ƈą℘ıɬơƖơ 25

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Un singolo passo all'indietro e le scarpe di Selin si trovavano sul ciglio del primo scalino.
-Stai indietro, lasciami stare- esclamò, rischiando di perdere l'equilibrio; con una mano si appoggiò alla parete, senza distogliere lo sguardo dalla mazza che Phil aveva iniziato ad agitare a mezz'aria.
Sembrava intendesse davvero usarla, non voleva semplicemente spaventarla.
L'uomo scoppiò in una fastidiosa risata, stringendo saldamente l'impugnatura con le dita. -Pensavi di farla franca così facilmente?- ghignò. -Terrorizzare mia figlia e non avere conseguenze? Uh?-.
La castana deglutí a vuoto, valutando di voltarsi alla svelta e precipitarsi giù dalle scale più velocemente possibile. Ma non era sicura che avrebbe avuto il tempo necessario, e girare le spalle significava perdere il contatto visivo con l'arma.
-Dovete andare via, siete in pericolo- riuscì a dire, appena prima di scattare via come una lepre. Con un paio di falcate e scese i gradini due a due e riuscì a raggiungere il pianerottolo, ma per sua sfortuna Phil riuscì fece lo stesso e in un lampo era già dietro di lei: la sbatté contro al muro facendo cadere a terra l'unico quadro che vi era appeso, poi le si posizionò davanti minacciando ancora di colpirla con la mazza.
Era furibondo.
-Dove te ne vai!?- le gridò in faccia.
La ragazza tentò di parlare, ma non fu in grado di elaborare una frase che avesse senso; a quel punto era inutile continuare a spiegare come fossero andate le cose, lui non avrebbe mai creduto alle sue parole.
Cercò con lo sguardo una possibile via di fuga, il volto teso dell'uomo era a pochi centimetri dal suo; lo vide sollevare la mazza con decisione, era pronto a sferrare il colpo e sapeva che se l'oggetto fosse impattato sulla sua testa gliel'avrebbe fracassata di certo. Prontamente Selin schivò l'attacco sgusciando via di lato, la mazza colpì la parete retrostante con una tale forza da creare un foro nell'intonaco; riuscì ad allontanarsi di qualche passo annaspando rumorosamente e proprio in quel momento, con occhi e bocca spalancati per lo stupore, notò dietro alle spalle di Phil la figura una seconda persona.
Si trattava di Jeff.
Dapprima pensò che la situazione fosse cambiata di male in peggio perché adesso sarebbero stati in due i pazzi da cui scappare, ma solo un attimo dopo realizzò che il moro non l'aveva raggiunta per farle del male bensì per aiutarla: con una mano stringeva il suo fidato coltello, e manteneva una angolazione calcolata con precisione in modo tale che Phil non potesse notare la sua presenza.
Intendeva assaltarlo alle spalle, e probabilmente sperava di farcela nonostante sembrasse reggersi in piedi a fatica.
-Smettila di fare così! Lasciami spiegare!- gridò ancora Selin sollevando le mani in segno di resa, a quel punto aveva guadagnato una maggior sicurezza.
Per quanto ciò potesse risultare assurdo, la presenza di Jeff la stava facendo sentire al sicuro: quantomeno lui era di certo in grado di togliere di mezzo Phil, probabilmente senza neanche sforzarsi troppo.
Il volto dell'uomo si distorse in un ghigno di rabbia mentre sollevava la mazza per la seconda volta, pronto a sferrare un ennesimo colpo; ma prima che potesse farlo, la lunga e affilata lama che Jeff impuganava raggiunse la sua schiena e penetrò con precisione tra le sue costole.
Il killer voleva assicurarsi che non morisse a causa di quella singola ferita, ma che non fosse piu in grado di scappare.
Phil emise un grido a squarciagola che echeggiò lungo tutto il corridoio mentre lasciava cadere a terra la sua mazza voltandosi indietro, e subito con le mani tentò di tamponare la ferita; ma non riuscì a raggiungerla. Continuò ad agitarsi e gridare a pieni polmoni a causa dell'intenso dolore, mentre Selin si portava entrambe le mani alla bocca profondamente scossa e terrorizzata da ciò che stava vedendo.
Poco distante Jeff, assolutamente impassibile, osservava i caotici movimenti dell'uomo che stava cadendo in ginocchio davanti a lui, senza dire una parola.
L'intera palazzina era stata risvegliata da quelle grida, diverse porte furono aperte in modo quasi simultaneo ed una miriade di inquilini iniziarono ad affacciarsi con timore per verificare che cosa stesse accadendo.
-Oh mio Dio- mormorò Selin.
Sollevando sguardo vide Jeff mentre allungava una mano tremante verso di lei, ed istintivamente indietreggiò.
-Fallo- le disse.
Le stava porgendo il suo coltello, che reggeva a mezz'aria stringendo la lama sporca con i polpastrelli.
-So che vuoi farlo, coraggio-.
La ragazza trattenne il fiato; le stava forse suggerendo di uccidere Phil lei stessa?
Deglutí bagnando la gola secca e scosse energicamente la testa, senza esitate un attimo. -No, cristo santo!- esclamò, rifiutandosi in modo categorico di impugnare l'arma.
Phil era ormai caduto a terra ai piedi di Jeff, stava sanguinando abbondantemente e si contorceva sul pavimento a causa del dolore; gli sguardi di diversi sconosciuti erano puntati su di loro, qualcuno stava gridando di chiamare la polizia.
-Basta una sola coltellata, mira alla gola- continuò ad insistere il killer, facendo dondolare il coltello che le porgeva. -Avanti, fallo-.
-No!- gridò Selin, che voltando la testa in direzione delle scale si accorse di un tremendo particolare che fece aprire una voragine nel suo stomaco: la piccola Felia era in piedi sul bordo della scalinata, aveva assistito a tutta quanta scena.
Il suo viso rotondo era pieno di lacrime, stava tremando vistosamente e sembrava essere caduta in un profondo stato confusionale.
-..P..Papà?-.
La bambina indossava un paio di ballerine rosa ed un pigiama sporco, che doveva essersi infilata da sola siccome era girato al contrario; la sua vista iniziò da subito ad appannarsi e la sua testa a girare nel momento in cui posò gli occhi sulla pozza rossa sulla quale il suo papà stava intingendo il corpo, agitandosi come un pesce sulla battigia. Dischiuse le labbra per dire qualcos'altro ma non vi riuscì, perché solo un attimo dopo le forze abbandonarono del tutto il suo piccolo corpo e lei crollò a terra, distesa sulla moquette logora.
-Felia...- mugolò Selin, facendo un passo in sua direzione. Ma prontamente Jeff la afferrò per un braccio e la tirò con forza verso di sé, seppur il movimento improvviso gli avesse causato una poderosa fitta di dolore.
-Concentrati, cazzo! Dobbiamo andare via da qui, ci faranno arrestare entrambi!-.
Spostando lo sguardo su Phil, che allungava una mano verso di lei come stesse implorando il suo aiuto, la ragazza scosse la testa.
-No... No!- balbettò in preda al panico.
Pensò che avrebbe dovuto occuparsi di quell'uomo e della bambina, chiamare i soccorsi con la massima urgenza: non importava che cosa sarebbe accaduto dopo. Ma proprio mentre pensava a questo all'improvviso sentì una mano aggrapparsi alla sua caviglia e scuoterla, nel tentativo di farla cadere giù.
-Maledetta troia!- le gridò Phil, tra i rantoli di dolore. -La pagherete... Non ho paura!-.
E solo allora lei capí che l'uomo non stava cercando il suo aiuto, ma continuava imperterrito a sputarle addosso il suo odio con le ultime forze rimaste. Non era neanche più un grado di reggersi in piedi a causa delle sue condizioni, eppure aveva ugualmente tentato di aggredirla ancora un volta.
E Selin, che era ormai esausta di tutto quanto, in quel momento valutò per davvero di afferrare il coltello di Jeff ed usarlo contro Phil; ebbe tuttavia giusto il tempo di pensarlo, perché il killer scelse di risolvere la questione a modo suo giusto un secondo dopo: conficcò la lama affilata nel collo dell'uomo sgozzandolo con un solo affondo, per poi rivolgere a Selin uno sguardo spazientito.
-Ora muoviti, non abbiamo tempo- le ordinò.
-Non abbandono la bambina!- ribatté lei, mentre rapidamente risaliva la rampa di scale per raggiungere Felia. Il suo fu un gesto istintivo, forse in quel momento non ragionò a mente lucida ma si lasciò trasportare totalmente dal suo istinto protettivo nei confronti della piccola.
Chinandosi a terra afferrò il suo corpicino con entrambe le braccia e lo strinse al petto, sollevandolo con evidente fatica. Fu subito rincuorata dal fatto che potè sentire la pulsazione delle sue vene sulle dita, quella era la conferma che fosse semplicemente svenuta a causa del trauma vissuto, e che probabilmente non avrebbe avuto ripercussioni fisiche.
-Porca troia, non abbiamo tempo per questo!- sbottò Jeff, che impaziente continuava a guardarsi attorno cercando di capire quale sarebbe stato il percorso migliore per raggiungere una delle uscite, senza rischiare di venir bloccato da uno dei residenti che avevano assistito alla scena.
Ma Selin, imperterrita, restò ferma nella sua decisione. -Non la lascio qui, suo padre è morto e non ha nessuno!- esclamò. Così, nonostante il peso del suo corpo limitasse parecchio i suoi movimenti, la ragazza si precipitò verso i piani inferiori con Felia stretta tra le braccia.
Non aveva idea di cosa sarebbe successo dopo, neanche sapeva spiegarsi il perché lei avesse deciso di fidarsi di quel pazzo tanto da seguirlo, ma su una cosa lui aveva di certo ragione: sarebbero stati arrestati entrambi, se fossero stati catturati.
E anche se lei non aveva effettivamente fatto del male a nessuno spiegarlo alla polizia non sarebbe stato facile, considerato anche il fatto che i poliziotti sarebbero stati ben poco propensi ad ascoltare la verità raccontata da una clandestina.
Annaspando la castana corse più velocemente che potè seguendo con scrupolo ogni passo affaticato di Jeff, che pareva sapesse dove stava andando: infatti non si diresse verso l'entrata principale ma spalancò con un gemito la porta di una stanza della quale lei non conosceva neanche l'esistenza, per poi precipitarsi in direzione di una porta posta sul retro della struttura. Quella in cui si erano ritrovari era una camera vuota in cui le pareti erano molto più malconcie delle altre ed i pochi mobili presenti erano sommersi da un fitto strato di polvere bianca, segnali che indicavano come quel posto non venisse utilizzato da molto tempo.
Con un gesto deciso Jeff spalancò la porta e si affrettò ad uscire zoppicando in modo vistoso, per poi voltarsi indietro ed assicurarsi che lei facesse lo stesso.
-Continua a seguirmi- le ordinò, con una tranquillità disumana. -Conosco un modo sicuro per allontanarci dalla città in fretta-.

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