9 - La fuga e la rosa

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Federico infilò una mano nella tasca dietro dei pantaloni ed estrasse un coltello a serramanico. Lo fece scattare e guizzò fuori una lama argentata.

«Prendilo.» disse a Milena. «È meglio essere pronti se c'è bisogno.»

«Io non ho mai usato armi.» dichiarò lei senza prendere il coltello.

«Stavolta dovrai fare un eccezione.» dichiarò lui con un sorriso comprensivo. La strega impugnò l'arma e la guardò un momento. La sua copia stava prendendo una spada corta dallo zaino e si vedeva che non la teneva in mano per la prima volta.

Avanzarono ancora. Tre volte si nascosero dietro a delle statue per evitare delle guardie. In fretta lo rifecero per la quarta volta, ma non era una guardia. C'era un uomo sui cinquant'anni, vestito elegante. I capelli più sale che pepe.

«Adoratore.» le disse la sua copia muovendo solo le labbra. Milena notò che aveva appeso al collo un simbolo d'argento uno spicchio di luna sopra una croce a braccia uguali. Se la memoria non la ingannava, nel suo mondo era il simbolo di Lilith. Accanto all'uomo c'era una donna mora con la pelle olivastra e occhi penetranti, che indossava una tunica corta con alla cintura una spada lunga. Le sue gambe, però, erano zampe d'asino. Fu lei a parlare.

«Bisogna agire con attenzione. Appena il progetto sarà portato a termine, verrai lautamente ricompensato per i tuoi servizi, Gioele. Non dimentico mai ciò che prometto.»

Lui fece un piccolo inchino.

«Mia signora sono qui per servirti.»

«No,» lei rise appena. «tu sei qui per servire mia madre, ma non ha importanza. Da oggi in poi non dovrai pensare a lei, ma al nostro piano.»

Lui fece un altro inchino e sparirono dietro un angolo. I tre ripresero il cammino. Milena si affidava al suo istinto, che gli diceva che stava procedendo dalla parte giusta. Finché non furono davanti alla porta di una camera.

«È qui.» dichiarò lei, infilando il pugnale chiuso nella tasca dei jeans.

Non c'era serratura, solo una maniglia che non si mosse. Permette le mani sulla superficie e percepì la magia nella porta. Come un'abile scassinatrice magica si concentrò e spostò l'energia nell'area della maniglia, che scattò. Con l'ansia che la divorava aprì la porta.

Daniele era seduto sul letto. Appena la vide si alzò e corse da lei, che gli sorrise.

«Eccoci. Missione di salvataggio.»

Lui ricambiò il sorriso andandole incontro.

Un boato riempì le loro orecchie. Tutti si voltarono nella direzione del corridoio da cui erano venuti. Dopo qualche istante di silenzio, scattarono nella direzione opposta. Tutti e quattro correvano senza guardarsi indietro.

«Ormai bisogna usare la magia per difenderci!» stava urlando la Milena di quella terra «Qui non è forte come fuori, ma sempre meglio di un pugnale che non hai mai usato!»

Nessuno le rispose.

Si bloccarono e rischiarono di atterrare Federico nella frenata. Una schiera di guardie bloccava loro il passaggio. Le due Milena protesero le mani avanti e una barriera fatta di vento li avvolse a cupola.

«Noi terremo viva la barriera fino a fuori del Castello, poi la annulleremo scapperemo come il vento!» urlò Milena.

Nessuno rispose e lo prese come silenzio assenso. Federico teneva alta la spada. Camminarono verso le guardie, che aprirono un corridoio centrale, che attraversarono. Daniele guardava la barriera, sembrava di essere nell'occhio di un ciclone.

Oltre lo specchioWhere stories live. Discover now