Capitolo 35

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Harry James Potter guardava il sole calare, arrossarsi e poi iniziare a svanire oltre le cupole vittoriane del San Mungo.
C'era ancora silenzio.
Tanto, tanto silenzio.
Il baluardo della rivolta contro i Mangiamorte, l'emblema della guerra e della vittoria contro essa, rimasta in piedi tutti quegli anni, aveva gettato la spugna.
E l'Ordine della Fenice era stato raso al suolo.
Al ricordo delle macerie che l'avevano attorniato ore prima, si sentiva ancora colto dalla nausea.
Preda a profondi e laceranti conati di vomito.
L'Ordine per molto tempo era stato un nido, per lui.
Un porto sicuro.
La casa di Sirius.
Non era solo stato uno stendardo.
Non solo un simbolo.
Era sempre stato molto di più. Suo padre e sua madre ne avevano fatto parte.
Per lui, che non li aveva mai conosciuti, era stato come essere insieme a loro, fra quelle mura alte e severe.
E ora invece...era stato distrutto tutto quanto.
Non ne restavano che le ceneri.
- Harry.-
Potter si girò appena, restando appoggiato alla finestra col fianco bendato, anche se in effetti non aveva più bisogno di fasciature. Stava benissimo. Le ferite si erano rimarginate tutte in poche ore.
- Duncan.- disse, pacato - Novità?-
Il Capo degli Auror era segnato da quelle ore insonni. Né riposo, tantomeno alcuna pietà da parte della stampa. I Medimaghi, a distanza di dodici ore dal fatto, ancora lottavano per tenere i giornalisti lontano dai ricoverati.
Ma Gillespie aveva avuto a che fare con pescecani peggiori dei giornalisti. Al confronto del messaggio pervenutogli dal Wizengamot, Rita Skeeter era solo un angioletto grazioso.
E il messaggio del Wizengamot, era stato uno solo.
- Dibble è stato costretto ad accettare le pressioni dei Consiglieri.- mormorò, rigirandosi il sigaro spento e ancora intatto fra le dita - Pare che molti abbiano spinto per avvicinare la data dell'Inquisizione a Tom.-
- Quando sarà?-
- Fra dieci giorni. Il tredici.-
- E quella a Donovan?-
- Il giorno dopo.-
- Quanto tempo ho per raccogliere e depositare le prove?-
Gillespie abbassò il capo - Poco meno di una settimana.-
Harry emise un gemito disgustato, ridendo senza alcun divertimento.
- Tanto vale condannarlo a morte a questo punto.-
- E' quello che ho detto a Dibble. Era furibondo. Si adopererà per semplificarti il lavoro.-
- In che modo?-
Harry Potter, infatti, non sapeva che mentre lui era a quella finestra a parlare col Capo degli Auror, tre grandi maghi ancestrali camminavano sulle rovine dell'Ordine della Fenice.
I Fondatori. Si, coloro che avevano iniziato l'Ordine, si erano riuniti.
E stavano decidendo di far risorgere la fenice. Letteralmente.
