ƈą℘ıɬơƖơ 21

2.9K 320 47
                                    

Trattenendo il fiato Selin restò immobile a fissare il volto di Jeff.
Lui sembrava rifiutarsi di ricambiare il suo sguardo, come se per qualche ragione stesse provando vergogna.
-Per quale motivo mi hai risparmiata?- gli chiese mentre volgeva un'occhiata a Felia, come a volerla rendere partecipe alla conversazione. Dopotutto riguardava anche lei.
Il giovane killer non osò muovere un solo muscolo, ma si limitò a rispondere senza più opporre resistenza. Sembrava piuttosto affranto.
-Non lo so- disse soltanto, con un tono di voce estremamente piatto.
-In ogni caso per te è finita. Domattina chiamerò aiuto e farò aprire la porta, poi andrò alla polizia- annunciò subito dopo la ragazza, stringendosi nelle spalle. Non voleva di certo che lui pensasse di ottenere la sua grazia dopo ciò che le aveva fatto, intendeva rendere chiara la sua volontà di fargli pagare tutto quanto.
-E fino a quel momento mi assicurerò che non cerchi di liberarti-. Si alzò in piedi con un movimento nervoso e prese Felia per mano, conducendola sul fondo della stanza ove era ancora distesa la sua coperta; la invitò a sdraiarsi, poteva solo immaginare quanto lei fosse esausta a quel punto.
-Va tutto bene, adesso mi stendo qui accanto a te- le sussurrò all'orecchio, sistemando con una mano i ciuffi disordinati dei suoi capelli biondi.
Da allora Jeff non disse più una sola parola, e continuò a fissare il soffitto con uno sguardo privo di espressioni. Non batté ciglio neanche dopo aver sentito quelle ultime parole che Selin gli aveva vomitato in faccia con rabbia, aveva immaginato che prima o poi lei avrebbe preso quella decisione: era ciò che avrebbe fatto chiunque nella sua situazione. Incluso lui stesso, probabilmente.
La prospettiva di venire arrestato e sbattuto in una prigione dalla quale probabilmente non sarebbe mai più uscito era una cosa che avrebbe dovuto preoccuparlo parecchio, invece in quel momento non ebbe alcun tipo di reazione. Aveva l'impressione che in realtà non gli importasse affatto.
Chiuse gli occhi, fece un paio di lunghi sospiri e ripeté a se stesso che forse quella sarebbe stata la volta buona: in un modo o nell'altro tutto sarebbe finito, ed ora si sentiva così impassibile da non porvare più alcun sentimento di rabbia.
Tentò di dormire senza riuscirci, mente Selin a qualche metro di distanza cullava la bambina distesa a terra per farla sentire al sicuro; quella notte parve essere molto più oscura e lunga delle altre.
La temperatura all'interno della stanza scese in modo vertiginoso con il passare delle ore, un silenzio tombale avvolgeva l'ambiente circostante unito al nauseante odore di muffa e sporcizia che riempiva ogni centimetro attorno.
I rami di un albero picchiettavano contro alle vetrate del piano inferiore.
Era ormai quasi giunta l'alba quando accadde qualcosa che Selin non aveva affatto previsto, in modo tanto improvviso e violento da terrorizzarla: mentre si trovava in dormiveglia con la piccola ancora avvolta tra le braccia, sentì dei piccoli lamenti fuoriuscire dalle labbra tese di Jeff che si fecero man mano sempre più ravvicinati ed intensi.
Lui si stava agitando sul suo letto, sembrava tentare di muoversi nonostante l'impedimento della catena che bloccava le sue braccia.
Confusa la ragazza si alzò in piedi facendo molta attenzione a non disturbare il riposo di Felia, e avvicinandosi con grande titubanza si rese conto che il killer stava affondando la testa nel cuscino e serrando le mandibole, come stesse sopportando a stento un forte dolore sembrava provenisse dalle sue gambe: lo capiva dal modo in cui le agitava ossessivamente tra le lenzuola aggrovigliate.
Le fasciature sul suo corpo erano nuovamente zuppe di sangue.
-Che ti succede?- gli chiese a bassa voce, mentre con una buona dose di timore si posizionava al lato sinistro del letto.
