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Selin deglutí bagnando la gola secca, mentre la mano di Jeff continuava a stringersi come se volesse stritolare la sua mascella.
Tremava, era paralizzata dalla paura ma fu ugualmente costretta a guardarlo dritto negli occhi per tutto il tempo: il volto del killer si trovava a pochi centimetri di distanza dal suo, ed era piegato in un ghigno di rabbia profonda.
Le sue labbra erano strette, la fronte aggrottata e stava respirando molto più velocemente del normale. Alcuni ciuffi dei suoi lunghi capelli attraversavano verticalmente il suo viso, e venivano sospinti dal suo fiato.
-È... È solo una bambina...- riuscì ad esclamare con evidente fatica.
In risposta Jeff applicò una forza ancora maggiore alla mano con la quale aveva afferrato il mento della ragazza, stringendo fino a farle molto male.
-Non è un mio problema- esclamò, con un'espressione di disgusto. Il tono della sua voce si era nuovamente fatto piu profondo e distaccato, quasi come se non gli appartenesse -L'hai coinvolta, è una testimone adesso. Quindi cosa pensi che dovrei fare?-.
Nel frattempo, dietro alle spalle del killer, la piccola Felia si era allontanata strisciando sul pavimento lercio riuscendo a raggiungere l'angolo della parete più lontano dagli altri due. Terrorizzata a morte, piangeva silenziosamente asciugandosi in continuazione le lacrime con la manica del maglioncino. Tutto ciò che voleva adesso era uscire da quella stanza, e forse fu proprio allora che per la prima volta desiderò davvero l'arrivo del suo papà: si sarebbe arrabbiato, forse l'avrebbe sgridata duramente, ma di certo avrebbe preferito tutto ciò al restare chiusa a chiave li dentro assieme a quel terrificante individuo.
Selin emise un lamento di dolore, sforzandosi di continuare a parlare nonostante l'impedimento. -Non sa niente, te lo giuro..- balbettò. -Per favore, avrà otto anni...-.
-Non raccontarmi balle, maledetta troia!- gridò a quel punto Jeff, assestandole un violento pugno sulla spalla sinistra. -Ha pronunciato il tuo nome poco fa, dunque sa chi sei. Non mi bevo questa stronzata-.
Annaspando la ragazza strinse le palpebre e sollevò una mano tremante, con la quale tentò di massaggiare la zona che era appena stata colpita.
-Non parlerà. Ti giuro che non parlerà...- continuò a ripetere scoppiando a piangere per la disperazione. Non avrebbe mai potuto sopportare che una povera bambina dovesse pagare un prezzo così alto, a causa di un suo errore: se fosse esistito un modo per tornare indietro nel tempo e non chiedere aiuto a Felia, di certo lo avrebbe fatto.
Ma ormai era troppo tardi, e poteva soltanto aggrapparsi alla fragile speranza che quel mostro non le avrebbe fatto realmente del male.
Trattenne il respiro per alcuni secondi, e sentì la mano del killer liberare finalmente le sue mandibole dalla presa; era tornato in posizione eretta, aveva fatto un passo indietro allontanandosi da lei di qualche decina di centimetri.
Dall'alto in basso la osservò in silenzio, per poi voltarsi indietro e spostare il suo sguardo terrificante in direzione della bambina rannicchiata nell'angolo sul fondo della stanza.
La osservò in silenzio: la piccola aveva avvolto le gambe piegate con entrambe le braccia, e posando il mento sulle ginocchia si dondolava lievemente mentre in silenzio piangeva. Tentava con tutta la sua forza d'animo di non far rumore, seppur di tanto in tanto le scappasse un timido lamento che saliva dalla gola senza che lei riuscisse ad impedirlo. Era terrorizzata, i suoi occhi spalancati erano colmi di lacrime, eppure continuava a sforzarsi nel non piangere a voce alta.
Le guance di Jeff si sollevarono in modo appena percettibile, mentre la osservava in quel modo; difficile comprendere che cosa stesse pensando, ma per qualche ragione parve apprezzare il coraggio dimostrato dalla bambina.