- Dibble è con Silente.- continuò Duncan, sorvolando su quell'argomento - Stanno decidendo una linea d'attacco fino a che Lucilla non sarà di nuovo disponibile ad aiutarci. Nel frattempo, voglio che vi riprendiate tutti.-
- Non abbiamo neanche una settimana.- sibilò il bambino sopravvissuto - Non dirmi di prendermela comoda.-
- Prima non avevi mai avuto appoggio dai piani altri.-
- Per favore.- replicò l'Auror, ridendo di nuovo con arroganza - Non venirmi a dire che il Ministro è dalla nostra parte. Avesse avuto davvero un minimo di polso, alla pagina bianca che conteneva i crimini di Tom, avrebbe affossato il Wizengamot per ricostruirlo da capo. Invece Donovan è ancora a piede libero, Nicole è stata uccisa, Hermione è ferita, Damon è in coma e Tom se n'è andato.-
- Riddle era in buona compagnia.-
- Si ma non ha detto a nessuno dove andava. Come posso proteggerlo se sparisce?-
- Harry...- Duncan si mise il sigaro in bocca, dopo aver tagliato lo stoppino, dopo di che se l'accese svogliatamente - Il ragazzo non ha più dieci anni, se non te ne fossi accorto.-
- Me lo ricordo bene, non temere, considerato che per otto anni non ho potuto né vederlo né sentire la sua voce. Anche ad Azkaban una volta l'anno, i Lestrange ricevono visite.-
- Questi rancori ti rovineranno il fegato.-
- Basta stronzate Duncan.- sibilò Potter, girandosi a fissarlo dritto in faccia - Sono stufo di queste pagliacciate. Qui stiamo girando tutti a vuoto da quando Tom è tornato. E non centra che Lucilla non mi stia alle spalle, a proteggermi come al solito. Sono quei bastardi del Wizengamot. A parte Burton e la Bones non abbiamo nessun altro...e tu vieni a dirmi che Dibble mi aiuterà? Per favore.-
- Silente si fida di lui.-
- Il professor Silente non è infallibile. L'ho imparato a mie spese.-
- Capisco che ti giri storta...- iniziò Duncan, ma Harry lo interruppe ancora, furibondo - Duncan, sul serio...se stavolta finisce male di nuovo...se Tom se ne va di nuovo...-
- Potter, non fasciamoci la testa prima di essercela rotta.- lo bloccò a sua volta Gillespie - Non intendo stare qua a sentire le tue premonizioni disfattiste, mi rifiuto di farlo. Abbiamo una settimana. Anche se la babbana è morta, ci ha comunque detto quello che volevamo sapere. Brockway e sua figlia sono la prossima tappa.-
- In sette giorni non riusciremo a fare nulla!- sbraitò l'Auror, dando un pugno al muro e facendo franare gran parte dello stucco - Cristo Duncan! Hanno ucciso Nicole, era la nostra unica possibilità! Chi testimonierà ora? Chi?-
- Ti ho già detto di non preoccuparti.- sbuffò Gillespie, irritandolo ancora di più - Appena Dalton si riprende e Morrigan torna da Cedar House con altro Lazzaro, sarete di nuovo tutti in piedi e potrete andare a pizzicare la ragazza...ma se è anche per ciò che è accaduto all'Ordine che sei così...-
- Per cos'altro?!-
- Allora non temere.-
Una pacca, un'altra occhiata sbigottita del bambino sopravvissuto, e il Capo degli Auror finalmente stirò un sogghigno. Era come se fosse stato al corrente di qualcosa che a Harry era precluso.
- Cos'è successo?- brontolò Potter, acidamente - E' morto Donovan? E' per questo che sei tutto felice?-
- No. Riguarda l'Ordine.-
- E' raso al suolo, sei diventato cieco?-
- Per ora.- commentò Duncan, dandogli le spalle - Stammi bene Potter, ci rivediamo fra qualche ora. E dì a Black di andare a dormire da qualche altra parte stanotte. Ok che quei tre sono veloci, ma non sono di certo dei santi.-
Ma che cazzo stava succedendo?
Imprecando e stufo di quella situazione, Harry se ne tornò alle camere. Ma c'erano troppi parenti, troppo chiasso e un via vai di fiori e insulti gratuiti e meritati che gli facevano montare i nervi. Dalla stanza di Cloe, proveniva un'accesa lite fra i due fidanzati e come se non fosse bastata la rauca voce di Trust che urlava ai quattro venti che la sua futura moglie non poteva comportarsi a quel modo, ci si mettevano anche i suoi legali.
Era davvero convinto di poter far causa al Quartier Generale degli Auror...
Idiota. Da quando lui e Draco erano entrati in servizio a vent'anni, Duncan metteva da parte fondi annui in caso di tragedie simili. Perciò se pensava di far scattare una denuncia e di farsi risarcire, Trust cascava male.
Se continuava a usare quel tono poi, Cloe avrebbe finito per staccargli la testa, ne era più che sicuro.
Ma ora non c'era solo la grana della King. Bisognava occuparsi anche di Sirius, che tra l'altro, non sarebbe andato a dormire in albergo neanche a pagarlo. E nemmeno in una qualunque altra casa della sua strapomposa eredità. No. E neanche sa Remus sarebbe andato visto che, fra loro due, c'era la stramba convinzione che solo a Hogwarts si dormiva insieme. E basta. Il suo padrino sarebbe stato capace di andare a dormire sotto i ponti.
Andando a pescarlo però, visto che per curarlo i Medimaghi avevano dovuto metterlo sotto sedativi, dovette fermarsi.
Era arrivata Deirdre.
Accidenti. Adesso se lo sarebbe portato lei a casa...
Harry Potter, si sa, è geloso e possessivo con le sue cose. Per questo si nascose dietro a un ficus come un fesso, ascoltando Deirdre la Perfida tirare acqua al suo mulino. L'oca si stava lamentando che Sirius non aveva ancora preso una decisione definitiva. Puah.
Ci mancava solo avesse deciso di sposarsela.
Non era un mistero che a Harry non fosse mai piaciuta quella strega.
Ma sembrava che Deirdre tenesse Sirius sufficientemente allegro e questo, a Black, sembrava bastare.
Secondo Remus, quei due erano pure una bella coppia.
Come un cobra e una mangusta.
- Hai intenzione di stare lì a fare il sabotatore ancora per tanto?-
Harry fece una smorfia, spiando Draco con la coda dell'occhio. Anche Malfoy era guarito.
Aveva solo più tre graffietti sulla faccia, neanche tanto arrossati, come un gattino si fosse fatto le unghie su di lui.
Da non credersi, i Bracciali li avevano salvati di nuovo.
- Gli altri dove sono?- gli chiese Harry, glissando.
- Edward ha già preso il volo, odia questo posto. Trix è andata con Tom, Weasley e Coleman invece non so proprio.-
- Sono andati a casa? O sono tornati al Quartier Generale?-
- Ti sembro una segretaria, Sfregiato?-
- E io ti sembro anche lontanamente una persona paziente Malferret?-
- Ho altro a cui pensare.-
Buttando un occhio oltre le spalle del biondo, Harry notò un altro andirivieni di maghi.
Jane e Scott, Lucius e Narcissa.
E come se Draco non fosse già abbastanza sconvolto, coi nonni c'era anche Glorya.
Si precipitò da lei e la piccola subito gli saltò in braccio, stringendo forte i pugnetti alle sue spalle, contemporaneamente affondando il visino nel suo collo.
Era normale preoccuparsi tanto, per un bambino. Con la propria mamma in ospedale.
E dire che Edward, per stare con Hermione, era riuscito a sopportare le mura antisettiche del San Mungo per tutto il pomeriggio. I Weasley le avevano anche fatto compagnia quando Hermione era riuscita a cacciare Dalton, vedendolo nevrotico come sotto overdose di caffeina.
Ma con suo marito, era tutta un'altra cosa.
Draco sapeva essere terribilmente paranoico riguardo alla salute di sua moglie, per non parlare di quella della loro bambina. Quando Hermione aveva scoperto di essere incinta (e nei seguenti cinque minuti aveva ponderato prima il suicidio, poi l'omicidio di Draco) Malfoy aveva iniziato a trattarla come cristallo.
Niente sesso per nove mesi e follie al limite dell'immaginabile, terminate solo momentaneamente con la nascita della piccola, seguite poi da tutta un'altra serie di seghe mentali che Hermione giudicava scioviniste.
Il lavoro di Auror della Grifoncina era ancora uno dei tanti motivi che facevano perdere l'appetito a Draco.
E non solo quello.
Comunque Hermione nel complesso non stava male.
Era solo molto più abbacchiata degli altri, essendo stata molto vicina al punto dell'esplosione.
Le sue lacerazioni erano molto più profonde di quelle di qualsiasi altro ferito e anche se era cosciente, era comunque molto provata. Pallida ed esangue, Draco aveva fatto il diavolo a quattro per farle mandare giù del Lazzaro, anche contro il parere dei Medimaghi che, per avergli dato contro, si erano passati la più brutta giornata della loro vita.
Ora la strega dormiva.
Quando i parenti entrarono in camera, Harry rimase fuori con Draco e Glory.
La piccola si era rifiutata di entrare.
Ma Draco sapeva bene che sarebbe entrata solo quando i nonni se ne fossero andati. Sua figlia amava l'intimità e l'orgoglio più di quanto gli altri avessero compreso.
- Tu stai bene Harry?- chiese con vocina sottile.