Soltanto adesso che si trovava così vicina poté notare il modo in cui il moro stava tremando, e come la sua fronte si fosse inzuppata di sudore al punto che alcune ciocche di capelli si erano appiccicate alla sua fronte; respirava molto rapidamente, si contorceva in continuazione e sembrava quasi essersi disconnesso dal mondo attorno a lui.
-Hei- esclamò ancora Selin, richiamando la sua attenzione. -Che ti prende? Che sta succedendo?-.
Annaspando il ragazzo su voltò verso di lei, le sue palpebre erano spalancate ed il suo sguardo esprimeva una profonda sofferenza; sembrava confuso, la sua mente era fortemente obnubilata.
In altre occasioni Jeff non avrebbe mai richiesto spontaneamente aiuto per una questione di orgoglio, ma la situazione in cui si ritrovava era ben oltre ciò che era in grado di gestire.
Non aveva scelta.
-Aiuto... Aiutami- mormorò, mentre con una mano stritolava un lembo delle lenzuola. -Mi serve la... Mi serve la roba- riuscì a blaterare a stento, emettendo poi un lamento soffocato.
La ragazza scosse lievemente la testa socchiudendo le labbra e si guardò un paio di volte intorno, per cercare di capire a cosa lui si stesse riferendo. -Roba? Quale roba?- chiese, per poi realizzare subito dopo che stesse parlando della droga che conservava nel cassetto.
Certo, doveva essere in crisi di astinenza.
Pensò che avesse senso: dopotutto si trovava legato già da diverse ore, e non aveva idea di quale fosse stata l'ultima volta che si era fatto.
Dopo aver brevemente ragionato sul da farsi, ovvero se intendesse davvero aiutarlo di nuovo o lasciare che patisse tutto il male che si era meritato, frettolosamente Selin recuperò uno dei due piccoli sacchetti di plastica che contenevano la sostanza e lo estrasse, sgringendolo nel palmo. Si voltò poi verso di lui ancora incerta, questa volta però avere il totale controllo della situazione non le piacque affatto: Jeff sembrava star soffrendo davvero moltissimo, e non avrebbe umanamente potuto ignorare la cosa.
-Ti prego, dammela...- bisbigliò ancora il ragazzo, torturato da continue fitte di dolore. Aveva l'impressione che i muscoli delle sue gambe fossero penetrati contemporaneamente da un migliaio di aghi, l'intero suo corpo era scosso da continui violenti tremori ed una sensazione di panico assoluto lo stava divorando.
-Ne ho bisogno, per favore-.
Poco dopo Selin sbuffò pesantemente per liberarsi della tensione, lo raggiunse infastidita e gli porse il sacchetto unitamente al piccolo rotolo di carta che lui utilizzava per inalare la sostanza, lanciandogli un'occhiataccia.
-Eccola qui la tua merda, contento?- ghignò.
Nonostante gli fosse impossibile sollevare la schiena ed eseguire la maggior parte dei movimenti, il killer riuscì a sniffare una piccola porzione di coca abbassando la testa sul materasso; ottenne un sollievo pressoché immediato alle sue sofferenze dopo la prima inalazione della sostanza, che fu seguita da altre due.
Si riempì entrambe le narici per poi tornare a sprofondare la testa sul cuscino. Una sensazione di profondo benessere lo pervase, tutti i muscoli del suo corpo finalmente si rilassarono e nel giro di pochi minuti riusì a recuperare del tutto il controllo della sua mente.
-Grazie... Cazzo, grazie infinite-.
Selin assunse un'espressione disgustata, e con un gesto deciso recuperò il resto della droga e la gettò a terra poco distante: non le andava proprio di lasciarla a sua disposizione.
Lo osservò in silenzio senza più dire una parola, ancora una volta ciò che vide nel suo sguardo fu il riflesso di una persona profondamente fragile che semplicemente indossava una spessa corazza; per questo motivo faceva fatica ad odiarlo nonostante tutto.
Ne aveva pena.
Subito dopo essersi tranquillizzato Jeff tornò a fissare il vuoto, come fosse tornato ad immergersi totalmente nei suoi pensieri; di tanto in tanto chiudeva le palpebre per qualche secondo, ed espirava lentamente.
Si sentiva uno sciocco e odiava quella sensazione.
