10 - Verità, amica crudele

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Daniele era nello scantinato della casa della döppelganger di Milena, che aveva ormai rinunciato a portarlo nel Magazzino e si era fatta raccontare tutto dal ragazzo, sulla sua permanenza nel Castello. Lui era stato preciso, ma aveva glissato di essere stato sedotto, si vergognava troppo.

Sentirono delle voci al piano sopra e si zittirono. Se li avessero trovati lì...

Milena lo guardò e gli intimò di restare dov'era, mentre lei saliva.

Daniele non aveva nessuna intenzione di restare nascosto, tuttavia ubbidì. Mentre era solo, pensava a Layla, che era Lilith e che la sua Milena era nelle grinfie di quell'arpia. Rimase sconvolto da se stesso, aveva davvero pensato a lei come "la sua Milena"? Bhe sì, l'aveva fatto. Arrossì nell'ombra della cantina.

«Daniele! Sali subito!» gli stava urlando Mira dalla cima della scala. Lui la raggiunse facendo tre gradini alla volta.

«Cosa succede?»

Lei lo spinse delicatamente verso il salotto, dove Riccardo stava avvolgendo una coperta attorno a... Milena! Rimase immobile qualche secondo per attutire il colpo, poi udì la voce della döppelganger che urlava contro qualcuno. Era combattuto, voleva riabbracciare la sua Milena, ma voleva anche capire. Mira lo spinse ancora, stavolta verso la porta, togliendolo da ogni dubbio.

All'ingresso Milena parlava con le due guardie di corpo di Lay... Lilith.

«Cosa vuol dire che la vostra signora ci fa un regalo? Non è un oggetto! È una persona! Sparite squallide imitazioni di persone!» e sbatté la porta.

Guardò Daniele preoccupata e insieme si precipitarono da Milena.

Era raggomitolata sul divano, le ginocchia strette al petto, avvolta nella coperta. Le sue labbra erano secche, i capelli arruffati come se si fosse appena svegliata, e la mano con cui sorreggeva il bicchiere d'acqua che stava avidamente bevendo le tremava. Dalla coltre sbucavano le punte dei piedi nudi e rossi, lo smalto color ciliegia scheggiato.

Daniele si inginocchiò davanti a lei.

«Milena... sono felice di rivederti...» non lo disse, ma era chiaro che intendeva "felice di rivederti viva". Lei alzò lo sguardo, fin'ora fisso sul bicchiere ormai vuoto.

«Grazie, anche io.» lui la guardava preoccupato e lei sapeva cosa voleva chiederle «Dai, so cosa vuoi sapere. Volete sapere cosa mi ha fatto.» la sua voce era piatta, meccanica.

Purtroppo il tragitto dal Castello alla casa, con quella tunica stracciata e a piedi nudi, scortata dalle guardie, che non le avevano risparmiato qualche mano indesiderata sulla pelle nuda, come non le sono mancate le cadute a terra quando allontanava quelle mani grandi e pericolose, era stato un incubo. Sentirsi umiliata era stata la cosa peggiore. Intanto quella rosa le pulsava come una ferita aperta, e in effetti lo era, anche se non aveva perso neanche una goccia di sangue.

«Lilith mi ha fatta appendere a un gancio per qualche ora, poi è venuta con le guardie e... e mi ha detto che mi avrebbe liberata. Eccomi qui.» tutti si guardarono perplessi e la sua döppelganger si inginocchiò di fianco a Daniele.

«E i tuoi vestiti?»chiese dolcemente.

«Non lo so.» Milena senza guardarla rispose, ancora meccanicamente «Avevo perso i sensi e mi sono svegliata nella cella con addosso questa tunica. Non so altro.» per un momento sollevò il capo e vedere l'altra Milena di fianco a Daniele le fece diventare lo stomaco ancora più piccolo se possibile... perché Lilith aveva ragione, lei si era innamorata di Daniele. Ma non tutto in una volta... erano stati i gesti di anni, piccoli, come un sorriso quando tutti la ignoravano, uno sguardo di ammonimento a un amico che aveva fatto una frecciatina su suo padre... cose così, briciole, piccole briciole d'amore.

Oltre lo specchioWhere stories live. Discover now