Capitolo 27

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Ok.
La vita era già abbastanza dura di suo.
Si nasce.
Questo è già abbastanza duro di per sé.
Per fortuna poi si crepa.
C'è chi sopporta la peste, la fame. Le suocere. I banchieri.
C'è anche chi sopporta i Mangiamorte e gl'Illuminati.
Thomas Maximilian Riddle era uno di questi. Che sopportava Mangiamorte, Illuminati, fame no...peste neanche.
Ma cazzo...In Lust We Trust era molto peggio della peste.
Erano usciti in gruppo dal residence da neanche due ore e, all'inferno, il bastardo gli aveva fatto imbizzarrire il cavallo almeno tre volte, ad ogni trotto e quando si fermavano, sulle dune, per permettere a Neely, che guidava i ragazzi, di orientarsi secondo le indicazioni di Travers e Tobey Williams.
E guarda caso, ogni volta, a ogni momento di calma, Oliver Trust si piazzava accanto a lui.
Attaccava bottone con qualche cazzata e qualche frecciata non molto ortodossa, per poi colpire i fianchi della sua cavalcatura e far imbizzarrire il suo cavallo di riflesso.
Ah, prima o poi gli avrebbe stretto le mani a quel collo da tacchino.
E poi avrebbe voluto rivederlo quell'unicorno, ad avvicinarsi a lui senza battere ciglio!
- Siamo quasi arrivati?- chiese, fissando Neely oltre gli occhiali dalle lenti scure.
La Montgomery lo fissò un attimo, poi notò la mano posata sul fianco ferito.
- Forse non saresti dovuto venire.- gli disse, pacata - I sobbalzi ti aggraveranno.-
- Lo so. Ma fa lo stesso, stasera manderò giù dell'anestetico.-
- In poche parole dell'alcool.- rise Damon, che era sceso da cavallo solo per controllare il territorio circostante. Risalì dietro Neely, prendendo le redini e si volse leggermente indietro, dove Trix chiacchierava al cellulare e Cloe e Oliver, guarda che caso, discutevano per i fatti loro.
- Ragazzi.- richiamò Howthorne - Ho trovato un posto, possiamo fermarci a mangiare qualcosa.-
- Preferisco farmi succhiare vivo da Trix.- masticò Tom fra i denti.
- Ok, a chi arriva prima Damon?-
Riddle sentì solo Trust urlare quella sfida, perché tempo un secondo il bastardo gli sfrecciò accanto al galoppo. E di nuovo, spaventò il suo cavallo. S'imbizzarrì, ma la Vaughn fu abbastanza pronta di riflessi per Smaterializzarsi, afferrare le redini e carezzare il capo del sauro, tranquillizzandolo.
L'animale era già abbastanza provato, anche se mai come il suo fantino, che decise di scendere prima di farsi disarcionare con seguente rottura dell'atlante.
Scese dalla sella, carezzandolo dolcemente il fianco destro del sauro.
- Tutto bene?- gli chiese la Diurna.
Tom fece una smorfia, prendendole le redini.
- Adorabile, non è vero?- sogghignò la Vaughn, dandogli una pacca sulle spalle - Meglio andare a piedi.-
- Si, lo credo anche io.-
S'incamminarono vicini, lei che seguiva con gli occhi i compagni.
Lui che...con gli occhi, si guardava attorno. Studiava il cielo.
Un cielo quasi gonfio di nuvole.
Pronto alla pioggia.
Pioggia.
Un sorriso gli piegò le labbra, senza che nemmeno se ne accorgesse.
- Sembri il gatto che sta per mangiare il topo.-
- Dici?- rise, volgendosi verso di lei, mentre il vento le scompigliava i capelli neri - No, pensavo al tempo.-
- Davvero?-
- Ti piacerebbe una rissa?-
- Per una fanciulla non c'è niente di più di romantico che un duello fra due uomini solo per lei.-
Rovesciando il capo all'indietro per l'ilarità, Tom ricordò quella notte di otto anni prima.
La sfida.
Lui che sfidava Prentice per "l'onore" di Cloe.
E lei, che dopo la sua vittoria, gli cambiava i connotati con un ceffone.
- Non gli piaccio per niente, vero?-
- Ah, Tom. Mi rifiuto di cercare di capire voi maschi.-
- Almeno non ho cercato di spezzargli l'osso del collo.-
- Non ancora.- sussurrò la Diurna, quando raggiunsero l'insenatura di un laghetto, uno dei tanti della Camargue, attorniato da tanti altri acquitrini, con l'erba alta, verde e soffice.
Un branco di cavalli selvaggi, bianchi e grigi, passava lì correndo, al galoppo.
Gli altri si erano fermati alle sponde del laghetto.
Avevano steso una coperta, chissà che Trust non l'avesse trovata troppo grezza per il suo regale culo e fosse andato a mettersi ammollo in acqua, tanto per levarsi dai piedi.
Neely gli sorrise sotto i baffi, quando li raggiunsero e gli passò un bicchiere pieno di vino bianco.
- E' la merenda.- gli disse, scrutandolo ancora - Stai meglio?-
- Si, due passi sono meglio di un dondolio perpetuo.-
- Ragazzi, cibo solido.- li richiamò Damon, agitando la bacchetta e facendo apparire sulla coperta tre taglieri quadrati pieni di tartine squisite - A meno che tu non intenda l'alcool per cibo solido.-
- Posso anche fare uno strappo.- tubò Riddle, raggiungendolo e faticando a sedersi vicino al Legimors.
- Stai peggio?-
- Abbastanza.-
Tom si lasciò andare sdraiato, incrociando le braccia dietro alla testa.
- Forse dovresti aumentare la dose del Lazzaro.-
- Forse la prossima volta dovrei restarmene a casa mia.-
- Si, può darsi. La prossima volta dovresti proprio restartene a casa.- commentò Trix, andando a sedersi e poggiandosi alla gamba ripiegata di Riddle - Ma con noi.-
- Hn, divertente.-
Sostanzialmente fu una merenda tranquilla, anche se a Trust, per caso fosse andata di traverso una tartina, a Riddle non è che sarebbe dispiaciuto poi tanto. Chissà come sarebbe stato vederlo esalare a terra l'ultimo respiro.
A forza d'ingozzarsi prima o poi si sarebbe davvero strangolato.
Ah, viva la legge del tre.
- Buone. Sul serio.- commentò la King - Chi le ha fatte?-
- Amy Post.- sbadigliò Neely - Fa la cuoca.-
- Mestiere interessante.- Oliver passò un braccio sulle spalle della fidanzata - Per chi lavora?-
- Ehm...credo in quel ristorante di Myfair. All'angolo con Chesterton Road.-
- Lo conosco. È un locale fantastico. Anche se il prosciutto italiano è quello migliore.- continuò Trust, sorseggiando dal suo bicchiere - L'ultima volta che ci sono stato ho mangiato divinamente.-
- L'ultima volta che ho mangiato divinamente è stato stamattina. Il plasma francese è ottimo.- celiò Trix, facendo ridacchiare Damon e Tom.
- Sai com'è.- le disse Oliver - Ogni tanto espatriare fa scoprire nuovi orizzonti.- e portò la sua attenzione su Riddle, ancora sdraiato a terra - Spero di non essere inopportuno per te.-
C'avrebbe giurato.
Tom ghignò, aprendo appena un occhio.
- Oh, non preoccuparti. Io e l'Italia siamo rimasti in buoni rapporti.-
- Eccolo che inizia.- sibilò Damon a bassa voce, infilando il naso nel flute.
- Ma va?- Trust parve piacevolmente e sarcasticamente stupito - Sei stato in Italia? E cos'hai visto?-
Riddle si versò altro vino, con un sorriso smagliante - Oh, i bassifondi di Milano. Zona interessante.-
- Ma immagino non sarai mai stato da nessun'altra parte. Vista la tua condizione.- disse l'altro mago, con fare fintamente dispiaciuto - Io e Cloe pochi mesi fa siamo stati in Danimarca. Ti sarebbe piaciuta.-
- Al contrario. Detesto i Fiordi in generale.- Tom gli piantò lo sguardo addosso come un macete, per poi rimettersi a osservare pigramente il cielo - La famiglia degli Harkansky viaggia nel tempo, ne detengono la supremazia su tutti i demoni, impedendo loro di entrare grazie nella dimensione temporale. E Winyfred in tutti questi anni mi ha portato in giro con lei.-
- Non sapevo permettessero agli umani di viaggiare nel tempo.- allibì Trix.
- Infatti non lo sanno.- rise Riddle.
- E come impediscono agli altri demoni di entrare nella dimensione temporale?-
- Oh, gli Harkansky hanno ripartito il tempo in frammenti. Come quelli di uno specchio. Sono come dei raggruppamenti che vanno avanti per conto loro. Quando per esempio in un frammento c'è il Sacco di Roma, in un altro c'è già il D Day.-
Oliver stringeva le labbra, ma sempre sorridendo.
- Wow. Viaggio in prima classe allora.-
- Diciamo di si.-
- Si potrebbe quasi dire che sei un demonologo, no? In fondo ci vivi insieme da un pezzo.- Trust sembrava aver dato troppa aria alla lingua e neanche aveva intenzione di frenarla - E poi con una madre come Lady Lancaster. Sai, le ho parlato a un paio di feste. È dotata di un brillante intelletto.-
Certo. E anche di un dito facile.
Perché Lucilla non gli aveva tolto un lavoro e non l'aveva fatto secco?
Ma a quanto pareva non c'era limite al peggio, perché quella gran sagoma di Trix levò dalla sella del suo cavallo un bel cumulo di vecchi ricordi. Foto.
Oddio. No, perché tutte a lui?
Roba di scuola, loro in divisa, tanti vecchi ricordi che avrebbe fatto a meno di rimirare.
Eppure, quella pessima idea sembrò far star meglio Riddle quando Trust se la prese elegantemente in quel posto, beccandosi una foto di San Valentino.
Lui e Cloe.
Ah, avrebbe potuto sganasciarsi lì, come un sadico.
Ma era molto meglio fare finta di niente e chiedere a Trix come mai Milo non fosse andato con loro.
- Eh?- la Vaughn, forse in piena goduria come lui, gli rispose tutta giuliva - Ah, si. Sua maestà non si sentiva sicuro dopo quell'avvistamento. Crede ancora che ci sia qualcuno che ci spia. Così è andato a controllare nei dintorni del residence. Infatti.- tirò fuori dalla tasca della tracolla il cellulare che vibrava, impazzito.
Parlò velocemente con Morrigan, poi lanciò il telefono a Riddle.
- Tieni. Il tuo amico biondo è andato con lui.-
Strano. Vlad che andava a spasso con un vampiro?
Dubbioso, rispose al cellulare e per pricacy iniziò a parlare in russo insieme a Stokeford.
In realtà non si stavano dicendo nulla d'importante, ma almeno poté estendere anche a Vlad il fatto che presto avrebbe commesso il primo omicidio della sua vita.
- Non perdere il sangue freddo.- gli disse Stokeford, che parlava al cellulare per la prima volta in vita sua.
- No?- Tom si accese una sigaretta, alzandosi e andando lontano dal laghetto, per discutere con calma e tornando a parlare in inglese - Questo è completamente deficiente. Lo detesto. E fa di tutto per farmi incazzare.-
- Vedo che ci sta riuscendo.-
- Oh, tu non mi hai mai visto veramente incazzato. Fidati.-
- Come vuoi.-
- Lì con Milo come va?-
- Pensa di aver visto qualcuno che conosce, ma non chiedermi chi. Sta comprando altro plasma da un francese castrato.-
- Che?-
- Lascia perdere. Quando tornate?-
- Fra poco. Se l'idiota non mi butta giù da cavallo prima.-
- Senti, ma non ti ho insegnato niente?-
- Mica posso sgozzarlo, così, a freddo. Senza opera in sottofondo.-
- Tu stai avvicinando all'altra sponda, ti avviso.- Stokeford schioccò la lingua - Ci vediamo al residence. Passo un attimo a Cameron Manor a vedere che combina la coppia bianca.-
- Ok. E non strapazzarli.-
- Posso sempre insegnare qualcosa a Caesar.-
- Porco.- sussurrò Riddle, maligno - E dà un bacio a Denise.-
- Oh, contaci. A dopo.-
- Ciao.- e spegnendo il cellulare, Tom si accorse imprecando di avere qualcuno alle spalle. Voltandosi, vide Cloe col flute in mano, che lo studiava attentamente.
Gli altri stavano sbaraccando, ma lei gli si affiancò, in silenzio.
- Da quanto lo conosci?-
Tom alzò un sopracciglio.
- Di chi parli?-
- Il russo.-
- Vlad. Otto anni.- le disse, pacato - Perché?-
Perché? La King sentiva qualcosa torcerle velenosamente le viscere.
La domanda che stava per fargli la sconvolgeva a tal punto che quasi non aveva più il coraggio di fargliela.
Però...doveva sapere. Doveva sentire.
- Come mai t'interessa Vlad?-
- Mi sembrate legati.- iniziò, decisa per una volta a girarci attorno.
Fu lui a restarne deluso.
Ancora una volta.
Un tempo gli avrebbe chiesto quello che le interessava senza mai abbassare gli occhi.
Un tempo si sarebbe fidata di lui.
Un tempo non avrebbe avuto paura di una risposta.
Anche quando, quel Capodanno, gli aveva confessato di amarlo e lui se n'era andato, scioccato.
Gli faceva una rabbia che quasi credeva di non riuscire a contenerla.
Se era cambiata per colpa sua...o di Oliver, o di chiunque altro...non gl'interessava.
Claire avrebbe dovuto restare sempre come lui l'aveva ricordata in quegli anni.
Egoistico?
Si, forse. Ma non gliene fregava nulla.
- Vuoi sapere se ci vado a letto?-
La King credette quasi di ricevere un colpo nello stomaco.
Le si mozzò il fiato.
Aveva usato il Legilimens?
Perché farlo, se quella domanda era davvero così assurda?
Allora la risposta era semplice.
Non lo era.
E quei gelidi occhi blu ora le stavano dicendo che era così.
- Si. E mi diverto anche.- le sibilò, freddo come il ghiaccio - Ma non stare a farti le paranoie. Ci vado solo con lui. Non preoccuparti che abbia cambiato gusti. Magari fra un po' potrebbe servirti.-
E senza aggiungere più una parola le dette la schiena e tornò dal gruppo.
Era strano, pensò Tom mentre montava a cavallo.
Un tempo non avrebbe mai goduto nel fare del male a qualcuno a parole.
Ora invece...un sottile piacere si era insinuato nelle sue vene, vedendola traballare nelle sue convinzioni.
Stava diventando questo genere di uomo?, si chiese, mandando il cavallo al galoppo.
Stava imparando a sentirsi meglio, nel provocare dolore alle altre persone?
Dannazione.
Doveva tornare da Caesar. Il più presto possibile.
Aveva come la sensazione che le parole di monito che Mezzafaccia gli aveva gridato, prima di morire per mano di Harry otto anni prima, stessero per avverarsi.
"Perderai ogni cosa...tutto quanto! E sarà proprio chi ami che ti stroncherà, dandoti il colpo di grazia!"


In Gran Bretagna intanto, quella sera stessa, nello Yorkshire ad Hargrave Hall, si stava consumando una cena di famiglia. Non capitava spesso che Hargrave e Malfoy si riunissero, se non per feste comandate o occasioni speciali, quali compleanni e anniversari, visto gl'impegni di quasi tutti i membri di quelle famiglie unite per chissà che volontà divina, ma quel 30 giugno si era fatto uno strappo alla regola.
E ora Hermione se ne stava alla finestra dell'immenso salone rosso di suo nonno, a una finestra.
Che dava sulle serre di vetro e metallo in giardino.
La panchina sul belvedere era stata tolta.
La panchina dove suo nonno era stato ucciso.
Distolse lo sguardo, tornando ad ascoltare i discorsi dei maschi di casa.
Ovviamente suo marito e Lucius Malfoy stavano litigando fra loro per una questione in quei lei non si sarebbe mai sognata di mettere becco: eredità. Fra Black e Malfoy erano peggio degli sciacalli quando ci si mettevano.
Qualche Black stava per tirare le cuoia, Merlino grazie!, e padre e figlio si stavano litigando chissà che pezzi di argenteria, rinfacciandosi visite immaginarie al futuro cadavere e tutte le volte che uno dei due aveva fatto la cresta sull'eredità, pagando il notaio di tasca sua.
-...senza contare che quando mi ha chiesto di aiutarla a crepare tu sei stato il primo a dire di no!- sbraitò Draco in quel momento, inferocito, mandando giù di botto un bicchiere con due dita di whisky incendiario - Quella povera donna sta crepando! Il minimo che possiamo fare è alleviarle le sofferenze!-
- Bhè, posso benissimo farlo io no?- replicò Lucius, sdegnoso - Perché sempre a te la parte divertente?-
- Se capitasse a te, ricordati bene che da me non avrai un dito di cianuro!-
- E grazie tante.- sibilò Lucius, sarcastico - Avrai notizie dai miei avvocati.-
- E tu dai miei.-
- Io potrò morire tranquilla o dovrò anche soffrire?- ironizzò Lady Narcissa, seduta su uno dei divani color panna, a sfogliare la Gazzetta del Profeta con espressione palesemente annoiata.
- Io sto già soffrendo ora.- sibilò Hermione, posando il bicchiere su un tavolino e guardandosi alle spalle, per il grande corridoio di Hargrave Hall, dove due grossi titani inginocchiati sorreggevano le alte ringhiere di alabastro dello scalone - Draco, dov'è Glory?-
- Con tuo padre nella sua biblioteca.- le rispose il biondo, andando a sprofondare ingufito accanto a sua madre.
Suo padre.
Draco vide subito una smorfia seccata sul volto della strega, ma evitò di commentare.
Proprio non mollava l'osso.
Se una come Hermione Jane Hargrave ti giurava odio eterno, si poteva mettere la mano sul fuoco che così sarebbe stato.
Come un tempo gli aveva detto proprio lei, era più facile per i loro padri fare i nonni.
Ricominciare da capo.
Coccolare, viziare.
Lui stesso, certe notti dopo i loro incontri, scopriva una gelosia inimmaginabile verso quella loro tanto venerata bambina che godeva di affetto semplice e puro. Che a differenza di quello dato a loro, non aveva pudore di manifestarsi.
Lucius amava sua nipote.
E non ne faceva mistero.
A parole, a gesti, a fatti.
Era innegabile che Glory era e sarebbe stata sempre amata.
Così come anche Scott Granger, che ora viveva con Jane da qualche anno, aveva rimediato ai suoi errori.
Non temeva più quella magia che lo aveva separato irrimediabilmente da quella figlia così dura e orgogliosa, una volta ferita a morte.
- Signori, a tavola.- li richiamò improvvisamente Jane, mettendo la testa ricciuta nel salone.
- Mamma, dov'è Glory?- attaccò di nuovo Hermione, con tono leggermente accusatorio.
Jane, però, come sempre non fece nulla per sviare.
- Con tuo padre.- le rispose, tranquilla - Stanno scegliendo altri testi teatrali. Dio, ci ha messo pochissimo. Scott l'ha riempita solo per il suo compleanno di dieci opere e le ha finite subito. Quella bambina legge troppo e sta poco tempo fuori, lo sai?-
- Non è colpa mia se i geni velenosi di qualcuno le hanno dato la carnagione di un cadavere.- ironizzò Hermione, facendo ridacchiare sarcasticamente il suo adorato consorte - Prenditela con tuo genero.-
- Almeno non assomiglia a una caraibica.- replicò appunto Draco.
- Possibile che devi fare il razzista anche sul colore della pelle?-
- Hai cominciato tu mezzosangue.-
A tavola, dove Hermione pensava di poter mangiare e immergersi nei suoi pensieri per tranquillizzarsi, qualcosa minò di nuovo la sua pace. Quella sera gli elfi di sua madre, prima o poi li avrebbe liberati tutti oppure spediti fuori a calci senza sentire lamenti, avevano apparecchiato nella sala da pranzo al piano terra.
Prima avevano sempre cenato a quella del primo piano, più piccola ma più fastosa.
Ora invece stavano alla lunga tavola in ciliegio, di forma rettangolare, dove lei e suo nonno, tante sere, avevano dissertato dei più svariati argomenti.
Tutto lì le ricordava Liam.
E ora, se da un capo del tavolo si era seduta sua madre...all'altro capo, come un padrone, c'era suo padre.
Scott Granger colse uno sguardo più duro e spinoso del salito, ma capì tardi il suo errore, quando ormai erano tutti seduti. Draco, Glory in mezzo e Lady Narcissa alla sua sinistra.
Sua figlia e Lucius a destra.
- Cara...- azzardò - Vuoi sederti al mio posto?-
- Va benissimo qui.- sibilò Hermione, senza neanche guardarlo.
Jane pregò di avere la pazienza per sopportare tutto, così fece l'unica cosa da fare per sbloccare l'atmosfera già pesante di suo. Chiese a Glory dei libri che aveva scelto.
La piccola, seduta fra padre e nonna paterna, sorrise debolmente, anche se i suoi brillavano.
Come il nonno paterno, aveva conosciuto la bellezza dei classici teatrali molto piccola. E non c'erano regali migliori di quelli di Scott Granger per lei.
Aveva iniziato con la "scuola inglese" da Shakespeare a Kit Marlow, per passare poi ad autori babbani della lavatura di Milton, William Blake. Suo nonno la guidava fedelmente e ora, finalmente, la piccola con somma gioia si era orientata verso la scuola italiana.
