Capitolo 45

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Si dice che i gagia vivano di vendetta.
Non si danno pace quando odiano qualcuno. E quando amano, è la stessa cosa.
Questo Miranda Grimaldentis lo sapeva bene. Aveva passato più di cent'anni della sua lunga esistenza a combatterli.
Conosceva i loro dubbi, la loro maniacalità per gli studi, per le loro sperimentazioni.
Conosceva le loro incertezze.
Il loro orgoglio per la loro cultura.
Conosceva ogni antro, della loro magia.
Ebbene si.
Aveva potuto guardare in faccia tanti maghi oscuri, morendo, perché conosceva ogni loro debolezza.
I loro punti di forza, ma specialmente...le debolezze.
Quelle che li rendevano...mortali.
Ne aveva uccisi a migliaia con suo padre.
Qualcuno, sano di mente, avrebbe potuto dire che i Grimaldentis avevano reso un servizio all'umanità.
Forse.
Ma allora perché...perchè se lei conosceva tanto bene i maghi oscuri, ora non riusciva a spezzare...proprio il figlio del più grande Mago Oscuro nato negli ultimi secoli?
Cos'aveva quel giovane umano in corpo?
Quale potere si annidava in lui?
Perché...perchè non riusciva a spezzarlo?
Era il figlio di Lord Voldemort. Un uomo che si era macchiato le mani di sangue di centinaia di vittime.
Figlio di una folle Mangiamorte.
Di un'assassina. Di un'anima empia.
Anche lui avrebbe dovuto avere la stessa anima nera di suo padre e sua madre.
Eppure...eppure perché...perchè...
Perché Thomas Maximilian Riddle non era così?
Dannato mistero.
Dannato enigma.
Era un enigma. Si, fin da bambino lo era stato.
Un enigma vivente.
L'aspetto del peccato, ali nere di demone...e occhi bluastri come il velluto della notte, così limpidi che anche il cieco Demonio in persona avrebbe potuto vederci attraverso.
Era stato un bambino in gabbia.
Un adolescente martire, che si era rinchiuso in un palazzo come un codardo per salvarsi alla sua vendetta.
E ora...ventiseienne...stava lì, sdraiato sul quell'altare di pietra, incatenato, con l'anima e il cuore pronti per essere risucchiati dai Poli Negativi.
Ma non cedeva.
Non cedeva.
Bastardo.
Non avrebbe resistito ancora a lungo, quel maledetto.
Nessuno sarebbe stato in grado di sopportare una tortura simile.
Neanche il Pontefice in persona.
- Halley...sta soffrendo.-
Miranda sorrise, nascondendo il volto a Badomen.
- Mi si stringe il cuore Craig...- risatine in sottofondo delle prigioniere, che l'Illuminata ignorò con difficoltà -...ma deve tornare a essere se stesso. E l'unico modo per farlo è utilizzare i Poli Negativi.-
- So che li usavano quei vermi degli Illuminati, otto anni fa.- ringhiò Badomen, con la faccia butterata che alla luce delle fiaccole pareva solcata da mille crateri - Non posso certo dire che questi metodi sono consoni al Nostro Signore.-
- Vedrai che ci ringrazierà.-
Altre risatine e Miranda iniziò a serrare le mani guantate.
- Quelle due invece cominciano a seccarmi.- disse, rivolgendosi alla prigione immobile di Cloe e Neely.
- Il Padrone ci penserà una volta sveglio.- bofonchiò il Mangiamorte, alzando le spalle - Non farti irritare da loro.-
- Non sono loro che mi irritano. Ma quei luridi mocciosi e...- Miranda fece un mezzo giro, ammirando deliziata Degona Lumia Mckay in catene contro la parete -...e gli sporchi mezzo demoni ai ceppi. Come si sente, sua maestà? Tutto bene?-
Degona distolse lo sguardo.
Il viso arrossato e sporco, era segnato dalla scia pulita delle lacrime lungo le gote di pesca.
- Conobbi sua zia. Da giovane.- sorrise Badomen, attirando di colpo l'attenzione della giovane strega.
- Davvero?- rise Miranda - Conoscevi Lumia Lancaster? Interessante.-
- Le somiglia molto.- continuò l'uomo - Anche se dubito che sua zia si sarebbe lasciata mettere in catene in questo modo. Venerava il Lord Oscuro. Però è stata Lady Lucilla a sposarlo.-
- Anche Lord Voldemort ha commesso i suoi errori.- sospirò teatralmente la Grimaldentis, cincischiando con un lembo del pesante mantello color panna - Lady Lucilla ha sempre e solo pensato a se stessa. Ha rovinato il suo figliastro in maniera quasi irreparabile.-
- Hn.-
Un impeto di ribellione, forse l'angolo nascosto di lei dove risiedeva lo spirito di sua madre, si accese in Degona.
Un gemito divertito, poi un sorriso gelido come i ghiacci del nord.
- Il tuo rammarico per questa situazione è palpabile...Miss Brockway.-
- Oh, allora ce l'hai la lingua, signorina Mckay.- si compiacque la loro avversaria, camminando lentamente verso di lei e poi inginocchiandosi, per raggiungere il suo livello visivo - Confesso che mi sarei aspettata di più dalla figlia di Lady Lucilla. Invece sai solo usare i tuoi scintillanti occhioni da mezzosangue per versare lacrime...credi che avrò pietà di te una volta finito tutto questo?-
- E tu credi che sarai viva quando sarà finito tutto?- s'intromise Cloe, che camminava su e giù per la sua cella.
- Zitta King.- la minacciò Badomen.
- Sta zitto tu, idiota!- sbottò Neely, già snervata per i fatti suoi - Ti stai facendo usare come il più stupido degli omuncoli ottenebrati sulla faccia della terra!-
- Che ne dici di ammazzare questo sporco Legimors, Craig?- abbozzò allora Miranda, arcuando le sopracciglia con malizia. Tempo un istante e si era avvicinata a Damon, ma questa volta non le andò bene come invece aveva previsto con così tanta leggerezza.
Certi bambini non apprezzano che si parli male dei genitori in loro presenza.
Un'onda magica di un tenue chiarore si propagò a macchia d'olio dal ventre della Montgomery.
Né Badomen né la Grimaldentis fecero in tempo a prevederla e vennero sospinti contro il muro, schiantandosi contro la parete per ricadere a terra, ancora urlanti.
Neely, persa del tutto la debolezza che aveva segnato i primi mesi della sua gravidanza, a causa degli effetti benefici del Lazzaro, stirò un sogghigno da iena.
- Non avrete vita facile, signori.-
Risero a sua volta Dena e Cloe, tirando il fiato per quanto possibile.
Essere prive di poteri era molto svilente, considerata la situazione precaria di Tom, ma i bambini si stavano dimostrando assai protettivi. Specialmente verso...i futuri papà.
Uno scalpiccio improvviso fece rimettere in piedi Badomen più in fretta di quanto fossero state d'accordo le sue ossa.
Ascoltò i vaneggiamenti della moglie di Cletus Hurt massaggiandosi la schiena e imprecando. Per poi fissare la strega con sguardo...leggermente basito.
- Cos'hai detto?-
- Credo che ci siano dei fantasmi liberi per i corridoi.- disse la Hurt - Credimi, Craig. Devono essere spiriti intrappolati fra queste pareti...forse i prigionieri stessi. Cioè...le loro anime. Non si sentono che lamenti...e Cletus dieci minuti fa è stato investito da una pioggia di fuoco! Non s'è fatto niente ma Emeric, Zeus Levy e suo fratello Eos sono rimasta feriti. Sta succedendo qualcosa di grave...fossi in voi, non farei del male a quel Legimors...-
- All'inferno, il Padrone gli è affezionato, non l'avrei ucciso comunque.- sentenziò Badomen - Dannazione...Halley, hai sentito? Abbiamo degli spiriti che giocano col fuoco a spasso per le gallerie.-
- E gli Auror sono entrati dalla porta ovest tre quarti d'ora fa.- sbottò Cletus Hurt, entrando in quel momento con entrambe le mani fasciate - Craig, Miss Brockway...non so come ma quei bastardi sono entrati. Sono stati i vampiri ad avvisarmi. Che facciamo?-
- Prima che arrivino qua...- rise Miranda - State calmi, non fatevi prendere dal panico. La porta ovest è lontana quasi due chilometri da dove siamo noi ora. Ed è disseminata di gallerie cieche. Si perderanno. E moriranno urlando di stenti. E se qualcuno anche prendesse la via giusta...bhè...ci sono gli uomini di Kronos per eliminare questo problema.-
- Credi che Harry Potter sia uno stupido?- ruggì Badomen, afferrando mantello e spada - Al diavolo Halley, io prendo gli uomini e vado a controllare. Tu occupati del Padrone.-
- Vedrai come se ne occuperà...- sibilò Cloe, stizzita.
Miranda, stizzita, iniziò seriamente a sentirsi sfrigolare le mani.
Non solo Riddle si era dimostrato refrattario alla prima ondata dei Poli. Ma ora, non bastando quegli idioti degli Auror che pensano, incoscientemente, di poter sopravvivere nel regno creato da quel bastardo di Voldemort.
Pazzi.
- Chi è causa del proprio male pianga se stesso.- recitò la donna, tornando vicino all'altare di pietra.
Si appoggiò coi fianchi al bordo, dove la testa di Tom ciondolava quasi interamente all'indietro.
Le sue braccia, incatenate, ogni tanto subivano un guizzo dei muscoli frementi.
Facendo leva sulle braccia, Miranda si lasciò andare su di lui, facendogli ombra alla luce delle torce.
Vederlo agonizzante le piaceva.
Le dava finalmente quella sensazione di onnipotenza che aveva sempre desiderato su di lui.
Con un dito guantato, percorse la pelle liscia del suo volto.
Seguendo il mento, scese lungo il collo...premette sulla giugulare, strappandogli un gemito sommesso.
Rise e arrivò a sfiorargli il collare, che lei ancora non sapeva essere...aperto.
- Fa male, Lord Oscuro?- gli chiese con tono sommesso.
- Lascialo stare!- Cloe si aggrappò come una belva alle sbarre, serrando i denti tanto da spezzarseli - Tu e tuo padre gli avete rovinato la vita! Non ne hai abbastanza?!-
- Non ne avrò abbastanza fino a quando non sarà sotto terra, a marcire con i vermi.- sibilò l'altra, continuando a seguire i lineamenti del volto di Riddle col dito - E' feccia. E' male supremo.-
- E' un puro di cuore!- sbottò Degona.
- Questo è quello che tua madre ha voluto che tutti noi vedessimo.-
- Neanche un demone ha un simile potere!- sentenziò la giovane empatica - Dovresti sapere qual è il prezzo per chi corrompe i puri di cuore!-
- Quelli veri.- Miranda si girò appena alla sua sinistra, per fissarla piena di compatimento - Andiamo, Degona Lumia Mckay. Non dirmi che credi davvero che questo immondo parto di male...possa avere uno spirito pulito e lindo. Suo padre era un assassino. Un vigliacco. Viveva per un'ideale e grazie a quello camminava sui cadaveri. Sua madre era folle. Una folle esaltata che torturava la gente...si beavano entrambi di urla e sangue. E tu vuoi venirmi a dire...- puntò il dito in mezzo alla fronte di Tom, sogghignando -...e tu vuoi venirmi a dire che il frutto di una tale unione sia esattamente l'opposto? No.- la sua voce divenne un roco sussurro sepolcrale - Questo è solo un mostro. Un mostro travestito da angelo. Giragli le spalle e prima o poi ti ucciderà, sciocca ragazzina. Ha ingannato anche te.-
- Nessuno può ingannarmi.- sussurrò Degona, distogliendo lo sguardo - Nessuno.-
- Come no. Chiediti piuttosto perché se n'è andato.-
- Questi non sono affari tuoi.- ringhiò la King.
- Oh, si che lo sono. Ci ho impiegato otto anni a farlo uscire da quel dannato castello...-
- Quindi sei stata tu a colpirlo con quella freccia!-
- Esatto, mia duchessa.- rise Miranda, facendole un sarcastico inchino - Avevo calcolato tutto alla perfezione. Donovan avrebbe fatto entrare la Dama dell'Acqua di nascosto a Cameron Manor. Lei avrebbe catturato Riddle e l'avrebbe condotto dove io avrei potuto ucciderlo! E Boris, al Ministero, ha fatto sparire tutte le prove dell'esistenza della Dama.-
- Sapete sempre chi arruolare, voi Mangiamorte.- disse Neely, con sguardo spietato.
- E voi mocciosi eravate vicini a scoprirci.- continuò la Grimaldentis, tornando all'altare dove si mise a sfiorare i neri capelli del suo prigioniero - Per questo ho usato i tanti capelli che il Segretario ha strappato al vostro amico in questi anni...e sono entrata all'inviolabile Lucky House.-
- Ma perché la Strage a Diagon Alley?- urlò allora Cloe.
- Perché? Non avete ancora capito?- l'Illuminata sospirò, scuotendo il capo - Povere le mie fanciulle...l'unico obiettivo mio è quello di terminare l'opera di mio padre, il mio amato Maestro. Rovinando la reputazione di Thomas Riddle, rovinerò lui. Ha un grande nome, come Harry Potter.-
- E prima di uccidere lui...devi uccidere quel nome.- mormorò Dena in un soffio.
- Esatto.-
Compiaciuta, e messe a tacere le streghe, Miranda tornò a fissare Tom.
Vide delle piccole ecchimosi attorno alle mezze sfere di rame che contenevano i Poli sulle sue tempie.
Gli stavano succhiando via i ricordi. Per manipolarli e ridarglieli...cambiati.
Lo stesso sul Polo del cuore.
Ancora poco...ancora poco e sarebbe finalmente stato in suo potere.
All'ennesimo gemito di dolore, Tom irrigidì schiena e muscoli delle braccia, sentendosi venire meno.
- Fa male vero?- sorrise dolcemente Miranda - Goditela, Lord Oscuro.-
- Vai al diavolo...- le rispose, stringendo le labbra prima di mordersele.
- Attento a come parli, signore dei Mangiamorte. Potrei decidere di prolungare la tua agonia dietro a quattro sbarre. E so bene come reagisci quando ti trovi chiuso in meno di due metri quadrati di spazio.-
- Provaci di nuovo.- l'avvisò Cloe minacciosa.
- Perché, cosa speri di farmi duchessa King? Ora non c'è più nessuno che vi possa salvare. E i vostri marmocchi non staranno dentro le vostre rivoltanti viscere per più di nove mesi. Dopo di che...- e agitò la mano con scioltezza - Sarete di nuovo separati. E allora vedremo se saranno ancora in grado di proteggervi e soprattutto...proteggersi...-
Bisogna dire una cosa, riguardo a ciò che accadde in seguito.
Damon Michael Howthorne, come Veggente e Legimors, aveva visto molte luci in vita sua.
Quelle di Londra.
Il bagliore di tante albe.
Il chiarore di tante lune.
Lo scintillio di fate e lucciole.
Le luci che accompagnavano le anime nell'aldilà
.
Ma mai...ma più, rivide un simile accecante splendore come quello che avvolse tutta quella sala.
Tutta quell'immensa rete di galleria.
Tutto quell'alveare di buio.
Quella luce...pura, bianca, candita...pulita...si allargò nel cuore di Tom e da lui avvolse tutto.
Ogni cosa.
Colpì ogni angolo.
Sembrava...avesse avuto voce.
E un canto.
Si, Damon sentì distintamente un canto...e quella luce lo avvolse, lo abbracciò stretto.
Non abbagliava. Non accecava.
Ma era calda. E non c'era un solo spiraglio di buio.
Ovunque toccasse...l'ombra spariva.
Di seguito a quel bagliore luminescente, la luce andò a toccare anche l'angolo più remoto di quelle fondamenta.
Toccò la tenebra. E ferì occhi rossi come il sangue, che da millenni e millenni stavano incatenati lì sotto.
Il ruggito.
La folgore.
Sembrò tuono.
Sembrò tempesta.
Ma fu il lamento di quella cosa che squassò le fondamenta di Riddle House.
Giunse a Harry Potter.
Giunse a Thomas Maximilian Riddle.
Giunse infine a Lucilla.
E lei capì. Ora ricordava tutto quanto.
Ricordava quel lamento. Ricordava tutto quanto.
E quella luce...si, ricordava anche quella.
Tom...
La paura...la paura aveva liberato quella magia...
Quando tutto cessò...quando cessò la magia...Claire King era l'unica, rimasta a guardare...l'unica rimasta attaccata alle sbarre, nella stessa posizione in cui la luce l'aveva colta.
E aveva visto.
Si, ora sapeva.
Aveva visto...la sua luce...
- Claire...-
Sobbalzò, pulendosi una lacrima furtiva e si sporse con la testa fra le sbarre.
- Tom...Tom, sono qui...-
- Lo so che...non è il momento adatto per dirtelo...- mormorò, muovendo leggermente il capo, cercando disperatamente di guardarla ma senza riuscirci, data la sua posizione costretta -...mi dispiace...mi dispiace per quello che ho detto...-
Lei deglutì.
Ancora abbagliata.
Ancora...con quella voce e quella luce nel cuore.
E nella testa.
- Mi dispiace tanto...- continuò Riddle, con voce strozzata e stanca -...non so come...ma sei riuscita a darmi il colpo di grazia...e probabilmente adesso mi manderai all'inferno...ma...ecco se sopravvivo...cosa improbabile...ma se sopravvivo...-
- Tu vivrai, idiota.- lo zittì, singhiozzando.
- ...se sopravvivo...voglio che mandi Trust al diavolo...e sposi me...-
Sposami.
- Che maledetto...-
Sorrise. Il sorriso che da otto anni aveva perso.
Era tornata.
Diciassette anni, la forza di un esercito e l'oratoria di un antico cavaliere.
Claire King stava sorridendo. Piangeva e sorrideva.
-...me l'hai chiesto perché sei sicuro di crepare?- gli chiese con tono volutamente sarcastico.
- No...- negò, a bassa voce.
- Ma sai che non mi prendi da sola, vero?-
Silenzio.
Lo vide muovere il capo. Agitarsi leggermente.
- Voglio anche lui...o lei...-
- Lo dici per rabbonirmi?-
- Lo dico perché lo voglio...- mormorò.
Ora so cosa voglio.
Ora lo so davvero.
- Tutto ciò è molto romantico...- sibilò Degona, agitandosi - Ma vi scambierete i voti lontano dalla Grimaldentis! Si sta riprendendo... ehi, oddio ragazze, guardate!-
A quanto pareva, quella luce aveva fatto ben più di una magia.
Tom sentì la testa di Damon muoversi leggermente contro il suo fianco.
Abbassando gli occhi, vide perfino le dita del Legimors subire uno scatto.
La sua anima era tornata!
- Si sta svegliando!- sorrise Neely estasiata, aggrappandosi alle sbarre - Si sta svegliando!-
- Si, come quella stronza!- ringhiò Cloe, abbassando la voce nel vedere Miranda rigirarsi a terra, rantolando di rabbia - Tom, cerca di tenerlo fermo!-
- Dev'essere colpa dell'entropia.- sussurrò la Montgomery, aggrappandosi al braccio della King - E' stato molto nel Lazzaro, quindi si riprenderà, ma ci vorrà parecchio...deve solo stare fermo, se quella se ne accorge...- si bloccò e lei e Cloe si fecero indietro di colpo dalle sbarre, a causa della sfera magica che Miranda aveva lanciato loro, al colmo della stizza. I bambini naturalmente innalzarono una barriera, irritando quella pazza ancora di più.
- Maledizione!- sbraitò inferocita, strazzonandosi il mantello - Maledizione, cosa diavolo è successo?? Cos'era quella luce? Cos'è stato!?-
Si, la follia fa i suoi danni.
Chi troppo ci crede...troppo in là si spinge.
E non si sa come, ma Miranda ebbe addirittura la sensazione di sentire una risata diabolica nell'aria.
E si convinse che fosse Tom, a ridere.
Con grandi e intensi occhi di notte puntati su di lei.
A disprezzarla.
A ridere della sua debolezza.
- Molto bene.- sibilò, afferrando Riddle per la gola - Non so cosa sia stato...ma è chiaro che era paura quella che ti ha colpito e ha liberato quella luce! E se non sei più in gabbia...vuol dire...- lentamente si volse verso Degona, serrando i denti tanto da romperseli -...che la tua paura è un'altra e qualcuno qui mi ha mentito!-
Si, la rabbia spinse a fare cose inimmaginabili.
- Cletus!- gridò Miranda, facendo riecheggiare l'eco in ogni arcata di quei corridoi - Cletus!-
Hurt apparve dieci secondi dopo.
- Si Miss Brockway?-
- Porta la signorina Mckay nelle mie stanze private.- ordinò, mentre gli altri in sottofondo attaccavano a urlare e minacciarla - La nostra giovane empatica pensa di potermi fregare. Ho intenzione di farle vedere i miei giocattoli...chissà che finalmente non riesca a farle dire la verità.-
Hurt ridacchiò, mentre staccava Degona dalle catene e la strattonava via.
- E vedrai...- le disse Miranda, afferrandole il viso fra due dita con violenza -...vedrai, cara la mia piccola bugiarda. Ti insegnerò la preziosa dote della sincerità a forza di farti strillare. Neanche tua madre riuscirà a proteggerti questa volta.-
Degona tacque.
Uno sguardo limpido e verde si fece duro come la roccia, senza che lei abbassasse gli occhi di fronte alla sua avversaria.
Sua madre e suo padre sarebbero stati fieri di lei, finalmente.
Basta lacrime.
Basta piagnistei. Era ora di...liberare il demone.
- Portala via. Arrivo subito.- scandì l'Illuminata - E manda qua Zeus e Eos Levy. Voglio che questi maledetti vengano controllati ogni istante. Merlino non voglia che il nostro Lord Oscuro soffra troppo...-
Tom vide sua sorella venire portata via...
Sentì un'ultima volta la voce di Cloe...il tepore della pelle che tornava calda, di Damon...e poi richiuse gli occhi.
Le sue palpebre si chiusero a forza.
Erano i Poli. Era il rito.
Ci era caduto dentro ormai.


Lontani più di quanto avessero immaginato, Harry Potter e il suo esercito di Auror si erano appena ripresi dalla...visione. C'era chi l'aveva creduta una visione.
E meno male che molti degli Auror che stavano appresso al bambino sopravvissuto erano atei.
Ecco perché quando qualcuno si azzardò a dire solo "Dio..." venne preso a male parole dai compagni.
Dio.
Per molti era un buon nemico.
Per altri, qualcuno con cui bofonchiare le notti di ronda.
In un simpatico monologo del tutto inutile.
- Bhè, allora che cos'è stata per voi quella luce?- fece Efren, alzando le spalle.
- Tutto tranne che la benevolenza del Signore al Piano di Sopra.- biascicò Edward, infastidito dal suo accendino che si rifiutava di funzionare - Fossi in te non sprecherei ossigeno.-
- Bella stronzata infilarsi in più di cinquanta qui sotto.- sibilò Draco al suo seguito, massaggiandosi la gola - C'è una fottuta umidità che mi sta già grattando le corde vocali.-
- Sei proprio di vetro tu.-
- Sta zitto Dalton e passami d'accendere.-
Bene, pensò Harry Potter estraniandosi dai discorsi deliranti dei suoi compagni, dalle grida di Duncan e dallo strazio provocato dalle altre squadre che avevano voluto seguirlo.
Erano dentro.
Si guardò attorno, un pugnale infilato nella manica sinistra nella giacca, la spada nella mano destra.
Era un ambiente umido, ristagnante.
L'aria puzzava di chiuso e muffa. Sapeva di...secoli al buio.
Sapeva di antico.
Erano vere e proprie vie di una galleria. Ron aveva ragione.
C'era stata una miniera lì sotto, almeno due secoli prima.
Cosa vi avessero estratto...neanche riusciva a immaginarselo, ma restava il fatto che gli sembrava di essere dentro un formicaio. Orridi buchi rotondi nelle pareti di pietra poco lavorata, cunicoli nascosti.
E poi...corridoi infiniti.
Solo corridoi. Non se ne intravedevano le uscite.
Solo pietra e buio.
Se non altro, al loro passaggio si erano accese automaticamente, grazie a un incantesimo, migliaia e migliaia di fiaccole.
Rivelando...costruzioni apocalittiche mozzafiato. Soffitti altissimi, colonne titaniche...e poi di nuovo spazi chiusi, minuscoli.
Un dedalo.
Un labirinto.
- Dove cazzo siamo finiti?- sussurrò Ron sgomento, in piedi accanto a lui come sempre.
- Ti giuro che vorrei saperlo.- gli rispose Potter, con gli occhi verdi puntati ovunque, frenetici.
- Come diavolo li troviamo adesso?- borbottò Zack Perlham, armato di balestra - Ok che i capi siete voi...ma io qui sotto continuo a non percepire nulla. Lo sapete, vero?-
- Ovvio che si.- rispose Clay per loro - Signori, a voi la parola. Dove si va?-
- Ora un po' di magia servirebbe.- disse Hermione, afferrando a fatica una fiaccola, dato che era molto in alto, e tornando accanto ai suoi due mitici amici - Forse posso fare qualcosa io.-
- Puoi mostrarci la via?- le chiese Ron.
- Si, per il momento. Ma Miranda Grimaldentis l'avrà previsto.- la strega sollevò la bacchetta di fronte al viso, poi chiuse gli occhi. Mormorò a bassa voce poco parole in italiano, quindi dalla sua bacchetta sprizzarono alcune scintille di un tenue rosso scuro. Furono però solo scena.
Perché non accadde altro.
- Che cos'era quella schifezza?- la rampognò Draco - Non hai mai fatto così pena neanche a undici anni, mezzosangue.-
- Prova tu a ricordarti una lingua che non parli da più di dieci anni.- gli ringhiò dietro la moglie, già abbastanza umiliata da quell'incanto andato a vuoto - Adesso ci riprovo, ma voi dite agli altri sopra il pozzo di restare dove sono. Siamo solo in cinquanta e già so che qualcuno si perderà.-
- Questo posto ha occhi.- scandì infatti Milo di colpo, annusando l'aria - Non mi piace per niente. E quella luce di prima non mi ha incenerito. Qua c'è qualcosa che non va. Poteva essere la cosa di cui parlava Lucilla?-
- Mi sarei aspettato qualcosa di un pelo più orripilante che una lucetta innocua.- abbozzò Clay - Jess, che dici?-
- Me ne sbatto le palle delle luci e delle cose, voglio solo trovare mio fratello.-
- Si e io Trix.- scandì Morrigan, guardando nelle retrovie - Duncan, vuoi dire a quei bastardi di non andare in giro? Se qualcuno si perde giuro che lo lascio indietro!-
- Intanto che aspettiamo però...- fece malignamente Draco, beccandosi un'occhiataccia dalla Grifoncina -...potremmo anche discutere del fatto che dopo quel bagliore io ho sentito qualcos'altro...-
- Che cosa?- rognò Duncan - La mia pazienza volare via?-
- Si, insieme alla mia.- sibilò Malferret, sbuffando una nube di fumo - Parlavo di quel verso...-
- Quale verso? Io non ho sentito niente.-
- Si, certo.- ironizzò Perlham - Dai Capo, l'hanno sentito anche i sassi. Ho ancora la pelle d'oca.-
- Non è che si tengono qualche mostro qua sotto?- abbozzò Weasley con una morsa leggermente ansiosa - Che so...un altro Basilisco...o un drago...-
- Nessun problema per entrambi i casi.- lo placò Harry.