Con la coda dell'occhio osservò Selin che tornava dalla piccola Felia, la vide sedersi a terra con la schiena poggiata contro alla parete ed attese con pazienza che tornasse a sonnecchiare in attesa del giungere delle prime luci dell'alba.
Pensò che forse aveva ancora una possibilità.
Sfruttando la tiepidissima luce che penetrava dalla finestra per controllare in quale modo era stato legato notò la presenza di un dettaglio incoraggiante: il suo continuo agitarsi di poco prima aveva indebolito la struttura del letto nel punto in cui la catena vi era stata avvolta, ed ora sarebbe stata sufficiente un poco di astuzia per farla scivolare fuori dall'asta di ferro.
Avrebbe potuto liberarsi, probabilmente anche senza che farsi notare in alcun modo.
Attese così un paio di minuti durante i quali restò completamente immobile ad ascoltare il lieve fruscio del fiato di Selin, e una volta assicuratosi che lei stesse effettivamente sonnecchiando iniziò a sfilare via la catena con una serie di movimenti estremamente lenti e calcolati, generando solo un lievissimo tintinnìo.
Fu sorpreso di riuscire a farlo con così tanta facilità, ma ecco che poco dopo il suo polso destro era libero. Non poté fare altrettanto con quello opposto, ma era certo che non sarebbe stato necessario.
Così, fingendo con astuzia di essere ancora immobilizzato nella stessa posizione restò disteso nel suo letto, fino a che non fu la stessa Selin a muovere i primi passi lungo la stanza con l'arrivo delle prime luci dell'alba.
Voltandosi incrociò il suo sguardo, che lei ricambiò subito: sembrava essere piuttosto tranquilla, non aveva idea di quanto si trovasse in pericolo in quel momento.
-Non guardami in quel modo- gli disse la ragazza con la testa bassa; iniziava a sentirsi in colpa, seppur fosse razionalmente convinta di star facendo la cosa giusta. Sul suo viso ancora intontito dalla nottata quasi del tutto priva di sonno era apparso dell'evidente imbarazzo mentre pronunciava quelle parole, e fu un dettaglio che a lui non sfuggì.
Il killer emise un piccolo sorriso beffardo e spostò poi lo sguardo sulla scrivania, ove giaceva una bottiglia d'acqua quasi del tutto vuota.
Pensò che a quel punto avrebbe dovuto improvvisare.
-Sto morendo di sete... Non è che potresti..- mormorò, indicando la bottiglia con un cenno del capo.
Selin piegò il volto in una smorfia, non sopportava più quel suo assurdo modo di comportarsi e desiderava soltanto andarsene; così, piuttosto irritata, afferrò la bottiglia e si avvicinò di qualche passo per poi lanciargliela rabbiosamente addosso.
L'oggettò impattò sul suo petto generando un tonfo, e tutto il resto accadde in un secondo o poco più: notando che Selin si trovava abbastanza vicina Jeff balzò in piedi con una velocità disumana e la afferrò bruscamente con la mano libera, mentre l'altra si trovava ancora incatenata alla sponda.
Bloccò i suoi movimenti ma non le fece male, non agì con violenza: si assicurò soltanto che lei non potesse facilmente liberarsi dalla presa, applicando tutta la forza necessaria a questo.
-Calma, stai calma, non ti agitare- le sussurrò, mentre premeva il corpo della ragazza contro al suo petto. -Anche perché potrei trovarlo divertente-.
Selin sentì mancarle il fiato, per un paio di secondi faticò a capire che cosa fosse appena accaduto. All'improvviso si ritrovava intrappolata in quella presa, lui la stava stritolando fin quasi ad impedirle di respirare ma nel contempo le parlava con una calma stravolgente.
Intuí che non intendeva farle del male, o almeno così sembrava, ma non poté fare a meno di provare un intenso terrore.
Un'assoluta e soffocante disperazione le spezzò il fiato. Com'era potuta cadere un una trappola così stupida?
Tentò immediatamente di fare un passo indietro ma realizzò che non le era più possibile, ormai lui le stava bloccando anche la gamba destra premendo la suola di una scarpa sul suo piede: si trovava ancora una volta tra le zanne della bestia.
-Possiamo trovare un accordo per uscirne entrambi indenni, adesso?- esordì Jeff.

Più della Morte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora