Capitolo 13 - Una piccola vittoria

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Non pensava a ciò che era successo da allora, le faceva troppo male e con il tempo Moon aveva dimenticato. Quello che aveva provato si era gradualmente affievolito, fino ad essere seppellito nella parte più recondita della sua mente, e del suo cuore. Aveva promesso a sé stessa che non avrebbe più lasciato che i suoi sentimenti avessero la meglio sulla razionalità, soprattutto se questi coinvolgevano qualcuno come Elle.

''Quello...non ha più importanza ormai.'' Ribatté lei, riuscendo a dare alla sua voce un tono deciso. Il detective non si era lasciato sfuggire alcun dettaglio e il linguaggio corporeo di lei, unito al fatto che la conoscesse da anni, parlava chiaro. ''Sicura?''

''Sì.'' Rispose, fredda. ''E non capisco perché recriminare il passato, pensavo fosse un argomento di cui non avresti mai voluto fare parola.''

Elle poggiò il pollice sulle labbra, con fare da ingenuo. ''Già. Ma chissà perché mi è tornato in mente proprio ora. Non vuoi parlarne?''

Moon lo fulminò con lo sguardo. ''Non c'è niente di cui parlare. Hai chiarito bene la tua posizione e io non sono un'adolescente alla prima cotta. È passato tanto tempo ormai.''

''Può darsi. Eppure qualcosa mi dice che non hai gradito quando sono sparito nel nulla.''

Sbuffò, ma i suoi pensieri si diressero senza controllo verso quel giorno, che ricordava come fosse ieri.

Moon stava meglio e le ferite non erano gravi, per questo era stata dimessa dall'ospedale dopo un paio di giorni. Watari l'aveva riportata alla Wammy's House, il luogo nel quale sarebbe stata più al sicuro e avrebbe potuto riprendersi. L'uomo non sapeva della conversazione che aveva avuto pochi giorni prima con il suo pupillo, ma conosceva così bene entrambi che aveva intuito tutta la situazione da tempo. Non disse nulla, ma ogni tanto osservava di sottecchi la ragazza, che sospirava.

''È stato richiamato in Canada per un caso di omicidio, è partito stanotte.'' Le disse, intuendo i suoi pensieri. Moon guardò l'anziano, mostrando un sorriso forzato. ''Non devi giustificarlo.''

''Non lo faccio mai. Quello che voglio dire è che lui non voleva scappare, ma ci sono alcune cose che richiedono tempo e per quanto sia geniale, a volte dimentica di non essere solo un detective.''

''A volte anch'io dimentico chi sia.'' Moon non dubitava delle parole dell'uomo che più di chiunque altro conosceva Elle, ma non riusciva ad accettare il fatto che egli se ne fosse andato senza nemmeno salutarla. Sapeva bene che il caso era solo una scusa e che Elle l'aveva fatto per lei, allontanandosi appena aveva tirato in ballo i sentimenti. Non dava importanza a quelle cose e Moon sapeva bene che con la consapevolezza di un coinvolgimento emotivo lui non avrebbe mai lavorato con lei.

Scosse la testa, ricacciando indietro le lacrime prima ancora che potessero manifestarsi e decise che quella sarebbe stata l'ultima volta che permetteva a qualcuno di farla sentire in quel modo.

''Watari?''

''Si, signorina?''

''Riportami a casa, voglio tornare in Islanda.''

La sensazione di non essere abbastanza e di non rivestire alcuna importanza nella vita del detective l'aveva accompagnata per parecchi anni e all'ennesima sparizione di lui aveva deciso che non l'avrebbe più cercato, né avrebbe più risposto alle sue chiamate, se mai ce ne fossero state.

''Avevo bisogno di te e sei andato via, ci sono abituata e ormai non fa più effetto.''

Ripensò per un solo istante a quando Elle era andato via dalla Wammy's House la prima volta, ormai adulto e pronto a diventare il detective più bravo del mondo. Quella era stata la prima volta che l'aveva abbandonata, sebbene non lo incolpasse per quello.

Stronger togheterWhere stories live. Discover now