- Tutto benissimo, principessa.- le sorrise Potter, carezzandole la guancia - Come mai non sei rimasta a casa?-
Già, come mai non era rimasta a casa?, si chiese Draco.
Perché sua figlia continuava a comportarsi in modo tanto strano?
Era diventata più coccolona di recente. Gli saltava in braccio ogni volta che tornava dal lavoro, passava ore intere con lui, nel suo studio, seppur non aprendo bocca, ma limitandosi a leggere tranquilla, lontana da lui.
E la notte, sebbene lui ed Hermione non l'avessero più ritrovata nel loro letto, pareva che andasse a zonzo per la casa. La scorsa mattina l'avevano perfino trovata a dormire con Faith.
E se sua figlia si comportava come una spiritata, anche Lucas sembrava di pessimo umore.
Continuava a seguirla ovunque, scatenando le ire della piccola, ma ignorandole sistematicamente.
A distogliere Malfoy dalle sue elucubrazioni, giunse un gufo. Sfrecciò da una finestra aperta, per appollaiarsi sul braccio proteso del bambino sopravvissuto. Era di J.J.
- Elettra e Lucas stanno venendo qui.- lesse ad alta voce.
- E Faith?-
- Lei e J.J. sono andati al parco. Lui, venendo a casa nostra, dice di aver visto gente sospetta attorno alla casa. Vuole essere pronto a rientrare, nel caso Donovan abbia colto al volo il fatto che la casa sia vuota.-
- Ha messo gli allarmi?-
- Si, tutti quanti. Tenere Faith è stata una buona idea. I Folletti Controllori detestano i bambini.- ridacchiò Potter.
- Principessa, che ne dici di bere qualcosa?- propose Draco, intanto, visto che Glory spiava sovente verso la camera della madre. Pareva fosse addormentata. Ma non le piaceva.
No, a Glory non piaceva per niente vedere sua madre in quel letto.
Distolse gli occhi bui dalla porta a vetri e annuì, scendendo dalle braccia del padre per raggiungere, una decina di metri più avanti, l'area ristoro del piano Segreto per la Protezione Auror. Lì, una gentile strega, si occupava di rifocillare Medimaghi e parenti e parve parecchio stupita quando Glory, raggiungendola col suo abituale passo aggraziato, parve inciampare e crollare in ginocchio.
L'anziana strega l'aiutò con un sorriso, dicendole qualche parola gentile ma Draco, da lontano, aveva sbarrato le iridi.
Di nuovo.
Sembrava quasi che...qualcosa avesse spinto sua figlia.
Qualcosa...d'invisibile.
- Sta assimilando i geni di Tom.- commentò Harry, in modo pacifico - Bisogna fare qualcosa.-
- Si.- la voce del biondo uscì in un sibilo - Hai proprio ragione.-
Nel frattempo, Elettra e Lucas si Smaterializzarono nell'ingresso del piano, ringraziando di essere arrivati finalmente a quello giusto. Avevano girato come matti per tutto il San Mungo, una ventina di giornalisti li avevano anche inseguiti, e solo cacciandosi su un ascensore, la povera Baley era riuscita a scampare a un'intervista simile a un terzo grado.
- Potevo bruciacchiarli tutti, mamma.- commentò Lucas, sarcastico come sempre.
- Certo tesoro e poi ad Azkaban ci sarei finita io, come madre degenere.-
- Quante storie, sono asfissianti!-
- Non per questo devono morire abbrustoliti, amore.- replicò Elettra, carezzandogli il capo.
Lucas, sempre col broncio, levò le sopracciglia.
- Ma non ti stanno antipatici?-
- Fanno il loro lavoro.-
- Bhè, fa schifo.-
- Questione di punti di vista.-
Lui cambiò tono - Ti sarebbe piaciuto vedermi che li abbrustolivo, vero?-
Sfortunatamente, per Elettra era impossibile non ridere a una tale immagine mentale.
Oh, si che sarebbe stato divertente!
Finalmente entrarono nell'Ala Segreta e se Lucas raggiunse subito Glory, guardandosi attorno con aria circospetta. Sua madre lo spiò di sottecchi, veramente preoccupata di certi atteggiamenti del suo primogenito, ma raggiunse il marito con la sua aria più fiduciosa. Edward le aveva mandato un messaggio un'ora prima, assicurandola che stavano tutti bene, anche se Hermione ne era uscita decisamente abbacchiata.
- Oh, che disastro.- commentò la Baley, contrita, prendendo il volto di Harry fra dita delicate - Ma com'è successo ragazzi? Non riuscivo a crederci, davvero.-
- E' stata la donna di Badomen.- ringhiò Draco fra i denti, buttando continuamente occhiate ai marmocchi - Ha sfasciato completamente la palazzina, il tetto è volato in mezzo alla strada e ora tutta la zona è sotto Protezione degli Obliviatori. Dibble è andato a controllare di persona, pensa...- poi si sporse, sbuffando - Ragazzi...tornate si o no? Quanto ci va a prendere da bere?-
- Uno della tua risma risponderebbe che per un buon drink ci va il tempo che ci va.- ironizzò Potter.
- Zitto Sfregiato. Principessa, Lucas...muovetevi! Che fate, si può sapere?-
Un secondo più tardi e Draco dovette chiudersi la bocca, soffocando un'imprecazione.
Con un grido in coro, i bambini rovesciarono i calici che tenevano in mano e una strega anziana che stava dietro di loro s'inalberò con stizza, per le macchiarono il lembo dell'abito, sbraitando che i mocciosi dei suoi secoli addietro non erano tanto cafoni e irrispettosi.
Lucas ovviamente non l'ascoltò di striscio. Primo perché Glory, cadendo all'indietro, gli era finita sulla pancia, facendogli un male cane. Secondo perché, troppo preso a guardarsi attorno con gli occhioni celesti letteralmente infuocati, sembrava aver solo la seria idea di rosolare qualcosa...al sangue.
Ma lì attorno non c'era nessuno, così si rialzò e aiutò la piccola Malfoy a fare lo stesso. Eppure, anche allungandole una mano Glory cacciò uno strillo, piagnucolando e subito la vecchia strega, accanto a loro, si rimise a strillare, strombazzando ai quattro venti che il ragazzino stava tirando i capelli alla piccola.
Neanche a dirlo, il Phyro allargò la bocca, sconvolto e si girò verso i genitori con le mani alzate.
- Io non ho fatto niente!- scandì in sua difesa.
Elettra, che aveva visto tutto con la coda dell'occhio, parve aprire la bocca, ma sentendo la presa di Draco sul suo gomito richiuse le labbra. Sbuffò, quindi raggiunse i bambini. Da lontano li placò a buone parole, tanto per far vedere alla befana che non li crescevano come selvaggi, e rialzò la piccola, sistemandole i vestiti e i capelli, carezzandole la testolina proprio come avrebbe fatto sua madre.
E visto che Elettra era una madre, sapeva anche bene che Glory non stava avendo un calo di vista.
Era la stessa espressione mortificata e intimorita della bambina a raccontaglielo.
La paura comunque aleggiava sul San Mungo non solo nei cuori dei parenti, per i loro cari infortunati.
Anche i feriti...avevano il cuore in gola per il terrore.
Damon Michael Howthorne stava in piedi, a guardare fuori dalla finestra della sua stanza singola.
Anche lui guardava il sole morire.
Anche lui si sentiva col morale a terra.
Perciò sarebbe bastato girarsi e vedersi steso in un letto, con le iridi sbarrate.
Come un cadavere.
Un corpo vuoto.
Già. Almeno lui ne era consapevole.
Era in coma.
Un vegetale.
E...Cristo, era esattamente ciò che gli accadeva da anni, solo che stavolta era tutto al contrario.
Perché era lui a girovagare in quella camera, urlando come un dannato senza una sola anima che riuscisse ad ascoltarlo.
Era lui a trovarsi a guardare la gente dal basso all'alto, ora.
E lui, sempre lui, dannazione, a non poter dare neanche una parola di conforto a Neely, seduta accanto alla sponda, con le mani chiuse sul viso, le spalle scosse.
Ma non aveva versato neanche una lacrima.
Neanche una.
Perché lei era forte. Era sempre stata forte.
Unica.