Forse per un attimo valutò che avrebbe davvero potuto risparmiarla, dopotutto non si trattava di una minaccia tanto grande; ma poco dopo, così come aveva all'improvviso cambiato atteggiamento poco prima, sembrò invertire completamente la rotta ancora una volta.
Con un gesto deciso Jeff estrasse il suo coltello dalla tasca e si avvicinò minaccioso alla bambina, la quale continuò a restare immobile nello stesso angolo in si stava ossessivamente dondolando.
Si fermò ad un passo da lei e con violenza la afferrò per i capelli, affondando le dita pallide tra i suoi boccoli biondi e costringendola a sollevare il volto verso l'altro. A quel punto la sua gola era allo scoperto, ed a un palmo di distanza dalla lama affilata e lucente del coltello.
Lo sguardo della piccola Felia si riempì di terrore ma non riuscì a parlare: emise un rantolo mentre spostava lo sguardo sull'arma, conscia di ciò che le sarebbe accaduto da lì a poco.
Quelli sarebbero stati gli ultimi secondi della sua vita, nonostante l'avesse vissuta per così pochi anni; non sarebbe mai diventata una donna, neanche una ragazza. Sarebbe morta nel peggiore dei modi ancor prima di arrivare a compiere nove anni.
Jeff strinse il pugno con il quale reggeva il suo coltello, era pronto a sferrare il colpo ed un brivido di adrenalina stava già attraversando il suo corpo causando un brivido di piacere lungo la schiena nel pregustarsi l'uccisione; ma proprio in quel momento un grido a squarciagola rimbalzò sulle pareti e parve quasi farle tremare.
Il killer si fermò all'istante, con l'arma ancora stretta tra le mani.
-Uccidi me!-.
Selin aveva utilizzato tutto il fiato che aveva in gola, mentre strattonava la catena con ogni sua forza. -Uccidi me, ti prego!- ripeté, annaspando.
Stordito Jeff restò fermo per alcuni secondi con lo sguardo fisso sul volto paonazzo della bambina, che di certo aveva capito di aver quasi perso la vita, ma ancora non si azzardava a gridare. Stava ricambiando il suo sguardo con quel paio di occhi grandi e profondi, che erano stati deturpati da un'espressione di sottomissione e terrore.
Lentamente il ragazzo si voltò indietro, dove Selin continuava a richiamare ossessivamente la sua attenzione. -Lei non ha nessuna colpa, ti scongiuro uccidi me se proprio devi farlo-.
La sua voce si era fatta decisa, aveva smesso di tremare: intendeva davvero sacrificarsi, per impedire la morte della piccola.
E questo, per qualche ragione, sembrò scuotere l'anima gelida del killer che in quel momento sembrava non sapere più che cosa avrebbe potuto o voluto fare. Qualcosa nei meandri della sua mente sembrò risvegliarsi, una cosa molto simile ad un accenno di compassione ed umanità che lui teneva ben nascosto sotto a quella spietata corazza costruita con il sangue di troppi innocenti; odiava profondamente percepire quella sensazione che lo faceva sentire sbagliato, e fu per questo che un'indomabile rabbia iniziò a risalire dal suo stomaco.
-Ti accontento subito- ghignò, avvicinandosi a passo svelto con il coltello ancora ben stretto nella mano. Come poco prima aveva fatto con Felia le afferrò i capelli ed iniziò a tirarli con forza, mentre con l'altra mano era pronto a sferrarle un mortale colpo alla gola.
Si sentì pervadere dalla piacevole sensazione di avere tutto sotto controllo, di stringere tra le mani la vita di una persona inerme e sottomessa alle sue volontà, e soprattutto di poter decidere della sua sorte.
Sperimentò una forte eccitazione sessuale in quel momento, cosa che sarebbe dovuta accadere quando aveva tentato di violentarla e non adesso, ma non si soffermò a pensarci troppo.
