𝟏𝟑

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La carrozza sferragliava veloce sulle strade acciottolate di Sunbury.

I cavalli correvano rapidi lungo i tortuosi vicoli e i Fae si affacciavano dalle finestre per salutare il Grande Re e i suoi soldati.

Il leggero senso di nausea sulla punta della lingua rendeva tutt'altro che gradevole il ritorno a Crystalshine, causato dal dover condividere uno spazio esiguo con Kane, Nakoa e la rabbia dei due.

«Non riesco a decidere cosa sia più divertente: tu che ti sei unito alle ricercheo che abbia preso la carrozza reale per farlo.»

Si rivolse a suo fratello con un sorriso divertito, mentre lo sguardo che le ricambiò lui era a metà tra l'infuriato e l'esasperato.

«Forse, riflettendoci, credo che la cosa più divertente sia stata vedere te che costringi Aled a tornare a piedi fino al castello solo perché ci hai trovati mentre ci stavamo baciando.»

Era stato divertente vedere Kane che rimproverava il Fenix come un genitore deluso dal comportamento del figlio e poi gli intimava di tornare a Crystalshine a piedi, o di non tornare affatto.

«Ha deciso di essere un mio soldato, Herebo, e di giurarmi fedeltà: questa sera ha disubbidito ai miei ordini, una punizione era d'obbligo.»

Le rispose, mentre Nakoa scostava appena la tenda verde che copriva la piccola finestra della carrozza bianca per far entrare un po' d'aria fresca nello spazio troppo stretto.

O forse non voleva concentrarsi su di lei..

«Ma sono cinquanta chilometri da qui al palazzo.»

Ripensò al sorriso di sfida che le aveva rivolto il Fenix prima di avviarsi lungo la strada che lo avrebbe condotto al castello. 

«Almeno avrà il tempo di calmare i suo istinti da animale in calore e di riflettere bene sul vero motivo per il quale si trova in questo Regno.»

Non sapeva se Kane fosse più arrabbiato perché aveva disubbidito ai suoi ordini per l'ennesima volta, o perché si era appropriata di uno dei suoi giocattolini.

Era difficile comprendere suo fratello quando avrebbe potuto essere agitato per un centinaio di motivi diversi, buona parte dei quali riconducibili a lei.

«Non ti sembra di esagerare? Non stavamo certo cercando di accoppiarci come se fossimo delle bestie.»

Notò la mascella di Nakoa, seduto di fronte a lei, contrarsi. 

Voleva dire qualcosa, magari deriderla e gridarle contro, ma si imponeva di rimanere in silenzio: si fingeva concentrato a cercare di non toccare le sue ginocchia e a osservare il paesaggio di una Sunbury che gli sfilava davanti velocemente. 

«Il punto, Herebo, è che tu non saresti dovuta uscire dal palazzo e lui non avrebbe dovuto perdere di vista l'obiettivo di questa scampagnata notturna.»

Le disse e le pagliuzze nei suoi occhi verdi sembravano oro colato.

Notò che la corona era nello stesso punto di sempre: in cima alla testa. 

«E quale sarebbe l'obiettivo? Perché io proprio non riesco a vederlo.»

Le rivolse un'occhiataccia. 

«Recuperare te, magari?»

Sapeva che stava trattenendo la rabbia. 

«Ricordo bene la strada per tornare a  Crystalshine: non c'era bisogno di scatenare un polverone per così poco. »

Era rimasta piuttosto sorpresa quando, uscendo dal locale, si era vista circondare da una quindicina di Kerei e una ventina di Incants, mentre altri guerrieri, le aveva detto il Fenix, si erano divisi il resto dei quartieri di Sunbury.

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