Casa

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«Ma perché mi trascini sempre in posti strani?» chiedo, mentre Dani si arrampica in un boschetto in campagna. Non lo vedo in faccia, ma capisco che sta ridacchiando e vorrei che un ramo si staccasse da un albero e gli cascasse in testa.

«Perché i posti più belli sono quelli più strani» mi risponde. Siamo in collina, lui ha lasciato la macchina a venti minuti a piedi da qui, non so dove mi stia portando e non so neanche se lui sappia dove stiamo andando. Ha portato uno zaino misterioso dal contenuto incerto e sembra perfettamente a suo agio tra queste fratte.

Arriviamo nel punto più alto del bosco e lui si ferma, stiracchiandosi. Da qui si vedono tutte le colline circostanti, con il loro verde e i loro vigneti, c'è ancora il Sole, ma è piuttosto basso e tramonterà a breve. Tutto questo è così diabeticamente romantico, che credo di aver bisogno di una dose di insulina.

«Eccoci qua» mi dice, togliendosi lo zaino dalle spalle e aprendolo. Tira fuori un telo mare enorme e lo stende per terra. «Ti piace?» mi chiede, stendendosi sulla stuoia. Annuisco, coricandomi di fianco a lui. «È di mio nonno, sto bosco. Venivo da piccolo a raccogliere le castagne e mi sembrava carino portartici»

«Grazie. Sì, è molto bello, c'è un bel panorama» mormoro, avvicinandomi di più a lui. Si mette sul fianco e mi guarda, spostandomi una ciocca di capelli dalla fronte.

«Tu lo sei di più». Mi sento arrossire. Lui è molto più avvezzo di me a questi complimenti o gesti romantici. Non sono cose fatte per me, ma c'è da dire che le apprezzo, anche se non glielo direi neanche sotto tortura.

«Scemo» gli rispondo e lui mi sorride. Forse ha capito che questo è il mio modo di ricambiare alle sue parole dolci e non se la prende più. Si sporge verso di me e mi bacia, chiudendo gli occhi. Li chiudo anch'io, lasciandomi andare. Lo sento mettere una mano sul mio collo e mi circonda il bacino con una gamba. Le sue dita che mi sfiorano la pelle appena sotto la mascella mi fanno venire i brividi, mentre gli poggio una mano sulla coscia.

Dopo pochissimo tempo, la sua mano scende pericolosamente e si posa sul cavallo dei miei pantaloni, mentre lui sfrega leggermente il bacino contro il mio fianco. Sussulto per la sorpresa, ma faccio risalire la mia mano fino al suo gluteo e lo stringo di più a me. Sorride contro le mie labbra, poi mi apre la cintura e la zip dei jeans e ci intrufola la mano. Da sopra alle mutande, stringe il mio membro, che inizia a rispondere agli stimoli.

Si stacca da me, sposta le labbra sul mio collo, mentre con le mani alza la mia maglia a scoprirmi tutto l'addome e mi abbassa pantaloni e mutande, chiudendo poi la mano sul mio pene. Sospiro quando inizia a masturbarmi lentamente, mentre la sua bocca continua a costellarmi di baci il collo. Io, intanto, sposto la mano sulla sua patta e lo aiuto a tirarsi giù jeans e boxer, quel tanto che basta perché io possa sfiorargli piano l'erezione.

A una certa, si alza in piedi e si spoglia completamente. Rimango a bocca aperta, facendo scorrere lo sguardo lungo tutto il suo corpo. Si inginocchia di fianco a me ed essenzialmente mi costringe a spogliarmi. Fremo alla leggera frescura dell'aria che mi circonda e penso anche di arrossire, un po' imbarazzato dall'essere nudo di fianco a lui.

«Ma sei sicuro...?» mormoro, non riuscendo a staccargli gli occhi di dosso.

«Te l'ho detto, questo posto è di mio nonno, non verrà nessuno» mi sussurra sulle labbra, prima di baciarmi ancora. Si inginocchia tra le mie gambe leggermente divaricate e riprende a toccarmi, io faccio lo stesso, poggiandogli la mano libera sulla nuca. Mi bacia il collo, le clavicole, il petto e scende ancora, sullo stomaco, l'ombelico e si ferma proprio davanti al mio sesso. Sento una scossa di piacere potentissima e impreco a denti stretti, quando lui dà una leccata lungo tutta la lunghezza, dalla base alla punta. Mi fissa negli occhi, quando lo prende interamente in bocca, e io butto la testa indietro, serrando gli occhi. Credo di star impazzendo, con lui che pompa su e giù, la lingua a stuzzicarmi il glande. Si stacca con uno schiocco e mi bacia tutt'attorno, sul pube, sulle cosce, addirittura sul perineo, mentre si allunga per prendere una boccetta dallo zaino.

Si porta la mia gamba sinistra sulla spalla, costellandola di baci, poi ci abbandona la testa contro, continuando ad accarezzarla con una mano. Apre il lubrificante e sento il cuore battermi più forte contro la cassa toracica. Forse lui se ne accorge, perché mi sorride, dolce.

«È tutto ok, Dam, tranquillo. Cerca di rilassarti» sussurra, piano. Si unge le dita e mi versa un po' di lubrificante anche sul perineo. Rabbrividisco alla temperatura polare del gel, ma mi rilasso un goccio, emettendo un gemito osceno, quando lui me lo prende di nuovo in bocca. Sento i suoi polpastrelli massaggiarmi delicatamente l'ano; io sospiro, provando a non irrigidirmi, mentre il suo dito medio mi viola. Fortunatamente, non fa assolutamente male, solo un goccio di fastidio, anzi, quando inizia a muoverlo piano, a ritmo con il pompino, diventa anche piacevole.

Il secondo dito lo sento di più, infatti mi mordo il labbro inferiore e contraggo i muscoli. Lui alza lo sguardo verso di me e mi bacia l'interno coscia.

«Mi devi dire tutto, Dam, non avere paura, se ti fa male, me lo devi dire, ok? Se no io continuo e per te è una merda» mi dice. Intreccia le nostre dita tra loro e mi stringe la mano, sorridendo. «Fa male?» chiede, poi. Annuisco, ancora un po' rigido. Lui toglie un dito e riprende il suo lavoro; quando muove il medio dentro di me in una maniera particolare, una scossa di piacere mi travolge e non trattengo un mugolio. «Ti piace così?» mi domanda, rifacendo quel movimento.

«Sì» sospiro. Continua a infierire in quel punto, par un altro paio di volte, poi aggiunge l'indice, andando subito al clue. Stavolta, non fa male e non mi contraggo tutto come prima, al contrario, mi rilasso di più, concentrandomi sul tutto quello che Daniele mi sta dando. «Dani...» mugugno, sentendomi molto più vicino al punto di non ritorno di quanto mi aspettassi. Vengo totalmente ignorato da lui, che imperterrito non pone fine a questi preliminari, tra dita e bocca. «Dani... ti prego...» riprovo, stringendo piano i suoi capelli. Lui decide di graziarmi e si stacca, prendendo dallo zaino un preservativo, lo apre con i denti e lo indossa, aiutato da me che ne stringo il serbatoio.

Mi si stende accanto e mi spinge a mettermi su un fianco. Lo faccio, mezzo frastornato dal piacere di prima. Versa un po' di lubrificante direttamente sulla mia apertura, spingendolo dentro al retto con le dita, poi unge anche il suo pene e fa aderire il suo petto alla mia schiena, baciandomi il collo.

«Relax and take it easy» mi sussurra, mentre sento il suo glande sfregare contro il mio sedere. Poi, spinge, lentamente, un paio di centimetri dentro di me. Violento me stesso per non contrarre i muscoli e, quindi, non fargli male, nonostante io stia vedendo le stelle. Riprende a lasciarmi baci umidi sul collo, masturbandomi. Sospiro e mi concentro sulle sue labbra e sulla sua mano, provando a distrarmi dal bruciore.

Piano, piano, si spinge tutto in me e io prendo lenti e profondi respiri, per cercare di rilassarmi. Mi stringe più a sé, sporgendosi per darmi un bacio sentito e io mi accoccolo contro il suo petto, caldo, che sa di protezione. Una sua mano è ferma sul mio petto, circondato dal suo braccio, mentre l'altra si posa sul mio fianco, accarezzandolo piano, quando inizia a muoversi, con un ritmo lento e regolare, cercando di non farmi male.

«Merda... mi fai impazzire, Dam... sei così stretto...» mi soffia, piano, contro il collo. Gli rispondo con un sospiro, perché il mio cervello è talmente annebbiato che di farmi parlare non ne vuole proprio sapere. Non capisco perfettamente quando quello che sento smette di essere dolore e inizia a essere piacere, ma chiudo gli occhi, facendomi trasportare totalmente da quello che sta succedendo. Tutto quello a cui riesco a pensare sono i suoi sospiri nelle orecchie, le sue mani che mi accarezzano tutto il corpo, le sue gambe intrecciate alle mie, il punto in cui i nostri corpi si uniscono, fondendoci uno all'altro.

«Dani» mugolo, in un sospiro strozzato dall'ennesima sua spinta. La sua mano si chiude a pugno attorno alla mia erezione, prende a toccarla, con foga crescente e pianta i denti sulla mia spalla, succhiandone e mordicchiandone la pelle. Aumenta anche il ritmo delle sue spinte e i suoi sospiri si fanno più pesanti. «Dani... Dani... Dani-Dani-Dani-Dani» ripeto, come un mantra, serrando gli occhi e sentendo l'orgasmo avvicinarsi con velocità esponenziale.

«Oddio... piccolo... vieni, vieni per me» rantola, con il respiro spezzato. E, sentendo la sua voce arrochita, gli arpiono un fianco con la mano e in un gemito liberatorio, vengo, sporcando il telo su cui siamo stesi.

Un paio di spinte serrate dopo, viene anche lui, con le sue labbra chiuse sul mio collo. Si rilassa contro la mia schiena, regolarizzando il respiro, mi abbraccia, stringendomi a sé e appoggia la fronte sulla mia spalla. Intreccio le mie dita alle sue e, guardando le nostre mani, penso che non ci sia altro posto sulla Terra in cui vorrei essere. Stretto tra le sue braccia, sudato e stanco dopo aver fatto sesso, ho trovato il luogo che posso definire casa.

Corda del SolWhere stories live. Discover now