0 • PROLOGO

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Quando un foglio di quaderno accartocciato mi arrivò in testa, non fiatai e non mossi un muscolo. Sentii delle risatine alle mie spalle, poi la professoressa richiamò all'ordine.

«Che vuoi?» chiesi, voltandomi furtivamente verso la fonte del mio disturbo.

«Passami la versione» ordinò Roberta Rispoli, una mia compagna di classe, nonché una delle peggiori studentesse della scuola.

«No» risposi, secca, riprendendo a scrivere sul mio foglio.

Qualcosa di aguzzo mi pungolò la schiena, forse la punta di una matita.

«Se non mi passi la versione dirò a tutti quello che è successo in gita. A tutti, anche a lui».

Espirai profondamente dal naso, cercando di rimanere calma.

«Ok» dissi, infine.

Mi affrettai a ricopiare la versione in bella copia, poi mi feci scivolare la brutta dietro la schiena, in modo che potesse afferrarla.

«Rispoli e Mei!» urlò la professoressa, facendo voltare tutti dalla nostra parte. «Datemi immediatamente quel foglio!»

Sentendomi le guance in fiamme, guardai Roberta obbedire con aria mansueta.

«Che cosa significa?» le domandò la professoressa, guardandola da sopra gli occhiali a punta.

«Mei mi ha chiesto di farle copiare la versione, le stavo passando la brutta. Mi dispiace, professoressa» rispose Roberta, con la massima disinvoltura.

La professoressa voltò la sua siepe di capelli ricci e biondi e i suoi occhiali crudeli verso di me.

«Mei?»

«Non è vero. È stata Rispoli a chiedermi la brutta copia. Controlli pure, è la mia scrittura» risposi, cercando di mantenere un tono di voce stabile, nonostante il groppo alla gola.

La professoressa scrutò con attenzione la brutta copia, poi gli altri nostri fogli.

«Sembrerebbe la scrittura di Rispoli» concluse, infine.

«Professoressa» tentai, «ma non vede che sta usando una penna blu? La brutta è scritta con la penna nera che sto usando io».

«Mi dispiace, Mei» tagliò corto, senza guardarmi. «Devo ritirarti il compito. E stavolta ti becchi un due».

«Non preoccuparti di Rispoli, nessuno di noi pensa che tu possa aver copiato da lei» mi disse, in sala professori, la Di Pietro, la professoressa di greco, dalla quale ero andata a piagnucolare

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«Non preoccuparti di Rispoli, nessuno di noi pensa che tu possa aver copiato da lei» mi disse, in sala professori, la Di Pietro, la professoressa di greco, dalla quale ero andata a piagnucolare.

«Quella di latino lo ha pensato».

«No che non lo ha pensato, Melania. Tu sai cosa ha fatto il padre di Rispoli per la scuola. Aveva le mani legate».

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