Fuori (Pt. 2)

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Un quarto d'ora dopo, la porta si apre e, tempo di togliersi le scarpe, Sal irrompe in cucina come un uragano.

«Papà compra una nuova macchina!» esclama con le braccia al vento.

«Papà compra che cosa!?» sbotta mamma. Papà ci raggiunge con un sorriso, sbottonandosi due bottoni della camicia.

«Non compro niente. Sto valutando di prendere una nuova auto» asserisce brevemente.

«Inizia col valutare di aiutarmi a scolare sti gnocchi, per favore» aggiunge mamma, reggendo lo scolapasta. Lui ridacchia, ma fa quello che gli è stato chiesto, aiutandola a completare la preparazione della cena.

Tutto quanto scorre abbastanza tranquillamente, come una banalissima cena di un giorno qualsiasi. Dentro di me c'è un temporale burrascoso e ogni volta che papà mi guarda o mi rivolge la parola, fulmini e saette squarciano tutte le mie interiora. Cerco di rimanere tranquillo, almeno all'apparenza, provando a non agitarlo, a non farlo uscire da questo moodsereno, fatto di auto e motori diesel millenove. Mamma lo ascolta, ricordandogli, a volte, che non gliene potrebbe fregare di meno della dimensione degli pneumatici della Ford Focus. Allora, lui ride e parla con me o con Sal, evitando pure i suoi soliti terzi gradi.

Dopo cena, mi barrico in camera mia e cerco di studiare un po', ma la mia sessione di storia dell'arte si rivela un totale fallimento, improduttiva come non mai. Dario sembra impazzito e cerco di rassicurarlo come posso, sembra quasi che sia lui a dover fare coming out. Dani, invece, è tranquillo, mi dà un "in bocca al lupo" e mi distrae come può. Sentire loro due un po' mi calma e mi dà un goccio di motivazione in più. Sentire Dani mi ricorda perché sto facendo tutto questo, mi ricorda l'amore che provo per lui e i sacrifici che sono disposto a fare per la nostra relazione.

Uscire dall'armadio significa gettare questa casa in un turbinio di caos e confusione generale, soprattutto con papà, che è lontano anni luce da questa forma mentis fatta di arcobaleni, sesso anale, relazioni omo-romantiche, compromessi e scornate. Io e Daniele siamo due ragazzi, è vero che non litighiamo spesso e il nostro equilibrio è abbastanza stabile, ma c'è sempre quell'alone di machismo sociale, a cui nessuno dei due sembra voler rinunciare. Fin da piccoli ci è stato "imposto" di nascondere debolezze e sentimenti, rimanere sempre forti e distaccati emozionalmente da ogni evento della nostra esistenza e ciò genera incomprensione e malintesi. Ad esempio, lui non mi ha detto che mentre ero in vacanza con la mia famiglia, si è fatto male, si è ferito una gamba aiutando suo nonno a fare qualcosa; appena l'ho toccato per sbaglio proprio in quel punto, ha fatto un mugolio dolorante e l'ho praticamente costretto a farmi vedere cos'avessi combinato, per poi dirgli "ma scusa, cos'aspettavi a dirmelo, rincoglionito!? Pensa se magari ti avessi tirato un colpo più forte lì sopra, quello che ti meriteresti!" Oppure quando mi ha invitato a pranzo fuori, durante il Ramadan e io non ho ordinato nulla, ha pensato che io fossi offeso, poi quando gli ho ricordato il digiuno mi ha definito "un completo ritardato, ma è mai possibile che devi aspettare di trovarti seduto al tavolo per dirmi che di giorno non mangi né bevi niente? Cazzo, Dam, mi sento uno stronzo io, adesso". Sì, insomma, papà non ne capirebbe proprio niente di queste cose qui, ha mamma, che capisce e si fa capire, lui non ha bisogno di sforzarsi più di tanto.

Verso le dieci e mezza, vado in salotto e mi siedo sulla poltrona, osservando distrattamente il talk show politico che sta guardando papà. Mamma è in cucina al telefono, la sento parlare e ridere.

«Finito di studiare?» mi chiede lui, dal divano, mezzo coricato come sta di solito. Annuisco. «Cosa stavi facendo?»

«Storia dell'arte» mi limito a dire. Non risponde, non ha neanche la minima idea di come io possa apprezzare il panorama artistico, lui è pragmatico e razionale, è laureato in economia, fa conti dal mattino alla sera e non credo si sia mai interessato un solo secondo a un quadro, a una scultura o all'architettura di un palazzo. «Pa'...» inizio. Già sento tutta l'agitazione nello stomaco e spero di non vomitare sul tappeto nei prossimi venti minuti.

Corda del SolWhere stories live. Discover now