E aveva sopportato l'esasperanti tirate dei suoi genitori, venuti a cercare di trascinarla via dal San Mungo, perché metteva a rischio la sua salute. Come se non bastasse poi ci si erano messi anche gli Howthorne a fare il diavolo a quattro...era stato allucinante vedere Howthorne e Montgomery linciarsi da una parte all'altra del letto, col suo corpo in mezzo e Neely che non riusciva neanche a sentirli.
Uno stillicidio. Una follia.
C'era voluto Aidan che, sbottando con una parolaccia che un bambino di otto anni non avrebbe mai dovuto aver sentito, era riuscito a bloccare la cagnara.
Era perfino riuscito a far sorridere Neely.
Si ma...e adesso?
E adesso che cosa poteva fare?
Nessuno poteva sentirlo, nessuno poteva vederlo...non aveva neanche la forza per sollevare qualche oggetto.
Si rendeva conto di non essere morto. Di non essere un Non-Vivo, di essere diventato una sorta di trasposizione della sua anima. Però...nessuno poteva aiutarlo.
Proprio nessuno.
Però...però qualcosa doveva fare, per tornare in sé.
Non era la sua ora.
Non era ancora il momento di morire, per lui.
"Ciao."
Si girò appena, esattamente nel momento in cui Neely si alzò per andare fuori a prendere aria.
Ma non fu la sua ragazza e le sue spalle ricurve per il dolore a trafiggergli il torace, come una freccia.
Furono gli occhioni argentei di un angioletto biondo molto pestifero e molto triste.
"Ciao," mormorò il Legimors "ciao Sargas."
"Cosa ti è successo?" gli chiese il bimbo, inclinando il capo ricciuto "Ti sei fatto male come la mia mamma?"
"Si...più o meno."
"Anche il papà si è fatto male." Sargas fece un sorriso luminoso e le sue guance rotonde vennero piegate da due deliziose fossette, estranee alla famiglia Malfoy "Ma adesso sta bene, sai?"
Si, stavano tutti bene. Anche Cloe, anche Sirius e anche Hermione si sarebbe rimessa.
Ma lui? Era condannato a stare lì ad aspettare di tornare in sé?
E se...ci fossero voluti dei mesi? Degli anni?
Poi, l'illuminazione.
Nora...
Nora! Come aveva fatto a non pensarci?
Ma prima...insomma, bisognava cogliere le occasioni al volo. Dorothy glielo diceva sempre. Tutto accadeva per un motivo. Così, prima di pensare intensamente a casa sua per tornare dalla Moore e dai suoi coinquilini abituali, si abbassò e poggiò le mani pallide sulle spalle di Sargas.
Era strano, ma ora che era un fantasma anche lui, riusciva a toccare il piccolino.
"Ti va di venire come me?" gli chiese "Io e te dobbiamo proprio parlare di una cosetta."
Sargas, mettendo il broncio, lo guardò come se sapesse tutto "Io voglio stare con la mamma e il papà."
"E anche con tua sorella?"
Sargas gonfiò di più le guance "No, lei non mi piace."
"Per questo la spaventi sempre e fai cadere? Guarda che si fa male, poverina."
"No, non si fa tanto male. E poi anche Lucas non fa che coccolarla! Tutti vogliono sempre stare con lei!"
"Si, ma lei non ti vede." Damon si rialzò, incrociando le braccia con aria da professore "Ti sembra simpatico farle tutti quegli scherzi?"
Il bambino fece un'altra smorfia, sbuffando come un bufalo.
In quello era uguale in tutto e per tutto a suo padre.
"Dov'è che vuoi andare?" gli chiese, glissando.
"A casa mia. Ci sono altri...amici, si, amici. Loro possono vederti. Ma io e te non abbiamo finito il discorso, capito?"
Però, più che preoccuparsi del bambino, in un momento del genere avrebbe dovuto preoccuparsi per se stesso.
E al diavolo, anche Tom se n'era andato. L'unico con quegli occhiali che avrebbero potuto vederlo.
Si girò un'ultima volta, sorridendo mestamente a Aidan, seduto sul suo letto, rannicchiato al suo fianco.
Peccato, pensò per la prima volta.
Peccato non ci fossero state più persone come lui.
In grado di dare un po' di conforto alle anime perdute.

T.M.R |DRAMIONE|Where stories live. Discover now