- Puccini.- disse, scrutando anche sua madre - Il nonno mi ha detto che era uno dei tuoi preferiti.-
Hermione sorrise solo alla figlia, portandosi il tovagliolo in grembo - Si. Poi la cotta m'è passata. Ora prediligo i maghi.- e lo aggiunse quasi con sprezzo, portandosi il calice d'acqua alle labbra - Comunque tesoro, leggi tutto quello che puoi quest'estate. Fra qualche mese inizia Hogwarts.-
- Siete già stati a Diagon Alley?- chiese Narcissa.
- Non ancora. Aspettiamo dal Ministero le direttive per i Veggenti.- brontolò Draco, servendosi d'insalata di noci, formaggio e pere - Chi lo sapeva che c'era da fare una simile trafila burocratica.-
- La lettera è arrivata?- chiese Jane.
- Se non ricordo male arriva un mese prima.- commentò Lucius, pigramente - Tanto per tenerti sulle spine.-
- Stupidaggini.- sibilò Hermione.
- Concordo.- replicò Malfoy Senior - Inoltre qua c'è ancora la scommessa in ballo.-
- Oh, non cominciamo.- si schifò Draco.
- Su cosa?- fece Jane.
- Grifondoro o Serpeverde.- rise Hermione, piegando appena la bocca - Glory è diventata la futura pietra grazie a cui l'ago della bilancia penderà da una parte o dall'altra delle fazioni.-
- Dieci a uno su Corvonero.- ironizzò Narcissa.
- Mandiamola a una scuola di babbani, facciamo prima.- continuò Hermione, sempre più acida - Comunque non ha nessuna importanza.- e dicendolo scoccò un'occhiata omicida a Draco, che invece sapeva bene il contrario. Ah, la mezzosangue non voleva ammetterlo, ma sarebbero state stecche per tutti se la loro dolce bambina sarebbe finita a Serpeverde. Oppure grane per lui, se fosse stata una Grifondoro, visto che fra loro due si era scommesso un anno di schiavitù forzata per chi avesse perso quella gara.
Glory invece sembrava del tutto disinteressata all'argomento.
Forse perché già sapeva.
O forse perché Serpeverde, Grifondoro, Corvonero o Tassorosso non era di così grande rilevanza per lei.
- Figurarsi mandarla dai babbani.- disse Lucius all'improvviso - Anche se lì potrebbe leggere tutte le opere teatrali che le pare.- e strizzò l'occhio celeste alla nipote - I babbani sono dotati di una penna molto più prolifica della nostra, temo.-
- Sposiamoci uno scrittore allora.- rise Jane.
- Mago.-
Tutti si voltarono verso Hermione, che stava tagliando il filetto con aria lugubre.
- Cosa?- riecheggiò Draco, credendo di non aver capito bene.
- Mago. O un mago o resta single.-
- Devo per forza sposarmi adesso?- borbottò Glory, non tanto contenta.
Lucius invece stirò un sorriso da iena che la diceva tutta e dette un paio di pacche in testa alla Grifoncina, godurioso - Ah, lo sapevo che sotto questa massa di capelli c'era una testolina tutt'altro che bacata. Direi di brindare.-
- Non toccarmi i capelli o farò un brutto scherzo ai tuoi.- l'avvisò, melensa.
- A proposito.- Jane cambiò discorso prima che ne uscissero fuori altre perle di saggezza - Ho sentito che c'è una conferenza la prossima settimana nell'Hampshire sulla Simbologia Gaelica. La conduce quel professore che piace tanto a voi due.- e lo disse a Narcissa e sua figlia, due fissate con la Simbologia - Come si chiama? Leonard Trevelyan?-
- Si.- annuì Narcissa, interessata - Il giorno preciso quand'è?-
- Il 5 luglio. La conferenza era già quasi tutta piena, andavano prenotati i posti. Così all'ultimo minuto l'ho fatto per voi.- Hermione intanto sollevò gli occhi d'oro, sgranati, dal piatto - Vi ho prenotato anche l'albergo.-
Cosa?
- Ci hai prenotato l'albergo?- Narcissa sembrava aver inghiottito un limone - In che senso?-
- Nel senso che è tutto pronto.- tubò Jane, malefica - La prossima settimana potrete partire insieme.-
Matricidio.
Hermione per poco non svenne. Per poi riprendersi e ammazzare sua madre a Cruciatus.
Insieme a sua suocera...per due giorni interi?
Incontrò lo sguardo allarmato di Narcissa, capendo subito che anche sua suocera non ne era per nulla contenta.
In fondo non avevano mai avuto rapporti stretti ed idilliaci. Oh, certo. Lady Narcissa era sempre stata cortese con lei, ma nulla di più. Non erano le classiche nuora e suocera tutte amiche e regalini e confidenze.
E adesso?
- Grazie.- balbettò, afferrando il bicchiere - Sei stata...previdente, mamma.-
- Di nulla. Sai che farei di tutto per vederti felice, tesoro.- celiò la padrona di casa, con aria perversa.
Ora l'ammazzava davvero.
Ma che aveva fatto di male?
- Preferisci che ti accompagni io?- le sussurrò Lucius, diabolico, all'orecchio.
Decisamente si. E non solo perché ora, da anni, dava a Lucius del tu, mentre con Narcissa ancora c'era un lei tanto rispettoso che avrebbe usato solo con la Regina Elisabetta. No. Ma anche perché...insomma, quella donna era sempre così perfetta. Sempre bellissima e giovane grazie al Lazzaro, elegante, arguta, brillante, intelligente e a posto in ogni occasione.
Si sentiva sempre a disagio con lei.
Passare due giorni in sua compagnia sarebbe stato un incubo di silenzi e frasi stentate.
Diavolo!
Dopo cena, i maschi si ritirarono a fumare i loro costosi e nauseanti sigari nella piccola saletta da gioco, ora una sala da thè vicina all'ingresso dell'ala ovest e anche la camera più vicina alla biblioteca di Scott Granger, che sarebbe andato tardi in pensione, per continuare a produrre i suoi amati drammi. Ci si erano chiusi anche a pontificare su come uccidere Aleandro di Iesi alla prossima occasione in cui si sarebbe presentato alla porta della Lucky House, visto che l'italiano non mollava l'osso.
Voleva Hermione ma né le minacce di Draco che le maledizioni che si era già preso sembravano fargli capire l'antifona.
Glory era ovviamente in biblioteca, ancora indecisa sugli ultimi libri da portarsi via.
Suo nonno le aveva consigliato delle favole, tanto per leggere anche qualcosa di davvero leggero prima di andare a dormire. Scendendo la scaletta, vista l'immensa galleria di libri alle pareti, con altri tre piccoli tomi in mano, fece per poggiare a terra il piedino quando si sentì afferrata per le spalle.
Si sentì letteralmente scagliare a terra, finendo sul tappeto e anche i libri le caddero tutti, finendole sul capo.
Dolorante, si massaggiò la fronte e si guardò attorno.
Che strano...non c'era nessuno.
Eppure un sibilo gelido la colpì ancora, sul collo.
Si alzò in fretta, ma ancora non vide nessuno al suo fianco.
Un fantasma dispettoso?, si chiese.
Poi un'altra spinta alle spalle la fece traballare e cadere in ginocchio. Cacciò un gridolino e gattonando si nascose dietro una poltrona, ansimando.
- Papà!- urlò, spaventata davvero questa volta - Mamma!-
Un'altra spinta. Cadde sul fianco e si mise seduta, strisciando all'indietro.
I libri che le erano caduti si sollevarono e si scagliarono contro di lei. Li evitò tutti tranne l'ultimo, che le colpì la spalla sinistra, senza però farle eccessivamente male.
Si alzò allora e iniziò a correre, scappando fuori dalla biblioteca.
Richiuse la porta a due battenti dietro di lei, usando il chiavistello...e solo allora sentì il cuore che le martellava nel petto. Ma cos'era stato?
Quel sibilo freddo però le sembrava di averlo già sentito.
Quel pomeriggio...a casa. Quando era caduta nel corridoio.
- Amore.-
Si girò, sobbalzando. Draco era uscito dalla sala, guardandola stupito.
- Mi hai chiamato principessa?-
Assurdo, si disse. No, non era niente.
Perché spaventarsi? Era stato solo un fantasma dispettoso.
Non doveva fare la frignona.
- No, niente.- mentì, nascondendo le mani tremanti dietro alla piccola schiena - Mi sembrava che ci fosse qualcuno nel camino della biblioteca. Pensavo fosse qualcuno che ti cercava, ma mi sono sbagliata.-
Draco tacque.
La guardò meglio.
Quegli occhi.
Sembravano gli occhi che le aveva visto quel pomeriggio.
Di chi cerca di nascondere qualcosa. Di chi ha vergogna.
Non gli piaceva quell'espressione. L'aveva odiata, quando l'aveva vista in se stesso allo specchio.
E ora sul volto di sua figlia...lo faceva quasi star male.
- D'accordo.- disse, cercando di controllarsi - Ora però vieni. Quando la mamma ha finito con la nonna torniamo a casa.-
- Va bene.- e gli afferrò subito la mano che lui le tendeva. Con troppa velocità.
Troppa foga.
Sua figlia era spaventata.
Intanto, in cucina, dopo aver spaventato a morte tutti gli elfi domestici, Hermione stava dando il meglio di sé come attrice drammatica.
- Io mi chiedo cosa tu abbia in testa!- tuonò verso Jane, che si stava finendo una ciotola di macedonia tutta beata - Mandarmi due giorni nell'Hampshire con la madre di Draco! Solo tu potevi fare una cosa simile! A questo punto piuttosto ci vado davvero con Lucius!-
- Due appunti.- iniziò Jane - Primo. Conosci Narsy da quanti anni? Da quando ne avevi diciassette, giusto?-
- E allora?-
- Ancora le dai del lei.-
- E a te che importa?- sbuffò, inferocita - Vacci tu con lei, se tanto ci tieni!-
- Tesoro, avete una passione in comune.- le fece notare - Per non parlare di un mago alto e biondo che, guarda un po', è suo figlio. E tuo marito.-
- E allora?- le ridisse, devastata - Mamma io con quella donna non ci posso stare! Mi piace e la rispetto ma io non piaccio a lei. Non è un mistero!-
- Tesoro, ma che ne sai?- Jane sorrise, calorosa - Più volte mi ha detto che le sarebbe piaciuto conoscerti meglio, ma tu da qualche anno...- nicchiò, senza sapere bene come continuare, con aria assai eloquente -...tu da qualche anno sei diventata così scorbutica...spinosa...Insomma, non sei mai stata un campione di socialità con le tue manie puntigliose e il tuo delicato nasino sempre ficcato nei libri ma adesso comincio davvero a preoccuparmi per te.-
Hermione assottigliò le palpebre.
Ah, se gli occhi avessero lanciato laser, sua madre si sarebbe ritrovata stecchita al suolo.
Fu il verso di un grosso allocco nero a distoglierla dai suoi propositi. Si sporse e vide l'uccello, appena entrato dalla finestra aperta, appollaiarsi elegantemente su un piolo appostato sul bancone di legno che usavano gli elfi per cucinare.
- E' per te.- disse Jane, porgendole una lettera in carta di filigrana ingiallita ad arte.
Hermione non riconobbe la scrittura, tantomeno un semplice sigillo in cera rossa, quasi porpora.
Aprendo la missiva però, Jane riuscì a vedere uno sguardo che...aveva visto in sua figlia otto anni prima.
Alla morte di suo padre.
- Hermione.- sussurrò, avvicinandosi - Di chi è?-
La strega dagli occhi d'oro guardava la lettera.
Ma non la vedeva davvero.
Un'altra minaccia.
Dopo otto anni, un'altra minaccia.

"Hai ucciso mio padre. Ora io ucciderò il tuo, Hermione Hargrave. Prepara fiori e fossa...questa volta non è rimasto nessuno che può fermarmi."




Winyfred Harkansky avrebbe fatto la sua regale figura anche vestita con un saio da prete, però con un abitino di pelle nera e pizzo, seduta a gambe incrociate su un water dalla tavoletta abbassata, con una sigaretta con bocchino fra le labbra, i capelli ricci e rossi tenuti in cima al capo come un lottatore di sumo e occhiali alla mosca a tenerle indietro la frangia...bhè, poteva essere considerata in fascia di "ragazza discutibilmente vestita" della settimana.
- ...e poi è finita con John e Ringo che hanno litigato sul palco. Il solito. Adesso capisco perché non sopporti i Beatles.- e sorrise tutta contenta a un mago, in questo caso un Riddle, che stava a mollo in una vasca piena di schiuma.
E la guardava, come se fosse sottinteso che lui volesse farsi il bagno da solo, quando dalla bellezza di otto anni, lui non era mai riuscito ad avere un minimo di privacy in bagno.
Che quisquiglie quelle.
- Ti senti bene?- gli chiese, giuliva.
- No.- mugugnò fra i denti, con la sigaretta che gli penzolava dalla bocca e un bicchiere di vino, il trentesimo della giornata, in mano - Non c'è niente che vada bene.-
- Problemi con Claire?-
Tom levò un sopracciglio - Che ne sai tu di Claire?-
- Denise deve avermi accennato qualcosa. O forse stava facendo a questa tizia un vudù, non saprei.-
Ma che amore Denise. Dannati tutti i Loderdail e la loro progenie.
Qualcuno bussò alla porta e da fuori si sentiva la voce, tutta rispettosa, della Vaughn.
- Tom...sono io. Devo parlarti. Muoviti a uscire.-
- Perché sta fuori?- Winyfred sembrava allibita da quella richiesta e prima che Riddle potesse fermarla aveva già scardinato la porta, così che Trix si ritrovò, per la prima volta, ad ammirare Tom nella vasca.
Gli mancava la paperella di gomma e sarebbe stato a posto.
- Ciao!- tubò l'Harkansky, allungandole la mano - Tu sei Beatrix, vero?-
La Diurna entrò indecisa, chiudendosi la porta alle spalle - Si. E tu sei...-
- Winyfred.- sibilò Tom, già incazzoso - Qua si stava chiacchierando. Che succede?-
Sempre più confusa, Trix si sedette dentro al bidè, accavallando le gambe - Scusa...la situazione è un po' strana...- e attaccò a ridere istericamente - Di che parlavate?-
- Come mai è una situazione strana?- chiese la demone, perplessa.
- Non sono mai entrata nel suo bagno.- rise la Vaughn.
- Cosa? Davvero?- Winyfred fissò Tom - Come mai?-
- Lui è molto riservato. E...pudico.-
Ecco, ora era finita.
L'Harkansky gonfiò le guance, ora con le gote belle rosee - Lui? Tom...pudico?-
- Fred...- la chiamò, disperato.
Inutile. Si stava già sganasciando, picchiandosi sulla gamba per l'eccessiva ilarità della situazione.
- Oh...oh Merlino! Lui pudico! Questa è bella!-
- Ne ha fatti di cambiamenti.- tubò Trix, buttando un occhio alla vasca - Se fossi in te comunque coprirei certi punti con un po' di schiuma. Sto quasi vedendo la mela proibita.-
La decenza ormai se n'era andata da quella sede da secoli, si ritrovò a pensare Riddle.
Così, mentre lì lo si prendeva per i fondelli come sport nazionale, ricominciò la processione.
Per primo entrò Damon, inferocito, urlando che nella doccia della sua camera c'era Travers addormentato e ancora sbronzo, quindi si fiondò nella sua, gettando i vestiti al vento solo dopo aver stretto la mano a Winyfred.
Acceso il getto dell'acqua, che coprì gl'insulti a tutti i Corvonero ubriaconi di Hogwarts, entrò Vlad.
Si teneva il braccio e intanto imprecava in russo.
- Ma che è successo?- gli chiese Riddle, vedendolo mettere il braccio su cui spiccava un morso, tipo squalo, sotto l'acqua del rubinetto del lavandino.
- Guarda, vaffanculo.- sibilò Stokeford - Un dannato mastino infernale mi ha morso. Avrò preso la rabbia.-
- Un mastino?- fece Winyfred, curiosa - Che ci facevi vicino a uno di quei cosi?-
- Quel bastardo di mio cugino ne ha comprato uno a mia madre. Ero a casa e mi ha morso...ha morso anche la gamba a mio padre. A momenti gliela staccava. Ma quando ha morso i tappeti persiani per mia madre è stato troppo...-
- Immagino. Sasha non l'avrà presa bene.- commentò l'Harkansky - Ma non credo ti abbia attaccato la rabbia...-
- E che ne sai? Aveva anche tanta di quella bava alla bocca da glassarci una torta di tre piani.- poi Vlad si volse, vedendo quello spiegamento attorno alla vasca da bagno - Che c'è? Una seduta tattica?-
- Più o meno.- sibilò Tom - Manca qualcuno per caso? Stanno per arrivare anche Val e Brand?-
- No, sono andati all'Azmodeus Club.- l'informò il demone, accendendosi una sigaretta, mentre si guariva il braccio - Ho anche parlato con Denise. Lei e Caesar vengono a trovarti stasera.-
- Fantastico. Con la serata del Porno Show vengono a salutarmi... cazzo.- fece Riddle, acidamente.
- Ti si è annodata la bacchetta?- gli chiese Trix - Ma che cos'hai?-
- Ha litigato con la duchessa.- disse Damon, da sotto la doccia.
- Non ho litigato con Claire!-
- Com'è che allora è inferocita e manda affanculo chiunque le parli?- replicò il Legimors.
- Che ne so, starà assimilando il carattere di Trust.-
- Qualcuno qua è geloso marcio.- frecciò Winyfred.
- Aspetta...- Tom la guardò attentamente - Hai qualcosa sulla fronte...ah no, è solo il simbolo del diavolo.-
- Senti, fattela e basta questa duchessa.- gli consigliò Stokeford, sbuffando - Cominci a rompere con questa storia. Ma tanto sei un catorcio a letto, conciato come sei, quindi sparati e falla finita. Io me ne vado.- e si Smaterializzò via elegantemente, proprio com'era arrivato.
- Non dovresti fare sesso con quel buco nella schiena.- gli disse Winyfred, comprensiva.
- Parla anche di sesso ora.- Trix rise, tutta contenta - Ehi Damon, ma tu lo sapevi?-
- Che va a letto con gli uomini? Si.-
Inutile dire che Riddle diventò una statua di sale, lì ammollo nell'acqua, mentre Trix spalancava la bocca.
Le sarebbero caduti i canini, era sicuro, mentre Howthorne usciva dalla doccia legandosi un asciugamano sui fianchi.
- Cosa?- riecheggiò, fissando Tom - Cosa fai tu?-
- Non gliel'hai detto che sei diventato bisessuale?- continuò Howthorne.
- Ma...ma...- Trix si rialzò dal bidè, andando a sedersi sul bordo della vasca - Wow! Wow!- e baciò Tom in fronte, prima che si nascondesse sotto il pelo dell'acqua, forse per affogarsi - Oddio, questa si che è roba succulenta! Ma bisessuale in tutti i sensi?-
- Non credo.- attaccò Winyfred - Credo che lui ragioni un po' come le donne...va a pelle. Non credo che gli piacciano gli uomini in generale. Ma solo Stokeford. E questa la dice tutta sui suoi problemi mentali. Pure Denise aveva di questi problemi con Vlad. Solo uno scoppiato si farebbe piacere Vlad, anche fuori dalle lenzuola.-
- Possiamo parlare d'altro?- esalò Riddle, viola come un chicco d'uva.
- Ok.- Damon gli prese la sigaretta, dandogli un tiro - Dov'è che si va stasera?-
- In paese, in un pub.- disse Tom, cercando di sviare l'argomento principale che rischiava di rovinargli il fegato - E domani hanno organizzato per l'ultima gita prima di tornare a casa.-
- Dove?-
- Mi pare ad Aigues Mortes. C'è la festa locale dei gitani. Ma se continua così mi sa che pioverà tutto il giorno.-
- Meglio che restare a letto, no?- se ne uscì Winyfred - E non c'è ironia, fidati.-
- Qualcuno ha visto la mia pillola di cianuro? O dov'è andata a finire la mia dignità?-
- Forse è meglio lasciarlo solo.- celiò l'Harkansky, alzandosi in piedi - Bhè, ragazzi è stato un piacere. Bell'aureola comunque.- disse, a Damon, che alzò le sopracciglia - Diventerai un ottimo Pacificatore. Ci vediamo presto Tom.- e scoccandogli un bacio sulle labbra prese il volo anche lei.
Insieme ad orgoglio e decenza, che ormai in Riddle non ne erano rimasti che miserabili brandelli.

- Che cazzo è un Pacificatore?-
- Ma io che ne so...-
Discorsi di una certa levatura quelli. Specialmente da farsi in quel pub che si chiamava Baguette, dove l'Universale di Hogwarts si era riunita a far baldoria all'alba di mezzanotte, per mescolarsi con francesi strafatti di alcool e francesine che avevano solo voglia di svegliarsi la mattina dopo come un perfetto sconosciuto nel letto.
Damon però, a cui delle francesine non fregava una mazza, visto che aveva una fidanzata che paragonata a loro era una dea in terra.
Anche se quella faccenda del Pacificatore continuava a ronzargli in testa.
Che diavolo era un Pacificatore?
Mah.
- Tu sei completamente fuori.- gli disse Adam Broody, che insieme a lui, Beatrix e Milo stava seduto a uno dei tre banconi, sopraelevati sulla pista da ballo incasinata - Goditi la serata e lascia perdere queste cose.-
- Fosse una malattia?- propose la Vaughn.
