Capitolo 12

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La famiglia Dalton era notoriamente una delle sei più antiche di tutta la Gran Bretagna.
Da secoli, quattro per la precisione, sfornava grandi leader, maghi eccellenti, uomini di potere e donne di classe ed eleganza mai contestata.
Ogni tanto però succedeva che qualcuno...come dire, deviasse un po' dalla strada principale.
Edward Deverall Dalton era uno di questi eredi.
Che quella notte, il 14 giugno, aveva in programma un bell'appostamento di fronte alla dimora del Primo Segretario Donovan, a cui poi sarebbe seguita una colossale e storica effrazione se solo avesse ottenuto tutte le informazioni che voleva spiando come un falco da chissà che posizione attorno alla villa pomposa dell'altrettanto pomposo Segretario.
Da quando si erano sposati, Edward e Ophelia abitavano a Myfair, in una villetta a due piani infinitamente piccola rispetto alle usuali abitazioni dei Dalton...eppure in quella casa circondata da un grande giardino che sua moglie aveva riempito di fiori, Edward aveva riacquistato la serenità andata perduta con la morte di sua madre.
Poi, prima con la nascita di Chris e infine con Caroline, la loro vita era diventata perfetta.
A differenza delle previsioni catastrofiche però, previsioni degli spocchiosi dell'alta società, l'unione fra un mago purosangue e un a babbana non era naufragata e ancora dopo otto anni non dava segni di cedimenti, anzi.
Edward frequentava l'alta società quando era proprio inevitabile, ma per il resto preferiva passare le serate come un babbano, insieme ai suoi figli.
A renderlo tanto refrattario agli snob che un tempo erano stati la sua cerchia era stata la progressiva mancanza d'interesse verso una vita patinata, messa a confronto con quella che sua moglie sapeva dargli.
Ophelia in quegli anni era anche diventata la nuora ideale per George Dalton che, incredibile, l'adorava letteralmente ma mai quanto Edward.
Sua moglie e la madre dei suoi figli si era dimostrata ben più potente di una strega in campo sentimentale, tanto da fargli palpitare ancora il cuore, dopo tanti anni di matrimonio.
Dai libri per bambini e alle favole, che ora riservava solo a Chris e Caroline, Ophelia era passata alle mostre nel mondo babbano di scenari da sogno che appartenevano al mondo della magia.
I dipinti più belli però erano gli affreschi sulle bianche pareti interne della loro villa.
Anche quella sera infatti, Edward fissava senza mai stancarsi il grande salice piangente dai colori lilla e violetti che insieme a un ambiente da fiaba, con toni di un quadro espressionista, incorniciava il suo salone al piano terra.
Avevano appena finito di cenare e con un sorriso si volse verso la sua bambina, che lo richiamava.
- Papà! Guarda cos'ha fatto la mamma!-
Ophelia era seduta a terra, inginocchiata davanti a un basso tavolino in mezzo al salotto.
China su un grosso album da disegno stava tracciando delle linee brillanti, quasi luminescenti, con una lunga piuma bianca, la cui punta arcuata si tingeva di rosso.
Quello era stato un regalo di George Dalton, anni prima.
Nonostante la nuora fosse del tutto incapace di fare magie, il signor Dalton aveva insistito affinché le si fosse semplificata la vita in un ambiente prettamente di soli maghi.
Per questo appena sposati le avevano fatto un incantesimo Disillusivo agli occhi, affinché potesse vedere i fantasmi e non spaventarsi ogni qual volta qualche rompiscatole parente deceduto si presentava in casa per rompere.
Ma la Viva Piuma era stata un'idea di George Dalton, appena nata Caroline.
Forse il primo fan di Ophelia, quasi più di Edward, aveva insistito con un vecchio amico artigiano perché fabbricasse alla nuora babbana una penna che rendeva viva qualsiasi cosa fosse tracciato con essa.
Edward l'adorava. E l'adorò anche quella volta quando dal foglio bianco di sua moglie uscirono una decina di farfalle enormi e dai colori sgargianti che si misero a svolazzare per tutta casa, allietata dalle risa di Linnie.
- Dai ragazzi.- rise Ophelia cercando di levarsi una farfalla dal naso - E' tardi. Dovete andare a letto!-
- Ma mamma!- protestò Chris - Sono solo le nove! Possiamo stare svegli ancora un po'?-
- No. Ma domani possiamo andare a Kensington Gardens già di mattina.- replicò, rimettendo a posto disegni e colori - Viene il nonno con noi, così potete fare un giro sui pony.-
Con grande ovazione dei piccoli, finalmente riuscirono a metterli a letto, stanchi entrambi per la dura giornata.
- Ti prego sistema tu la cucina!- pigolò Ophelia, buttandosi sul divano.
Dalton sghignazzò, limitandosi ad agitare la bacchetta e beccandosi la solita occhiata rancorosa dalla moglie.
- Ne voglio una anche io.- si lamentò la bella bionda, stringendosi un cuscino al petto.
- Servirebbe a poco temo.-
- Già, peccato.-
- E degli elfi?-
- Ha ragione Hermione.- sindacò la padrona di casa - Io non faccio la schiavista! E poi sono troppo strani...pensa se diventano dei maniaci come dice Sirius.-
- Bhè, quando davano i numeri la mia bisnonna li accoppava. La zia di Draco invece gli tagliava la testa.-
- Interessante.- replicò sarcastica - Dio, non ce n'è uno sano in certe famiglie.-
- Si, me compreso.- ghignò, strizzandole l'occhio da sopra la tazza del caffè.
Ridendo, Ophelia si mise seduta e sospirò.
- Allora? Quando arriva Ron?-
Edward guardò l'orologio da polso.
- Fra poco spero. A meno che i gemelli non gli abbiano fatto qualche scherzo. Sai che l'altra settimana Arthur li ha portati a pesca?-
- Pesca normale?-
- Non tanto...vabbè, il punto è che Steve e Stephen non volevano mangiarsi i pesci che hanno pescato, così li hanno messi nella vasca da bagno. E' finita che hanno allagato il secondo piano.-
- Vogliamo parlare di matti? Tua figlia oggi, quando le ho detto che avevo mal di testa, è tornata dalla cucina con un bicchiere doppio di whisky incendiario. E ha detto che quando tu hai l'emicrania con quello ti passa. Come la mettiamo?-
- Che cresce bene, no?-
- Psicotico.-
Suonò il campanello di casa prima che moglie e marito potessero approfondire l'argomento divorzio, visto come Edward stava tarando la loro bambina.
Alla porta apparve Ron, coi capelli tutti scomposti e l'aria di uno uscito dal manicomio.
- Brutta serata, eh?- gli chiese Ophelia, sogghignando.
- Lasciamo perdere.- sospirò, entrando.
Non era solo però. Dietro di lui c'era Asher, avvolto in un cappotto invernale grigio piombo.
- Ehilà.- l'apostrofò Dalton - Come mai anche tu?-
- Dovevo uscire di casa.- mugugnò il mannaro fra i denti, soffiandosi sulle mani intirizzite - C'è in corso una discussione fra padre e figlio riguardante la vita sentimentale e sessuale di Jeager che sinceramente non avevo voglia di sorbirmi, contando che stanno urlando come matti.-
- Ancora per quella demone?-
- Si, per Hacate.-
- Ah, si chiama così.-
- Si. E mi ha svuotato il frigo.- continuò il principe - Però non è svampita come credevo all'inizio. Cioè...non è la donna che immaginavo per lui. Pensavo gli andasse bene solo una valchiria armata di frusta, ma Hacate lo tiene alla laccio in un altro modo, credo. Anche se non oso immaginare come.-
- E William come l'ha presa?- s'informò anche Ron, curioso.
- Era abbastanza seccato. Non l'ha mai visto con nessuna donna...e penso l'abbia sbarellato anche il fatto che Jeager la frequenta da sei mesi e non gli abbia detto nulla. Ragazzini.- commentò Asher, incassando la testa nelle spalle e sfregandosi anche le braccia - Spero siate consci che sarà una nottata d'inferno, fuori siamo arrivati a 0°.-
- Ma che diavolo succede al tempo?- sbuffò Ophelia, attaccandosi al termostato - Voi maghi dovreste darvi una regolata. Siamo a metà giugno accidenti!-
- Raccolgo le mie cose e andiamo.- disse il padrone di casa, salendo al piano superiore.
- Raccontatemela un po'...dov'è che andate di preciso? A spiare chi?-
Ron rise divertito alla domanda alla bella moglie dell'ex Corvonero.
Si, in effetti poteva sembrare una ragazzata ma da quando Edward l'aveva proposto anche Hermione aveva dato il suo consenso: in poche parole, si erano messi d'accordo per andare a spiare la casa del Segretario Donovan quella notte.
Volevano farsi un'idea degli orari, della pianta della sua pacchianissima dimora, degli ingressi, così che poi uno Smolecolarizzatore esperto come Weasley avesse potuto infiltrarsi tranquillo fra le mura e scoprire se il caro Segretario bastardo era implicato come pensavano loro.
E come Hermione già sapeva, anche se non poteva ancora parlarne.
Alla faccenda dell'appostamento Harry non aveva aperto bocca, limitandosi a scuotere il capo, mentre Malfoy, che era fine e superiore a certe cose, aveva sentenziato che era una cazzata bella e buona prendersela tanto per un vecchio rintronato come Donovan, per dare completamente i numeri un attimo dopo quando alla Lucky House, dove ne stavano discutendo, era riapparso Aleandro di Iesi pieno di doni per sua moglie.
Come si poteva immaginare Edward che era un delinquente nato aveva subito appoggiato l'idea tutto gudurioso.
E con la stessa espressione di libidine scese tutto imbacuccato di scuro, col passamontagna e grasso nero da mettersi in faccia. E se Ophelia pensava che Ron e Asher gli avessero sputato in un occhio per il trucco si sbagliava di grosso.
Cinque minuti più tardi sembravano tre marine in azione.
Neri come corvi, tutti sporchi in faccia come africani e armati di torce e bacchette.
Così la retata ebbe inizio.

Alla stessa ora, alla Lucky House, Hermione Jane Hargrave stava rispolverando quella parte della sua coscienza che le permetteva di aggirare la legge anche se un piccolo angolo saputello e supponente della sua persona le diceva che non era una cosa giusta.
Peccato che il termine giusto, per Hermione, variava sempre quando si trattava di Harry Potter.
O in questo caso di Tom Riddle.
Seduta nella sua grande biblioteca, la parte che più amava di quella grande villa, sfogliava con circospezione alcuni registri. Ma non quelli della Gringott, che erano irraggiungibili quando il Graal.
Bensì i noti registri e schedari dov'erano notificati tutti, e dicesi tutti, i Mangiamorte dichiarati negli ultimi quarant'anni. E c'erano su quelle pergamene tanti di quei nominativi da decidere di espatriare davvero.
A farglieli avere era stato Jeager, in sordina, dopo averglieli mandati in un cesto di frutta poche ore prima con l'obbligo tassativo di leggerli velocemente e darsi una mossa perché doveva farli rientrare subito all'Ufficio Registri nella sottosezione Nominativi Pericolosi per il Ministero in breve tempo.
- Trovato niente?-
Alzò gli occhi dalle pergamene, giusto in tempo perché Elettra le mettesse una tazza fumante sotto il naso.
- Tesoro, dovresti andare a dormire.- le rispose invece la Grifoncina - Sei tornata a casa dopo cena e domani devi già partecipare all'ennesimo evento mondano. Di chi è la festa stavolta? E dire che dalla vittoria dei mondiali ne è passata di acqua sotto i ponti.-
- E credi sia poco?- ridacchiò la bionda, sistemandosi accanto a lei, alla scrivania, ben attenta a non far cadere una pila di libri in bilico per miracolo - La festa si tiene a casa del mister stavolta. Ha detto che sarà una cosa intima, quindi fai duecento invitati.-
- Chissà che goduria.- fischiò l'altra, senza mostrarsi particolarmente interessata.
- Già. Hanno invitato anche Draco, sai? I Malfoy sono sempre stati azionisti degli eventi sportivi.-
- Forse perché hanno tanti di quei soldi da permettersi di fare i nababbi.- frecciò Hermione, sorseggiando brevemente il caffè - Non so se venire. Sai che odio quel genere di gente.-
- Non ci fossi cresciuta in mezzo credo che avrei le tue stesse reticenze. Ma fai come Edward. Bevi qualcosa, sorridi, sputi nel bicchiere alla gente e poi te ne vai contenta.-
L'altra scoppiò a ridere, scuotendo il capo e i ricci le ricaddero dal mollettone sulle spalle.
Si, in effetti fra Edward e Draco c'era sempre stata una colossale differenza.
Draco Malfoy era eleganza e menefreghismo. Edward Dalton eleganza e un concentrato di molestie.
- So che andava a fare la spia con Ron.- continuò Elettra, poggiandosi su un gomito - Ma cosa sperano di ottenere andando a casa di Donovan? Se li beccano domani dovremo andare a recuperarli in cella!-
- Oh, fidati di loro. Il nostro Ron è uno che sa sparire in qualunque situazione. E Edward ha abbastanza soldi appresso per corrompere chiunque. E' il suo motto. Se non ti dà retta, corrompilo!-
- Già, peccato non funzioni su certe donne.- le apostrofò Draco, apparso sulla soglia della biblioteca usando il suo tono pigro e strascicato - Sono le dieci passate e tu ancora stai lì a leggere nome di tutti quei deficienti, anche se alcune delle loro idee non sono proprio discutibili mezzosangue.-
- Fra le quali anche quella di tua zia Bellatrix di farti la festa.- soffiò sua moglie, sarcastica.
- Touchè.- sibilò il biondo, avvicinandosi circospetto - Trovato niente d'interessante?-
- Credevo che spulciando nei registri avrei potuto trovare dei precedenti...- sospirò Hermione, lasciando le pergamene e sedendosi comoda, massaggiandosi il collo indolenzito - In fondo certe idee estreme non nascono dall'oggi al domani. Arrivano dall'ambiente frequentato, dalla famiglia, dal periodo...speravo che magari ci fossero dei precedenti nella famiglia di Donovan. Ma qua non c'è nulla.-
- E Badomen?-
- Zero assoluto.-
- Andiamo mezzosangue, guardiamo in faccia la realtà.- le disse Draco, iniziando a fare un po' d'ordine lì attorno usando la telecinesi e sollevando grandi masse di libri polverosi - Non ci va un genio per insabbiare qualcosa al Ministero. Fanno mille controlli prima di mettere qualcuno in carica e se Donovan è arrivato in alto, visto che è solo sotto Dibble, forse non c'è niente da scoprire su di lui.-
- Io so che c'è.- sbottò testarda, tornando a scartabellare, ricordandosi di Tom - So che c'è qualcosa. Devo solo capire dove cercare.-
- La stessa cosa che si staranno dicendo Weasley e quello psicotico di Dalton fuori dalla casa del Segretario a quest'ora.- le rispose acidamente, roteando le pupille - Voi siete tutti matti. Con questo freddo poi!-
- Io non ho freddo per niente.-
Saltarono a molla tutti e tre prima d'imprecare vedendo Lucas entrare in maniche corte e pantaloni di una tuta, mazza da hockey in spalla e un cioccolato caldo in mano.
Ma non era solo. C'erano pure Glory e Faith, già in pigiama pesante però, che stavano arrancando come matte verso una sezione della biblioteca, l'unica dove i piccoli potevano mettere mano.
- Quel maledetto va in giro in maniche corte e io mi sto gelando le dita.- sibilò Malfoy, scrutandolo inferocito - Quello lì ha dei problemi alla termoregolazione interna! E voi si può sapere cosa fate in piedi?-
- Guardavamo le finali di poker.- sorrise Faith con aria angelica, afferrando un libro che Glory le lanciò in piedi su una scaletta - Ce l'ha detto il papà che potevamo restare finché il fantasma non se ne va.-
- Fantasma?- allibì Elettra - Che fantasma?-
- Quello del nonno del custode dei vicini.- sbuffò Lucas, mollando la mazza e sedendosi su uno dei divani, sbadigliando annoiato - Quel rompiscatole oggi è venuto a dirmi che ho lasciato casino in giardino, neanche fosse casa sua!-
- E il genio ha capito ha capito che siamo maghi. Dieci e lode.- aggiunse la piccola Malfoy, arrampicandosi su uno sgabello con un libro logoro, lungo ma sottile, e la scritta in frontespizio dorata diceva "Animali Fatati e le Loro Leggende."
- Cosa stai cercando?- le chiese Draco, raggiungendo le bimbe ed evitando lo sgambetto di Lucas, prima di torcergli il collo - Quello non è un libro di fiabe?-
- Più o meno.- disse Glory compita, sfogliando velocemente le pagine - L'altro giorno J.J. mi ha detto che anche la sua nonna francese una volta gli ha regalato delle oche che fanno le uova d'oro, ma a lui non è mai venuto fuori un uovo di piombo.-
- Che tra l'altro non si schiudono.- aggiunse Lucas, ironico - Vanno fatte fondere! Ci penso io...-
- Tu stai buono lì.- gli disse sua madre, dandogli un paio di pacche in testa - Cosa credi che sia?-
- Un uovo venuto male.- borbottò Hermione, senza alzare gli occhi dalle sue liste.
- O magari un'altra cosa mamma.- fece sua figlia, scoccandole un'occhiata di sfida all'ultimo stadio della cultura - Ho letto sui libri di favole che le oche dalle uova d'oro in coppia fanno sempre otto uova. Le nostre invece ne hanno fatte nove, con quello di piombo.-
- Già.- annuì anche Faith, eccitata - Lo zio J.J. ci ha detto dove cercare, lui pensa che possa essere qualcosa che porti fortuna o sfortuna, dipende. In fondo le uova d'oro sono piene di magia.-
- Si ma mica sono Leprecauni.- borbottò Draco, sporgendosi sul libro oltre le due piccole - Ecco qua...- e puntò il dito su una pagina colorata dai toni pastello - "Dall'alba dei tempi le oche dalle uova d'oro sono considerati animali magici portatori di fortuna come unicorni, Leprecauni, Fumaioli e fate arboree. Le oche portano fortuna a chiunque le accolga in casa sua..."-
- Siamo a posto allora, visto che le hai fatte secche!- rincarò Lucas.
- Zitto tu.- Draco continuò già sentendosi fischiare le orecchie - "...per ogni oca, a meno che queste non siano in coppia, si contano quattro uova a covata. Quando esse sono in coppia, otto. Il numero perfetto. La parte di leggenda collegata a questi preziosi animali però entra in gioco spesso e volentieri durante possibili problemi causati al mondo dei maghi."-
Ora anche Hermione levò lo sguardo, sbattendo le ciglia.
- Come?-
Draco alzò la mano, continuando a leggere - "Durante periodi di pericolo o di un gran bisogno di fortuna, è possibile che le oche dalle uova d'oro possano covare letteralmente un preludio di fortuna o sfortuna, che potrà dare ai maghi un'idea di come potrebbe concludersi la fonte del loro problema. In questo caso la covata verrà composta da nove uova d'oro ma non è insolito che l'ultimo uovo possa avere un aspetto diverso da quello dei compagni..."
- Aspetto diverso?- Faith spiò il cestino di uova che si erano portati dietro, giù dal bancone accanto alla scrivania.
L'uovo di piombo non era proprio bellissimo. Anzi. Sembrava un sasso.
- Siamo a posto.- cantilenò quel diavoletto di Lucas, ridacchiando - Ehi, saremo invasi di Mangiamorte allora, secondo i pronostici delle oche!- poi cambiò tono - Ma per favore! Fondiamo quelle uova e basta!-
- Se tanto ci dà tanto quell'affare è davvero un attira guai!- mugugnò Draco fra i denti.
- Bhè, non basiamoci sulle apparenze.- disse Hermione, sollevando il pesante ovetto di piombo - E' caldo...l'unico fra tutti e nove. Magari vuol dire qualcosa.-
- Magari è una bomba.- sindacò il piccolo Potter.
- Fondiamolo.- acconsentì Malfoy.
- Magari possiamo aspettare che si schiudano.- propose Elettra, incuriosita - Non può venire fuori niente di brutto da un uovo, no?-
- Nessuno di voi ha mai visto Alien allora.- celiò Hermione.
- Cosa?- riecheggiò suo marito.
- Niente, lascia perdere.-
- Già, lascia perdere Herm.- l'apostrofò Harry entrando, ancora pieno di neve nei capelli - Ci manca anche che si mettano a guardare Alien. Allora, che succede con quelle uova?-
- Niente, il sasso della compagnia è un cattura guai.- gli riassunse Draco, lanciandoglielo.
Potter stranito guardò l'uovo. Bhè, in effetti fra l'oro luccicante degli altri e quella scorza di piombo c'era una bella differenza. Però era caldo e Glory, che le studiava da quando le oche le avevano sparse per casa, diceva anche che era l'unico a muoversi.
- Possiamo metterle sotto una cupola, per vedere che succede.- propose Hermione, passandogli la sua tazza di caffè, visto che per andare fuori a buttare la spazzatura come ogni babbano che si rispetti si era letteralmente congelato - Forse ne uscirà qualcosa di gradevole e che ci porterà fortuna.-
- Ma se porta sfortuna lo facciamo arrosto!- celiò Lucas.
- Tu sei da internare a vita.- gli disse Harry, pacato - Domani ti porto da qualcuno.-
- Si, ma già che ci sei fatti visitare anche tu, signor Ho la Bacchetta ma non Mi Riprendo i Poteri.-
Il bambino sopravvissuto non rispose. Un'occhiata pressoché incisiva spedì a letto tutti e tre i marmocchi che scapparono trascinandosi dietro il cestino che pesava almeno trenta chili con tutte quelle uova, compresa quella di piombo che poveretta, avrebbe invece portato ai piccoli e anche ai grandi un augurio e un buon auspicio, per una volta.
- Ci mancavano anche le oche adesso.- sbuffò Hermione, rimettendosi a lavoro - No, dico...ci si mettono pure le oche, come se io e Lucilla non avessimo già abbastanza problemi!-
Elettra, Harry e Draco subito la guardarono inclinando il capo in sincrono.
- Perché?- chiese la bionda - Che problemi avete tu e Lucilla?-
- Sta male?- fece Potter preoccupato.
- Non sarà mica incinta.- se ne uscì invece Malfoy.
Merda. La Grifoncina si morse il labbro, dandosi dell'idiota. Ma l'adolescenza passata insieme al bambino sopravvissuto non le aveva insegnato niente? A quanto pareva no, visto che si lasciava scappare le cose.
- No, non è incinta...abbiamo solo...qualche grana con Caesar.- belò con un sorriso smagliante - Prende qualche pastiglia di troppo la sera e comincia a cantare tutte le canzoni di Bob Marley e...- oddio, ma perché non taceva??
- Bob Marley?- Harry sollevò le sopracciglia - Wow...ha gusto allora! E io che pensavo fosse un punk.-
- Si, come no. Il maledetto Cameron un punk...cazzo Sfregiato, ripigliati quei poteri perché qua da otto anni a questa parte il tuo quoziente intellettivo già scarso ha avuto un'altra bella battuta d'arresto.-
- Se non altro io ce l'ho un cervello, Malferret, sotto i capelli. Non so se si può dire lo stesso di te.-
Alla fine della fiera rimasero svegli fino a mezzanotte, più o meno quando ricevettero al cellulare di Hermione una telefonata disperata di Asher, che non ne poteva più di stare acquattato su un albero di fronte alla villona di Donovan.
In sottofondo c'erano Edward e Ron che disquisivano di quidditch e se il principe non si era ancora tagliato le vene era già molto.
Dichiararono una seduta di lì a pochi minuti, per dare il tempo a Trix ed Efren che erano ancora in servizio con Jess e Clay di raggiungerli, mentre Milo e Tristan sarebbero rimasti al Ministero, per far vedere a Duncan che lavoravano visto che avevano marinato il servizio per i due giorni precedenti. Motivo: battuta di caccia grossa annuale al croen, in cui li aveva coinvolti il caro Tanatos Mckay.
Beatrix arrivò come al solito fresca come una rosa, Efren invece sembrava un cubetto di ghiaccio, più o meno come Jess e Clay che avevano dei Mantelli Autoriscaldati, la moda dell'ultimo momento, sui 15°.
Ma il bello fu l'ingresso di Edward, Ron e Asher dal camino.
- Eravate in trincea?- li apostrofò Trix, attaccata al bancone nell'intento di versarsi del sangue in un bicchiere.
In effetti così conciati sembravano davvero dei marini. Agli stivali dovevano sostituire degli anfibi ma per il resto...un mitra e il completo era perfetto.
- Che avete fatto alla faccia?- soffiò Clay Harcourt, ridacchiando - Grandi ragazzi, questa è fantastica!-
- Si, una meraviglia.- celiò Efren sarcastico - Peccato che il capo non lo sappia!-
- Non l'avete detto a Duncan?- Jess quasi sputò tutto il thè corretto - Ma siete deficienti? Quello ci scardina la testa a tutti quanti! E poi ci butta fuori!-
- Non verrà mai a saperlo, dai!- cinguettò Edward agitando la mano e liberando i capelli lucenti dal passamontagna - E' stato fantastico, freddo a parte. Lo sapevate voi che Donovan ha un'amante?-
- Porco. Sarà pure minorenne.- fece Trix, sedendosi accanto a Jess.
- Lo credo. E indovinate chi è.- concluse Ron, accettando del cognac.
- La futura erede al trono?- ironizzò Harry.
- Sbagliato.- gli disse Asher, assumendo un'espressione attenta - La figlia sedicenne di Paul Brockway.-
Hermione tutto a un tratto dovette fermarsi. Posò le pergamene, fissando Ron e poi Edward.
- Paul Brockway?- alitò Harry per lei - Ma è il...capo della sezione degli Auror di controllo ad Azkaban.-
- Centro.- annuì Weasley - Bella coincidenza.-
- Se li tiene stretti gli amici.- sibilò Draco fra i denti, portandosi alla bocca del whisky e mandandoli giù velocemente - La ragazzina farà il M.A.G.O. solo l'anno prossimo. Possiamo denunciarlo. Se ci ricamiamo un po' sopra possiamo ottenere un mandato e controllargli la casa. Oppure ribaltargliela da cima a fondo. Così verranno fuori i registri della Gringott e sapremo cos'ha rubato Badomen dalla banca.-
- Ci vorranno secoli, farà in tempo a far sparire tutto.- negò la Diurna - Ma il fatto che abbia contatti con Brockway così personali è davvero preoccupante. Come avete fatto a vederla poi? E' così scemo da farsi beccare?-
- E' arrivata appena siamo venuti via noi.- Ron scosse il capo - Era incappucciata, Asher l'ha vista bene e l'ha riconosciuta. Lei e sua sorella maggiore erano sulla cronaca scandalistica la settimana scorsa, per la festa delle debuttanti.-
- Ne leggi di porcate, ciccio.- ironizzò Trix.
- Sta zitta succhiasangue.- masticò il principe - Ero da Dena con Baley e quel mentecatto di William. Ho solo sentito la governante che si lamentava che Dena non ha partecipato.-
- A parte questo, il fatto che si ripassi la figlia di Brockway può far pensare che abbia accesso alle chiavi di Azkaban.- mormorò Harry, fissando le fiamme nel camino - Gente qua la cosa mi piace sempre meno.-
- Non dirlo a me.- sussurrò Hermione, con la testa fra le mani.
Oddio. Oddio. E ora come lo diceva a Lucilla?
- Ehi, un secondo...- li zittì tutti Draco - Se quello entra ad Azkaban accompagnato da qualcuno, mettiamo qualcuno sotto Imperius e anche sotto Polisucco...come nel caso Crouch...-
-...può far uscire qualcun altro. Dei Mangiamorte.- finì Edward, iniziando a sentire la gola secca e vedendo nello sguardo sbarrato di tutti la stessa idea - Quante volte va ad Azkaban a firmare le entrate al posto del Ministro Dibble? Quello può scaricare barboni e caricare Mangiamorte come nulla fosse!-
Quella faccenda in teoria sembrava così facile in pratica che tutti i presenti rimasero per un attimo annichiliti dall'ipotesi più che fondata che già metà reparto di Mangiamorte fosse fuori dalle celle.
- Merda!-
Harry balzò in piedi, coi nervi già a fior di pelle e pronto ad allungare finalmente le sue stramaledette grinfie su bacchetta e magico foglietto per riprendersi i suoi dannati poteri, quando avvertì un leggero calore nella tasca posteriore dei jeans.
Ne estrasse lo specchietto che divideva con Sirius ma non vide lui nel riflesso, bensì Remus.
- Ehilà.- disse, fermandosi in mezzo alla biblioteca - Rem che succede?-
Il lupo mannaro sembrava in agitazione e il viso pallido, per l'avvicinarsi della luna piena, non era cadaverico solo per la sua salute.
- Harry abbiamo un problema.- gli disse.
La voce riecheggiò fra le quattro mura, sembrava quasi di poter tagliare l'aria col coltello.
- Che è successo?- mormorò, col cuore che galoppava.
- Ecco...- oltre Remus vide un muro nero, di mattoni umidi e marci -...c'è stata una fuga da Azkaban, mezz'ora fa. Badomen è evaso.-
Il Fato doveva avere un gran senso dell'umorismo, pensò Harry Potter stringendo lo specchietto fra le dita.
E decisamente in quel momento si stava sbellicando alla sua faccia.
Per l'ennesima volta.


La mattina dopo, Lucilla con gli occhi truccati di nero alla perfezione per coprire agli sguardi di tutti la sua stanchezza arrivò in cucina a Cedar House, pronta a raggiungere Cameron Manor.
Alla tavola c'erano già Degona e la sua amica Isabella, la figlia dei Prentice, che si era fermata a dormire da loro dopo una nottata di bagordi per il compleanno di Julian Larabee.
- Buongiorno!- tubò Dena, sempre luminosa come il sole, che purtroppo quel giorno non c'era - Ehi, sei bellissima. Vai da qualche parte?-
Le sorrise ammirata anche Isabella, sempre lo stesso peperino biondo dai lunghi capelli color grano maturo, lisci, stessi occhiali dalle montature colorate e glam - Buongiorno Lucilla. Ha ragione Dena, sta benissimo. Va a una festa?-
- A quest'ora grazie al cielo no.-
La Lancaster afferrò il giornale che sua figlia teneva accanto, studiando i titoli.
Si. La fuga di Badomen aveva già fatto il giro di tutta la Gran Bretagna.
Dannazione. Ci mancava anche tornare ai tempi in cui i Dissennatori facevano uscire i Mangiamorte da Azkaban. Ora però non erano più i Dissennatori. Ma un Primo Segretario, niente meno.
- Ho letto.- le disse Degona, distogliendola da sui cupi pensieri - Oggi a lavoro ho del tempo libero, non è previsto l'arrivo di altri casi speciali, quindi mi metterò ad ascoltare l'etere. Stai andando da Caesar a chiedergli la stessa cosa, vero?-
- Non sta bene per delle signorine educate spiare i pensieri altrui.- le interruppe Elisabeth Jenkins, entrando in cucina tirata a lucido con un tailleur di cachemire dai toni pastello. Si chinò e baciò entrambe le streghe, che le sorrisero, poi la giovane governante si rivolse a Lucilla.
- Stai uscendo?- le chiese, levando graziosamente un sopracciglio - Cara ti ricordi che stasera c'è la festa dal signor Howells, vero? Il coach delle Aquile Dorate. Sarà presente tutta l'alta società dei maghi.-
- Certo che me lo ricordo.-
Lucilla sembrò quasi inspirare forte, per trattenere in lei un che di maligno.
- Torno per pranzo se riesco.-
- Cosa?- sbottò Liz - Ma cara, Rose ha fatto chiamare la sarta sia per me, che per te e Dena! Deve essere tutto assolutamente perfetto stasera.-
- Bhè la mia taglia la sa bene la sarta!- sibilò Lucilla a quel punto, perdendo inspiegabilmente la pazienza davanti a sua figlia che non l'aveva mai vista irritata, al massimo accondiscendente e indifferente con sua nonna e la sua governante - Andrà bene qualsiasi cosa e qualsiasi taglio, basta che la stoffa non sia troppo chiara o rosso sangue!-
- Va bene.- Elisabeth strinse le labbra e arricciò il naso - Allora passeremo prima io e Degona. Vero tesoro?-
- Si, certo. Appena torno da lavoro.- scandì l'empatica, scoccando un tiepido sorriso a sua madre - Allora ci vediamo più tardi. Io intanto faccio il mio dovere.- e le strizzò l'occhio - Salutami Caesar, Dimitri e Leiandros.-
Stavolta la demone si limitò ad annuire, veleggiando fuori da quella cucina alla velocità della luce.
Dannazione. Cosa le stava capitando?
Per quattordici anni era riuscita a vivere con Elisabeth in quella casa senza pestarle mai i piedi, limitandosi a farle fare tutto quello che voleva, sopportando snobismi, discorsi assurdi su sangue e razza e anche manie di grandezza di una tizia che venerava Charlene Rainolds come una dea, l'essere unicellulare con più capelli rosso battona mai esistito...ma ora...qualcosa in lei stava cominciando a non incastrarsi più come doveva.
Aveva come l'impressione di avere qualcosa sulle spalle e sullo sterno, che la schiacciava.
Sapeva che la scomparsa di suo figlio le stava lentamente togliendo le energie per sopportare gli altri abitanti di quella casa. Rose Mckay poi, che veniva dalla tenuta padronale dei Mckay solo perché a quanto pareva aveva il gusto perverso di rovinarle la giornata, stava rischiando grosso: un mese prima per esempio Lucilla si era stupita a pensare che le sarebbe bastato battere le mani per farla cadere stecchita con la faccia nel suo piatto ipocalorico.
Le stava accadendo qualcosa, ne era sicura. Ma essendo sempre stata una roccia, essendo sempre passata su tutto senza quasi riportare ferite, la giovane Lady Lancaster non aveva mai pensato di poter aver accumulato nella sua vita una tale quantità di stress da poterla davvero piegare.
Sbagliava infatti, perché stava per cedere.
Con sommo rimpianto non riuscì a salutare Tristan prima di andarsene, lui era ancora il Ministero e se ne andò terribilmente imbronciata, senza capirne il motivo.
Raggiunto il Golden Fields però dovette ammettere che il tempo stava degenerando ancora.
A Londra nevicava. Si. Durante la notte era sceso un metro e mezzo di neve.
Lì nel Golden Fields poco meno. Sembrava di stare a Natale, non a giugno inoltrato...e quell'ambiente di bianco spettrale la metteva in allarme. Tutto era incolore. Cielo, terra, aria.
Un'unica dimensione.
Varcati i cancelli e le porte a due battenti del palazzo si trovò di fronte al grande scalone a spirale di marmo e all'ingresso di Cameron Manor che...era insolitamente ingombro di oggetti e mobilio.
Incuriosita, si fece guidare dal rumore e dal cicaleccio fino alla sala da pranzo del piano terra, una delle quattro a dire il vero, ma quella più usata dal padrone di casa.
Entrando, notò Caesar seduto direttamente sulla tavola, una sigaretta che gli penzolava di bocca e...stranamente, nessun bicchiere di vino in mano ancora.
- Ehi.- Non appena la vide le sorrise e Lucilla quasi ne rimase stupita. Accidenti, che cambiamento in due giorni.
- Ciao.- disse, avvicinandosi - Come va?-
- Tutto bene.- rispose, tornando a volgere lo sguardo nella direzione del camino - No, no...quello è orribile. E' roba di mio fratello, ma non so perché l'abbia scaricata qua.-
Lucilla vide Denise Loderdail in un corto vestito di seta turchese, in piedi e scalza poco lontano da loro. Fra le mani teneva un quadro a olio che ritraeva un lago, delle colline. Molto bucolico insomma.
- E' bello.- disse Denise - Non ti piace?-
- E' pieno il mondo di quadri così.- replicò Cameron.
- Ci fosse stato dipinto sopra un tizio impiccato l'avresti tenuto?-
- Almeno non sarebbe stato un soggetto banale.- tubò Caesar melenso, per tornare impassibile con Lucilla - So perché sei qua, ho letto il giornale. Il dannato è fuggito.-
- Già. E dalle indagini di Hermione il Segretario Donovan, quello che viene qua a fare i Controlli su Tom, è quasi sicuramente implicato in prima persona. Con Donovan viene sempre anche l'Auror in capo ad Azkaban.-
- Si...com'è che si chiama?- borbottò Caesar.
- Brockway.- disse Winyfred, apparendo con la Gazzetta in mano, seguita da Brand - Paul Brockway mi pare. Un tipo amorfo, dal colorito peggio di un vampiro. Perché?-
- Pare che sua figlia minore sia l'amante del Segretario.-
- E immagino che il Segretario vada spesso ad Azkaban.- ironizzò Brand, pulendosi gli occhialini - Santo cielo, far beccare la sua amante ha decisamente rovinato il nostro caro Segretario Donovan. Avete delle prove?-
- Per ora no. E anche volendo il Wizengamot farebbe sufficiente resistenza affinché Donovan possa nascondere ogni prova, compresi i registri della Gringott e ciò che, siamo quasi sicuri, Badomen gli ha infilato in tasca quel giorno della Strage di Diagon Alley.-
- Ma che bel quadretto.- ironizzò Denise in sottofondo - Questo come lo trovi Caesar?-
- Allucinante.- masticò Cameron, carezzando una spalla alla Lancaster - Dena sta ascoltando l'etere?-
- Si, appena avrà tempo a lavoro.-
- Perfetto. In due faremo prima. Ieri notte sono quasi sicuro di aver sentito Tom e l'energia del suo collare.-
Lucilla si animò subito - Dove? A Londra?-
- Si, bassifondi.- annuì Cameron - Un altro paio di giorni e te lo trovo. Leiandros e Val sono già andati al Destiny, al Seine, al Kingdom of Damn...-
- Jeager è anche andato alle Dodici Porte.- sussurrò Winyfred - Niente. Non se ne sa nulla per ora.-
- Può essere davvero finito nelle mani della donna di Badomen allora.- sospirò Brand.
- In questo caso però lo tengono sempre sottoterra.- replicò Caesar, fiducioso - E la rete sotterranea di Londra non è tanto irraggiungibile come si pensa. Vedrai. O io o Leiandros lo troveremo.-
- Si ma...- Lucilla parve cambiare del tutto argomento - Qua che succede?-
- Niente, lavori di restauro.- cinguettò Winyfred giuliva, aggrappandosi al suo braccio - Adoro le feste di fidanzamento.-
- Le cosa?- fece la Lancaster senza capire.
- Ahah, non te l'ha ancora detto?- alle spalle le arrivò Demetrius, gli occhi libidinosi e l'aria divertita all'ennesima potenza - Caesar deve darti una notizia tesoro.-
- Smetti di bere?- ironizzò lei.
- No.- frecciò, guardandola storto - Niente di che. Ma domani sera si fa festa qui, quindi tieniti libera.-
- Altre feste. Viva i debosciati. Per cosa? Chi si fidanza?-
Denise si limitò ad alzare la mano, restando a trafficare accanto al camino con alcuni modellini di mappamondi.
- Oh no!- si schifò Lucilla - Con tuo cugino. E tu le fai fare qua la festa? Ma sei deficiente?-
- Non con Hestor.- belò Winyfred, saltellando appena al suo fianco.
- E allora chi è lo sposo?-
Panico. Soffiandole addosso una nube di fumo, Caesar levò le manina con la stessa indolenza della Loderdail.
- Auguri e figli maschi!- finì Vlad, entrando in sala da pranzo tenendo fra le braccia uno scrittoio del diciottesimo secolo - Questo dove lo metto?-
- Brucialo.- dissero in coro i fidanzati, sotto la bocca spalancata della Lancaster.
Ok, qua c'era da preoccuparsi sul serio. Due giorni prima la Star del Reparto Malati di Mente aveva fatto saltare per aria mezza casa e una trentina di ettari di terra per la vedovanza che mal sopportava. Ora, a distanza di quarantotto ore sembrava essere sotto sedativi. Oppure aveva passato la nottata più serena degli ultimi ottant'anni.
- Tu sei da ricoverare.- gli sibilò inferocita.
- Può darsi.- disse tranquillo, stappando finalmente la bottiglia e versandosi da bere - E' successo l'altro giorno che i Loderdail hanno quasi legato Denise all'altare, per farle sposare il cugino di fronte al Diacono. Quando è tornata abbastanza sana e quasi salva, ho pensato che fino alla sua maggiore età posso anche occuparmene io.-
- Da menefreghista a filantropo.- la Loderdail si volse a guardarlo da sotto le lunghe ciglia brillanti - Nessuno può comprarmi. O vendermi.- gli ricordò, a bassa voce - Ma grazie comunque.-
Caesar tacque, restando immobile sotto il suo sguardo.
Sentendo poi Demetrius sogghignare insieme a Winyfred, schioccò la lingua, rimettendosi a spiegare i loro piani - In questi due giorni Hestor e suo padre hanno provato a cercarla. Sono anche venuti qui, visto che non ho chiuso a chiave i cancelli ma Vlad li ha cortesemente informati che io e Denise eravamo fuori dal paese.-
- Volevo vedere Roma.- la informò la Loderdail.
- Ti è piaciuta?- sorrise Lucilla con indulgenza.
- Oh, è stupenda anche se non ho visto quanto avrei voluto.- disse l'altra quasi felice - Quando siamo tornati abbiamo pensato di affrettare le cose. Domani sera perciò diamo la festa di fidanzamento.-
- I tuoi lo sanno?- chiese la Lancaster a Cameron.
- Ancora no, neanche Leiandros.- rispose lui, portandosi il calice alle labbra - Ma andremo a trovarli fra poco. Mia madre ha una lunga esperienza su come aggirare le leggi dei trattati demoniaci, quindi potrà consigliarci meglio su come agire per il meglio.-
Indubbiamente dopo un periodo nero per tutti arriva un periodo decente.
Questa almeno è la speranza di ogni anima tormentata e a quanto pareva Caesar stava per imboccare la strada buona.
Era felice per lui, tanto che per la prima volta nella giornata riuscì a rilassarsi.
Si sedette anche con loro a discutere della faccia che avrebbero fatto quei bavosi dei Loderdail quando sarebbero rimasti senza erede femmina e pure senza una procreatrice.
Ma la parte migliore di tutto quel dramma era indubbiamente l'impagabile luce nello sguardo di Caesar.
Lucilla provò l'irresistibile impulso di abbracciarlo stretto, ma si trattenne. Tanto lui sapeva, sentiva.
Per questo non riusciva a smetterle di sorriderle di cuore, proprio come lei.
Verso mezzogiorno l'accompagnò fuori, passeggiando con lei nel giardino fino ai cancelli.
- Domani sera sarò sicuramente libera.- gli promise, mettendosi il cappuccio sui capelli già pieni di fiocchi di candida neve - Non me la perdo questa.-
Cameron rise con aria mite, limitandosi ad alzare le spalle.
- Secondo Demetrius mi sto ficcando in un sacco di guai. E non dovrei nelle mie condizioni.-
- Ah, tesoro.- gli disse, posandogli una mano sul torace in cui batteva quel segreto - Credo invece che questa sia l'unica via d'uscita dal tuo bel tunnel nero e arredato a cassette di vino.-
- Avvisi tu Hermione?- le chiese, glissando sulle sue allusioni.
- Certo. Sarà felicissima.-
- Troverò un modo per farla entrare, dovessi sfondare qualche altra parete.-
- Stai diventando troppo buono.- gli disse, piegando la bocca in un ghigno sardonico - Non farmici abituare.-
- E tu riposati.- l'ammonì invece - Tanto entro poco tempo Tom tornerà a casa.-
- Lo spero.-
- Non sperarci. È quasi reale.-
- Allora la smetterò di fare la matrigna isterica quando sarà di nuovo ben piantato a casa tua...e con un occhio nero, visto e considerato l'umore di Stokeford.-
- Vlad è molto suscettibile riguardo ai suoi poteri.-
- Ah, come lo capisco.- Lucilla rise ancora agitando la mano guantata in aria, prima di svanire - A domani sera!-

Arrivarci alla sera dopo!, stava pensando Denise qualche ora più tardi di fronte allo specchio della sua camera, dopo aver cambiato la bellezza di una cinquantina di abiti.
Troppo corti, poco scollati, troppo seri, troppo colorati...insomma, non riusciva a tranquillizzarsi.
E il fatto era che stava andando a conoscere la famiglia del suo futuro sposo.
No, dico. Andava a conoscere la famiglia di Caesar! Perché si sposava...con Caesar!
Esasperata si lasciò andare stesa lunga sul letto, avvinghiandosi a un cuscino.
Dannazione, stava diventando matta. E tutta colpa di quel deficiente che non si era sognato di dire nulla ai suoi. Neanche un accenno. Così appena arrivati a casa loro l'avrebbe mollata lì davanti ai suoi genitori, come un pacchetto.
Ecco fatto! Nuova nuora a sostituire quella vecchia che era perfetta sotto ogni punto di vista!
Grugnendo affondò meglio la faccia nel cuscino sull'orlo di una crisi cardiovascolare, se solo fosse stata umana.
Già stare appiccicata al braccio di un uomo come Caesar Noah Cameron le faceva credere all'esistenza di un Dio benevolo che amava tutte le sue creature indipendentemente che fossero demoni, alcolizzati, assassini o banchieri, ma starci attaccata per finta e prendere il posto della sua ex moglie...oh no, era troppo per una giornata sola!
E poi lei aveva già visto alcuni membri della famiglia Cameron ai ricevimenti per il Capodanno.
Gente altera, con sguardi quasi sempre volti a chissà cosa. Tizi che parlavano poco in pubblico e che notavano appena chi gli stava di fronte...a meno che non li calpestassero accidentalmente.
L'unico alla mano fra quegli alieni era Leiandros!
Accidenti. E poi mai scordarsi di Angel A. Cameron!
La madre di Caesar!
Probabilmente una dea in terra che concedeva sorrisi e strette di mano come la magnanima pioggia nel Sahara!
Basta!, si disse all'improvviso. Almeno doveva provarci. Ok, era piccola e spaventata da tutto quello che le stava capitando, ma l'idea di essere sposata con Caesar andava ben oltre il ripugnante sentimento di trovarsi a letto col cugino Hestor, quindi almeno poteva provare a godersi quelli che forse erano i giorni più belli della sua vita, anche se il suo futuro marito non l'avrebba mai amata e...quel matrimonio era finto con un quadro da rigattiere.
Pazienza se lui non l'amava. Pazienza se non era all'altezza di Imperia. Lei non era Imperia, doveva ricordarselo sempre. E di certo non era neanche il tipo da suicidarsi per la noia o per l'isolanto da un mondo estraneo.
Le dispiaceva solo la mancanza di Tom.
Lui sarebbe stato felice per lei, ne era sicura.
Quando sentì bussare alla porta inspirò forte, facendosi coraggio.
- Avanti.-
Caesar entrò ancora intento a stringersi le cinghie della giubba sugli avambracci - Sei pronta? Ha già chiamato mio fratello per...- e si zittì all'istante, richiudendo la bocca, aprendola e poi chiudendola ancora.
Decisamente a guadagnarci non sarebbe stata solo lei, pensò per un istante.
Che cosa strana.
Dopo quasi un secolo del tutto estraneo a una vita sessuale normale stava cominciando a provare sensazioni che credeva di aver scordato nell'istante in cui Hermione se n'era andata dalla sua casa e dalla sua vita, come amante.
Percorse Denise con uno sguardo, ammirando quella visione ultraterrena in tulle argenteo.
Era lei il vero diamante, si disse.
La Loderdail parve rinvigorirsi nell'averlo zittito. Almeno gli piaceva com'era vestita.
- Vado bene così?- gli chiese.
-...Perfetto.- riuscì a mugugnare, tornando a trafficare con le cinghie per non arrossire come un ragazzino alle prime armi - Se sei pronta possiamo andare.-
- Dov'è casa tua?- gli chiese curiosa, afferrando un mantello bordato di pelliccia.
- Nuova Zelanda.-
- Ci stanno anche gli Harkansky lì.-
- Si, mio padre e il fratello di Horus Harkansky sono amici fin da bambini...hanno sempre vissuto lì anche se abbiamo un'altra casa in Islanda e una in Cambogia, da parte della famiglia di mia madre.-
Seguendolo per il corridoio non poteva fare a meno di continuare a sentirsi tesa.
Il peggio era che lui sicuramente avvertiva tutta la sua mancanza di fiducia, perché prima di entrare nel camino si fermò, afferrandole la mano e le scoccò uno sguardo intenso.
- Devo prendere dietro del thè?-
Faceva riferimento a quella volta che aveva dato i numeri, tanto che arrossì imbronciata.
- No, cretino.- sbuffò, abbassando il viso - Solo che questa situazione è un po' complicata. Chissà che diranno i tuoi.-
- Probabilmente nulla.- le rispose, alzando le spalle - Non s'intromettono più nella mia vita privata da secoli ormai. Bhè...otto anni fa a parte perché io e Lucilla stavamo violando i contratti con gli umani.-
- Quando ti hanno chiuso in biblioteca dici?-
- Esatto.-
Bhè, se tanto le dava tanto quella riunione sarebbe stata un vero supplizio.
Invece, a differenza di ciò che pensava, una volta giunta in Nuova Zelanda il suo spirito si placò.
La bellezza del territorio mozzava il fiato. L'aria era fresca, pungente e limpida.
E l'Old Cameron Manor se possibile ancora più magnifico di quanto avesse potuto immaginare.
Poteva sembrare dall'esterno un enorme castello di ghiaccio, tanto il marmo di cui era composto sembrava puro e trasparente. Attorno era abbracciato da una vallata e da un corso d'acqua cristallino, sormontato da una nebbia leggera.
Una volta all'interno e dopo aver visto migliaia di servitori che scorrazzavano qua e là salutando il padroncino e la sua ospite come se fosse un evento raro, Denise guardò Caesar stranita.
- Non ti piaceva vivere qui?-
- Non particolarmente.- le rispose.
- Perché hai scelto la Gran Bretagna?-
Lui non fece una piega, sentendo una strana leggerezza - Imperia amava la sua patria e Londra e io non feci storie. Inoltre i suoi genitori come clausola al matrimonio vollero che rimanesse vicino a loro...e così facemmo. Ma tanto non misero più becco nella sua vita. Un po' come i miei.-
- I tuoi la presero male?-
- Diciamo che avrebbero preferito che sposassi una donna che amavo.-
- Quindi si sono ricreduti.-
- Solo alla fine. Ecco...- e le indicò una grande porta a due battenti, intarsiata in una parodia di cielo e terra, inferno e paradiso - ...quest'orrida cosa è ancora qui. Non l'ho mai sopportata.-
- Troppi angioletti?-
- Diciamo di si.- e le fece spazio - Prego.-
Appena aperto uno spiraglio la risata argentina di Leiandros arrivò alle orecchie dei due fidanzati.
Ma la prima persona che vide Denise fu la regina incontrastata di quella casa. Angel Cameron, seduta a capotavola di fronte a un libro spesso su cui stava scrivendo con la telecinesi. La piuma si fermò a mezz'aria, quando li vide sulla soglia.
- Salve.- disse, notando anche Denise. Suo figlio le aveva parlato di un ospite qualunque. E non di uno speciale.
Si alzò da tavola in un lungo abito da sera di satin color smeraldo, i capelli bianchissimi raccolti parzialmente sopra il capo e raggiunse il figlio maggiore, abbracciandolo delicatamente.
- Ciao Chichi!- tubò invece Leiandros, svaccato su una sedia - Ciao Denise!- fece poi, piacevolmente stupito - Lo zotico è stato così gentile da invitarsi per il bicchierino della staffa?-
- Sta zitto e non parlarmi.- gli sibilò Caesar, facendo sogghignare Angel Cameron.
- Andiamo tesoro.- disse blandamente - Non essere troppo duro con lui. E' reduce da una serataccia a Budapest.-
- Chiami così gl'incontri con le sue amanti?- sospirò, posando poi una mano sulla schiena di Denise, sospirandola in avanti - Madre lei già la conosci. Denise Axia dei Loderdail.-
- Si, ci conosciamo.- disse la demone, scrutando attentamente la sua ospite - L'ho incontrata dagli Stokeford alcuni anni fa. Siete cresciuta, Denise.-
- Piacere di rivedervi, milady.- disse la Loderdail con grazia, chinando appena il capo.
- Venite, sedetevi.- l'invitò - Tuo padre arriva subito Caesar. Ha avuto uno scambio di vedute con tuo nonno riguardo qualche cavillo nei loro contratti con i servitori.-
- Il nonno è un po' dispotico coi servitori.- le disse Leiandros, serissimo - In servizio non si beve, anche se per sopportarlo ci vorrebbe del narcotico in endovena.-
Chiacchierando del più e del meno la situazione riuscì ad allenarsi, specialmente quando entrò Ocean Cameron, il padre di Caesar e sembrava avere tutta l'intenzione di commettere un parricidio.
Vedendo Denise però rimase molto stupito. Caesar non aveva mai portato donne con sé, a parte Lucilla che era notoriamente solo un'amica per lui e nulla di più.
- Immagino tu voglia dirci qualcosa.- disse, vedendolo tenere la mano a Denise, a tavola.
- Si.- annuì Caesar compito - E' una questione delicata. Mi servirebbe un po' di appoggio.-
- Riguardo a cosa?- chiese sua madre, portandosi una tazza di thè alle labbra, l'unica bevanda oltre allo champagne che lei bevesse.
- Il mio matrimonio.-
Bene. Come previsto Leiandros cadde letteralmente dalla poltrona e sua madre quasi si strozzò, facendosi dare per precauzione qualche colpo leggero sulla schiena dal marito, forse più scioccato di lei.
Ora avevano tutti gli occhi sgranati e Denise, di riflesso, si fece minuscola sulla sedia.
Stringendole la mano, Caesar continuò beatamente - Ho già parlato col Diacono. Noi due ci sposeremo appena possibile.-
- O-MIO-DIO!- se ne uscì Leiandros, rialzandosi in piedi a fatica, coi capelli corvini tutti fuori posto - Sei strafatto vero?-
- No.- masticò il maggiore fra i denti, fissandolo cupamente - E non sono neanche ubriaco.-
- Allora è ubriaca Denise.- ridacchiò suo fratello, sbellicandosi - L'hai drogata, dì la verità!-
- Bhè...devo ammettere che sono abbastanza stupito.- disse invece Ocean Cameron, sedendosi lentamente a tavola e scrutando il suo erede con le sopracciglia alzate - Non è da te...cioè...colpi di testa simili...a meno che non ci fosse qualcosa già da tempo.-
- O a meno che, per come conosco i Loderdail...- Angel Cameron puntò Denise -...non vogliano un erede.-
- Esatto milady.- sussurrò Denise, senza abbassare il capo sotto i suoi occhi albini e densi - Mancano ancora settantasei anni alla mia maggiore età e i miei parenti l'altro giorno hanno cercato di costringermi a sposare mio cugino con la forza. Vostro figlio, mia signora, è stato così gentile da porgermi una mano per aiutarmi.-
- Ma tu guarda.- soffiò Leiandros - E' così che si spaccia adesso la libidine Chichi?-
- Un'altra parola e ti stacco la lingua di netto.- l'avvisò Caesar, seccato.
- Calma, calma.- Ocean Cameron si passò una mano sul viso, per racimolare le idee - Caesar voglio che tu sia ben conscio di ciò che hai in mente di fare.-
- Non lo sono sempre padre?-
- Si ma...mettersi contro tutta la famiglia Loderdail.- mugugnò irritato - Senza offesa Denise, ma i vostri parenti sono delle teste calde.-
- Per questo sono venuto qua a chiedervi aiuto.- fece Caesar con tono pacato - Non l'ho mai fatto in passato e spero che non vorrete negarmi una mano in questo momento.-
- Non si tratta di questo, caro.- intervenne sua madre, chiudendo il librone che aveva di fronte - Ma non credo che il matrimonio sia la soluzione adatta.-
- Io mi sposo madre.- replicò subito - Non cambio idea.-
- Ma lei resta minorenne. Anche se la sposi possono intercedere col Diacono e ottenere l'annullamento. A meno che il matrimonio non venga consumato in maniera inequivocabile.-
La demone avrebbe potuto sorridere, vedendo le facce di quei due. Il suo adorato primogenito si stava di nuovo cacciando nei guai.
- Sarebbe a dire?- balbettò Caesar.
- Un figlio.- sentenziò suo padre.
Stavolta a scivolare sulle poltrone erano i due piccioni.
- Non se ne parla neanche.- sibilò Caesar, piantando un pugnale nel petto di Denise - E' troppo giovane! Morirebbe!-
- Cosa?- allibì la Loderdail, senza capire, sentendosi all'improvviso sollevata - Cosa significa?-
Angel Cameron le porse una tazza con la telecinesi, mettendosi comoda.
- Immagino sappiate che i vostri parenti sono in grado di qualsiasi cosa per questo erede.-
- Si, lo so bene.-
- Ma non sapete che per un demone mettere al mondo un figlio prima della maggiore età è quasi mortale.-
- Se devo essere sincera non mi sono mai interessata a questo argomento.-
- Lo immagino. Vedete, io ero poco più grande di voi quando ho scoperto di essere incinta di Caesar.-
- Ahah. Sentito Chichi? Sei stato un incidente di percorso.- fece Leiandros.
- Vuoi che t'ammazzi idiota? Tu invece sei stato una deprecabile distrazione della natura!-
- Cafone.-
- Comunque...- continuò lady Cameron - Avevo mia madre e mia suocera, a quel tempo, ad aiutarmi. Per questo non morii durante il parto. E' solo verso i duecento anni che il nostro potere demoniaco è abbastanza forte da proteggere il corpo nostro e del feto durante la gravidanza.-
- Capisco.- annuì Denise.
- Certo, se voleste portare avanti questo piano ci sarei io con te.-
- Vi ringrazio milady.-
- Di nulla.- finalmente Angel le sorrise, anche se per poco - Avere un nipote e vedere la faccia serena di Caesar oggi direi che è più che sufficiente. Probabilmente mia cara a voi non serve magia per rendere felice mio figlio.-
- Madre.- mugugnò Caesar arcigno mentre Denise arrossiva - Arriva al sodo.-
- Bene. Se volete che i Loderdail non mettano in dubbio il vostro matrimonio e non si rechino dal Diacono per sciogliere la vostra promessa, è necessario, anzi vitale che sia presente una gravidanza. In questo modo non potranno più dividervi. Non con la prova evidente della vostra unione.-
- Si ma...- Caesar serrò le mascelle - Non mi va l'idea madre. Rischia comunque la vita.-
- Non con me.-
- Non voglio mancarti di rispetto ma la cosa non piace lo stesso. Non c'è un altro modo?-
- Si, il trapasso.- ironizzò Leiandros.
- Fossi in voi ci penserei ancora.- commentò Ocean.
- Non possiamo padre. Non abbiamo tempo.-
- Allora sono pronto a diventare zio!- celiò di nuovo il piccolo di casa Cameron - Voglio una femmina!-
- Vuoi stare zitto o no?- berciò Caesar già sufficientemente incazzato - Maledizione, io volevo qualcosa che non la incatenasse a vita!-
- Tu non lo vuoi un figlio?- gli chiese sua madre.
- Non lo so, non c'ho mai pensato prima.- ammise, rendendosi conto che era la pura verità.
- Tesoro ti conviene pensarci molto bene. E in fretta. O la signorina Loderdail finirà sposata col cugino.-
Denise allora gli afferrò la mano, facendosi guardare.
- Quando me l'hai proposto non avevi idea di tutto questo. Guarda che non sei obbligato.-
Oh, si che lo era. Dannazione, lo era eccome. Incupito, tornò a voltarsi verso la madre.
- Davvero te ne occuperesti tu?-
- Certo.-
- E lei non correrà alcun rischio?-
- Come vedi io sono ancora viva.- gli sorrise Angel - Tesoro, fidati di me.-
- Caesar...- Denise gli afferrò meglio entrambe le mani, seria e orgogliosa - Pensaci bene. E' una follia.-
- Preferisci sposare Hestor?-
- Ma certo che no! Però un figlio è una cosa importante...insomma...a questo punto se può garantirmi la libertà dai Loderdail io non mi tiro indietro ma per te è tutt'altra cosa.-
- No, non direi.- rispose altrettanto cocciuto - E poi ti ho promesso che ti avrei aiuto.-
- Si ma...-
- Ok, è fatta! Che figata i matrimoni! Forza, da bere per tutti!- saltò su Leiandros, a cui era bastata la leggera indecisione di Denise per scatenare un casino che fece sospire tutti i maschi di famiglia - Vado a dirlo al nonno e agli zii! E voi due cominciate ad impegnarvi che voglio una nipote, chiaro?-
Il maledetto Fato, pensò Denise, aveva un gran senso dell'umorismo.
Probabilmente si stava sganasciando dalle risate alla sua faccia.
- Cosa sapete di vostra madre, Denise?-
La Loderdail si risvegliò, sentendo la domanda di Angel.
- Come prego?-
- Cosa vi hanno detto di vostra madre?-
- Ecco...io so solo che l'ho uccisa io nascendo. A quanto mi raccontò mia nonna il mio potere l'ha debilitata e...- si zittì improvvisamente, sgranando lo sguardo.
- Si, conoscevo vostra madre.- sussurrò Angel - E forse non vi hanno detto che aveva solo cent'anni quando vi mise al mondo. Immagino che vostra nonna Sapphire si sia ben guardata dal rivelarvelo.-
- Ma perché..-
- Perché non ve l'hanno detto?- finì Ocean Cameron - Dovete sapere che vostro padre amava alla follia vostra madre. Ne era innamorato pazzo. Forse troppo...perché temeva che lei non l'avrebbe sposato, seguito ovunque, non gli sarebbe stata devota. Così la mise incinta a soli cent'anni, per sposarla e tenerla sempre con sé. Vostra madre comunque lo amava, credetemi. Non è stata costretta a sposarsi...-
- Ma se lui non l'avesse messa incinta avrebbe aspettato.- mormorò Denise - E non sarebbe morta.-
- Diciamo che è così.- annuì Angel - Perdonatemi cara. Ma forse ora che sapete la verità vivrete meglio. Perché voi non avete ucciso vostra madre. E' stata vostra nonna che avrebbe dovuto occuparsi di lei e che invece non l'ha fatto.-
Una spirale. Le sembrava di essere caduta in un'orrenda spirale nera.
Un incubo. Tutte le credenze in cui era cresciuta si stavano sgretolando.
- Stai bene?- le sussurrò Caesar premuroso, piegandosi su di lei.
- Ora si.- gli disse, alzando il viso - Ora va meglio.-
La baciò su una tempia, facendole toccare il cielo con un dito, poi sospirò.
- Bene.- disse ai genitori - Credo che possiate venire a cena da me, allora, domani sera.-
- Armati fino ai denti.- aggiunse suo padre, altero - Sarà meglio avvisare Stokeford. Killearn se la prende se non lo avviso di prepararsi per tempo.-
- Gradirei non sporcare la casa di sangue, padre.-
- Oh, quante storie.- urlò Leiandros da qualche parte, magari dalla stanza accanto - Andate a fare questo bambina, muoevetevi!-
Si, troppe storie. Troppe per un giorno solo.
Caesar si accorse che Denise era già abbastanza provata, così propose di lasciare stare la faccenda per il momento ma non era possibile come gli fece notare sua madre.
Se già si sapeva della festa di fidanzamento della sera dopo, molto probabilmente i Loderdail erano tutti sul piede di guerra, a partire dal padre di Denise.
E quando sarebbero arrivati, avrebbero smosso mari e monti per riavere la loro erede.
Così ormai restava solo una cosa da fare.
I due si capirono guardandosi solo in viso.
- Chiamo il Diacono.- sussurrò Ocean Cameron, alzandosi in piedi - Ci servono quattro testimoni.-
- Tre. Uno dei miei sarà Leiandros.- sibilò Caesar - Io chiamo Winyfred, Brand e Val. Vlad resterà a casa a controllare la situazione.-
- D'accordo.- acconsentì Denise docilmente lasciandogli la mano a malincuore - Fa presto.-
La baciò di nuovo sulla fronte e lei questa volta gli strinse il braccio, forte, con attaccamento.
Era la giornata buona per sposarsi, in fondo.

T.M.R |DRAMIONE|Where stories live. Discover now