14.

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«Nora!» urlò Jack, quasi tra le lacrime.
Le sue braccia stringevano saldamente il corpo della ragazza. Aveva paura di perderla, paura di non rivederla mai più. Ma ciò era impossibile no? Il Capitano con lei aveva scoperto una parte di sé che era solito nascondere al resto del mondo. Aveva aperto il suo cuore. Era tremendamente ingiusto che due anime che si completavano a vicenda fossero destinate ad allontanarsi.
«Sei davvero disposta ad andartene?» Jack era arrabbiato.
«Io non voglio ma devo farlo.» Nora sciolse l'abbraccio.
«E perché mai?»
«Più tempo trascorrerò qui, più accadranno cose spiacevoli.»
«Nora, di grazia. Io-» Jack non riuscì a trovare le parole mentre la ragazza svaniva sotto ai suoi occhi.
«Nora!» Qualcuno la stava scuotendo con violenza. Nora aprì gli occhi. Dinanzi a lei c'era il suo vecchio compagno di giochi, Axel Harris. I suoi occhi verdi la fissavano, preoccupati.
«Dove... Dove sono?» portò le ginocchia al petto.
Nora era nella sua stanza. Com'era possibile? Aveva sognato per tutto questo tempo?
«No... Non può essere.» Ebbe una crisi nervosa.
«Nora, calmati. Hai fatto solo un brutto sogno.» Axel l'abbracciò.
«Io non dovrei essere qui...» Nora si liberò della sua presa.
«Sei sicura di stare bene? Stai vaneggiando...» Axel poggiò la mano sulla sua fronte, scongiurando una possibile influenza.
«Sono stata in un'altra realtà, devi credermi!» Nora si sentì stupida dicendolo ad alta voce.
«Un'altra realtà?» Axel sorrise.
«Sì.» Nora sfiorò la sua collana.
«Chi te l'ha data? Un folletto magico?» rise di lei. «Nora, mi dispiace dirtelo ma non esistono altre realtà, hai fatto un sogno. Tutto qua.»
La ragazza desiderò mostrargli la sua magia ma si rese conto di non possederne alcuna. E se avesse davvero sognato tutto? Eppure Jack era reale quanto lei. I due ragazzi furono raggiunti dalla madre di Nora, Spencer. La donna l'abbracciò con molta meno enfasi di quanto lei si aspettasse. Forse il tempo non scorreva per tutte le realtà allo stesso modo e lei non era stata via poi così tanto tempo.
«Mi sono permessa di invitare Axel a casa nostra, tesoro.»
«Grazie per l'invito, Spencer. Mi assicurerò che a Nora faccia piacere stare con me!» Axel le fece l'occhiolino.
Nel pomeriggio Nora stava innaffiando le piante in giardino quando Axel si aggiunse autonomamente a lei. Non aveva la minima voglia di averlo fra i piedi, non dopo che l'aveva fatta sentire come se fosse uscita fuori di testa.
«Non dirmi che ti sei arrabbiata per prima» Axel sorrise, cercando di smorzare la tensione.
«Non voglio parlarne, Axel...» Nora scrollò le spalle.
«Dai, ma come posso crederti? Sei sempre stata una ragazza fantasiosa» Axel perse la pazienza. «Lo sanno tutti che i sogni non sono altro che sogni.»
Nora andò a riempire l'innaffiatoio d'acqua quando le mani di Axel le cinsero il collo. Axel con uno strattone ruppe la sua collana e la fece penzolare dalle dita.
«E questa? Ti fa credere alla magia?» la derise, rigirandosela tra le mani.
«Ridammela.» Nora gli afferrò il braccio e affondò le unghie nella sua pelle. Axel gemette e scaraventò l'oggetto a terra senza pensarci due volte. Nora cercò di afferrare la collana ma i suoi buoni riflessi la abbandonarono. Cadde sulle ginocchia, raccogliendo tutti i frammenti della catenina. Quelle schegge taglienti erano l'unica cosa rimastale di quel mondo. Il ciondolo anche se in mille pezzi, emanava una luce brillante. La luce era così forte che Nora dovette coprirsi gli occhi.
