Portafogli

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Scendo le scale di casa con una leggerezza che non penso di aver mai avuto. Uno spigolo della scatola mi punta contro la coscia, ma non mi dà neanche troppo fastidio. Dovevo portare una busta, assolutamente, queste tasche sono troppo piccole per una scatola di cartone rigido.

Apro il portoncino e mi sbrigo a raggiungere l'auto di Dani, che mi sta aspettando. Nonostante sappia perfettamente che Salem stia già dormendo, mamma sia sul divano a finire il suo libro e papà sia sotto la doccia, controllo un'ultima volta che non ci sia nessuno a spiarmi dalla finestra, prima di buttargli le braccia al collo e abbracciarlo. Lo sento ridacchiare, poi si stacca leggermente solo per aver modo di baciarmi.

Non pensavo che due settimane di vacanza con i miei sarebbero state tanto lunghe, senza di lui. Certo, ci siamo sentiti tanto, soprattutto su Facebook, ma averlo qui tra le mie braccia è tutta un'altra storia.

«Bentornato» mi sussurra, tra un bacio e l'altro. «Mi sei mancato»

«Anche tu» gli rispondo, un po' imbarazzato. Dire che sono io quello che traina la parte "romantica" di questa relazione sarebbe una bestemmia. Lui, nonostante sia sempre definito un tipo "non da relazioni", se la cava piuttosto bene nelle dimostrazioni d'affetto, nelle parole dolci, nei gesti romantici, nel sesso. È bravo e mi fa sentire davvero apprezzato. Io sono tutto il contrario, invece, salvo rari casi; fortunatamente, non se n'è mai lamentato, spero onestamente che non gli pesi, anche perché se pensa che un giorno io mi presenti alla sua porta con un mazzo di fiori, può anche scordarselo. È anche vero che gli ho portato un regalo dalle mie vacanze, benché lui mi avesse detto di non volere niente; l'ho fatto per fargli capire che mi è mancato e che, anche se non era con me in quel preciso momento, l'ho pensato sempre, in ogni secondo, da quando mi alzavo al mattino, fino a che non andavo a dormire. «Che hai fatto in queste due settimane?» gli domando, con un sorriso.

«Ho fatto molto spesso il terzo incomodo con Da e Filo, poi sono uscito un po' con Lollo e Franci» dice, rilassato, poi fa una pausa e mi sorride. «L'ho detto ai miei. Di noi due». Mi irrigidisco contro il sedile, trattenendo il respiro. Cazzo. Veramente, Daniele, grazie per avermi reso partecipe di questa cosa. Ha fatto tutto alle mie spalle, il maledetto. Ora che ci penso, però, ha fatto bene a non dirmi niente, l'avrei pregato in ginocchio di evitare, gli avrei detto che non mi importa che i suoi non sappiano di noi. Insomma, già mi imbarazzo nelle veci dell'amico, ora che sono il ragazzo credo che non metterò mai più piede in casa sua.

«E... com'è andata?» domando sottovoce. Il suo sorriso si fa più largo.

«Bene, un po' di stupore generale, ma bene. Mamma non riesce a darsi pace che non le darò dei nipotini» continua, spensierato. Beato lui, che gli è andato tutto bene. Gli sorrido, per mostrargli il mio appoggio e gli stringo la mano. Poi penso ai miei genitori: situazione disastrosa. Fortunatamente, nessuno sospetta di niente, o almeno credo. Io e Dani siamo spesso insieme da soli, ma per la mia famiglia non è nient'altro che una solida amicizia. Daniele è un ragazzo, pensare che io e lui possiamo avere una relazione non è la prima cosa che fanno le altre persone, fortunatamente. Poi, quando siamo a casa mia e ci sono genitori nei paraggi, tendiamo a dimenticarci di stare insieme: ci comportiamo da amici e tanti saluti. In generale, mi stupisce il fatto che io e Dani affrontiamo nello stesso modo questioni importanti come il coming out, o la linea approssimativa che deve seguire la nostra relazione. Su tante cose siamo d'accordo, senza neanche bisogno di discuterne, anche perché ci siamo dati una libertà e una fiducia reciproca quasi assoluta. Dani è un po' geloso, alle volte, anche se non mi dà fastidio, ma per il resto, tendiamo a fidarci ciecamente uno dell'altro. E tendiamo anche a non stressarci a vicenda sul "devi fare questo" o "non devi fare quell'altro". Sono sicuro al cento per cento che lui non mi presserebbe mai a fare coming out, aspetta paziente che io mi senta pronto, senza mai farmi pesare nulla. Onestamente, proprio non so come potrebbero reagire i miei a questa notizia. Cioè, mi posso fare un'idea generale, ma nello specifico non so come si comporterebbero. Che disastro, già papà non contempla che io possa voler intraprendere una storia con qualcuno, figuriamoci con un uomo. «E tu? Che hai fatto di bello? Com'era Malta?» mi domanda.

«Bella, molto bella, il mare è fantastico. La nostra routine era spiaggia, cibo, spiaggia, cibo, nanna». Ridacchia.

«E Tunisi?»

«Sempre uguale. Sempre i soliti nonni e sempre le solite moschee, niente di nuovo, insomma» borbotto.

«Un giorno mi ci porti»

«Mh, vedremo da come ti comporti». Scoppia a ridere e io lo seguo, dandogli, poi, un bacio sulle labbra. «Ti ho preso questo» continuo, tirando fuori la scatola bianca dalla mia povera tasca violentata.

«Stupido, ti avevo detto che non volevo niente» brontola, prendendo il regalo.

«Non ti ho ascoltato»

«E quando mai...». Lo apre, rivelando il portafoglio di cuoio che gli ho preso, per sostituire il suo vecchio, nero, della Eastpak, in tela, tutto rovinato, dal quale cadono continuamente delle monetine. Lo guarda con un sorriso e, poi, scuote la testa. «Lo odi proprio il mio portafoglio, non è vero?» domanda, ironico.

«Sì, è ora per lui di andare in pensione, perdi un sacco di soldi da lì» sostengo con le braccia al petto. «Ti piace?»

«Certo che sì, ma rimani un testone. Ti avevo espressamente detto di non volere che mi portassi qualcosa» mormora. Scrollo le spalle, lui alza lo sguardo su di me e mi accarezza una guancia. «Ti amo» sussurra. Si ferma il tempo. E anche lo spazio. L'universo intorno alla sua macchina sembra congelarsi.

Ti amo, Daniele mi ha detto ti amo. Il ragazzo che mi ha fatto perdere la ragione mi ha detto ti amo. Uno sciame di farfalle si libra nel mio stomaco quando collego tutti i pezzi. Stiamo insieme da quattro mesi e nessuno dei due aveva mai pensato di dirlo all'altro. E ora che lui me l'ha detto, sembra tutto molto più reale, più bello e speciale. Tutto quello che siamo, tutto quello che abbiamo fatto insieme prende un gusto più dolce e Daniele riempie totalmente il mio cuore, con le sue stranezze, le sue fissazioni, la sua testa di coccio, ma anche con la sua compagnia, il suo sostegno e il suo... amore. Non avevo mai pensato a queste due paroline, non avevo mai pensato all'amore, all'unione profonda che ci lega. Daniele mi piace, mi sono sempre detto. Ora, è tutto diverso, io, lui, noi siamo diversi, lo vedo da un'angolatura differente, non vedo più in lui il ragazzetto delle superiori da cotta adolescenziale, con cui limonarsi nel corridoio, vedo in lui un uomo, una persona matura che sa chi è e che cosa fa, che sa comprendere e scegliere chi o cosa volere e ha scelto me. Lui ha scelto me, tra sette miliardi di persone, ha scelto proprio me, che, voglio dire, non ritengo speciale. Lui lo è molto di più, in tutto, insomma, è Daniele, io sceglierei lui piuttosto che me stesso. È carino, intelligente, spigliato, ha sempre voglia di fare un sacco di cose, ha tante cose da dire, mi tratta da re e mi guarda in quel modo che mi fa sciogliere il cuore. E bhe, come posso io non amarlo? So che lui ormai è una parte di me, che spero con tutto me stesso di non separarmi mai da lui e che voglio impegnarmi ogni giorno della mia vita, affinché lui non si stanchi di me, non si arrabbi e non mi lasci.

Vorrei tirarmi un pizzicotto, per essere sicuro che tutto questo non sia un sogno. Lui mi osserva, un goccio costipato, con i suoi occhi azzurri belli da far paura, aspettando una risposta, forse.

«Ti amo anch'io» mormoro, stupendomi da solo nel sentire queste parole dette da me. Si scioglie sul suo sedile e mi bacia, trasmettendomi tutto quello che neanche un milione di parole può esprimere.

Corda del SolUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum