Caffè letterari

382 33 1
                                    

Filippo è un tipo... ok. Non esuberante come Dario, non mezzo figlio di puttana come Daniele. Equilibrato, oserei dire. Forse, quando tra un anno avremo la sua età, anche questi due casi umani si stabilizzeranno. Ok, evitiamo le stronzate. Non cresceranno mai, neanche in un milione di anni.

Ha i capelli scuri, cortissimi, gli occhi castani e un'altezza invidiabile. Non mi ritengo basso, sono uno e settantotto, ma lui mi stacca almeno di una spanna. Ha giocato per tutto il pomeriggio con le chiavi della sua vespa, lasciandoci studiare in pace. Davvero un tipo a posto, sì sì.

Non penso di aver mai studiato così male in tutta la mia vita. Letteratura italiana mi piace, ma far capire almeno uno dei testi a Daniele è la tredicesima fatica di Ercole. Si è distratto tutto il tempo e mi ha riempito il libro di oscenità di ogni genere, mentre cercavo di spiegargli i poeti Romantici. A una certa, poi, Dario è esploso e l'ha mandato a fanculo perché "non mi sembra proprio possibile che tu abbia la soglia di attenzione pari a quella di un bambino di sei anni, ora facciamo Keats, poi forse te ne puoi andare al diavolo". Daniele è scoppiato a ridere, poi ha fatto finta di ascoltarmi mentre gli spiegavo "Ode sopra un'urna greca", ma so che non ha capito mezza parola di quello che ho detto. A Dario, non gliene frega niente di letteratura italiana, ma io e lui siamo riusciti a fare almeno venti di queste pagine. Tiene alla scuola e ai suoi voti, vuole fare una buona università e deve studiare anche "tutta questa bolgia di segaioli strafatti", se vuole ottenere un buon voto alla maturità. A Daniele, invece, potrebbe cadergli un'incudine in testa, che continuerebbe a non leggere neanche una parola dei libri scolastici. Ha una buona cultura generale, gli piacciono i romanzi gialli, ma non ha intenzione di darla vinta al sistema scolastico. "Voglio uscire, con sessanta o con cento e lode, non mi interessa, tanto nessuno ti guarda il diploma in uno studio di tatuaggi".

Filippo, invece, ha ridacchiato tutto il tempo, divertito dalla scena che stavamo mettendo in atto. Effettivamente, se non avessi voluto prendere Daniele a calci in culo, anch'io avrei trovato comico il nostro teatrino.

Alla fine, abbiamo smesso, perché la vena sul collo di Dario era sul punto di esplodere, quindi ha mandato tutto al diavolo, ci ha fatto un caffè e ci ha offerto dei biscotti della Mulino Bianco. Si è buttato sul divano con Filippo e da allora non si sono più staccati.

«Quindi, Da ti chiama Dado e Dani ti chiama Dam, io come sono supposto a chiamarti?» mi domanda il più grande tra noi, tenendo fermamente la sua mano sulla spalla di Dario e carezzandogliela blandamente con il pollice.

«Come diavolo preferisci, tanto io non ho neanche iniziato ad avere voce in capitolo in tutta questa immane cazzata» borbotto, sgranocchiando poi un Galletto. Lui ride, posando il suo sguardo sul volto di Dario.

«Non ce la fate proprio a non fare i cazzoni» dice divertito.

«Eh, che ci vuoi fare, Filo? Siamo due creativi» ribatte Daniele, alzando le spalle e ridacchiando. Vedo Da sorridere contro il collo del suo amato, a occhi chiusi. Incredibile, Dario riesce a stare zitto solo quando è con Filippo. Non credo si vergogni a dire ciò che pensa al suo ragazzo, i peli sulla lingua non sono mai stati contemplati dal suo cervello. Piuttosto penso che Filippo sappia già ciò che sta per dire e lo batta sul tempo, dicendo fin da subito la cosa giusta per zittirlo. E ci riesce fottutamente bene.

«Sabato che fai?» continua Filo, rivolgendosi a Daniele.

«Bho, non ci ho ancora pensato» risponde lui, incurante, guardando il telefono.

«Vieni con noi a...»

«Solo se viene Dam con noi. Altrimenti ve lo potete scordare» borbotta interrompendolo. Oh, no. Oh, no, no, no. Uscire con loro? Di sabato sera? Neanche per idea. Piuttosto, mi ammalo sul serio per riuscire a dare loro buca. Non voglio neanche pensare a un'eventuale serata in compagnia di questi due rincoglioniti. Certo, ci sarebbe Filippo a fare da filtro anti-cazzate, ma se Dario è facilmente "controllabile", Daniele rimane comunque una mina vagante.

«Bhe, allora, vieni anche tu» mi dice Filippo con un sorriso. Poverino, è simpatico e gentile. E soprattutto calmo. Ma la mia risposta rimane no, mai, neanche in due ere geologiche.

«Ecco... in realtà io...» inizio, ma vengo prontamente interrotto da Dario, che sembra essersi ripreso le sue facoltà mentali.

«Non è un invito a venire. Tu vieni con noi, punto e basta.» dice secco.

«M-ma...»

«Ma un bel cazzo di niente. Non ti stiamo chiedendo nulla, ti stiamo essenzialmente obbligando» continua. Oh, cazzo. Non sembra disposto a scendere a compromessi nemmeno un po'. In più, penso che mi stresserebbe fino allo sfinimento, tanto vale accettare subito, senza soliloqui e monologhi lunghissimi. Annuisco, scoraggiato e rassegnato.

«Dai, sei proprio un dito in culo con la sabbia, tu, eh!» lo rimbrotta il fidanzato tirandogli uno schiaffetto sulla coscia. Poi si rivolge a me: «Non sei obbligato, se non puoi o non vuoi, non fa niente»

«No, no, dai, esco con voi» mormoro, convinto più dal timore di eterni fiumi di parole di Dario che dalle sue.

«Grande, Dam! Ci piaci così!» esclama Daniele, ridendo. Gli mostro il dito medio e già mi sono pentito di essermi accollato questa serata con loro.

Corda del SolWhere stories live. Discover now