64 Sensi di colpa

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Hawks pov
Alle spalle di una finestra, osservavo agitato tutti i soldati che mi circondavano.
"In ginocchio! Mani in aria!"
D'un tratto sentii qualcosa di diverso, riuscivo a percepire le ali, segno che mi era tornato il quirk.
Stavo per arrendermi e obbedire ai loro ordini, ma sentii delle voci sconosciute provenire da sopra e mi voltai verso di esse. Capii che si trattava subito di T/n, perciò mi voltai nuovamente verso i soldati. Feci un parso indietro finendo per toccare con la schiena il distacco tra il muro e la finestra; mi buttai violentemente all'indietro rompendo la finestra, i quali pezzi finirono per terra e in acqua. Fuori dalla nave, sbattevo le mie ali per rimanere sospeso in aria, la brezza marina si scaraventava contro di me, scompigliandomi i capelli, e anche contro le mie ferite. Diciamo una cosa non molto piacevole.
Presi al volo T/n, afferrai le sue cosce per non farla cadere e mi diressi il più lontano possibile.
Non avevo la minima idea di dove stavo andando, d'altronde intorno a noi c'era solo mare e leggera nebbia.
Era come se un grande peso si fosse tolto dentro di me, finalmente eravamo usciti da quella merdosa nave.
L'atmosfera aveva un non so che di imbarazzante, T/n non spiccicava parola e si limitava a cambiare di tanto in tanto posizione per mettersi più comoda, invece io avevo paura a dirle o chiederle qualcosa. Probabilmente era la prima volta che non volevo parlare con T/n, semplicemente perché non sapevo cosa dire senza far sembrare ancora più pesante e imbarazzante l'atmosfera tra noi due. Per fortuna che non ci vedevamo in faccia, altrimenti sarebbe stato ancora più difficile. Cercavo qualsiasi cosa da poter dire, ma tutte quelle che mi venivano in mente riguardavano lei e suo padre e, dopo quello che è appena successo, non so quanto abbia voglia di rispondermi. Ero scioccato e lei lo era sicuramente più di me.
Aveva appena vissuto per un'altra volta il suo passato, forse era meglio non parlare e basta, lasciando questa atmosfera.
Per fortuna non mi ci volle molto per trovare la terra. Atterrai su un marciapiede che sulla destra dava una strada. Non c'era nessun movimento sulla strada, nessuna persona e nessun rumore, ma solo quello delle onde che si infrangevano sulla sabbia e il cielo era ancora scuro. T/n era ancora tra le mie braccia e io la tenevo stretta a me con le braccia sulle sue curve. Non sembrava essere intenzionata a scendere. Guardandomi intorno, mi accorsi che non eravamo poi così lontani da casa mia, almeno era fattibile per uno con il mio quirk. Nonostante la poca distanza, forse era meglio riposarsi in un motel e partire dopo qualche ora. Ero stanco, le mie ferite stavano peggiorando, ero più bianco di un cadavere e mi girava la testa e in più, anche se il mio quirk era tornato, mi sentivo le ali deboli.
Saranno state le 5:30 del mattino, quindi a momenti le strade si sarebbero riempite di persone dirette a lavoro.
Quante ore saranno passate da quando ci eravamo intrufolati nella nave?
Tastai le mie tasche, ma ovviamente il mio telefono non c'era e sicuramente neanche T/ n c'è l'aveva con sé.
Ora però, era arrivato il momento in cui avrei dovuto parlare a T/n.
"T/n vuoi scendere?"
Come risposta ebbi un profondo respiro seguito da un silenzio tombale con la sua schiena che si alzava e abbassava lentamente. Si era addormentata. Decisi, quindi, di mettere in atto l'idea di prendere una stanza nel primo motel che avrei visto, sperando mi avrebbero fatto entrare.
Quando lo trovai, fortunatamente aperto, entrai e la proprietaria mi riconobbe subito come l'eroe numero 2 e venne da me di corsa. Era una donna sulla sessantina, rughe evidenti, capelli grigi e vestiti di lana anni '80. La sua espressione felice scomparve immediatamente quando mi vide pieno di ferite e sporco di sangue, trasformandosi in una di terrore.
Iniziò a bombardarmi di domande sul cosa mi fosse successo, ma le ignorai tutte.
"Non è il momento, dammi una stanza e tra qualche ora me ne vado"
Odiavo essere scortese con i miei fan e le persone in generale, ma non era proprio il momento di farmi certe domande e trattenermi lì.
"Ok, ma perché non vai in un ospedale?"
"Perché di no"
Ripeto, odiavo essere scortese con i miei fan e le persone in generale, ma sta qui aveva rotto i coglioni, c'é fatti i cazzi tuoi.
Mi diede le chiavi di una stanza e corsi subito lì. Almeno aveva capito la situazione.
Non sono andato in un ospedale perché sapevo che T/n non ne sarebbe stata molto contenta, anche se sono comunque preoccupato per lei e; per quanto riguarda me, probabilmente mi sarebbe servito, ma avevo fiducia nel mio fisico e in me.
Aprii la porta di legno ed entrai, appoggiai delicatamente T/n sul letto matrimoniale ed ero indeciso se svegliarla per toglierle i proiettili prima che la sua carne si sarebbe rigenerata o farmi una doccia prima. Sapevo che dei miseri proiettili non le avrebbero fatto nulla, ma non volevo che la sua pelle si rigenerasse con all'interno essi e non volevo svegliarla, erano questi i motivi.
Perciò le tolsi la maglia tutta stracciata e sporca di sangue per poi buttarla. Il sangue si era seccato e le ferite superficiali, ma anche quelle un po' profonde si erano rimarginate. Quei suoi tagli non facevano altro che aggiungersi agli altri vecchi, sempre causati dalla stessa persona. Andai in bagno e di fretta presi una pinzetta che usai per estrarre i proiettili. Lentamente ne estrassi uno ad uno, i quali creavano, una volta tolti, del fumo dalla carne che si rimarginò subito.
Impregnai d'acqua un panno, tornai da t/n, mi risiedetti sul letto e lo passai sul suo corpo mezzo nudo. Non era molto, ma meglio di nulla, anche se poi avrebbe dovuto farsi una doccia. Sistemai meglio t/n sul letto, adagiandole la testa sul cuscino e le posai una coperta sul corpo, pensando avesse freddo essendo solo in reggiseno e mutande.
Mi sentivo sempre più debole pian piano, avevo le vertigini e iniziavo a vedere offuscato.
Lentamente, appoggiandomi e trascinandomi sulla parete, mi diressi verso il bagno, chiusi la porta senza svegliare T/n e iniziai a svestirmi. Lavai la pinzetta e mi tolsi i proiettili dalle mie ferite che caddero nel lavandino. Il sangue sgorgò velocemente coprendomi a righe gli addominali, sudavo freddo e iniziavo a tremare. Appoggiai le mani al bordo freddo di marmo del lavandino e chiusi gli occhi, prendendo un profondo respiro.
Completamente nudo, mi buttai sotto il getto d'acqua calda, stringendo le mie ali per il poco spazio.
Cos'ho fatto? Ho riportato la mia ragazza da suo padre, da tutti i suoi problemi e traumi. Mi ero pure detto e le avevo assicurato che l'avrei fatta sentire meglio, che le avrei fatto dimenticare tutto. Come possono definirmi l'eroe numero 2, se poi non riesco neanche a proteggere la mia ragazza?. Le avevo promesso il meglio, una vita più tranquilla al mio fianco e mi ero promesso di farle ricominciare una nuova vita...che razza di eroe sono? Che razza di fidanzato sono?
Rimasi lì per circa venti minuti a darmi la colpa su tutto, mentre l'acqua ricadeva sui miei capelli, sulle mie labbra fredde e carnose e sulla mia muscolosa schiena.
Finita, mi asciugai e tenni stretto un asciugamano sui miei fianchi, coprendomi le parti intime.
Privo di forze, mi sedetti sul letto ai piedi di T/n e mi coprii il volto con le mai, poggiano i gomiti sulle mie gambe.
D'un tratto una mano dalle dita gelide si appoggiò gentilmente sulla mia schiena. Mi voltai di scatto e i miei occhi incrociarono quelli azzurri di T/n. Aveva lo sguardo assonnato e spento e il volto pallido.
"Hey, tesoro-"
Sollevai la mano verso la sua guancia per accarezzarla, ma quando un minimo della mia pelle toccò la sua, lei si scostò bruscamente. Cazzo, non di nuovo. Dopo tutti i progressi che aveva e avevamo fatto come coppia. Avremmo dovuto ricominciare tutto da capo...
Ci guardammo silenziosamente, io con ancora il braccio alzato proteso verso di lei e lei che iniziò ad avere subito dei sensi di colpa per via della sua precedente azione. Ne ero rimasto triste, ma non potevo darlo a vedere.
"È meglio che vai a farti una doccia T/n, mm?"
Glielo chiesi nel modo più dolce possibile.
Lei fece un cenno positivo con la testa e tremolante per il freddo, si diresse verso il bagno.
Tutto questo si sarebbe sistemato nel meglio, ne ero sicuro.
Mi alzai per prendere i miei vestiti, purtroppo quelli sporchi essendo che non ne avevo altri con me, ma lasciai la giacca a T/n dato che i suoi vestiti erano proprio da buttare e rimasi a maniche corte.
Non appena mi infilai la maglietta, la testa iniziò a girarmi il doppio più potente di prima e la mia vista si offuscò completamente, sputai sangue e crollai per terra perdendo i sensi.

Angolo autrice
Ciao ragazziiiiii
Scusate se ci ho messo tanto a scrivere sto capitolo che fa pure cagare AHAHHAAH
Anyway, grazie della lettura, spero che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossimaaaa

Vuoto (hawks x reader)Where stories live. Discover now