22 - Di nuovo a casa

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Dopo qualche secondo sentirono freddo, poi caldo. Erano asciutti. Aprirono gli occhi, scoprendo che erano nell'ormai familiare limbo buio. Senza peso, senza odore, senza colore. Videro una luce e, come calamite ne furono attratti. Videro che era la cantina di Milena e davanti c'era Chiara. Daniele tese la mano e fu sputato fuori dal buio, seguito da Milena che gli stringeva il polso.

«Oh cielo! Oh cielo! Tommaso! Mira!» stava urlando Chiara. Daniele e Milena erano rovinati a terra.

«Ma lo specchio non era in camera di meditazione?» chiese la strega. Chiara la aiutò ad alzarsi e la strizzò in un abbraccio che le levò il fiato. Daniele rideva piano, mentre si alzava e si trovò stritolato dalle braccia di Mira, che mormorava come un mantra «Siete vivi. Siete vivi.».

Tommaso scese l'ultimo gradino a bocca aperta e Milena si liberò gentilmente da Chiara e andò a buttare le braccia al collo del fratello. Veniva da un mondo in cui lui era morto. Aveva visto la sofferenza di se stessa senza di lui. Lo stringeva forte.

«Bene,» dichiarò Mira asciugandosi gli occhi «ora vi dovrete rifocillare e riposare, ma prima ci dovrete dire tutto. Senza tralasciare i particolari.»

Milena e Daniele sedevano sulle poltrone, mentre Mira, Tommaso e Chiara erano sul divano. Le loro espressioni variavano dall'accigliato al disgustato, fino al sollievo nel finale del racconto. Milena e Daniele avevano glissato sui dettagli più brutti, non dissero che Lilith lo aveva sedotto, avevano indorato la pillola sul tatuaggio perfido, che le rubava la vita. Daniele si scurì quando raccontò quello che Lilith aveva rivelato su sua madre e Riccardo. Mira pianse silenziosamente e Tommaso tenne forte la mano di Chiara fissando il tappeto, ma non proferirono parola. Milena spiegò come avevano redento Lilith, concedendole la rinascita.

«Daniele,» disse Mira «non sei responsabile delle scelte che non hai compiuto tu.» lui borbottò un basso "grazie".

Tommaso lo guardava triste e, dopo qualche secondo, parlò.

«Grazie. Saperlo non ci ridà papà, ma sappiamo che era una brava persona, ancora più di quello che già sapevamo.»

Chiara abbracciò il suo fidanzato. Milena sorrise con gli occhi umidi.

Milena accompagnò Daniele a casa. Avevano deciso di affrontarla insieme.

Entrarono nella villa della famiglia Baroli, Villa Iris. Era davvero enorme. Sembrava un edificio usato in un film o un documentario. L'atrio era grande e luminoso, marmo bianco venato di nero rivestiva il pavimento e le pareti color avorio riflettevano la luce dal lampadario a goccia che sovrastava il soffitto, due mobiletti talmente chiari da mimetizzarsi con la parete erano il solo arredo. Daniele la invitò a seguirlo. Nel salone, la luce era altrettanto forte e tutto era arredato con motivi ottocenteschi, ma anziché variare sulle tonalità del legno, tutti i mobili e le stoffe erano bianchi, come anche il divano e le poltrone. In fondo c'era un pianoforte, ovviamente bianco, a cui era seduta Carla. Stava muovendo le mani lungo la tastiera e produceva una musica malinconica e dolce. Aveva gli occhi chiusi, godendo di ogni nota.

«Mamma.» disse Daniele con voce ferma. La donna aprì gli occhi e le sue dita si immobilizzarono.

«Cosa diavolo ci fa lei qui?» sputò a denti stretti. Il ragazzo prese la mano di Milena nella sua

«So tutto.» la voce di Daniele era ferma «Sappiamo cos'hai fatto.»

«Di cosa stai parlando?» Carla stava alzando la voce.

«Hai venduto Riccardo a Lilith! Ce l'ha detto lei!» l'accusò Daniele.

«Lilith?» la sua voce si era fatta stridula.

«Hai dato a Lilith il sangue di Riccardo per avere la salute di papà e i soldi! Hai venduto la tua anima!» aveva spiegato meglio il ragazzo.

«Oh, andiamo!» sbottò Carla agitando le mani «Tuo padre stava morendo, dovevo occuparmi di te! Ho avuto i sensi di colpa finché non è morto Riccardo. A quel punto, tuo padre era guarito e i soldi ci avevano permesso una casa vera! Dovevo proteggere quello che avevo conquistato, quindi ho deciso di intervenire subito. Non sapevo se avesse mantenuto la parola e avesse taciuto il nostro incidente con la moglie. Quindi dovevo farmi un'assicurazione. Pagai perché le analisi fossero ripetute e falsificate. Con le mie conoscenze posso fare molte cose. Così ho affondato la reputazione di tuo padre e della tua famiglia.» concluse rivolgendosi direttamente a Milena, che fece un sorriso amaro.

«Lilith non c'è più, quindi non so se manterrà i suoi vantaggi. Se li perderà, avrà venduto l'anima per niente.»

Carla si sedette sullo sgabello del pianoforte, pallida come i suoi muri.

«Lei... Lilith è morta? E Layla?»

Daniele s'incupì e Milena gli strinse più forte la mano, prima di parlare per la prima volta a quella donna.

«Layla era una parte di Lilith. Quel rito che ha ucciso mio padre serviva a riunirle. Perciò ad uccidere una significa aver ucciso l'altra.»

«Oh, cielo...» piagnucolò Carla.

«Quindi» riprese la parola Daniele «tu sapevi del loro legame?»

«Certo!» si riaccese lei «La Signora della Luna mi spiegò a cosa serviva il sangue di Riccardo e perché dovetti attendere per usarlo. Mi disse chiaramente che doveva berlo la piccola quando avesse avuto un anno, perché prima di allora l'incantesimo avrebbe potuto ucciderla e non poteva permettere che la sua anima si reincarnasse così presto. Poi mi promise che l'avrebbe legata a te, che tu saresti stato sotto la protezione di Layla. Così ha fatto.»

Daniele era nauseato, tirò Milena per la mano e scappò al piano di sopra, si fermò solo dopo aver chiuso a chiave la porta della camera. Lasciò la mano della ragazza e aprì l'armadio. Ne estrasse un borsone e una valigia, che aprì sul letto, iniziando a riempirla febbrilmente.

«Daniele» disse lei dolcemente mettendosi davanti a lui, che aveva le braccia piene di camicie, ora spiegazzate «fermati. Cosa stai facendo?» lui le passò accanto e gettò i vestiti nella valigia.

«Me ne vado! Non posso stare qui. Io... io...» aveva gli occhi umidi. Milena iniziava a capire.

«Ti aspettavi una spiegazione diversa.» era un'affermazione. Il ragazzo annuì fissando la moquette con una mano che grattava la nuca.

«Tua madre è umana, in quanto tale ha delle debolezze. Non odiarla, è comunque tua mamma.» aveva gli occhi grandi Milena. Lui scosse la testa «Come fai a dirmi questo? Dovresti essere la prima ad odiarla!» ormai piangeva.

«Non riesco a odiare nessuno. Poi lei è tua mamma. Non puoi cancellarlo. Hai imparato dal nostro viaggio a cosa portano le faide famigliari. Impariamo dagli errori dei nostri avi.» Milena lo avvolse in un abbraccio. Daniele amava stare in quel cerchio caldo e rassicurante. Aveva ragione. Le cose dovevano andare diversamente. Con lei erano possibili i viaggi tra le dimensioni, redimere un'immortale, quindi avrebbero potuto redimere sua madre.

Milena pensava che doveva fare una seduta di meditazione al più presto e dire alla sua döppelganger che Lilith non era più un problema, così avrebbero potuto ricostruire il loro mondo. Dopo pensò che doveva recuperare gli anni persi con Daniele a causa dell'incantesimo che lo teneva legato e Layla e, pensò ancora, doveva farlo da subito.

Prese il volto di Daniele fra le mani, sfiorandolo delicatamente, poi chiuse gli occhi e le loro anime si incontrarono, come acqua calda e acqua fredda turbinavano l'uno nell'altra.

Oltre lo specchioWhere stories live. Discover now