita. Sospirai.
Quasi non riuscii ad alzarmi, vabbé quella è sempre stata la mia voglia di vivere!

Dopo poco mi alzai, giacevo ancora nel corpo di quello lì; che nel frattempo mi domandavo dove fosse.
Ma- ma se io avessi scoperto che era stato lui ad avermi portata qui. Teoricamente ora ero io più alta di lui, gli sarebbe stato difficile. Cmunque lo avrei ammazzato.
Tanto di picchiarlo lo avrei picchiato lo stesso.
Perché ora come minimo se non fosse stato per lui starei a scuola, o a casa.

E per scusarsi mi avrebbe dovuto assolutamente portare la colazione!

Poco oltre la mia posizione vidi una casetta bianca. Esteriormente sembrava un'abitazione un po' antica ma non era messa male. È stabile. Non è nemmeno sporca, se non a causa di qualche segno del tempo; che logora tutto.
Ma bisogna sapersi accontentare!
Sperai solo che mi facessero entrare.
La soglia della porta principale giace aperta.
Entrai.
C'è come una specie di portone e una scala a chiocciola, non sarà un condominio; vero?
Salii le scale e mi fermai ad ogni mio passo; un po' per curiosità, ma anche perché era un posto nuovo e non sapevo cosa ci potesse essere. Osservai delle lunghissime scale a chiocciola che non sapevo dove potessero portare e senza la minima intenzione di salirle urlai《L'ascensore no eh!》 tra me e me sospirando.

Ma a quanto pare qualcuno mi sentì.
Avvertii l'aria scostarsi in varie direzioni; così presi un vaso bianco in ceramica decorato con dei fiorellini blu, chiunque o qualunque cosa potesse farsi visibile glielo avrei lanciato addosso; ormai bisognava stare all'attenti.
Quasi non sapevo dove mi trovavo.

Nella mia testa in quel momento già balenavano le più improbabili teorie: e se ciò che si muove intorno a me non è qualcosa di visibile?
Iniziai già ad immaginare impiccati e robe varie.
L'ansia tratta dall'inimmaginabile subentra in me.
Ho paura, voglio urlare, ma non ci riesco.

𝐋𝐚𝐝𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐑𝐨𝐬𝐞Où les histoires vivent. Découvrez maintenant