3. C'era una volta Black Mamba

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3.

C'era una volta Black Mamba


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"Signorina" la richiamò Thomas Shelby con fermezza.

Cassandra non si voltò: rimase di spalle, la mano calata sulla maniglia della porta in attesa che lui continuasse.

"Signorina" ripeté l'uomo. "Posso almeno conoscere il nome del mio probabile assassino?"

Un sorriso cattivo le invase la faccia.

"In zona mi chiamano Black Mamba. Vi dice niente?" gli rivelò con un timbro cavernoso, torcendo il collo per gustarsi la scena.

Thomas nel sentire quel soprannome trasalì e avvertì un brivido freddo attraversargli per intero la spina dorsale.

Cazzo se la conosceva di fama: era impossibile non conoscere Black Mamba, il sicario più implacabile e spietato dell'ultimo secolo. Chiunque in Inghilterra ne aveva paura, anche se nessuno sapeva che sembianze avesse. A parte lui, che al momento rappresentava una delle rare –e forse momentanee- eccezioni. Già, non avrebbe scommesso un penny che Black Mamba fosse una donna, una donna per giunta attraente.

"Però" fu tutto ciò che riuscì a mormorare il leader dei Peaky Blinders, con evidente fatica, quasi sputandolo fuori tra i denti.

Cassandra si beò per qualche secondo della sua sua espressione. Era difatti la prima volta da quando parlavano che lui pareva in svantaggio e si compiacque di aver scorto una crepa nel suo atteggiamento solitamente inespugnabile.

"Bene, dalla vostra faccia deduco che avete sentito parlare di me, allora saprete che il mio lavoro è uccidere a pagamento e gli affari vanno a meraviglia" considerò lei allusiva, prima di farsi nuovamente seria. "Ci rivediamo fra tre giorni esatti. Mi farò trovare io e cercate di non deludermi, Signor Shelby. Sto riponendo fiducia in voi."

Senza aggiungere altro scomparve dal suo campo visivo.

Thomas Shelby rimase solo. Era ancora impietrito, come se avesse assistito ad un incontro ravvicinato con un fantasma.

Black Mamba, la seminatrice di morte, colei che non lasciava superstiti.

Black Mamba, una criminale che uccideva solo criminali.

Doveva recuperare ad ogni costo le prove della sua innocenza o sarebbe stato spacciato.


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"Cazzo, Tom! A cosa accidenti è dovuto tutto quel putiferio di ieri, uhm? Chi sono 'sta volta: ancora i russi, di nuovo gli ebrei o forse gli scozzesi tanto per cambiare?" iniziò a grugnire Arthur, suo fratello maggiore, in piedi rispetto ai presenti e con le mani appoggiate ai fianchi per darsi un tono autoritario –missione ovviamente fallita ancor prima di cominciare, visto che l'uomo era tutt'altro che una persona che veniva presa sul serio-. "Com'è che in questa famiglia non si può mai passare un weekend tranquillo, eh? Volevo solo arrostire un maiale in santa pace cazzo, non penso di chiedere molto. E' domenica anche per me, maledizione a questi fottuti gangster che non riposano mai."

Thomas in tutta risposta si stropicciò gli occhi con evidente esasperazione mista a stanchezza, ma non poteva certo dargli torto.

Aveva convocato i presenti in Watery Lane, alla consueta riunione di famiglia, per fare il punto della situazione. All'appello non mancava nessun membro, vi erano John -suo fratello minore-, zia Polly e Arthur per l'appunto, tutti beatamente seduti e occupati a fumare attorno al tavolo straripante di bottiglie di whiskey.

Sicario || Thomas ShelbyWhere stories live. Discover now