𝟐𝟑

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«Avrei dovuto usare il pomeriggio per scappare.»

Mormorò Aled sul suo collo quando le baciò delicatamente la carne sotto l'orecchio, provocandole un risolino. 

«Abbiamo impiegato il nostro tempo in qualcosa di più produttivo.»

Gli afferrò il mento e lo baciò con trasporto: il suo sapore di fuoco e cenere le diede alla testa, proprio come era successo con tutti gli altri baci che si erano scambiati durante il pomeriggio.

Erano rimasti in camera di Aled per tutto quel tempo, lui intento a giocare con il suo corpo, mentre lei provava a non urlare il suo nome per non dargli la soddisfazione che tanto desiderava.

«Produttivo? Io non c'ho ancora guadagnato niente dal nostro patto.»

Spinse i fianchi contro i suoi, le mani affondate nelle coperte nere e la schiena inarcata verso l'alto, verso di lei, nuda. 

«Gli orgasmi vanno meritati Aled, dovresti saperlo.»

Gli mordicchiò l'orecchio, accarezzandogli i capelli - erano arruffati per tutte le volte che li aveva tirati o attorcigliati intorno alle dita mentre raggiungeva l'apice del piacere - quando allungò una mano verso il suo seno, come aveva fatto spesso durante le ultime ore passate insieme: la sua era una sorta di ossessione. 

«E vorresti forse farmi credere che non l'ho meritato?»

Le tirò un capezzolo, guardandola mentre si mordeva il labbro. 

La scossa di dolore si trasformò in piacere. 

«Non saprei.»

Avvertì i suoi pantaloni tirarsi vero l'alto forse per la quinta volta quel giorno, l'erezione premuta proprio al centro della sua intimità mentre era seduta a cavalcioni su di lui. 

«Dovremo fare un'altra prova allora.»

Rise, baciandole la gola mentre una mano si avvicinava alla sua coscia, scivolava verso di lei, che alzò i fianchi, aspettando impaziente. 

«Non sarò certo io a fermarti.»

Il suo petto strusciò contro quello di Aled, decorato dai segni dei suoi morsi in via di guarigione: alcuni erano viola, altri rossi, altri ancora giallastri, più o meno scomparsi. 

Lui non si era risparmiato e nemmeno lei l'aveva fatto. 

«Che ne dite se fossi io a fermarvi?»

Sobbalzò, Aled allontanò subito la mano da lei quando sentirono una voce dietro di loro e videro un volto comparire alla porta. 

«Merda, Kane!»

Esclamò, scivolando via dal maschio, provando a coprire il suo corpo nudo dagli occhi inquisitori di suo fratello, impeccabile nella sua tunica bianca. 

«Perché sei qui?»

Gli chiese, avvolta nelle coperte di seta nera, quando Kane si appoggiò allo stipite della porta, le braccia incrociate e un sorriso tirato - non era per niente contento - sulle labbra. 

«Questo è pur sempre il mio castello.»

Indicò la stanza con l'indice, guardando lei e Aled con disgusto. 

Soprattutto Aled, che sembrava perfettamente a suo agio, mezzo nudo, con un'erezione in bella vista.

Non si scompose minimamente e non finse nemmeno di essere in imbarazzo.

Non come lei, che stava pensando a come arrivare al suo armadio per afferrare qualcosa da mettere addosso. 

«Avete passato tutto il pomeriggio a fare questo?»

Shadow SwordWhere stories live. Discover now