Jack, nel frattempo, si svegliò nervoso quella mattina e non proferì parola con nessuno riguardo al suo sogno. L'aveva cercata come un matto, senza mai trovarla. Nora era svanita fra le sue braccia. Che non fosse mai esistita? Ma ciò era impossibile, giusto?
Il Capitano indossò i suoi soliti indumenti e cercò in tutti i modi di passare inosservato. Avrebbe sistemato le vivande sotto coperta in modo tale da non farsi vedere da nessuno in quello stato. Quel giorno diresse spesso il suo sguardo verso la porta immaginando Nora sbucare fuori dall'oscurità dell'ingresso. Avrebbe preferito essere infastidito da lei piuttosto che tenersi occupato per cercare di scacciarla dai suoi pensieri.
Gibbs era sopra coperta intento a lavare il legno appiccicoso della nave quando scorse qualcosa in mare. «Per tutte le tartarughe marine!» esclamò.
«È Nora!» Tia Dalma sentiva che quella era la sua umana preferita.
Ragetti senza pensarci troppo si tuffò e portò in salvo la ragazza. Tia le aprì la camicia per eseguire un incantesimo mentre la ciurma cercava coperte ed indumenti puliti. Nora aprì lentamente gli occhi e tossì, espellendo acqua salata. Quando si ritrovò tutti attorno a lei sorrise, abbracciandoli.
«Sono troppo felice di rivedervi!» Nora notò i loro volti pallidi.
«Ci hai fatto spaventare!» Gibbs asciugò il sudore dalla fronte.
«Ti ho salvata io!» Ragetti si beccò una gomitata da Pintel.
«Grazie mille, davvero.» Nora gli baciò la guancia.
Tia Dalma circondò l'amica con delle coperte.
«Ma dove sei stata?» le chiese.
«Sono tornata involontariamente a casa ma la tua collana mi ha aiutato a tornare da voi...» Nora faticava a parlare a causa di tutta l'acqua nei polmoni.
«Quando ti abbiamo vista in mare abbiamo temuto il peggio.» Mormorò Pintel, preoccupato.
«Sto bene, grazie a tutti voi.» Nora sorrise loro. «Barbossa? Jack?» li cercò con lo sguardo ma senza trovarli.
«Barbossa dorme di sotto mentre Jack mi ha mandato a dire che non si sentiva bene.» Fece spallucce Gibbs. «Sei fradicia, mia cara. Prendi questi!» le disse porgendole degli indumenti puliti.
«Andrò a controllare. Grazie, Gibbs.» Nora gli accarezzò la schiena.
Una volta scesa sotto coperta si lavò e indossò un corsetto bianco con una lunga gonna nera. Infilò degli stivali del medesimo colore e si mise a cercare Jack. Aveva già guardato nella sua cabina ma di lui nessuna traccia.
«Jack?»
Vide una porta socchiusa e sorrise. Entrò e vide Jack seduto su uno sgabello di legno, dormiva.
«Nora...» Parlò nel sonno.
«Sono qua» gli strinse la mano, facendo sussultare il pirata.
«No, non sei reale.» Jack barcollò. Aveva bevuto sicuramente.
«Sono reale, vedi?» Nora poggiò la mano del Capitano sul suo cuore.
«Sei tu, sei veramente tu.» Il pirata spalancò gli occhi e provò a stringerla a sé, Nora non si dissolse.
Jack iniziò a darle dei piccoli baci sulla guancia per poi scendere sempre più giù. Nora gli sbottonò la camicia e sfiorò i suoi bellissimi tatuaggi con la mano. Jack sorrideva mentre le sfilava gli indumenti.
«Mi sei mancata tanto...» lasciò dei baci sulla sua scapola.
«Non ora.» Nora mise l'indice sulle sue labbra.
«Hai ragione, sto zitto.» Jack la guardò negli occhi per diversi secondi e poi scoppiarono entrambi in una fragorosa risata.

La ragazza dei piratiWhere stories live. Discover now