𝟑. 𝐋𝐚 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚

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Nel mentre i giorni passavano e Snezhana Kuznetsova sembrava quasi che dimostrasse di non riuscire a sopportare ogni giorno di più quel ragazzo, che in fondo sin dal primo giorno non le avrebbe mai fatto nulla di male. Eppure lei se così si potrebbe dire, non lo avrebbe mai accettato nella sua vita.
Non si poteva di certo dire che Snezhana avesse uno degli ordinari ragazzi come suo ideale, a dire il vero, forse non si poteva individuare qualcuno come suo ideale, magari nello stile sì, ma caratterialmente era veramente difficile che una persona riuscisse ad affascinarla.
Ma non si poteva dire meno di lei.
Era una ragazza particolare, la si poteva definire come una persona un po' poliedrica, da un lato anche se non lo dimostrava aveva coraggio, non di certo poco, non quello giusto per parlarne; ne aveva davvero. D'altronde si soffermava molto anche sulle più futili delusioni, che la portavano ad isolarsi e soffrire. L'aggettivo con il quale la si poteva descrivere al meglio era misteriosa, e caspita se lo era!
Però, in fondo, ciò che le riusciva meglio era nascondersi dietro il carattere di una persona apatica, quando non lo era.

Oh, ed ora, ritornando al discorso di prima.

Snezhana non sarebbe mai riuscita a tollerare quel ragazzo e il suo alquanto misterioso carattere.
Mai e poi mai!
Ora, se lo era promessa e lei manteneva sempre le promesse. Quei due non sarebbero mai potuti essere niente, neanche lontanamente amici!

Così mentre il cielo si colorì di un bel rosso, dove ancora una piccola parte della testa del Sole si individuava, mentre quest'ultimo dimostrava a chiunque lo vedesse di vivere il fine di quella giornata.
Snezhana si voltò ad osservare quei colori che innondavano i cuori di chiunque di serenità e cercò la sua borsetta.

Snezhana Kuznetsova

Mi voltai lievemente con il busto a sinistra per aprire la mia solita borsetta nera a tracolla, o cercandola tra le mie stesse mani, invano. Dopo ricordai.

Maledettamente stavo ancora in quel corpo, saranno passate solo due giornate e già non lo sopportavo più.

"Uhg!" sospirai. D'improvviso notai le porte dell'hotel in cui io ed io... magari! Feci una breve sosta e dopo aver alzato gli occhi al cielo, continuai a dialogare, per modo di dire, tutto frullava nella mia testa in realtà. "Vabbé io e... Eh quello lì, pff! Non lo sopporto, perché chiamarlo per nome o cognome. Che poi chi se lo ricorda! Poi alla fine è grazie alla sua esistenza se mi trovo in questa situazione. "

Entrai nell'hotel e dopo aver salutato con un cenno chi era a quell'ora alla reception, salii le scale e andai dinanzi alla stanza della mia camera.
Presto fui colta da un'ondata di panico: le chiavi non aprivano!

Cosa? Hanno cambiato la serratura?

Quando poi, ecco che sentii un lieve fischio poco oltre le mie spalle, susseguito da un profondo "Buona sera!" , di scatto mi voltai e vedi... Il mio corpo, no, non un cadavere.
Anche se in quel momento non sapevo proprio se avrei preferito essere un cadavere o sapere di stare nel corpo di quello lì.

I pensieri di Snezhana si interruppero non appena il ragazzo, per modo di dire, se tutto si dovesse calcolare per come stavano le cose lui sarebbe stato "la ragazza".
Però, meglio non confondere ancora più del dovuto le idee.

Quando ecco che Andriy per la seconda volta la distrasse《Cosa c'è, non riesci ad aprire la porta?》le disse con un lieve ghigno divetito, ma la ragazza affermò fredda《Se magari tu non continuassi a distrarmi, allora forse riuscirei tranquillamente ad aprirla!》dopo qualche altro tentativo, malgrado la serratura anche se forzata non si aprisse, il giovane le rispose tranquillo《Eh va bene. In realtà non sono io ad averti rubato le chiavi - mentre tirò fuori dalla borsetta, tanto ricercata dalla giovane un poco prima, un mazzetto di chiavi molto simili a quelle della prima - A dire il vero sei tu, che stai entrando nella stanza sbagliata!》il suo tono continuava a sembrare trasfigurarsi in un ghigno fastidioso e ironico ma allo stesso tempo in un tono pacato e soddisfatto. Lei si guardò gli abiti e per l'ennesima volta tornò a quella che era la realtà, poi disse《Oh sì, me ne ero dimenticata!》spostandosi verso la direzione del giovane, mentre quest'altro si spostò verso quella che prima era la sua posizione. Le fece l'occhiolino e poi disse《Oh beh, menomale che eravamo soli. Sennò chissà cosa avrebbe pensato dell'altra gente delle nostre voci!》e poco prima di entrare nella stanza disse《Solo io e te!》mentre poi dopo esser stato un attimo in silenzio continuò《E... non fare la scortese! Un ragazzo ben educato non tenterebbe mai di scassinare la porta della sua dama!》mentre finse un inchino verso di lei e stavolta tacque veramente, per poi entrare in camera.
La ragazza si voltò e alzò gli occhi al cielo stufata prima di entrare ognuno nelle rispettive stanze.

Il primo restò un attimo affacciato sulla soglia della porta e poi disse《Non mi dai la buonanotte?》lei cercando di essere il meno arrogante e scostumata possibile chiuse direttamente la porta alle sue spalle, fingendo di non aver udito alcun suono.
Una volta chiusa la serratura si sdraiò a peso morto sul letto e ripeté tra sé e sé, con un ghigno un po' antipatico, "Non mi dai la buonanotte? Gne, gne." mentre poi con fare arrogante disse fissando il soffitto《Certo che no. Prima di tutto non dormiremo nella stessa camera. Se così fosse stato mi sarei già suicidata.
E secondo, sei brutto e tenti di fare il figo!
Almeno, avessi avuto la fila dietro, forse avrei avuto paura e ti avrei portato rispetto.》.

Mentre di fronte alla sua stanza, nell'altra, giaceva quel misterioso ragazzo che si era impadronito del suo corpo.
E che già dormiva.

Però, aveva in possesso il suo corpo, non la sua vita.

Così la notte li avvolse nei pensieri, con le sue ali ed in quel posto, che nascondeva loro ancora tanto, un cielo puntinato di stelle fungeva da "tetto" per ogni persona; a dimostrare che ancora esisteva qualcosa che non faceva differenze!

𝐋𝐚𝐝𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐑𝐨𝐬𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora