13. Medius locus - luogo mediano

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Dannazione, era denutrito di emotività, ma non era cieco o immune alle curve femminili, e quel sedere era qualcosa di indescrivibile, un mezzo cerchio perfetto, sporgente, ipnotico, quasi da osannare. Sbigottito che tanta assurda perfezione appartenesse ad una figura tanto fastidiosa e apparentemente insipida, si accorse in ritardo che la tipa in questione gli stava scivolando dalla spalla per colpa dei continui movimenti esagitati. Come se la sua mano fosse stata spinta da una forza magnetica, con la scusa di non fare cadere la psicopatica, andò a sorreggerla con il palmo proprio ad un soffio dallo sgarro dei jeans. Le sue dita erano al confine dove la stoffa era strappata e sul punto di andare direttamente contro la pelle.

Ma che accidenti gli era preso.

Il sangue ribollì come se fosse infuocato ed era stato frustrante già doverla aiutare, ma quello era davvero troppo. Così, afferrata nuovamente salda la sua gelida lucidità, aveva depositato la ragazza con poco garbo su una sedia in legno con un cuore inciso nello schienale.
Quella casa sembrava davvero la dimora delle bambole, contemplò schifato.

Lei l'aveva guardato con il solito feroce astio, i suoi occhi si accendevano trasformandosi in cascate di luce che sembravano volerlo inglobare e sputare fuori per la ferocia, il suo volto era così espressivo che poteva leggere a chiare lettere la scritta "pervertito" tra le luci dorate delle sue iridi. Ma lui non si scompose, come al solito.
Non sarebbe stato attratto dalla selvaggia neanche se fosse stata l'ultima ragazza del pianeta.
Un paio di belle chiappe non significavano nulla, anche se sembravano davvero perfette...

Riemerse dai suoi pensieri quando lei gli domandò ancora una volta cosa intendesse fare per cena e a quel punto, rifiutare gli sembrò inutile e controproducente. Non che avesse appetito, ma il digiuno non era indicato in nessun caso e, infine, consumare un pasto in comune non avrebbe mai scalfito le sue granitiche intenzioni.

Ciò che non aveva previsto era di dover persino cucinare.

Si accomodò a tavola dopo aver distribuito in porzioni quella strana roba che lei gli aveva offerto come una prelibatezza ricca di storia.

Quella pietanza aveva un aspetto demoralizzante con quello strato di qualcosa di bianchiccio sopra e delle erbette sparpagliate sulla superficie. L'odore forte gli perforava le narici. Si chinò con la testa per annusare meglio e trovare un briciolo di stimolo che lo invogliasse a mangiare e, per un istante, il tempo placò la sua corsa cristallizzandogli il movimento delle cellule nel corpo, quando la forza di un déjà-vu lo colpì come un'onta, un affronto perché non poteva essere reale. Un moto fluido di insoddisfazione gli pervase le cellule come un tumore maligno, così come quell'odore riempiva polmoni e atmosfera. Era lì e non poteva estirparlo perché non ne conosceva l'origine, ma ogni parte del suo corpo era contaminata, ormai. Eppure, non riusciva a distinguere niente, a trattenere nulla tra le mani, come l'aria immagini o suoni sfuggivano dalla sua stretta, lasciando la scia solo di qualche odore.

-    Ti piace? – quella domanda apparentemente innocente lo destò infrangendo la cappa di confusione che gli volteggiava in testa e gli contraeva i muscoli.

-    Sono mai stato qui? – chiese con un impeto che non sapeva di possedere. La voce era arrivata direttamente dall'abisso che gli viveva dentro le viscere. Come se una forza oscura dentro di lui si fosse impadronita del suono e delle parole.

-    Cosa? – Harry non alzò gli occhi da quella forma strana, bianchiccia che aveva nel piatto fumante e che non gli ricordava assolutamente nulla. Allargò le narici ispirando ancora quel pizzicorio di formaggio e spezie che gli regalava una consistenza familiare sulla lingua, ma che sembrava più un inganno dovuto alla circostanza, al troppo vento che gli aveva picchiato la fronte. Strinse le dita in un pugno, la mano nascosta sotto il tavolo, sentendosi spoglio nel mostrarsi titubante davanti a lei, oltre che un idiota per essersi fatto sfuggire quella domanda insulsa.

𝐑𝐔𝐈𝐍𝐒 | HS |Where stories live. Discover now