ƈą℘ıɬơƖơ 22

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-Levami le mani di dosso!- esclamò Selin mentre tentava di indietreggiare senza riuscirci.
Con entrambe le mani premute sul petto del killer tentò di allontanarlo da lei, ma ancora una volta non poté contrastare la sua maggior forza fisica.
Jeff mantenne la presa sul suo corpo per diversi secondi, poi all'improvviso la lasciò e per poco lei non finí per cadere a terra.
-Ok, come vuoi tu- le disse, sollevando entrambe le mani in segno di resa, con uno strano sorrisetto sul volto. -Visto? Non voglio farti niente-.
La ragazza annaspando si portò entrambe le mani alla gola come stesse tentando di scacciare via la tremenda sensazione scaturita dal contatto, mentre indietreggiava di diversi passi per posizionarsi al di fuori del raggio d'azione che la lunghezza della catena conferiva al killer.
Neanche si rese conto di aver svegliato la piccola Felia, adesso che era concentrata su ben altro.
-Non azzardarti a farlo di nuovo- ghignò, mentre con un rapido sguardo si assicurava che lui fosse effettivamente ancora bloccato alla sponda del letto.
Lo era, ma solo con l'altra mano.
-Stai fermo dove sei-. 
Il moro annuì con il capo, continuando a mantenere la stessa posizione. -Va bene, va bene- borbottò, mantenendo un atteggiamento amichevole ma allo stesso tempo tremendamente imprevedibile. -Farò il bravo-.
-Selin...- mormorò frignando la piccola Felia, che timidamente si avvicinava alla castana con il fiato sospeso e le braccia avvolte attorno al petto. Era chiaramente spaventata dalla situazione, ancora una volta non riusciva a capire che cosa stesse accadendo.
L'altra la rassicurò in modo immediato. -È tutto ok, non ti spaventare. E' ancora legato- le disse, invitandola ad avvicinarsi e posizionandola dietro alla sua schiena, per assicurarsi che si trovasse al sicuro.
Tremava per la rabbia e per la paura, nonostante fosse abbastanza sicura che quanto aveva appena asserito fosse vero; puntò uno sguardo carico di rabbia sul volto apparentemente innocente di Jeff, con entrambi i pugni stretti.
-È finita caro Jeff, inutile che tenti di impietosirmi-.
Il moro si guardò intorno un paio di volte, mentre con grande fatica tentava di reggersi in piedi: zoppicava in modo vistoso, e l'impedimento della catena lo costringeva a mantenere la schiena inarcata in una posizione estremamente scomoda.
-Temo che non riuscirai ad andartene tanto facilmente- commentò poi il ragazzo, indicando la porta con la mano libera. -La chiave si è spezzata nella serratura, e giuro che non l'ho fatto apposta-.
Selin inarcò le sopracciglia, assumendo un'espressione stupefatta. Una scarica di rabbia percorse interamente la sua schiena. -Mi prendi per il culo?- esclamò, rabbiosa.
-No, guarda- rispose lui tranquillamente, continuando ad indicare la porta con naturalezza.
-Lo so che è bloccata- ghignò ancora l'altra. -Mi sto riferendo al fatto che ti stai comportando come se non fosse successo niente! Come se non mi avessi fatto nien...-.
-Shh!- la interruppe il killer, portandosi l'indice davanti alle labbra. -Perché devi fare tutto questo casino?-.
Un secondo brivido di rabbia attraversò interamente il corpo di Selin, si sentiva presa in giro e questo la stava facendo davvero impazzire.
-Tu sei completamente pazzo, pazzo!- gridò a squarciagola. -Non voglio più sentire la tua cazzo di voce, mi hai capito?!-.
Contro ogni sua previsione a quel punto lui si mise a tacere per davvero, sistemandosi a sedere sul letto e restando lì fermo a guardarla. Aveva assunto un atteggiamento completamente diverso rispetto a quello che aveva mantenuto nei giorni precedenti, sembrava proprio che la sua personalità fosse in grado di oscillare in modo rapido e continuo tra la follia, la crudeltà, la stupidaggine ed una profonda depressione.