- Come nessun problema Sfregiato?- lo bloccò Draco con aria saccente - Credi che tutti i Basilischi della terra accettino ordini da me o da te come niente? E se fosse davvero un drago poi? Come credi di fermarlo? Gli lanciamo un asso e giochiamo a rimpiattino?-
- Ok, calma.- subito Efren si mise in mezzo, schioccando le dita per attirare l'attenzione degli Auror più lontani - Avanti ragazzi, facciamo la conta di tutte le pozioni che abbiamo. Che vi siete fatti dare dai Guardiani Notturni?-
- Dell'erba.- ghignò Edward, sempre più acido.
- Basta stronzate, dai. Che abbiamo? Su, fuori la lingua.-
- Polisucco, Corrente della Tranquillità...- iniziò ad elencare Tonks -...Distillato di Morte Vivente...eh, oddio, ma chi mi ha passato dell'OblioBomba?-
- Io.- soffiò Draco, facendosi scrutare male da tutti - Che cazzo volete, mi annoiavo durante l'attesa.-
- Io ho della Felix.- mugugnò Hermione, lanciandola fra le mani di Ninphadora.
- E dove l'hai presa?-
- L'hai rubata dal mio studio!- esalò Malfoy scandalizzato - Basta, adesso metto il lucchetto alla porta.-
- Hn, come se potesse servire.- ridacchiò Harry a bassa voce - Perfetto, non c'è altro? Niente per difenderci?-
- Polvere Transitus.- lo informò Efren - Una sola fiala. Dovremmo usarla solo se veramente necessario. Tipo se si ripresentasse quella luce...o si ritrovassimo di fronte la cosa che Lucilla dice che ci sia qua sotto...ma poi siamo sicuri che ci sia davvero qualcosa?-
- Hai mai visto mia cognata spaventarsi per qualcosa?- gli chiese Jess.
- Ehm...no.-
- Ecco appunto.-
- Ma Lucilla è un demone, magari le dava fastidio proprio quella luce.- abbozzò Hermione, che stava cercando disperatamente di ricordarsi quella stupida formula italiana.
- Si, può essere...ma perché Voldemort avrebbe dovuto nascondere qui sotto dell'energia positiva?- abbozzò Harry.
- La pianti di dire quel nome, cazzo?- rognò Zack Perlham - E basta, mi rivolta l'umore!-
- Ok, ok...allora Herm, ce l'hai fatta?-
- Un attimo e ho finito Harry.-
- Tesoro, ma si può sapere cosa stai facendo?- le chiese Edward all'improvviso, quando si accorse che si era accucciata a terra. Stava rovistando con la terra sotto i suoi piedi, cosa molto poco igienica visto che erano finiti dentro a un pozzo, ma anche Dalton era uno dotato di una certa inventiva.
Lo era sempre stato.
E solo perché un'Illuminata li aveva cacciati nei casini, fatti perdere in un dedalo di corridoi e privati della magia, non significava di certo che non sarebbero stati in grado di trovarla e trovare anche Tom e gli altri.
- Passateci dell'aspidistra in polvere.- ordinò Dalton, mettendosi a trafficare con lei, in ginocchio.
- Si può sapere cosa diavolo fate lì per terra?- si schifò Coleman - Ragazzi, dovrò farvi l'antitetanica dopo!-
- Serve anche qualche grammo di centinodia e Sali di Scozia.-
- Rosa o bianchi?- le chiese Romena Wolf, frugando nella sua tracolla.
- Rosa. Draco, ho bisogno anche di te.-
- Te lo scordi che mi sporco i pantaloni per te, mezzosangue!-
- Sta zitto e cerca di produrmi della soluzione carbonica salina.-
Il biondo, sbattendo le ciglia, si levò la sigaretta di bocca e la scrutò come un'aliena.
- Come prego? Credi di essere a casa? Come pensi che possa fartela?-
- Le pareti. Grattale e muoviti!-
Lo sapeva che sarebbe finita coi vestiti sporchi, pensò Malfoy mettendosi a lavoro con espressione lugubre.
Oh, stavolta sua figlia e Lucas Potter gliel'avrebbero pagata cara!
Mezz'ora dopo, con una bottiglietta di plastica piena di pozione artigianale procurata sul momento e uno schemino fatto a terra, tipo castello di sabbia, Hermione Jane Hargrave era pronta per un rudimentale quanto provvidenziale incanto di Controllo.
Se Miranda Grimaldentis pensava di rallentare la loro corsa si sbagliava di grosso!
Sua figlia era lì sotto in balia di chissà che maniaco, non avevano tempo da perdere.
- Ok.- disse, scambiando uno sguardo con Edward - Non appena pronunciata la formula, soffia la polvere sul modellino in scala. Dovrebbero formarsi grumi di colore e magia e dovremmo vedere dove sono Tom e i bambini.-
- Si vedrà anche dove siamo noi, spero.- brontolò Duncan.
- Darmi il tormento non ti farà uscire prima da qua.- gli sibilò lei.
- Pardon.- fece galantemente Gillespie - Chi è che ha l'erba? Qua andrà per le lunghe...-
- Pronta?- fece Edward.
Hermione annuì. Puntò la bacchetta a terra, sussurrò alcune frasi sempre in italiano e questa volta insieme alla nuvola iridescente che l'ex Corvonero soffiò sul pavimento, scoppiarono dall'arma della Grifoncina una cascata di scintille rosso sangue. Subito dopo una grossa nube dall'intenso odore intossicante avvolse il gruppo e lo fece tossire, facendo scoppiare il caos.
Per circa un minuto, Hermione non riuscì a vedere a un passo dal naso.
Con le lacrime agli occhi, riuscì però a mettere a fuoco, finalmente, tante lucine dai colori diversi sotto di lei.
Gioendo, attirò Harry e gli altri accanto a lei.
- Guardate!- Ron, inginocchiatosi, indicò un gruppetto di luci chiare a nord del modello in scala - Herm, avevi ragione! Guarda, qua ci sono poche luci pallide...e stanno ferme. Credo siano i ragazzi! E queste blu?-
- Mangiamorte presumo.- rispose la strega - Questa grande e nera deve essere Lucilla...-
- Non è l'unica...- allibì Harry - C'è una luce nera vicino a un Mangiamorte...e altre quattro qui...gli amici di Tom?-
- Mi sa di si.- sentenziò Draco, piegato sulle spalle della moglie - Quella manica di impiastri...dite che loro possa usare i loro poteri?-
- Credo che provino parecchio fastidio.- disse Hermione - Sono molto giovani. Winyfred a parte, lei ha cinquecento anni, credo abbia una migliore capacità di controllo. Potrebbero esserci davvero molto utile.-
- Questa luce chiarissima?- fece Duncan, indicandola con la punta di un sigaro puzzolente.