Si sentì potente, ed anche se ogni altro omicidio compiuto fino ad allora gli avesse donato la medesima sensazione di onnipotenza, questa volta era diverso: quella ragazza era molto bella, aveva un forte carattere, ed era stato in sua compagnia molto più tempo rispetto al solito. Ucciderla adesso gli avrebbe dato una scarica di piacere decisamente molto superiore alla media, ed era proprio ciò di cui adesso aveva bisogno.
Per non sentirsi più sbagliato, fallito o debole.
Il killer sorrise beffardo nel vedere gli occhi di Selin riempirsi di terrore per poi chiudersi, arrendersi al suo volere.
Con decisione sferrò il colpo con tutta la forza che aveva, voleva essere certo di tagliare la carotide in modo immediato.
Un solo colpo, ma che fosse mortale.
Affondato con precisione come solo lui sapeva fare.
Ma anziché il suono grottesco della lama che taglia le carni senza pietà, nella stanza echeggiò un rumore molto diverso: il coltello aveva impattato con violenza contro alla parete retrostante, scavando un solco nell'intonaco ammuffito per quanto era stato scagliato con forza.
Qualche pezzo di vernice sgretolata cadde a terra, assieme a una nuvola di polvere.
Jeff sbatté le palpebre più volte, trattenendo il fiato: senza neppure essersene reso conto coscientemente aveva deviato il colpo evitando di colpirla.
Una sensazione di panico lo assalì nell'immediato mozzandogli il fiato, non riusciva a spiegarsi che cosa fosse appena accaduto e questo lo faceva uscire fuori di testa.
-Che cosa mi hai fatto?!- gridò a pieni polmoni, incurante del fatto che dall'esterno qualcuno avrebbe potuto sentirlo. -Che cazzo mi hai fatto?!- ripeté annaspando.
Selin sollevò timidamente la testa e portò una mano alla gola come volesse assicurarsi che davvero fosse ancora tutta intera; lei stessa non riusciva a capire, fino ad un attimo prima era stata assolutamente certa che quella per lei sarebbe stata la fine di ogni cosa.
Eppure respirava ancora, il suo cuore batteva, e non era stata ferita in alcun modo.
Tremante e confusa incrociò lo sguardo del ragazzo chino su di lei e si rese conto dal suo sguardo che lui sembrava non sapere più neanche dove si trovasse: era profondamente scosso, probabilmente anche più di lei.
E la confusione che tormentava la mente di Jeff, un attimo dopo, si tramutò ancora in una furia mostruosa.
Lasciò cadere a terra il suo coltello ed afferrando la catena iniziò a strattonarla, per poi assestare a Selin un calcio dritto in pancia. -Maledetta!- le gridò, mentre ne sferrava un secondo. -Perché non riesco ad ucciderti!-.
Non fu sicura se quella fosse un'affermazione oppure una domanda, anche perché adesso era intenta ripararsi dai colpi come meglio poteva portando entrambe le mani a protezione del petto e dello stomaco. Ma questo non le impedì di schivare il furioso pugno che ricevette un attimo dopo, dritto sulla guancia, a seguito del quale iniziò a sentirsi in procinto di svenire.
Percepì chiaramente il sapore metallico del sangue sulla lingua.
-Ti prego basta...- riuscì a borbottare, in preda alle fitte di dolore che provenivano ormai da ogni parte del suo corpo. -Ti scongiuro...-.
A pochi metri di distanza la piccola Felia piangeva a dirotto, incapace di intervenire. Teneva la testa nascosta dietro alle mani come tentasse di dissociarsi mentalmente da tutto l'orrore che la circondava, ma senza riuscirci per davvero.
Un ultimo calcio raggiunse il petto di Selin ormai esausta, fino a che la rabbia del killer non sembrò essersi esaurita: lo vide indietreggiare di un passo, con entrambe le mani chiuse in due pugni stretti e la bocca socchiusa.
Stava tremando, forse per la rabbia, forse per la paura scaturita da quella perdita di controllo; ma allo stesso tempo, nonostante la sua ferocia, agli occhi di Selin apparve molto più insicuro di quanto non volesse dimostrare.
Neanche lui aveva idea di cosa stesse accadendo all'interno della sua mente.

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