- Grazie Trix.-
- Chiederò a mia zia.- gli disse Morrigan, mandando giù un goccio di Alexander - Ma vedrai che non è niente.-
- E se invece fosse qualcosa di serio?- replicò il Legimors, un po' ansioso - In questi anni i miei poteri non hanno fatto che modificarsi, fino a trasformare la mia vita in una specie di centro di recupero mentale per fantasmi svarionati.-
- Peggio di così in fondo non può andare, no?- lo consolò Broody.
- Non dirlo mai.- cinguettò Tom, arrivando da sinistra, con un sorriso luminoso come il sole.
- Ma che t'è successo?- gli chiese Milo.
- Ho avuto in incontro ravvicinato con le due amichette di Flanagan. Sono davvero massaggiatrici.-
- E' diventato un porco.- scandì Trix, sbigottita - Ma l'avete sentito?-
- Sciocca. Massaggiatrici terapeutiche.- replicò Riddle, ordinando un doppio Jack Daniels per lui e Howthorne - Mi hanno raddrizzato la schiena in mezz'oretta. Nel separé.-
- Ecco dov'eri finito.- rise il Legimors - E ti hanno raddrizzato solo la schiena?-
- Perfetto.- Trix si alzò dallo sgabello - Non ho sentito queste porcate a 17 anni e questo è il risultato.-
- Intendevo l'umore.- le chiarì Howthorne.
- Si, come no. Vado da Fern e le altre. Ci becchiamo dopo.-
- Non mordere nessuno.- le urlò dietro Milo, per farsi sentire sulla musica sparata a palla.
Ovviamente lei non prese neanche in considerazione l'idea di starlo a sentire, come anche un'altra strega quella sera non aveva neanche concepito l'idea di stare a sentire i lamenti del suo fidanzato che, avendo visto certe foto, le aveva fatto il terzo grado sul suo rapporto con Thomas Maximilian Riddle.
- E quanto siete stati insieme, si può sapere?- le aveva sibilato più volte Oliver.
Quattro mesi.
Forse...i più belli della sua vita.
- Immagino l'abbiate fatto.-
L'amore? Si una sola volta.
Poi era stato solo sesso. A causa sua, non di Tom.
- Avevi intenzione di dirmelo?-
La presa della mano di Oliver sul suo braccio le faceva male, ma Cloe ancora una volta ignorò il dolore.
Cos'era il dolore in fondo? Aveva imparato a conviverci con quella bestia piena di spine, spire e artigli che le graffiavano il cuore.
Ma Tom...Tom non era il tipo da legarsi a qualcuno, veramente, senza provare qualcosa.
L'aveva dimenticata.
Si, l'aveva dimenticata.
Lo seguì con gli occhi per tutta la serata. Prima lo vide sempre e solo con Damon, poi quando quel maledetto andò a baccagliare con Neely sui divani, vide Riddle venire letteralmente subissato di ragazze. Le loro compagne, fra cui Olivia Andrews che, essendo diventata carina con gli anni, pensava di potergli mettere le mani ovunque come se fosse stato suo da sempre, e poi tutte le francesi del pub.
Ma quando una tizia, forse una delle creature più belle mai viste in quel pub dopo Beatrix, una stanga di un metro e ottanta quasi dai capelli color prugna e un abitino di lamé lilla gli si avvinghiò al braccio e lo trascinò fuori dal locale, Cloe perse definitivamente il lume della ragione.
E per la prima volta...pensò, senza rimpianti, una cosa che aveva represso per quei giorni.
Se avesse mai amato un'altra...sarebbe stata capace...di ucciderlo.
Lui era suo.
- Dove vai?- le chiese Oliver, quando si alzò dal divano in penombra.
- A prendere aria.- gli disse, seccamente - E ci vado da sola.-
Trust serrò la mascella, ma con sommo disappunto la vide sparire fra la folla prima che potesse ordinarle di restare.
Fuori, l'aria era tersa.
Ma gonfia di pioggia.
Il giorno dopo avrebbe piovuto, Cloe ne era certa.
Ma non gliene importava nulla.
Scansò un imbecille che in francese le disse qualcosa di vagamente volgare e si guardò attorno. Tom era lì attorno.
E non era solo. C'erano due forze spropositatamente grandi con lui.
Quel demone, pensò col cuore in una morsa.
S'incamminò in un viottolo buio, presa dalla rabbia più cieca, ma ora, un'altra grande potenza era alle sue spalle.
Si girò spaventata, ma la sua bacchetta si fermò a mezz'aria, quando riconobbe una faccia amica.
- Caesar.- alitò, sorridendo finalmente.
- Ciao tesoro.- le disse il demone.
- Caesar!- la King lo abbracciò forte, sollevata - Che paura che mi è venuta.-
Cameron le carezzò la schiena e scambiarono quattro parole in tutta calma, mentre la portava sul retro di quella via. C'era una minuscola piazzetta, con una specie di statua in bronzo che raffigurava un porcellino con la coda a ricciolo.
Lì c'era Tom.
E Cloe lo vide abbracciato...alla mora di prima, col vestito di lamé.
E con una specie di angelo. Capelli bianchi, viso brillante come un diamante.
- Mi picchi se ti dico di controllarti?-
Solo allora la Sensistrega si ricordò dei poteri di Caesar e arrossì violentemente.
- Tranquilla.- Cameron la guardò intensamente - Non sai quanto mi rende felice saperlo.-
- Che cosa?-
- Che lo ami ancora.-
La vide irrigidirsi, tendersi come una corda di violino.
Lo ami ancora.
Ora che qualcuno gliel'aveva detto...era diventato reale.
Tom era reale.
Il suo amore era reale.- Se ti può consolare l'angelo è mia moglie.- continuò Caesar - E l'altra è una cugina di un nostro coinquilino.-
Infatti, la bella demone vestita di lamé lilla era Matilde Hingstom, detta Tilly.
La cugina più piccola di Val.
- Ehilà.- li apostrofò Tom, quando li vide - Hai trovato compagnia vedo, Chichi.-
- Non farti picchiare.- commentò Cameron, raggiungendoli seguito dalla King - Tutto a posto?-
- A meraviglia.- sibilò Denise improvvisamente.
Cloe avvertì il ghiaccio sulla pelle.
Quella demone...Dio, le stava dando i brividi.
Era la prima volta che provava un'istantanea paura a vedere qualcuno.
Le era successo solo con Voldemort, anni prima.
Ma quella...quella donna le faceva quasi tremare le ginocchia.
- Ehm...- Tom fece le presentazioni, stranito da quell'atmosfera - Claire King, loro sono Tilly Hingstom e Denise Loderdail Cameron, la moglie di Caesar.-
- Claire?- quella Tilly, ancora avvinghiata alla mano calda di Riddle, fissò la Sensistrega come se avesse avuto di fronte un'Arpia - Questa qui sarebbe la strega che ti ha fatto il cuore a pezzettini?-
La bocca della King si spalancò.
Fatto il cuore a pezzettini?
Lei a Tom?
- Si, è lei.- sibilò anche Denise, duramente - Caesar, andiamo a casa. Sono stanca.-
- Ragazze...- borbottò Cameron - Un po' di self control, eh?-
- Voglio andare a casa.- disse di nuovo sua moglie, lapidaria - Vengo a trovare Tom un'altra volta.-
- Anche io.- scandì Tilly, lasciando la mano a Riddle perché il mago potesse mettersele in faccia, per fare finta di essere in un'altra parte, magari in un posto dove demoni e maghi, amici suoi, non l'avessero continuamente messo in imbarazzo mortale.
- Ci vediamo presto.- soffiò Denise, dando un bacio sulla guancia a Riddle.
- Si, vado.- Tilly gli carezzò il collo, scoccando un'ultima occhiata al veleno alla strega - Vengo a trovarti domani mattina, prima che andiate in gita. Così parliamo in santa pace.-
Cloe era talmente sconvolta che per la prima volta in vita sua non riuscì a rispondere agli insulti.
E quando i demoni sparirono, con Caesar che gli borbottava a bassa voce tutte le scuse del mondo, rimasero in silenzio per almeno tre minuti buoni.
Tom non sapeva più dove guardare.
Cloe invece fissava il suo collare, senza riuscire a formulare un pensiero lucido.
Lei gli aveva spezzato il cuore...
Lei.
Lo sentì tossicchiare nervosamente, ma non sollevò lo sguardo quando parve farle le sue scuse.
Ma non per quello che intendeva lei.
- Ti...ti chiedo scusa per oggi pomeriggio.-
Quel pomeriggio...
- Quando mi hai chiesto di Vlad sono stato brusco...e abbastanza volgare.-
Sembrava tornato il ragazzino timido di una volta.
Ma ora lei lo sapeva.
Era solo apparenza.
Era sempre stata solo apparenza.
- Ma le domande su di lui...diciamo che non sono abituato a parlarne, ecco.-
Bastardo.
- Sei stato un bastardo.-
Cloe risollevò le iridi color cioccolato e se un barlume di quella che era stata era rimasto sepolto sotto le ceneri, bhè, sembrava che Tom fosse riuscito a risvegliarlo.
- Sei stato un bastardo.- gli sibilò, avvicinandosi pericolosamente, tanto che il mago fece automaticamente un passo indietro - Non avevi il diritto di rispondermi in quel modo.-
- Non che tu avessi ancora il diritto di farmi domande sulla mia vita privata.- rispose allora Tom, placidamente.
Avrebbe dovuto metterla a tacere, ma la King non si fece assolutamente smontare.
Anzi.
Giocò la semplice carta che fra ex era quella perfetta del rinfacciare.
- Tu non hai lesinato commenti su Oliver, mi pare.-
- E parlando di lui...- rigirò subito Riddle, facendo a sua volta un passo avanti, fino a sfiorarla con torace -...se prova ancora a farmi cadere da cavallo...un Cruciatus in mezzo alla schiena non glielo toglie nessuno.-
- Finalmente hai imparato a usare la lingua, vedo.- commentò lei, acida.
- Non è colpa mia se è un maniaco possessivo.-
- Chi ti dice che lo sia?-
- Il fatto che ti segue come un'ombra.-
- Magari è solo innamorato.- lo sfidò a negare - Ma tu forse non sai cosa vuol dire, vero? Perché quando si ama, non si mente.-
Ah no.
Non di nuovo.
Stavolta si rifiutava di farsi invischiare in un'altra discussione che gli avrebbe solo conficcato nuovamente un coltello nel cuore. Ne aveva basta di farsi rinfacciare le sue decisioni.
- Scusa.- le disse, fra i denti, ma appena la sorpassò di pochi metri, la voce della Sensistrega lo bloccò.
- Lo ami?-
- Non sono affari tuoi.-
- Facciamo così.- Cloe si girò sopra la spalla, sorridendo in modo strano - Tu mi dici se lo ami. E poi io ti dico se amo Oliver.-
Ma era diventata cieca?
Era sempre stata cieca, in fondo. Non si era mai accorta che l'amava, neanche otto anni prima.
Lui non era l'unico a non capire un accidenti.
- Lo so già.- sussurrò - E tu sai già la risposta.-
- No intendi?-
- Esatto.-
- Ma ci vai a letto.-
- L'hai detto tu, anni fa, Claire. Non sono come gli altri. Deve esserci qualcosa, fra me e un'altra persona. Altrimenti non mi avvicino neanche.- sorrise a sua volta, ma con amarezza, tutta l'amarezza che lo schiacciava come un macigno.
- Per questo mi hai dato pensiero. Tu non ti avvicini a qualcuno se non senza interesse.-
- Lo dici come se fosse un crimine.-
- Dai false speranze, a volte.-
Lui chiuse le palpebre, prendendosi l'ennesima stoccata.
Ma si. Continua Tom, continua a farti colpire, a farti lapidare dal senso di colpa in questa maniera.
Vedrai che forse un giorno...a forza di essere ferito, alla fine non sentirai più nulla.
Magari arriverà finalmente il sollievo.
Ma dubitava che quel sollievo sarebbe giunto, finché fosse stato insieme a lei.
- Hai deciso quando sposarti?-
- Ci hai mai pensato a me, quando decidevi di metterti in gabbia?-
- Lui ti fa felice?-
- Ci pensavi a me la notte, nel letto da solo?-
Un dialogo fra sordi.
Domande, domande.
Neanche una risposta.
- Lo sposerai davvero?-
Cloe finalmente tacque.
Le braccia incrociate al seno, forse...come per estrema difesa.
- Perché non dovrei?-
- Perché non sopporti che ti tocchi, per esempio.-
Dio.
Erano lontani ormai a sei metri e lui...era riuscito a farla traballare come se fosse stato chino sul suo orecchio.
- Oppure...- continuò Riddle, facendosi lentamente avanti, passando sotto le luci dei lampioni che facevano splendere il suo collare di platino - Oppure potresti non sposarlo perché sarebbe capace di ammazzare mezzosangue e babbani. Anche se questa è solo una mia percezione. Potresti non sposarlo per il modo ossessivo con cui ti controlla. Oh, si...- era a due metri - Tu sei brava a sfuggirgli. Ma come farai quando ti chiuderà in gabbia...lontana dagli occhi di tutti?-
- Tu per primo dovresti sapere che si mette in gabbia solo l'uccello più raro.- mormorò, sentendo un groppo in gola.
- Tu gli sei troppo preziosa.-
Claire lo fissò, sentendo le lacrime che stavano per pungerle le ciglia.
- Lui mi ama.-
- Ti basta?-
- Non dovrebbe?-
Era a un passo.
Forse le avrebbe preso la mano...se solo non le avesse visto l'anello di fidanzamento al dito.
Una fedina d'oro con un solitario grosso come una zolletta di zucchero.
Grande e appariscente.
Apparenze.
Sarebbe vissuta in gabbia...e di apparenze.- Ti stringerà così forte da toglierti l'aria.-
Già lo fa.
- Ma lui ci sarà sempre.- mormorò Cloe. E nello stesso istante in cui disse quelle parole, ricordò un pomeriggio di quasi otto anni esatti prima. Lei, davanti a Cameron Manor.
Lei, che vedeva rinchiudere per sempre il suo amore.
E lui...che non aveva fatto nulla. Né per liberarsi né per tornare da lei.
Era un caso se era lì, ora. Se erano lì insieme.
Solo un caso.
Presto lui sarebbe andato via di nuovo.
E non c'era ragione al mondo, per distruggere l'illusione che la cullava e le anestetizzava il dolore da tanto tempo.
In trans, lo sorpassò, senza sfiorarlo, senza guardarlo in faccia.
Facendo cessare il gioco degli sguardi.
- Torno da Oliver.-
E nell'ombra, fece ritorno in gabbia.

T.M.R |DRAMIONE|Where stories live. Discover now