4 - Lo specchio

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Il salotto era gelido. Milena aveva una maglia nera e dei jeans su delle tennis, un vestiario troppo leggero e si stringeva nelle braccia, avanzando in una sala che era diventata una ghiacciaia. Prese le scale e salì, sperando di trovare il calore della sua coperta.

Appena ebbe posato il piede sull'ultimo gradino, vide che il piano superiore era diventato un'unica, enorme stanza. Pavimenti, muri e soffitto erano completamente riflettenti. Si voltò per scappare, ma le scale erano scomparse, si trovava davanti a un'altra parete fatta di specchio. C'era qualcosa che non andava, ma non capiva cosa fosse. Si spostò al centro della sala senza uscita, girò su se stessa più e più volte, stringendosi sempre più forte nelle braccia.

All'improvviso capì. La stanza era piena di specchi, ma solo uno rifletteva la sua immagine: il pavimento. Si mise a carponi e guardò il suo riflesso. Aveva una maglia bianca e dei pantaloni dello stesso colore, gli occhi erano gonfi di pianto. Milena allungò una mano e accarezzò il volto del suo riflesso. Il vetro era freddo e umido.

«Chi sei?» chiese in un sussurro.

Il suo riflesso levò una mano chiusa a pugno e stese l'indice piegandolo e flettendolo più volte, voleva che Milena si avvicinasse. Poi singhiozzò una sola parola: aiuto. I suoi abiti bianchi si tinsero di sangue e Milena scattò indietro, inorridita.

Si svegliò di soprassalto, tendendo le mani verso il soffitto. Era nella sua calda camera, nel suo letto. Il plaid era per terra. Si alzò e scattò allo specchio dell'armadio. Era stato un sogno. Solo un sogno? No, c'erano delle similitudini nel suo sogno e in quelli descritti da Daniele. Se ciò che aveva scritto Ennio Vici corrispondeva a realtà, erano stati entrambi convocati dai rispettivi döppelganger. Se mai avesse avuto qualche dubbio, ora era certa che non poteva mancare in questo viaggio.

Era passato un giorno da quando Milena gli aveva rivelato la sua vera natura e, come aveva detto lei, si era presentato a casa sua nel pomeriggio.

Daniele stava aspettando che la sua compagna di viaggio finisse di preparare lo zaino. Lui aveva recuperato in macchina il suo. Pronto da giorni. Mira beveva il suo caffè seduta sul divano.

«Daniele, stai tranquillo, per tutto c'è un motivo, un disegno. L'ho capito quando è nata Milena. Fidati di lei, è un segno del destino.»

«Sì vede» il ragazzo annuì «che è una persona speciale.»

Si sorrisero. Suonò il campanello. Mira si alzò e con calma s'incamminò verso l'ingresso. Rimase immobile davanti al portone aperto qualche secondo, poi deglutì.

«Salve, cara. Cosa posso fare per te?»

Rispose una voce che Daniele conosceva bene.

«Salve, sono venuta a riprendere il mio ragazzo. So che è qui e che sua figlia l'ha sedotto, ma credo che sia ora di farlo tornare alla ragione.»

Alle spalle di Mira comparve Daniele.

«Per favore Layla, vattene. Milena non mi ha sedotto e non ho bisogno di essere riportata alla ragione. Ti ho lasciata perché fra noi non funziona più.»

La ragazza si irrigidì e Mira si defilò in salotto. L'aria si era fatta molto pesante.

«Tu mi tradisci» squittì Layla «poi mi lasci e devo credere che quella... quella non c'entri nulla?»

«Innanzitutto» Daniele rimase molto serio «io non ti ho tradita, anzi! Poi non c'è niente fra Milena e me, le ho solo chiesto aiuto. Ascolta, troverai il modo di stare meglio, ma non mi userai più come un trofeo da mostrare nelle serate in discoteca. Mi è stato bene finché ti ho amata, ora no. Non più.»

Oltre lo specchioWhere stories live. Discover now