Non necessariamente in questo ordine, e sempre in modo del tutto imprevedibile.
Voltandosi verso Felia la ragazza poggiò entrambe le mani sulle sue piccole spalle, e chinandosi le sussurrò all'orecchio. -Ora ti porto via da qui. Non ti muovere, ok?-.
Si avvicinò poi alla porta e si mise in ascolto nella speranza che nel frattempo qualcuno stesse percorrendo il corridoio o si trovasse nelle vicinanze; non udendo alcun rumore, poi, optò per la forza bruta.
Indietreggiò di qualche passo per prendere la rincorsa e sferrò una poderosa spallata sulla superficie di legno, che però non fu utile ad abbatterla.
Provò ancora, ed ancora, fino a che entrambe le sue spalle non iniziarono a farle davvero male; era certa che se fosse rimasta in trappola ancora per un singolo minuto sarebbe impazzita.
A quel punto le fu chiaro di non avere forza sufficiente, anche perchè non era la prima volta che provava a farlo, così passò al piano b: gridare.
-C'è qualcuno li fuori!? Aiuto!- esclamò a pieni polmoni, sbattendo nel contempo i pugni sulla superficie.
-Siamo chiusi dentro!- continuò.
Erano circa le sei del mattino, e nessuno dall'altro lato della parete sembrava in grado di udire le sue disperate richieste di aiuto; tuttavia, poco dopo, la voce di Jeff ruppe ancora una volta il silenzio che si era creato.
-..Magari potrei aiutarti-.
Selin si voltò di scatto, era così arrabbiata e stanca che ebbe l'impulso di raggiungerlo e prenderlo a sberle; ma quando incrociò ancora una volta il suo sguardo, posò gli occhi sul volto di una persona inerme, rassegnata, e frustrata almeno quanto lei.
Jeff era cambiato, ancora una volta.
-Prego?- ghignò la ragazza, lasciando cadere entrambe le braccia lungo i fianchi e assumendo un'espressione allibita.
Il moro abbassò la testa, facendo scivolare alcune ciocche dei suoi lunghi capelli davanti alle spalle ritratte.
-Credo di poterla abbattere- mugolò con un filo di voce.
Teneva lo sguardo basso perché non voleva vederla in faccia mente le parlava, e con una mano si aggrappava saldamente al materasso quasi come stesse facendo fatica a mantenersi in equilibrio.
Stordita Selin rimase immobile a guardarlo, pensando che quello non fosse altro che un trucchetto per convincerla a liberarlo: non si sarebbe lasciata ingannare in quel modo, non era certo così stupida.
Un silenzio assordante riempì la stanza, mentre in modo improvviso Felia iniziò ad avanzare con decisione verso il letto, avvicinandosi di conseguenza anche Jeff.
Selin non ebbe il tempo di intervenire, quando si rese conto della situazione la piccola si trovava già all'interno del raggio di azione del killer; si era posizionata proprio davanti a lui, e con una mano aveva afferrato la catena ancora legata al suo polso sinistro.
-Felia, no!-.
Il grido disperato di Selin rimbalzò violentemente sulle pareti, e subito dopo trattenne il fiato restando immobile con le braccia allungate in avanti: temeva che se fosse intervenuta in qualche modo avrebbe potuto scatenare una reazione aggressiva da parte di Jeff.
-Allontanati da lui, subito!- le ordinò, con la voce che tremava.
Ma la piccola ignorò volontariamente il suo richiamo, e con la catena stretta nella mano sollevò lentamente la testa; il suo viso rotondo, contornato da quella folta chioma di boccoli biondi, si piegò in un timido e dolce sorriso.
"La ucciderà".
Jeff incrociò il suo sguardo, immobile, impassibile, pietrificato. Non mosse un solo muscolo neanche quando la bambina lasciando la catena afferrò direttamente il suo polso ed iniziò a tirarlo.
-Allora aprila tu la porta, io voglio uscire!- esclamò, troppo piccola ed ingenua per essere cosciente del pericolo.
"La ucciderà".
I successivi secondi sembrarono interminabili: lo furono per Selin, paralizzata alla sola idea di vedere la bambina venir massacrata davanti ai suoi occhi, e lo furono anche per Jeff, che fu profondamente scosso dal contatto di quella piccola mano sulla sua pelle.
"La ucciderà".
La osservò in silenzio per molti secondi. Poi, incredibilmente, ricambiò con un piccolo sorriso a malapena percettibile, che fece inarcare la profonda cicatrice sulle sue guance.
-Mi spiace piccoletta ma non posso, finché sono legato- le rispose.
Recuperando il controllo Selin si avvicinò rapidamente, afferrò la bambina e la spinse via allontanandola bruscamente da lui; non le importò del fatto che, così facendo, mise a repentaglio sua stessa sicurezza.
Si assicurò che Felia fosse al sicuro costringendola ad indietreggiare rapidamente fin sotto alla finestra, e nel farlo la spinse senza volerlo con eccessiva violenza.
-Selin...-.
La voce roca di Jeff raggiunse nuovamente le sue orecchie, mentre si stava assicurando che la bambina fosse tutta intera.
-Se mi liberi, posso farvi uscire da qui-.
La ragazza strinse le mandibole e chiuse le palpebre per un paio di secondi, chiedendosi che cosa avrebbe dovuto fare. Non le piaceva affatto l'idea, non le andava di fidarsi di quel pazzo soprattutto perché aveva ormai capito che lui era in grado di cambiare totalmente atteggiamento nel giro di un secondo: adesso sembrava all'apparenza tranquillo ed amichevole, ma non poteva sapere che cosa sarebbe accaduto nel momento in cui sarebbe stato liberato.
Deglutí nervosamente ed emise un pesante sospiro, cercando di decidere il da farsi.
Scegliere di riporre fiducia in Jeff poteva rappresentare un grosso rischio, ma d'altro canto lui sembrava l'unico effettivamente in grado di risolvere la situazione.
-Non mi fido di te- disse a bassa voce, scuotendo la testa.
Il killer restò immobile, sul suo volto era dipinta un'espressione desolata. -Lo capisco- rispose, con un tono neutro. -..Non ti biasimo-.
L'altra aggrottò la fronte, istintivamente fece qualche passo avvicinandosi a lui. -Come posso avere la certezza che non ci farai del male, dopo che ti avrò liberato?-.
Ancora una volta il killer restò immobile nella stessa posizione. -Non puoi averla, e non credo che darti la mia parola sarebbe sufficiente-.
-Infatti non lo è- ribatté lei.
Eppure, nonostante l'incertezza e la paura di ciò che sarebbe potuto accadere, alla fine Selin si lasciò convincere da quelle parole; non che avesse altra scelta, almeno per il momento.
Con estrema ed evidente titubanza si chinò davanti a lui e afferrò la catena di ferro che bloccava la sua mano, sfilando poi la piccola chiave che aveva fino ad allora conservata nella tasca dei pantaloni. Mentre la inseriva nel lucchetto controllava con la massima attenzione ogni più piccolo movimento del corpo di Jeff, per assicurarsi che non tentasse ancora di aggredirla.
Ma lui, fermo come una statua, si limitava ad osservarla.
Il rumore generato dall'apertura del meccanismo scaturì nella castana un brivido; fece scivolare la catena fuori dalla morsa, lasciandola poi cadere sul pavimento in modo disordinato.
Qualunque cosa sarebbe accaduta adesso, sarebbe stato troppo tardi per avere un ripensamento.
Con preoccupazione si allontanò immediatamente da Jeff, che era finalmente libero, raggiungendo la bambina e posizionandosi davanti a lei per farle da scudo con il suo stesso corpo.
Il killer sollevò le braccia e massaggiò i polsi, poi roteò poi le spalle doloranti che erano rimaste bloccate nella stessa posizione per troppo tempo.
Sembrava soddisfatto.
-...Grazie-.

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