- Tom.- rispose Harry sicurissimo. E dalla posizione di Riddle, fissò il loro agglomerato di luci dorate. Cazzo, quanto erano lontani. Non sarebbero mai arrivati prima di un'ora buona! Due o anche tre se si fossero persi.
Cosa assai sicura!
- Non ce la faremo mai.-
- Non rompere Sfregiato, un modo lo troveremo. Qualcuno vede i bambini?-
- Com'è la luce di un Phyro?- chiese Harry preoccupato.
- Potrei azzardare questa.- Hermione indicò una fiammella più...diciamo più irrequieta dalle altre, che si muoveva quasi allegramente - E non è solo. Voi Sensimaghi come vedete i Veggenti?-
Clay alzò le sopracciglia - Sono attorniati da una luce azzurrognola in questi casi. Quella luce non può essere tua figlia. E nemmeno Faith.-
- Allora con chi diavolo va a spasso tuo figlio?- blaterò Sirius, incrociando le braccia al petto.
Bella domanda.
- Qualsiasi cosa sia, è qualcosa priva di vita.- continuò Clay, puntando altri fasci di lucine - Le vedete queste? Ecco, sono le presenze di alcuni vampiri. Sono fioche, vuol dire che non hanno anima. E questa deve essere Trix, invece. È insieme a due vampiri.-
- E se non sbaglio alcuni vampiri stanno venendo da questa parte.- finì Zack Perlham - Signori, non vorrei sembrarvi disfattista, ma siamo diventati ufficialmente un buffet ambulante. Come ci difendiamo da un branco di vampiri?-
- Io ho i paletti.- disse subito la Wolf.
- E i Guardiani Notturni ci hanno dato le NanoMine al Lumos.- lo tranquillizzò Austin Gray, meno convinto di lui - Dovremmo cavarcela.-
- Si, dovremmo.- ironizzò Draco, con voce sepolcrale - Occhio a chi sta in coda però...-
- Merlino, Malfoy, adesso mi hai messo paura!- si lamentò una delle compagne di Gary Smith.
- Le donne dovevano starsene a casa.- considerò facilmente, prima di farsi sentire dalla più pericolosa di tutte. Infatti, Hermione gli rise praticamente in faccia. E colpì sotto la cintura.
- Già, infatti, erano le signore che si sono fatte venire una crisi isterica per la figlia, vero amore mio?-
- Scusa tanto se sono preoccupato per Glory, mezzosangue.-
- Allora chiuditi quella bocca. Cerca di restare vivo tu, Malferret.-
Spiritato ed esausto, sollevò le mani - D'accordo, mi dispiace.-
- Non me ne faccio niente di un gelatino. Non ho bisogno di rassicurazioni da te.-
Harry s'intromise prima che la sua migliore amica chiedesse il divorzio - Tesoro, davvero, scusaci tutti. Siamo nervosi, ecco tutto. Abbiamo bevuto troppo caffè.-
- Non mi serve neanche un contentino da te, Harry.-
- Beccatela Sfregiato.-
- Cercavo di aiutarti, bastardo di un furetto.-
- Chi te l'ha mai chiesto, fesso.-
Fra gli amici di Harry, c'era ancora chi pensava che i Bracciali del Destino fossero i maggiori fautori di qualunque disastro capitasse continuamente a quella insolita coppia. Ma quando si scatenò un terremoto, non fu colpa né di Kentron né di Vargras, visto che i draghi sul platino stavano pacificamente dormendo.
No. Il suolo tremò tanto che molti caddero a terra, alcune colonne si rovesciarono, nuvole di stucco si abbatterono sulle teste degli Auror...e poi...lo scattare della trappola.
Draco, spinta Hermione contro una parete e schiacciatala col suo corpo per proteggerla, avvertì una serie di clac meccanici che gli fecero tremare le vene ai polsi.
- Attenzione!-
Seguì l'urlo di qualcuno nelle retrovie e poi...dal soffitto iniziarono a cadere una serie di pannelli divisori spesso più di un metro. Vere e proprie lastre di pietra che, piovendo dall'altro, li divisero tutti.
Nessuno si salvò. Per evitargli la decapitazione, Hermione spinse via il marito e si ritrovò separata da lui.
Picchiando coi pugni contro quella parete che ora li divideva, non riusciva neanche a sentire il riecheggiare dei suoi richiami. Neanche sapeva se qualcuno era rimasto ferito e schiacciato dal terremoto.
Si girò, angosciata, solo quando sentì la voce di Edward.
Una sua imprecazione e corse a soccorrerlo. Correndo, si accorse di essersi ferita al ginocchio solo avvertendone il forte dolore. Dalton, seppellito sotto i resti di una parete, strisciò fuori con la giacca e la camicia lacerate sulla schiena.
- Merda.- sibilò, tastandosi - Al diavolo...-
- Stai bene?- gli chiese la strega, aiutandolo a rimettersi in piedi.
- Io si...- Edward fissò la sua gamba - Ma quella ferita non piace per niente. Siediti.-
- Niente che un laccio emostatico non possa fermare, tranquillo.-
- Fallo decidere a me questo, tesoro.-
- Abbiamo perso gli altri Ed...che facciamo?- sospirò desolata, ritrovandosi poco dopo a farsi curare docilmente dall'ex Corvonero - Draco sarà furibondo.-
- Ah, gli passerà.- sindacò il mago, tastandole la parte bassa della coscia e il ginocchio, denudati dalla stoffa degli aderenti pantaloni - Devo disinfettartela. O farà infezione.-
- Con che cosa, scusa? Oh no...possibile che hai rubato la fiaschetta a Sirius?-
Una serie inconsulta di minacce, bestemmie e maledizioni gagia, ed Hermione sopportò stoicamente la medicazione, sotto lo sguardo divertito del Corvonero. Ora, forse, più sereno.
Chissà perché, ma a volte quelle iridi azzurre sapevano diventare così fredde.
Da ragazzo, a volte le era parso terribilmente superficiale. Conoscendolo meglio, aveva capito quanto in realtà fosse ferito nell'animo. Ma...si, c'erano sere in cui, a Hogwarts, lo sorprendeva con certi sguardi...pieni di uno strano sentimento. Indifferenza, forse. Assurda e incomprensibile indifferenza al mondo intero.
- Edward...-
Lui neanche sollevò il viso dal suo lavoro - Si?-
Si sentì morire le parole in gola. Cosa voleva chiedergli? Di Ophelia?
No. Non poteva.
- Grazie della medicazione.- gli disse invece, sorridendogli. E lui ricambiò subito. Però, che strano. Ora il suo sorriso, che le era sempre parso così luminoso e vero...pareva così falso. Così...costretto.
