1.7 • INNOMINABILI

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Delle biblioteche, onestamente, ricordavo a malapena uno scheletro. Nonostante avessi dovuto ormai esserci abituata, fu sconvolgente trovarmi davanti agli occhi queste costruzioni di marmo lucente, in tutta la loro magnificenza.

Negli ultimi giorni avevo pensato spesso alla faccenda del declassamento di geni e a quelle pagine mancanti del libro di Reijiro. Avevo provato a recarmi nella biblioteca di Villa Gregoriana, ma era stato un tentativo vano. Avevo bisogno di approfondire l'argomento ed ero nel posto giusto per farlo.

«Coraggio, entriamo» disse Yumi.

Facemmo appena in tempo a muovere un passo che Yumi si fermò.

«Onii-chan!» gridò, incredula, quando l'immagine del fratello e di un suo amico si stagliò davanti ai nostri occhi.

«Ciao».

«Cosa... ci fate qui?» domandò lei.

«Niente di particolare» rispose l'altro ragazzo, stringendosi nelle spalle «davamo un'occhiata in giro».

Mi accorsi che Reijiro mi guardava e mi sentii arrossire. Con la penombra del tramonto come complice, sperai con tutta me stessa che nessuno se ne accorgesse. Non sapevo perché mi facesse quell'effetto. Certo, era bello, non avrei potuto negarlo. Ma anche Nate lo era, per esempio. Eppure non stimolava in me quella violenta sensazione di...

«Io vado via» sentii alle mie spalle.

A parlare era stato Devon, che fissava Reijiro stringendo i pugni.

«Eh? E dove vai?» lo imbeccò Yumi.

«All'ippodromo».

«All'ippodromo? Ti ricordo che siamo venuti qui per accompagnare Ania!»

Stava succedendo qualcosa. Improvvisamente, avevo cominciato a sentirmi strana. Le mani presero a formicolarmi, così come la base del cranio. Dovevo muovermi, dovevo... avevo... sete. Avevo sete.

Proprio come quella volta in gita.

Devon era troppo arrabbiato. Avrebbe dovuto calmarsi subito. Perché, se non l'avesse fatto, io...

«Yumi, lascia stare» le disse Reijiro calmo, poi si rivolse a me. «Vieni, Ania. Ti accompagno io. È difficile orientarsi, là dentro».

«Tornate qui!» urlò Yumi, poiché Devon si stava trascinando via anche Iulian e Nate.

«Lasciali andare» ripetè suo fratello, senza togliermi gli occhi di dosso. «E cerca di calmarti. Altrimenti allontanati da Ania».

Yumi, nonostante stesse praticamente facendo il fumo dal naso, cambiò subito espressione non appena incrociò il mio sguardo.

«Oh, Ania, perdonami» disse, prendendomi le mani.

Ma io non ci stavo capendo niente. Mi sentivo oppressa dalla claustrofobia nonostante ci trovassimo all'aria aperta.

«Forse potresti portare Ania dentro» propose, rivolgendosi al fratello. «Io aspetterò qui fuori con Takeshi e...»

«No» rispose lui, calmissimo, accendendosi una sigaretta. «Non trovereste niente di quello che cercate, qui. Le pagine riguardanti i Vendicatori sono state strappate dai libri di tutto il regno e bruciate».

Non feci in tempo a soffocare tutto il mio malessere per consentire al mio provatissimo cervello di elaborare quell'informazione che sentii Yumi gracchiare:

«Perché ci hai fatto rimanere qui, allora?»

«Perché immagino che Ania abbia ancora delle domande a cui tu non hai saputo rispondere» rispose. «E perché era necessario che si allontanasse da Devon».

SPQTWhere stories live. Discover now