13 - In viaggio

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Milena era stupita, Daniele aveva accettato di partire senza troppe spiegazioni. Meglio così, anche se la ragazza si sentiva in colpa a tenere nascosta la cosa a Daniele. Non gli aveva detto della maledizione che le aveva inciso a fuoco Lilith e aveva solo spiegato che lei non stava molto bene e che l'unico modo per stare bene era intraprendere quel viaggio, ma che gli avrebbe spiegato tutto a tempo debito. Gli aveva proposto di restare con la sua döppelganger, ma lui fu irremovibile, non si sarebbero più separati. Così erano partiti con lo zaino e qualche scorta di cibo e acqua, fornite da Mira e il terzo petalo in meno nel tatuaggio. Nel momento in cui Daniele aveva dichiarato che non si sarebbero più separati, aveva sentito una piccola scarica elettrica all'altezza del cuore e, quindi, il petalo sbiadire. Ne restavano sei e doveva farseli bastare fino alla fine del viaggio. Così, il loro terzo mattino in quel mondo, partirono.

Milena guardava Daniele per accertarsi che stesse bene. Una fuga dal centro abitato non era nelle corde della ragazza, ma lei era anche consapevole di avere molte più risorse, grazie alla magia, che la rassicuravano. Lui era concentrato. Entrambi nascosti dietro il muro del palazzo che nel loro mondo era la scuola media che entrambi avevano frequentato.

Milena era ormai abituata a stare da sola. I professori vietavano agli allievi di stare nella classe durante l'intervallo, perché la bidella Renata, una rigida donna ormai prossima alla pensione che odiava i bambini, voleva fare il primo passaggio a spazzare e vuotare i cestini. Perciò una Milena di dodici anni, a metà di quel percorso scolastico, si era trovata col caldo un bel posticino nel cortile e col freddo restava di fianco alla porta dell'aula. La bidella a lei non diceva mai niente di brutto, anzi sembrava che provasse una certa simpatia nei suoi confronti, infatti si occupava della sua aula per prima, dandole poi il permesso di rientrarvi quasi subito.

Un giorno freddo, Milena era al suo posto fuori della porta, quando un gruppetto di cinque compagne di classe le si avvicinò. La ragazzina più bassa, Grimilda la guardava con tristezza, era certamente l'ultima ruota del carro del gruppo. Le altre erano vestite con abiti all'ultima moda e guardavano la solitaria Milena dall'alto in basso.

«Ehi! Sai che ti dobbiamo parlare?» aveva squillato Beatrice.

Milena non era vestita in modo cool come loro, perché preferiva vestirsi in base all'umore, e quel giorno aveva una felpa viola sopra dei pantaloni marroni scampanati.

«Ditemi.» rispose con semplicità.

Loro si guardarono con aria complice e fecero dei risolini sciocchi, mentre la ragazza bassa si guardava i piedi. Un'altra parlò trattenendo a stento quelle risatine.

«Non qui. Vieni in bagno. Noi parliamo sempre lì delle cose importanti. Sai... lì i maschi non vengono.»

Milena non era serena, aveva un brutto presentimento, ma non trovava motivi per rifiutare senza essere maleducata, quindi le seguì. La ragazzina più bassa sembrava ancora più scura in volto. Voltarono a sinistra e in fondo al corridoio la più alta, bionda e magra al limite dell'anoressia, aprì la porta color crema che dava accesso alle toilette. Entrarono in fila indiana e l'ultima chiuse la porta. C'erano 4 cubicoli con le turche. Le quattro più alte del gruppo con non-chalance accerchiarono Milena e la bionda disse alla bassa.

«Grimi! Aprine uno!» intanto che la guidavano verso la turca. Milena si sentiva in trappola. Sentiva la testa che si scaldava, il corpo che diventava sempre più caldo e l'energia che fluiva fino alle mani. Lei strinse i pugni. Non posso, pensò, non posso usare la magia! Sennò loro e i loro genitori avranno ragione a dire che sono un mostro!

Ormai stava entrando nel cubicolo. Loro non stavano zitte, starnazzavano senza sosta, ridendo e schernendola. Intanto lei chiudeva gli occhi per tenere la magia sotto controllo. Sentì delle mani toccarle le spalle e spingerla con forza e si trovò seduta sulla turca, la felpa si stava bagnando in fretta. Loro ridevano con trilli acuti e fastidiosi. Poi chiusero la porta e uscirono dai bagni delle femmine. Milena non voleva muoversi da là dentro e si limitò a sedersi di fianco alla turca, con le ginocchia al petto. Si stava agitando, quindi fece l'unica cosa che sapeva fare per frenare l'ansia e la magia: si concentrò sul suo respiro.

Oltre lo specchioWhere stories live. Discover now