- Ok.- la incalzò, tirandola in piedi per una mano - A questo punto tanto vale avviarsi, non credi? Gli altri se la caveranno. E noi non possiamo restare qua fermi, dobbiamo cercare i bambini. Sei pronta? Ce la fai a camminare?-
- Assolutamente.- lo convinse, rimettendosi la spada alla cinta - Andiamo pure!-
E s'incamminarono nel buio.
Esattamente come Harry Potter fece, dall'altra parte della parete che li aveva appena divisi.
Ciò che gli Auror non vedevano, però, era lo scintillare delle zanne dei Leoninus nell'ombra.
Pasti ambulanti. Sangue a portata di mano.
Erano prede, ormai. E Merlino solo sapeva quanti di loro sarebbero usciti vivi da quei cunicoli.


Tutti, nel corridoio delle celle della morte, avevano visto la luce.
E sentito quel ruggito nelle tenebre.
William e Asher, l'avevano udito. Freddo e serpeggiante, attraverso il sangue nelle vene, che si era fermato per pochi istanti. La vera Halley Brockway, l'aveva sentito. Ancora e ancora.
Aggrappata alle sue sbarre e al suo muto terrore.
Tristan Mckay, con gli occhi rivolti al soffitto, l'aveva udito.
E la magia nera che ancora scorreva in lui aveva come subito un'impennata.
Si era messa...a danzare.
A gioire.
C'era qualcosa lì sotto.
Una belva. Un qualcosa di vivo...che nel buio incatenata non faceva che fissarli tutti quanti.
Senza mai perderli di vista.
E poi Lucilla...che incantata, non anelava ad altro che risentire quel verso.
Oh si. La infastidiva, certo. Le rivoltava lo stomaco. Sembrava veleno, sotto la pelle.
Ma Dio...la incantava. Quel ruggito le era parso una ninna nanna.
Come quella della vecchia Doll.
Ma c'era anche chi, la sua bestia nel cuore la stava combattendo davvero.
Con unghie e coi denti.
A una ventina di metri dalla cella di Lucilla e Tristan, Beatrix Mirabel Vaughn venne sbattuta al muro col viso.
Picchiò violentemente la tempia destra e si afflosciò a terra.
Le gambe ormai non la reggevano più. E non l'avrebbero fatto comunque, perché le erano state spezzate le caviglie.
Sputò sangue, ricevendo un altro calcio nel ventre e si piegò su un fianco, attutendo gli altri.
E lui...lui non la smetteva di ridere.
Bastardo.
Bastardo.
Poi la tortura cessò di nuovo. Esausta, si lasciò andare sulla schiena coperta di ferite da frusta. Non le sentiva più.
Neanche gliene importava più, dopo ore e ore di supplizio, se ora Kronos stava pestando a sangue sua moglie.
Era il turno di Viola ora.
Insolito, pensò, mentre la sentiva urla.
Insolito. Fino a due ore prima non aveva tollerato di vederla soccombere alle frustate, ai pugni, ai calci.
Ai morsi.
Specialmente ai morsi.
Usata come pasto dal suo uomo.
Ma ora...ora non gliene fregava più niente.
Sembrava che la sua anima se ne fosse volata via...come quella notte in cui aveva attaccato Milo, otto anni prima.
Gli uomini uccidono.
A volte coi colpi. A volte...con le parole.
Ma uccidono sempre.
Tanto valeva aspettare che Kronos si stancasse.
Troppo volubile la sua cupidigia, aveva anche smesso di violentare sua moglie.
Girando lentamente le pupille dilatate, anche al buio Trix la vide ricadere a terra.
A faccia in giù. Come lei.
Quei biondi capelli simili al grano, ricaddero a cascata sulle esili spalle. Anche alla Corte Leonina aveva visto Viola Rosencratz Leoninus magra, scarna. Ma non aveva mai notato prima...le ferite rimarginate. Le cicatrici.
Ecco il risultato del suo matrimonio.
Del suo vincolo...
Vincolo...
Se ci fu telepatia, Kronos ne rimase fuori. Rideva troppo, ebbro della sua sadica vendetta per cogliere gli sguardi di topazio che sua moglie e la sua prigioniera si scambiarono.
Era tosta, Viola.
Com'era una dura Mirabel.
- Confesso che mi state deludendo, mie signore...- gongolò, in piedi sopra di loro.
- Tu guarda, sembra la prima notte di nozze...- ridacchiò perfidamente Viola, arrancando a terra. Fece leva coi colmi, ma ricadde dopo un calcio sulla schiena, serrando i denti in un misto di collera e dolore feroce.
Trix, rimase immobile.
A guardare. Ancora e ancora.
Una bella bambolina bionda, macchiata di sangue, col corpetto di sera slacciato e la gonna di tulle e pizzo nero pieni di strappi. Troppo magra. Troppo a lungo...sotto tortura.
Chissà cos'aveva patito in quegli otto anni.
Chissà com'era riuscita...a sopravvivere.
Un pasto. Un'incubatrice.
Ecco cos'era per suo marito.
Niente di più.
Se non uno straccio da usare, calpestare e poi gettare via.
Ma lei non mollava.
Più lui la colpiva, più lei infieriva a parole, ferendo il suo orgoglio.
Non rinunciava a tormentarlo.
Non rinunciava alla sua vita.
- Perché non taci?- le sibilò Kronos, levandosi i guanti ormai troppo zuppi di sangue per essere usati - Perché taci Viola? Eh? Cosa ci guadagni ad ostentare l'ultimo baluardo della tua ormai inesistente dignità?-
- Qualcuno di noi due deve pur farlo no?- rantolò la vampira, mettendosi in ginocchio a fatica, con le mani legate dietro alla schiena. Con la frangia e molte ciocche sul viso, gli zigomi tumefatti, sollevò le iridi infuocate sul compagno.
Non si piegava, pensò Trix fugacemente.
Niente riusciva a farlo.
- Hn.- Kronos rise di lei, di entrambe.
- Andiamo.- continuò maligno - Siete penose, mie care. Penose. Una mezzosangue e purosangue puttana.-
- Meglio puttana che tua moglie.-
Un altro manrovescio le piegò il viso di lato. Sputò un rivolo di sangue e si rimise a fissarlo.
- E' questo il tuo problema...- gli disse, senza abbassare mai quello sguardo giudice, giuria e carnefice - Se non urlo...non ti ecciti neanche.-
Beatrix girò il capo.
Forse la sua anima era tornata.
Perché adesso le si erano riempiti gli occhi di lacrime. Dannazione.
Non poteva più sopportare tutte quelle grida.
Viola aveva ragione. Più loro strillavano, più lui...continuava.
Le ferite nell'orgoglio avevano scatenato quella follia.
Con un ringhio animalesco, Kronos si era avventato su Viola. Gettandola a terra, aveva calato le fauci sulla sua spalla, affondando i denti nella pelle tanto in profondità da arrivare all'osso.
Era...insopportabile.
Quel suono...il risucchio.
I gemiti.
Il sangue che scorreva via...da qualcuno che non poteva difendersi.
Ma perché preoccuparsi per lei?
