0 - In un tempo remoto

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Il cielo era plumbeo striato di rosso. Una donna bionda, fasciata da una tunica bianca stava correndo tra gli alberi. La spada appesa al fianco si muoveva al ritmo forsennato della sua corsa. Dietro di lei v'era un uomo alto che brandiva una lancia.

«Aspettami! Non puoi andare da sola!»

L'altra lo guardò senza smettere di correre.

«Mio figlio! Ha ucciso mio figlio! Se arrivo prima di te di lei non resterà proprio niente!»

Lui la prese per un braccio, fermandola.

«Era anche mio figlio! Non voglio che resti impunita, ma dobbiamo fare attenzione, sennò moriranno persone innocenti nel tentativo e non faremo altro!»

Lei si riprese il braccio bruscamente.

«Non mi importa! Deve pagarla!»

«Hai ragione,» disse lui rabbuiato «ma se a noi non può del male... a lui sì, lui può morire. Non voglio perdere anche lui.»

Lo guardò gelida.

«Per quanto lo ami, non posso perdonarlo. Lo abbiamo già perso, nel momento in cui ha sollevato quel sasso.»

«No, lo possiamo riavere.» l'uomo abbassò lo sguardo «È solo stato soggiogato. Se lo metteremo davanti alla realtà non potrà negare...»

Lei fece una risata senza allegria.

«Lo negherà fino alla morte. Lei... lei ha potere sulla sua mente e non lo lascerà andare, quindi ci ha preso entrambi i figli. Vuoi davvero fare con calma?» gli occhi le brillavano di rabbia.

L'uomo le accarezzò il volto.

«Lo sai che è colpa nostra... che tutto è cominciato per colpa nostra.»

La donna allontanò la mano bruscamente.

«Noi abbiamo sbagliato, ma è lei che ha scelto di agire in modo così bieco e vile! Noi abbiamo fatto una scelta sbagliata e ha sofferto! Lei, però, aveva un'altra scelta! E ha fatto quella sbagliata! Per la sua decisione di cedere alla vendetta sta soffrendo tutto il nostro sistema! Noi eravamo pronti a fare ammenda, ma lei non ha voluto, ci ha rifiutati!»

«Era ferita!» si accalorò lui «Non era obbligata a perdonarci, ma io mi sento responsabile di queste conseguenze!»

Lo guardava con gli occhi ridotti a fessure.

«Sono responsabile del suo dolore, non di come lo ha indirizzato.» poi si voltò e tornò a correre.

Uscita dal bosco si trovò davanti a un paesaggio che la paralizzò. Una donna dai capelli e gli occhi corvini, fasciata da una tunica cremisi, gettava le brccia al collo di un giovane uomo abbronzato e dai lineamenti duri e belli, mentre ai loro lati c'erano due donne, vestite con tuniche nere come i loro capelli, una con gli occhi color cioccolato e l'altra grigi, quasi argentei. La radura era circondata da alberi verdi e rigogliosi, che facevano contrasto col cielo gravido di tempesta.

«Figlio mio!» gridò l'uomo che aveva raggiunto la bionda, ancora ghiacciata nella sorpresa. Il ragazzo fece un sorriso amaro.

«Non ritenermi più tuo figlio! So chi siete, so cosa siete e non ho intenzione di avere nulla a che spartire con voi!»

La donna si ridestò.

«Peccato che non puoi! Hai il nostro sangue nelle vene e di quello non puoi sbarazzarti!».

La donna corvina sorrise e baciò il ragazzo sulla fronte, poi gli porse un pugnale.

«Tieni amore mio, liberati di questo peso. Non permetterò che ti fermino. È una promessa»

Lui avvolse le dita attorno all'elsa e allontanandosi da quella donna dai capelli che sembravano fili del cielo notturno, appena di qualche passo. Voltò lo sguardo verso la coppia agghiacciata e si puntò la lama alla gola.

«Per colpa vostra non sono degno di vivere!».

La donna, sua madre, avanzò qualche passo facendo fluttuare i capelli biondi.

«No! Non farlo! Tu meriti di vivere come ogni creatura che respiri... tutti meritano di vivere!»

«Già, per questo siete venuti? O volevate vendicarvi?» la schernì il ragazzo.

«Non lo nego,» lei aveva abbassato lo sguardo per un momento, ma tornò subito a trafiggere quello del figlio maggiore «finché non siamo arrivati qui la mia intenzione era farle del male, ma non lo è più stata nel momento in cui vi ho visti. Perché farei lo stesso errore che ha fatto lei. Mi lascerei guidare dalla vendetta, quando non è ciò che voglio. Non voglio sangue per sangue, non voglio morte per morte. Non è giusto. Quanta altra sofferenza deve esserci perché tutto questo finisca?» ormai lacrime argentee le rigavano il volto.

Il ragazzo abbassò un poco la lama e tutti gli occhi erano su di lui. L'uomo, che fino a quel momento si era trattenuto dall'esprimere pensieri, si accorse che nessuno lo guardava e lasciò che il calore invadesse le sue mani, riversando sulla lancia la sua energia. Poi, in un solo fluido gesto, la scagliò nel terreno di fianco al ragazzo. Fu una luce accecante, tutti si coprirono gli occhi. Quando riuscirono di nuovo a vedere, il ragazzo era sospeso in un bozzolo dorato e pareva profondamente addormentato.

La donna corvina gridò di delusione.

«No! Come avete potuto?»

La bionda avanzò levandosi dalla cintura della tunica la spada corta la cui elsa risplendeva di luce madreperlacea.

«È solo l'inizio! Credevi che avremmo permesso a nostro figlio di immolarsi per la tua causa?» non aveva un tono rabbioso, ma quieto, quello di una furia che non ha eguali.

In un attimo avanzarono le due ragazze che brandivano unghie artigliate come quelle dei rapaci. La bionda tenne loro testa, schivando gli attacchi su tutti i fronti, permettendo all'uomo di raggiungere la sua lancia, piantata ancora al terreno sotto il bozzolo in cui il ragazzo era sospeso supino. In pochi secondi le due ragazze erano in altrettanti bozzoli dorati. Quando l'uomo ebbe aiutato la compagna ad alzarsi, entrambi cercarono la donna corvina con lo sguardo e la individuarono appena in tempo per vederla insinuarsi negli alberi alla loro destra. Presero a correre. Dopo parecchi minuti d'inseguimento la bloccarono.

«Cosa pensate di farmi? Non potete uccidermi!» rise lei.

L'uomo la prese per le braccia e la tenne ferma.

«Non è nostra intenzione. Noi vogliamo redimerti. Anche se lei non era del tutto d'accordo.»

La bionda si avvicinò lentamente alla donna e le mostrò la spada corta.

«Lo senti? La senti la sua essenza?»

L'altra tacque irrigidendosi.

Lo sguardo della donna bionda divenne triste.

«Mi hai ucciso un figlio e hai soggiogato l'altro... tutto questo perché ho sbagliato...» si morse il labbro «ho sbagliato a non essere onesta... hai fatto il caos perché soffri e, per quanto non mi ritenga responsabile delle tue decisioni, sono metà della causa del dolore che ti ha portata ai bivi in cui hai fatto tutte le scelte sbagliate. Quindi in quanto tale la situazione, gli altri vogliono noi due a fare ammenda alla nostra parte di errore. Detto ciò, ti informo che sei condannata ad essere scissa, così da ripulire la tua anima. La vendetta e la malvagità, insieme a metà del tuo potere, resteranno nel tuo corpo che verrà sigillato nella scatola di Quercia Sacra. La tua anima, ora sporca, verrà mandata tra gli umani, preserverà metà del tuo potere che resterà dormiente e si reincarnerà finché la tua anima non tornerà pura. Solo allora le reincarnazioni termineranno per permettere alla tua anima finalmente pura di passare oltre e riabbracciare le tue figlie che, fino ad allora, preserveremo e custodiremo con la cura che si deve a ogni essere vivente.»

La donna corvina cercava di divincolarsi dalla stretta dell'uomo.

«No, non finisce qui! Mi avete strappato tutto ciò che ho amato e non solo una volta! Siate maledetti!!! Che le vostre anime vadano perse nel nulla e che veniate dimenticati anche dal Creatore! Siete una vergogna!»

L'uomo guardò la bionda e le fece un cenno d'incoraggiamento. Lei inalò l'aria della foresta, così lontana dal suo elemento, circondata dalla sofferenza, e sollevò la spada facendola calare con un unico fendente sulla donna corvina.

Oltre lo specchioWhere stories live. Discover now