Era un'assassina.
Era crudele, conosceva le storie su di lei.
Viola Rosencratz non aveva mai risparmiato nessuno.
Innocenti meno che mai.
Perché allora...non sopportava di sentirla urlare?
Dio, avrebbe dato qualunque cosa per poter essere un vampiro come lei, in quel momento.
Lei l'avrebbe lasciata morire. Ne era sicura.
Viola non avrebbe battuto ciglio.
Era un cancro.
Si, la sua anima era un cancro.
Che divorava da dentro, che distruggeva ogni suo istinto alla caccia, che masticava la sua indifferenza, sputandone le ceneri.
Quel cancro la rendeva debole.
Quel cancro le faceva provare pietà.
Sobbalzò lievemente, avvertendo il contatto col corpo di Viola.
Kronos si era staccato da lei e gliel'aveva scagliata addosso.
Con la bocca e le fauci lucide si sangue, rimase a studiarle.
Capelli d'ebano. Capelli di miele.
Una quasi adulta. L'altra con l'aspetto di un'adolescente.
Una mezzosangue. E una purosangue.
Tutto quello che simboleggiavano era...la disfatta.
Erano ridotte a spettri.
La bellezza era scomparsa.
Il loro potere era svanito.
Uccidere Viola sarebbe stato semplice, ormai.
Sarebbe bastato un paletto nel cuore.
Uccidere Mirabel invece...sarebbe stato un piacere.
Marchiarla.
Morderla.
E poi vederla dannarsi e bruciare...
Colpendo così anche quell'infame di suo nipote.
Si girò e raggiunse la parete, dov'erano affisse armi e catene.
Trix fu la prima ad accorgersene.
Aveva preso un paletto.
- Dannazione...- mise le mani sulle spalle di Viola, voltandola verso il loro aggressore. Anche la Rosencratz, che tremava sui gomiti che non riuscivano più a reggerla, capì che erano arrivati alla fine.
A questo punto, o lui...o loro.
- Addio, moglie mia.-
La voce di Kronos Leoninus scivolò nell'aria come un rivoletto untuoso. Come un veleno viscido.
Afferrò Viola per la gamba, godendo del suo sguardo sbarrato, e tirandola per la pelle lucida dello stivale verso di lui, puntò per un solo istante il viso di Beatrix.
- Dopo è il tuo turno...-
Oh no. Non questa volta.
Quando Viola iniziò a scalciare, nel disperato tentativo di prendere tempo, Kronos attaccò a ridere.
Un ghigno da iena, un ghigno d'avvoltoio.
E più sua moglie scalciava, più si divincolava, più lui afferrandola per le gambe riusciva a tenerla ferma.
Sempre più vicino, lo era tanto che le afferrò la nuca e una ciocca di capelli fra le dita.
Violento, la strattonò e le inclinò il capo, mettendone a nudo la gola.
Poteva vedere il sangue fluire nelle vene sotto l'epidermide candida della vampira.
Il profumo di sua moglie era sempre stato intossicante...sexy e velenoso. Ma intossicante.
- E' stato bello finchè è durato, amore mio.- sussurrò al suo orecchio.
- Non ne hai una vaga idea, Kronos.- replicò la Rosencratz - Non ne hai una vaga idea...-
- Salutami l'inferno.-
Di nuovo, le sue fauci calarono sulla sua gola. Affondarono sempre più in profondità.
Viola sentì il sangue nella gola...le strozzò il grido che salì alle sue labbra.
Le sembrò di affogare nella sua stessa linfa vitale...
Moriva.
Era quella la sensazione che tutti provano, prima di passare oltre?
Era quella la sensazione di venire risucchiati nel vuoto...che lei aveva fatto provare a tutte le sue vittime?
Tutto spariva...le energie, la voce...
Le palpebre si abbassavano.
Il buio...Kronos aveva vinto...
Incredibile.
Non aveva mai pensato che sarebbe morta fra le braccia di un uomo...
Non così...non in quel modo...
Fu il dolore a risvegliarla. Kronos si era staccato a forza dalla sua gola, lacerandole la pelle.
Ma lui...stava urlando.
Sconvolta, fra il velo appannato delle lacrime, Viola vide...suo marito, artigliato dalle grinfie di qualcuno.
Un braccio saldamente attorno al collo, le unghie piantate nella sua pelle.
Il capo rivolto all'indietro...e al suo orecchio, le labbra violacee di Beatrix.
- E' stato bello finché è durato.-
Voce dolce, sorriso nelle iridi e soddisfazione nel cuore.
- Addio Kronos. Goditi l'inferno.-
Si, il Vincolo è un grande dono.
E una grande condanna.
Proprio come il matrimonio.
Rompere un Vincolo...fu...esaltante.
Troppo preso ad uccidere sua moglie, quell'idiota si era scordato che quello che voleva fare a lei...lei avrebbe potuto farlo a lui. Il Vincolo rendeva deboli e onnipotenti al tempo stesso.
Bevve il sangue.
Dilaniò la sua carne.
Fu un tripudio di urla. E poi, invece di perdere per sempre la sazietà della sete, Kronos...prese fuoco.
Arse.
Come una torcia.
Furono le sue strilla, stavolta, a sostituire quelle dei prigionieri.
Tutti lo udirono.
Vampiri, Mangiamorte...e anche William e Asher.
Era finita.
Di quel bastardo non ne rimase che cenere. Ma prima, urlò tanto che anche i morti riuscirono a sentirlo.
Le ceneri si spensero solo dopo. Molto più tardi.
Trix e Viola, sedute vicine con la schiena contro la stessa parete, osservarono quello spettacolo.
In assoluto silenzio.
Fu Viola a spezzarlo, passandosi una mano sulla gola insanguinata.
- Potevamo bercelo. Accidenti a te.-
La Diurna socchiuse le palpebre. Era troppo esausta per mettersi a discutere.
- Ho sonno.-
La bionda la ignorò.
- Morire insieme a un'accidenti di mezzosangue...bella vergogna...-
- Sta zitta.- la supplicò l'Auror - O giuro che...- si zittì. All'improvviso.
Viola era scivolata con la testa nel suo grembo.
- Se ti azzardi a mordermi non rispondo di me...- l'avvisò Trix, ma del tutto invano.
Si era addormentata. Viola stava davvero dormendo...
Allora sospirò, scuotendo il capo.
Roba da matti...adesso doveva anche fare da balia a quella ragazzina.
Per una volta pregò. Kronos aveva gettato via il crocifisso che Milo le aveva regalato anni addietro. Per difendersi.
Ma chissà se non glielo aveva regalato per darle fede.
Se ce n'era ancora. Una cosa era certa per Trix.
Quella luce...non se l'era scordata. E sapeva bene a chi apparteneva.
Tom...
Tom stava bene...stava resistendo.
Doveva fare altrettanto, se voleva correre da lui, Damon e Cloe.
Doveva resistere...

T.M.R |DRAMIONE|Where stories live. Discover now